Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Belarus    04/11/2013    3 recensioni
Un Drago Celeste che nobile non è mai voluta essere, una fuga bramata da sempre e un mondo del tutto sconosciuto ad allargarsi ai piedi della Linea Rossa. Speranze e sogni che si accavallano per una vita diversa da quella che gli è da sempre stata destinata. Una storia improbabile su cui la Marina stende il proprio velo di silenzio, navi e un sottomarino che custodiscono un mistero irrivelabile tanto quanto quello del secolo vuoto.
#Cap.LXXXV:" «Certo che ci penso invece! Tornate a Myramera e piantatela con questa storia dello stare insieme! Io devo… non potete restare con me, nessuno di voi può. Sparite! Non vi voglio!» urlò senza riuscire o volere piuttosto trattenersi.
Per un momento interminabile nessuno accennò un movimento in più al semplice respirare e solo quando Aya fu sul punto di voltarsi per andare chissà dove pur di mettere distanza tra loro, Diante si azzardò a farsi avanti.
«Ci hai fatto giurare di non ripetere gli errori passati. I giuramenti sono voti e vanno rispettati.» le rammentò. "
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Teru-Teru Bouzu '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Teru-Teru Bouzu
Genere: Avventura; Romantico; Generale {solo perché c’è davvero di tutto}.
Rating: Arancione {voglio farmi del male, oui.}
Personaggi: Nuovo personaggio; Eustass Capitano Kidd; Killer; Wire; Heat; Pirati di Kidd.
Note: In perfetto aggiornamento, miracolosamente con il terzo capitolo! Questo dovrebbe chiarire un po' di cose su quello precedente e lasciarvene intuire altre. Vi avviso, c'è un po' di sentimentalismo, ma rassicuratevi, non sono quel genere di autrice a cui piace esagerare - specie se di mezzo c'è One Piece - e il tutto getta le basi per il dopo, un po' dopo... Dal prossimo capitolo avremo un nuovo arrivo, abbastanza scontato capire di chi parlo, ma lo si intuisce alla fine o almeno spero. Come sempre note a piè di pagina per il resto e un bacio grande a coloro che leggono, seguono e recensiscono. *-* A lunedì prossimo!




CAPITOLO III






Da quando era fuggita da Sabaody, non aveva mai pensato a quale reazione avrebbe potuto avere la gente sapendo che lei era un Drago Celeste. L’idea di raccontare la propria storia non l’aveva sfiorata neanche per un solo istante e nonostante qualcuno le avesse già posto la fatidica domanda, Aya aveva sempre fornito la medesima versione: mare orientale, isola di Kohaku. Quella era l’isola su cui era nata Ko-sama, l’unica di cui lei avrebbe saputo parlare con serenità attingendo ai racconti della sua vecchia balia. Non l’aveva mai vista, non era neanche certa della sua collocazione esatta, ma sperava ugualmente di raggiungerla un giorno, magari camminando per le stesse vie che le erano state descritte, osservando gli stessi volti che riempivano gli occhi di lacrime a Ko. L’aveva sentita un po’ sua quell’isola, ne aveva fatta la propria casa immaginaria, il luogo in cui qualcuno d’imprecisato e inesistente la attendeva sperando nel suo ritorno, giustificando quella bugia dietro cui stava edificando una vita del tutto nuova. Neanche per un solo istante aveva pensato che qualcuno potesse fiutarne l’imbroglio, né tantomeno avrebbe scommesso che ad accorgersene fosse proprio Kidd.
Cercò di reprimere il senso di angoscia che l’aveva avvolta a quel pensiero, continuando a fingere che quella di poco prima fosse stata una dimenticanza sbadata dettata magari dall’ora tarda e dalla stanchezza. Morse nuovamente il labbro inferiore, quando il rosso si mosse di colpo volgendo le spalle al mare, poggiando la schiena ampia nel medesimo punto del parapetto. Aya lo sbirciò, mentre il ghigno si allargava sul suo volto e si girava completamente a guardarla, reclinando il capo sulla propria pelliccia.
«Credevi davvero di prendermi per il culo?» chiese curioso, rompendo quel momentaneo silenzio.
La sua voce parve diffondersi con sin troppa chiarezza sull’intero ponte, obbligandola ad abbandonare la propria sognata bugia per una meno rassicurante verità che da sempre le era stata stretta. Abbassò le spalle magre, riportando lo sguardo sulla massa cupa che si allargava pochi metri più in là.
«Non ho mai voluto prendere in giro nessuno, tantomeno te.» mormorò, finendo per piccarsi per quella mancanza di fiducia.
«A me sembrava proprio che tu, piccola bugiarda, volessi raccontarmi una stronzata, pessima per di più.» insistette con un accenno d’ira a increspargli il volto.
L’odore pungente del sakè la investì come uno schiaffo, sin troppo simile a uno di quelli che popolavano i suoi ricordi d’infanzia quando Ko non esisteva, quando il mondo per lei si riduceva alle strade lerce attorno all’abitazione dei suoi genitori. Le parole del capitano stridettero nefaste e già udite nella sua memoria e qualcosa dentro di Aya si ruppe inevitabilmente facendola capitolare su quel baratro oscuro che per troppo tempo sua madre aveva chiamato “maledizione”.
«Se per te è una stronzata volere che il mondo ti giudichi solo per quello che sei, allora mi spiace per te Kidd! Che t’importi o no, per me non è una sciocchezza e non ho intenzione di rendere conto a un uomo che se ne va in giro a trucidare gente senza farsi troppi problemi.» il tono incredibilmente controllato stupì persino lei.
Si ritrovò a fissare Kidd con la medesima espressione che avrebbe rivolto a chiunque l’avesse biasimata per le sue scelte, con un sorriso amaro che mai avrebbe creduto di sentire sulle proprie labbra adesso che navigava finalmente per il Grande Blu. Impiegò qualche secondo prima di prendere pienamente coscienza delle parole appena pronunciate e pentirsi del tono. Quando la mente si liberò dell’immagine malsana di quelli che avrebbero dovuto essere la sua famiglia, tornò a fissare oltre il parapetto sperando che Kidd facesse in fretta a infuriarsi.
Sarebbe successo, era inevitabile. Sciocco sarebbe stato sperare il contrario, anche se qualcosa dentro di lei le impediva di sentire il sangue scorrere con maggiore vigore nelle vene, non c’era motivo per cui Eustass “Capitano” Kidd, rinomato per la propria intolleranza, le perdonasse quell’insulto non troppo velato.
«Il mondo ti giudicherà sempre per qualcosa, come tu hai appena fatto con me.»
Aya si volse di colpo a osservandolo, disorientata, come se lì accanto ci fosse stato improvvisamente qualcun altro e non l’uomo che da qualche mese aveva imparato a sentire strillare improperi contro chiunque. Gli occhi corsero al viso del rosso, più serio di quanto mai avrebbe immaginato di vederlo.
«Impara a fregartene e non dovrai torturarti l’anima inutilmente, fidati è meglio.» concluse roco, gettando malamente la bottiglia di sakè vuota in mare.
Continuò a osservarlo, percependo da qualche parte in fondo al proprio stomaco, la medesima sensazione provata quando si erano presentati. Si ritrovò a sorridere inevitabilmente, di un sorriso nuovo, grato, non più amaro e quelle parole parvero ricompensarla milioni di volte delle fatiche provate dalla sua fuga da Sabaody, delle notti insonni passate a sperare di vedere una nave, degli insulti soffocati. Sembrarono ripagarla degli anni vuoti che riempivano il suo passato, dei giudizi impietosi di sua madre, delle preghiere recitate a una macchia bluastra, dello sguardo disgustato che Marijoa pareva averle rivolto a ogni risveglio prima del suo ultimo compleanno.
Non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse davvero pensarla come lei, che al mondo esistesse qualcun altro consapevole di quanto i giudizi delle masse potessero essere sbagliati. Aveva peccato nuovamente di egoismo, aveva tenuto sulle proprie spalle un peso che non le apparteneva totalmente, che altri condividevano e trasportavano senza troppe remore.
Kidd era un pirata, una Supernova, il più ricercato di qua della Linea Rossa. La gente abbassava lo sguardo pur di non incontrare il suo, pur di non ritrovarsi inchiodata a una croce o massacrata in chissà quale orribile modo. Lo rispettavano per paura, riservando insulti e disprezzo quando lui non era lì ad ascoltarli, lo pugnalavano alle spalle costantemente senza mai avergli rivolto la parola, senza sapere neanche quale fosse stata la sua vita prima della fatidica decisione d’imbarcarsi. Erano nati in due mondi separati, eppure avevano più cose a legarli di quante Aya ne avesse mai avute con chiunque altro.
«… Marijoa.» esalò inaspettatamente, tentando di riparare alla bugia che l’altro aveva smascherato.
Il rosso aggrottò appena la fronte, osservandola dalla propria posizione.
«Sono nata a Marijoa. Mi spiace di non avertelo detto, credo di non averlo mai voluto ammettere neanche con me stessa.» spiegò con maggiore convinzione, tirando il naso su per vederlo meglio.
Un nuovo silenzio parve calare sull’intero ponte, rivelando il mormorio concitato del resto della ciurma ancora chiusa in cambusa a bere e schiamazzare. Nuove onde s’infransero sullo scafo perendo rudemente sul legno umido e ricadendo nella massa liquida che li accoglieva. Dopo un apparente momento d’incredulità in cui Aya temette nuovamente di sentire il sibilo gelido del metallo, Kidd gettò il capo indietro esplodendo nell’ennesima risata.
«A te dovrebbero darla proprio una taglia, donna!» gracchiò estasiato, schiantandole una mano tra i capelli di un rosso quasi rosato, scompigliandoli tanto da farla piegare sotto il suo tocco.
«Aya, Kidd… mi chiamo Aya!» brontolò, mollandogli una spinta indispettita.


***




Stiracchiò le gambe lasciando che affondassero tra le lenzuola, mugolando compiaciuta per il risveglio privo di mozzi pronti a urlarle addosso improperi per il suo stare sempre tra i piedi o di Killer a fissarla con quelle sue lame a ciondolare dalle maniche della camicia. Aprì gli occhi sorridendo per la mancanza di luce a privarla della vista per una buona manciata di secondi e di nessun barile a incombere sopra la sua testa, minacciando di frantumargliela al primo rollio della nave. Poggiò le braccia sul materasso, scivolando giù dal letto per alzarsi e andare a dare una mano sul ponte, dove piedi continuavano a battere insistenti in preda al trambusto generale. Cercò di rizzarsi, ma un orribile giramento di testa e un dolore alquanto sospetto alle gambe la fecero desistere dalla propria buona volontà, abbandonandola per qualche secondo immobile nel bel mezzo della camera. Scostò la massa di capelli che le ricadeva innanzi agli occhi, senza curarsi troppo degli acciacchi, gettando un’occhiata esilarata alle proprie spalle.
Se sua madre fosse stata lì a guardarla sarebbe morta e rimorta almeno una ventina di volte, con tutto l’onore della sua famiglia ad affondare nei meandri oscuri del Grande Blu. Probabilmente l’orrore le avrebbe impedito persino di recitare l’ennesima preghiera esorcizzante, per privare il corpo della propria figlia da quel meschino Yūrei che la possedeva dalla nascita. Sicuramente però, sarebbe riuscita a maledirla e maledire anche Kidd – giusto per mettersi in pari – prima di cadere al suolo ed esalare l’ultimo respiro.
Una risata fiorì prepotente sulle sue labbra, costringendola quasi a reggersi il fianco. Si abbandonò a essa per qualche secondo, prima di individuare i propri indumenti sparsi un po’ ovunque e senza alcun rispetto. Li indossò nuovamente, percependo l’odore acre di chissà quale liquore trangugiato la sera precedente e uscì in corridoio raggiungendo il ponte di comando da cui provenivano le voci tese dell’equipaggio.
«Giorno Wire!» salutò garbata stringendosi istantaneamente nella propria giacca a causa del vento gelido.
L’uomo le riservò a stento un mugugno, continuando a fissare innanzi a se, oltre la polena a teschio ricoperta da un leggero strato di ghiaccio.
«Educato come sempre…» costatò con un sospiro allontanandosi dal pirata, armato di tutto punto.
Si arrestò per qualche istante osservando il via vai di uomini armati che continuava a ciondolare sul ponte in preda ad una strana tensione che ad Aya era del tutto incomprensibile. Lanciò uno sguardo più attento, notando alcuni mozzi intenti a caricare i cannoni a tre bocche, mentre il vento continuava a sferzare le vele facendole rombare a ogni virata improvvisa di pressione.
«È un’isola quella?» chiese non troppo sicura, quando la zazzera rossa di Kidd riuscì a guidarla sino alla parte opposta della nave.
Killer le rivolse un assenso sin troppo simile a un ringhio, squadrandola da sotto la maschera con quella che Aya intuì fosse sbigottimento misto a disgusto. Non le diede molta attenzione e non si curò neanche di riservarle il consueto buongiorno che tanto la faceva dannare da mesi ormai, ritornando a scrutare le poche centinaia di metri che li dividevano dalla terra ferma. Heat accanto a lui soffiò uno sbuffo rovente, mentre lei sollevava il cappuccio per ripararsi dalla neve che cominciava a fioccare dal cielo con insistenza.
«Dormito bene, donna?» sghignazzò maliziosa la voce di Kidd, stravaccato sul parapetto con la propria pelliccia rossa a coprirlo dalle intemperie.
«Non inorgoglirti, ero mezza ubriaca e poi russi, anche tanto direi.» lo beccò stizzita cercando di vedere meglio il profilo ormai prossimo dell’isola.
«Non rompere le palle, non sono cazzi miei se non reggi mezza bottiglia di rhum!» abbaiò scorbutico, allontanandosi dalla postazione per andare a strillare ordini per l’attracco.
Aya gli rivolse una mezza risata, mentre Killer continuava a riversarle contro sbuffi di calore causati dal respiro che si scontrava con la temperatura sempre più gelida del posto.
Non si era affatto pentita di aver esagerato con il liquore – tanto e non mezza bottiglia come sosteneva Kidd – ed era certa che non dipendesse da una muta ripicca alla sua famiglia o dallo scandalo che si sarebbe potuto generare se a Marijoa si fosse saputo della sua nottata nella cabina del capitano, almeno non completamente. Non vedeva alcun motivo per vergognarsi di una cosa simile, trovava decisamente più riprovevole il cinguettare lezioso di sua sorella Hana con i marines piuttosto che le sue scelte, ma non era il caso di gonfiare l’ego già smisurato di Kidd e in fondo non vi era alcuna ragione per farlo.
Smise di ridere, concentrandosi con maggiore attenzione sulle sottili lamine di ghiaccio che ricoprivano i ciottoli della spiaggia e sui banchi di nebbia che impedivano una visuale nitida del molo. Strinse il cappuccio scuro ispirando una boccata gelida di salsedine, il vociare degli abitanti sulla banchisa divenne lentamente più nitido, ma nessuno si diede alla fuga. Intravide i tetti di alcune case, quelle più vicine al mare, il profilo di una montagna dalla punta crollata squarciò per qualche istante un banco di nebbia, per poi essere fagocitata nuovamente. Il vento soffiò un po’ più forte, scoccando la vela maestra della nave e Aya si decise a ritornare di sotto a prendere la sciarpa di cui Yasuko le aveva fatto dono molti mesi addietro quando si erano salutate.
Diede le spalle a Heat, intento a controllare l’angolazione della polena, allontanandosi sul ponte. Solo quando ne ebbe raggiunta la metà, le parve intravedere qualcos’altro muoversi rasente all’acqua ad almeno un miglio da loro, una macchia in mezzo al grigio della nebbia. Decise di ignorarla scendendo di sotto, quando un paio di uomini le urlarono molto gentilmente di togliersi dai piedi.







------------------------------------------------------------------------
Note dell’autrice:
Prevedo la catastrofe di OOC che mi verranno rivolti e metto un po’ di cose in chiaro, anche perché credo sia giusto ricordarlo a quei tanti che paiono ignorare felicemente la questione. Kidd è senza ombra di dubbio un prepotente, un sanguinario, come volete definirlo definitelo, ma Kidd stesso parecchio tempo addietro (manga/anime) ha chiarito a Sabaody che parte del suo comportamento dipende dagli scherni che la gente gli ha sempre rivolto quando veniva a conoscenza del suo sogno. Si è un po’ “incattivito” e in qualche modo vendicato di coloro che gli davano del folle solo per la ricerca dello One Piece, quindi credo sia legittimo o quantomeno plausibile che faccia un discorso come quello della prima parte. Sul resto, ovviamente accolgo le critiche sempre e più che volentieri, ma vi prego di non fermarvi a pensare che Kidd sia solo un pazzo a cui piace crocifiggere la gente, perché non è così.

Fatto questo mio piccolo sfogo {oui, difendo i miei bambini io ç_ç anche se sono di Oda e non proprio miei, ma comunque…} direi che è il caso di andare alle solite traduzioni! Anche se questa volta è solo una, ma c'è altro:
- “Kohaku”: Traduzione giapponese di “Ambra”, pietra proveniente principalmente dall’oriente[rif.Mare Orientale] rinomata per la propria limpidezza e per le proprietà calmanti.
- Heat è il sottoposto di Kidd che sputa fuoco(inspiegabilmente aggiungerei), medesimo discorso per Wire o lo scarafaggio come lo conosco un po' tutti(io).



  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Belarus