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Autore: PassengerXX    04/11/2013    1 recensioni
Jay. Sammy. Vic.
Tre chitarre, tre voci accomunate da un sogno: sfondare nella musica.
Questa è la storia di tre ragazze che contattate da una grandissima casa discografica Newyorkese firmano un contratto e si scontrano contro il loro sogno. Impareranno a conoscersi, a stringere profondi legami, a credere in se stesse e in quello che vogliono.
Da una parte c'è Vic la "bella" del gruppo, voce chiara e potente, dall'altra parte c'è Sammy la "doce" del gruppo, la più sensibile, il cuore pulasante, poi c'è Jay ... E beh per descrivere Jay basta una parola "problematica".
La trama oltre ad essere incentrata sul tema del rendere possibile ciò che si ritiene impossibile si concentra principalmente sulla relationship Jay/Sammy poi capirete perchè ..
WARNING:
Nonostante sia una storia molto leggera, si affronteranno argomenti quali: violenza, omosessualità, autolesionismo, droga.
Non sono particolarmente brava nelle introduzioni ma spero di avervi convinto!
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 9.
 
For The First Time
 
Non sapevo esattamente che ore fossero, sapevo solo che a svegliarmi fu una leggera sensazione di solletico sul collo. Nel momento in cui presi consapevolezza d’essere ritornata alla realtà, mi accorsi immediatamente che quella sensazione era accompagnata da altre. Un piede che sfiorava il mio, delle gambe contro le mie, delle braccia che mi cingevano la vita da dietro, un corpo caldo che premeva contro la mia schiena, un respiro sul mio collo...
Cazzo! Quando mi resi conto di quella situazione, il mio cuore iniziò a pompare decisamente più sangue del dovuto e i battiti aumentarono in  maniera vertiginosa. Cercai con lo sguardo la sveglia, mancavano pochi minuti alle dieci. Non dormivo così tanto da una vita. Per la prima volta in mesi e mesi, avevo dormito bene, senza svegliarmi nemmeno una volta. Merito della ragazza che mi dormiva abbracciata?
Abbracciata... Sì, quella parola mi spaventava, anzi terrorizzava.
Che ci facevo io, Jay Wallas, fra le braccia di quella ragazza? E che ci faceva lei, la mia cotta storica, nel mio letto? Ovviamente sapevo come ci era finita, non soffro di qualche strano disturbo della personalità e nemmeno di Alzheimer, però non potevo fare a meno di constatare che quella situazione per me era del tutto nuova. Non che non abbia avuto altre pseudo storie o comunque rapporti sessuali. Non sono mai stata quella che comunemente sarebbe definita una “santa”, ma non ero preparata a quella situazione. Anche quando trascorrevo la notte con qualche ragazza, dopo il sesso non avevo mai permesso d’invadere quello che è il mio spazio personale. Eccetto a volte con Dani, ma al massimo le permettevo di dormire nel mio stesso letto, giacché era, a detta di tutti, enorme.
Tuttavia non mi ero mai svegliata in quello stato. Mai nessuno mi aveva stretta in quel modo. Mai nessuno mi aveva fatto sentire così prima d’allora.
Che mi stava succedendo? Perché mi comportavo così? Perché la mia mano era posata su quella della ragazza bionda che mi si stringeva addosso in una morsa a dir poco soffocante? Perché sarei voluta restare in quella morsa per tutto il giorno ed anche quello successivo? Perché la visione delle nostre mani quasi intrecciate mi sembrava la cosa più naturale del mondo?
Valutai mentalmente cosa fare.
Potevo provare ad allontanarmi e scrollarmela di dosso… No, non volevo.
Potevo svegliarla e fingermi indignata… No, non volevo.
Potevo smuoverla leggermente, in modo tale che si svegliasse, e poi fingere di stare io stessa dormendo... No, non volevo.
Mentre la mia mente ponderava queste diverse opzioni, quel calore che avevo dentro mi sussurrava di restare in quella posizione, immobile, chiudere gli occhi e godere di quel momento fino a quando sarebbe stato possibile… perché ero certa che mai sarebbe ritornato.
Solo in quel momento, stretta dalle sue braccia, realizzai per quanto tempo avevo desiderato qualcosa del genere. Nella mia vita non mi era mai stato dato tanto affetto, per questo fondamentalmente lo cercavo nei rapporti di una notte con sconosciute e, a volte, anche sconosciuti.
Avrei scambiato quel momento con tutto il sesso di questo mondo… niente era paragonabile a starsene lì immobile a sentire il corpo caldo di Sammy dietro di me. La ragazza per cui avevo da sempre una cotta adesso giaceva nel mio letto, e le sue braccia circondavano il mio corpo.
Dopo circa un’ora, la favola finì. Ad un certo punto non sentì più il suo respiro dietro la nuca, e il corpo dietro di me si irrigidì. Potevo quasi sentire le sue imprecazioni mentali…
Molto probabilmente, guardando la scena dall’esterno, avrei riso a più non posso, ma non volevo che Sammy si sentisse in difficoltà o a disagio. Io, Jay Wallas, la persona più asociale e menefreghista di questo mondo, non volevo che Sammy si sentisse in difficoltà.
Dopo alcuni istanti, la bionda iniziò ad allontanarsi con estrema lentezza e delicatezza, facendo la massima attenzione per cercare di non svegliarmi. Quando ebbe districato i piedi e poi le gambe, l’unica cosa che ancora mi cingeva era il suo braccio destro. Ce l’aveva quasi fatta, ma la mia parte irrazionale in quel momento prese il sopravvento.
<< Ben svegliata, principessa >> affermai.
 La ragazza sussultò ed allontanò il braccio di scatto.
<< Da quando tempo sei sveglia? >> la sentì chiedere, prima di decidermi a voltarmi.
Volevo vedere i suoi occhi verdi e sorrisi quando li vidi, rilassandomi e distendendomi ancora di più sul materasso.
<< Un’oretta >> ammisi.
<< Mi dispiace tantissimo, Jay >> disse subito, un’espressione mortificata in volto.
“A me no”. Furono quelle le parole che si formano nella mia mente e che tanto le avrei voluto dire, ma qualcosa mi frenò, ed io mi limitai così a sorriderle.
<< Credo che forse sia stato il temporale… Sai, lo spavento … >> mormorò, e giuro che non avevo mai visto una faccia così rossa in vita mia.
<< Sai, tre anni fa avevo il ciuffo dei capelli rosso… ma non tanto rosso quanto il tuo viso adesso >> le dissi, non riuscendo a trattenermi.
Lei restò per un mini secondo imbambolata e, se possibile, la sfumatura del suo viso si intensificò ancora di più.
<< Sei un po’ stronza sai… >> si finse offesa, tanto che per un secondo pensai lo fosse davvero, ma poi si girò e con estrema velocità prese il suo cuscino e me lo diede praticamente in faccia.
<< Sarei io la stronza?! >> chiesi fra le risate, ricambiando la cuscinata in faccia.
Ecco, un’altra cosa che mai, e sottolineo mai, avrei creduto di essere capace di fare. Vedevo Sammy ridere e non riuscivo a smettere di farla ridere… Non so se avete mai provato una sensazione del genere, ma… Be’, per me era di certo la prima volta che ciò accadeva.
Per la prima volta dei suoni così ilari riempivano la stanza, o meglio l’intera casa.
Ad un tratto mi fermai, ormai esausta, e Sammy continuò ad infierire per altri cinque minuti buoni.
<< Sai, sei proprio una rammollita, Jay Wallas! >> mi schernì la ragazza del Tennessie, non accennando a smettere.
<< Sì, lo ammetto, non ho molta resistenza fisica >> confessai, tenendomi le costole. Mi facevano male sul serio! Per la prima volta in vita mia, avevo dei dolori post-risata.
<< Che hai? >> chiese la biondina, con fare apprensivo.
<< Ridere fa male >> dissi, provocando la risata di Sammy.
<< Ed ecco di nuovo la cupa Jay Wallas! >> enfatizzò lei, imitando la voce di un presentatore che sta introducendo la star della serata. Come aveva fatto il nostro rapporto ad evolversi in otto ore, fra l’altro trascorse dormendo?
Credevo che non avrei mai saputo rispondere a quella domanda…
<< Oh, cavolo! >> esclamò all’improvviso, facendomi sobbalzare in allerta.
<< Che succede? >>
La ragazza era palesemente agitata. << Ti ho fatto uscire il sangue dal labbro… Sono una deficiente, una grandissima deficiente! >>
<< Dai, non preoccuparti >> cercai di rassicurarla, ma invano.
Sammy si voltò per prendere il pacchetto di fazzoletti dal comodino. Una volta estratto, lo piegò con cura e mi si avvicinò proprio come aveva fatto la sera precedente. Le sensazioni furono le stesse provate poche ore prima, quando lei mi aveva sfiorato il viso. Sentire le sue dita poggiate sul mio mento e il suo respiro di nuovo vicino alla mia pelle, mi elettrizzava. A scorrermi nelle vene non vi era più sangue, ma pura elettricità.
<< Posso chiederti una cosa? >> chiese la ragazza, quando ebbe finito.
<< Chiedi pure >> la incitai, incrociando i suoi occhi.
Lei era visibilmente imbarazzata, ma al tempo stesso era anche determinata, come se quella che stava per chiedermi fosse una cosa di vitale importanza.
<< Perché hai preso a pugni quel tipo, ieri sera? >> domandò, sostenendo il mio sguardo.
Non le risposi subito, poiché la mia mente si stava affannando in tutti i modi per trovare una spiegazione razionale al mio comportamento. Gelosia? Possessività? Senso di protezione?
<< Ho visto quell’uomo che ti stava importunando, e non so… >> cercai di spiegare, in chiara difficoltà. << Mi sono incazzata >>.
<< E t’incazzi spesso? >> chiese, parlando con estrema lentezza.
La guardai e mi passai nervosamente una mano fra i capelli, tentando di impedire alla parte più irrazionale che c’è in me di prendere il sopravvento.
<< Prima più di adesso >> risposi in parte a quella sua domanda.
Lei restò per qualche secondo a fissarmi, senza proferire parola.
<< Ho qualcosa in faccia? >> domandai ad un certo punto, con un certo impaccio.
Lei sembrò riprendersi da quello stato quasi catatonico, e scosse la testa con un accenno di sorriso.
Quella ragazza mi avrebbe fatta impazzire…
A rompere quella tensione, provocata dal nostro gioco di sguardi, fu un piccolo boato proveniente, come sempre, dal mio stomaco.
Lei guardò prima me, poi quest’ultimo, e la vidi lottare contro se stessa nella vana speranza di trattenere le risate.
<< La bomba ad Hiroshima fece meno rumore, credimi >> disse dopo qualche secondo, scoppiando a ridere.
<< Non ti facevo così… Tutta timida e perfettina, ma in realtà hai sempre la battutaccia pronta, eh? >> mi finsi offesa, massaggiandomi la pancia inesistente.
<< Be’, se mi credi timida e perfettina, non mi conosci affatto >> ribatté, voltandosi nella mia direzione e facendo incrociare i nostri sguardi.
E in quel momento un brivido mi attraversò la schiena. Entrambe eravamo distese nel mio letto, pochi centimetri a dividere i nostri corpi. Potevo sentire il calore della sua pelle a quella distanza, potevo contare le piccole lentiggini che le tingevano il naso e le guancie, lentiggini che a stento avevo notato prima. Potevo immergermi in quell’oceano che sono i suoi occhi, e affogarci dentro se necessario.
<< No, non ti conosco affatto >> dissi, in tono quasi dispiaciuto.
Lei schiuse le labbra, e quel momento, da spensierato e divertente che era, si trasformò in qualcosa di puramente magico. Non so nemmeno come il mio viso, il mio corpo, si sporsero verso di lei e la distanza tra noi divenne quasi nulla. L’immagine di quello che sarebbe potuto accadere, subito dopo quel bacio che stava diventando realtà, si pose inevitabilmente davanti ai miei occhi.
Dandomi mentalmente della stupida, tirai un sospiro che non fu decisamente di sollievo. Feci fuoriuscire l’aria dal naso, chiusi gli occhi, strizzandoli appena e, senza riaprirli, fuggì da quella posizione, alzandomi dal letto.
Cosa cazzo mi era passato per la testa?! Perché la visione di quegli occhi verdi mi faceva perdere la testa, portandomi a reagire senza un minimo di razionalità?!
<< Vuoi fare colazione? >> domandai, ritornando al mio tono freddo di sempre.
Le posi quella domanda girata di spalle, non ebbi il coraggio di incrociare il suo sguardo. Sono sincera quando dico che avevo paura di quello che avrei potuto vederci…
<< Sì, certo >> rispose, e dalla sua voce percepii la sua confusione.
D’altro canto, come non esserlo?
Ci dirigemmo in cucina, e il silenzio che incombeva su di noi era davvero imbarazzante. Aprii il frigo e, come sempre, non mi stupii nel trovarlo vuoto. Le mie doti culinarie sono pari a zero.
Chiusi il frigorifero con uno scatto secco, appena dopo aver preso il latte. << Mi dispiace, ho solo questo e dei cereali, se vuoi >> sospirai, poggiando il latte sul tavolo.
<< Va benissimo, non preoccuparti >>. Lo disse con una strana dolcezza nella voce… La intenerivo, forse?
Non sapevo perché, ma questo pensiero, in realtà, non fece altro che darmi fastidio.
Non so perché, ma vederla mangiare, mi mise nuovamente di buon umore.
<< Perché sorridi? >> chiese ad un tratto, con la bocca piena di cereali.
<< Sei buffa quando mangi >> risposi, cercando di trattenermi dal ridere.
Lei mi guardò con un’espressione comica, che sommata al mento e alla bocca sporchi di latte, scatenò le mie risa.
La situazione si era di nuovo allentata e anche lei aveva iniziato a ridere, ma proprio in quel mentre qualcuno bussò alla porta.
Scattai come se avessi preso la scossa, e Sammy mi guardò sorpresa. << Aspetti qualcuno? >> domandò, pulendosi con il tovagliolo.
Facci segno di no, e mi diressi alla porta con un pizzico d’ansia.
Non appena ebbi aperto, restai del tutto shoccata nel vedere Vic, in piedi e in un chiaro stato di angoscia.
<< Oh, Jay! Scusami per averti svegliata… >> esordì agitata. << Sono andata alla Island da Luke e mi sono fatta dare il tuo indirizzo... Sono seriamente preoccupata per Sammy! Mi sono accorta soltanto stamattina che non è tornata a casa, il letto era completamente intatto, e… Jay, ti prego, dì qualcosa! Sono in ansia! >>
Non avevo mai visto nessuno così agitato prima d’allora. Proprio come una mamma che ha perso suo figlio al centro commerciale, Vic se ne stava vicino allo stipite della mia porta, battendo il piede a terra con le lacrime in procinto di cadere.
<< Ehi, Vic, calmati, calmati... Sammy sta nel mio soggiorno >>.
La bruna si precipitò dentro e, senza molte spiegazioni, andò ad abbracciare una più che perplessa Sammy.
<< Ero preoccupatissima! >> la sentì dire, mentre mi chiudevo la porta alle spalle.
La scena che mi ritrovai davanti mi destabilizzò leggermente. Solo in quel momento mi resi conto che il legame fra quelle ragazze era davvero qualcosa di profondo.
Vic, considerava Sammy come una sorella più piccola, ed era palese dal comportamento che aveva nei suoi riguardi.
Subito dopo l’abbraccio, al quale Sammy rispose con delle pacche sulle spalle della ragazza bruna, quest’ultima incrociò le braccia al petto, guardando la bionda dritto negli occhi.
<< Per poco non mi facevi venire un infarto! Sammy, potevi almeno lasciarmi un messaggio! >> esclamò e, anche non potendo vedere la sua espressione, si capì lontano un miglio che era arrabbiata sul serio.
<< Sì, hai perfettamente ragione… Scusami >> mormorò la più piccola, realmente dispiaciuta.
Passarono alcuni istanti, e Vic parve tranquillizzarsi. Si guardò attorno, probabilmente stupita dalla mia collezione di strumenti.
<< Suoni anche la batteria? >> domandò all’improvviso, mentre sorseggiavo il mio bicchiere di latte.
<< Da poco >> ammisi, leggermente imbarazzata da tutta quella situazione.
<< Cos’hai fatto al labbro? >>.
La bruna mi si avvicinò con un fare premuroso. Fu strano. Nessuno, eccetto Luke in alcune occasioni, si era mai dimostrato premuroso nei miei confronti. Di solito, ciò era anche dato dal fatto che, apparentemente, potevo apparire molto forte…
In un primo momento non le risposi, poi con la coda dell’occhio vidi Sammy fissare la ciotola dei cereali, completamente rossa in viso.
<< Ho avuto una discussione al locale in cui lavoro >> risposi, omettendo gran parte della storia per via di Sammy.
Vic scosse la testa, in una chiara manifestazione di disapprovazione, ma nel suo gesto trasparve visibilmente che qualcosa la divertiva.
<< Scommetto che l’infermiera Scottgerard ti ha fatto dono delle sue cure! >> disse, trattenendo una risata per chissà quale ricordo.
Non so perché, ma quell’affermazione mi fece andare di traverso il latte che stavo bevendo, e per un istante pensai che fosse giunta seriamente la mia ora. Sammy mi guardò con gli occhi letteralmente fuori dalle orbite, per poi alzarsi di scatto e darmi delle botte dietro la schiena.
<< Vuoi uccidermi per caso?! >> protestai, scansandomi dal suo corpo.
Scorsi Vic guardare la scena divertita, con la bocca semiaperta, cercando di trattenere le risate. Sammy, dal canto suo, mi fissò in un mix tra preoccupazione e confusione.
<< Volevo aiutarti >> mormorò, sempre con quell’espressione adorabile.
<< Magari se all’incontro con i paramedici dell’ospedale, che facemmo in quinta elementare, fossi stata presente, adesso sapresti che fare quello che hai appena fatto poteva solo portarmi ad affogare di più >> tossii, guardandola di sottecchi.
Sammy mi guardò con le gote rosse, ma nei suoi occhi verdi colsi qualcosa di nuovo. << Come fai a ricordarti che non c’ero quel giorno a scuola? >>
Vic smise improvvisamente di ridere, e l’aria seria che aleggiò in quella camera non fece altro che mandarmi ancora più nel panico.
<< Io…. ehm… ho una buona memoria >> balbettai in difficoltà, sperando che le mie guancie non tingessero ulteriormente, causa del recente strozzamento.
<< Oh… >> la sentì dire, chiaramente in sovrappensiero. Dopodiché accennò un piccolissimo sorriso.
 
Non mi quadrava per niente quella situazione.
C’era qualcosa di strano in quelle due, un particolare che mi sfuggiva. Le guancie perennemente rosse di Jay, gli occhioni verdi di Sammy, sempre spalancati e attenti ad ogni spostamento della ragazza tatuata…
Ero stata la prima a dire che Jay nascondeva dentro di sé qualcosa di magnetico, qualcosa che non riusciva a farti smettere di fissarla, anche quando se ne stava di fronte a te in pantaloncini e canotta, con un bicchiere di latte in mano. Ma il modo in cui la fissava Sammy, era qualcosa di nuovo… Non avevo mai visto qualcosa del genere in vita mia, e non sapevo definire cosa celasse quello sguardo.
Mi guardai attorno, cercando di capire cosa fosse successo la sera prima in quella casa: una cassetta del pronto soccorso era stata poggiata sul tavolino di fronte al divano; una benda e qualche tampone, ancora sporchi di sangue, giacevano lì accanto; una chitarra se ne stava da sola sull’unico divano della casa, ma su quest’ultimo non vi erano né cuscini né coperte.
La casa non era abbastanza grande per contenere altre camere oltre a quelle che si potevano scorgere, quindi le due ragazze avevano sicuramente dormito insieme.
“Strano”, pensai. Certo, io e Sammy dormivamo spesso insieme nello stesso letto, lo facevamo da quando avevo dieci anni, ma immaginare Sammy nello stesso letto di Jay mi lasciava perplessa.
<< Avete suonato senza di me ieri sera? >> chiesi, accennando alla chitarra abbandonata sul divano.
Nessuna delle due mi rispose immediatamente, però non potei fare a meno di notare uno sguardo complice fra le due ragazze.
<< Giusto un paio di accordi >> rivelò Jay, posando il bicchiere, ormai vuoto, nel lavandino. Sammy seguì quel gesto come un automa, ormai non mi sorprendeva più.
<< A proposito di prove… Prima l’ho accennato, sono stata alla Island e Luke mi ha chiesto se nella tarda mattinata andavamo lì. Ha parlato di lezioni da seguire… >> affermai, cercando di ricordare il discorso fattomi nemmeno un’ora prima.
<< Lezioni?! >>
Pareva che dell’intero discorso, Jay avesse ascoltato solo quella parola.
Sammy la guardò e si mise a ridere. Non potei evitare di pensare, di nuovo, che qualcosa era cambiato nel loro rapporto. Chissà cosa si erano dette quella notte …
 
Siccome era già tardi, aspettai nel piccolo soggiorno di Jay che le due ragazze si vestissero.
<< Ehi, Jay! Non pensavo avessi tanti tatuaggi! >> osservai, non appena la vidi uscire dalla porta.
Mi ero infilata nel suo bagno, approfittando che la ragazza si fosse chiusa nella cabina. Era stranamente felice, canticchiava anche un motivetto di cui non ero minimamente a conoscenza, forse una sua canzone…
<< Oh, Cristo santo! >> esclamò presa alla sprovvista, sbarrando i grandi occhi scuri.
Era completamente nuda ed erano molti i tatuaggi che ricoprivano la sua pelle abbronzata.
<< C-Che cazzo… >> balbettò confusa, stringendosi nel telo bianco.
<< Volevo chiederti se posso prendere la tua chitarra per suonare nell’attesa >> spiegai, mentendo spudoratamente.
In realtà volevo metterla alla prova per vedere la sua reazione.
<< Ma sì, certo >> concesse lei, passandosi una mano tra i neri capelli bagnati.
Uscii dal bagno soddisfatta.
 
 
Jay afferrò il suo casco. << Prendo la moto >>.
<< Posso venire con te? >> le domandai sorridendole.
Lei mi lanciò uno sguardo stupito.
<< E io? >> protestò Sammy, triste che la sua migliore amica si fosse dimenticata di lei.
<< Non è la prima volta che ti lascio guidare la mia macchina! >> ammiccai, lanciandole le chiavi.
Lei mi abbracciò di slancio, con un sorriso a trentadue denti.
<< Dai, dille di sì, Jay! >> supplicò l’altra, voltandosi a guardarla.
Vedendo quella scena, Jay sospirò, alzandosi i Ray-Ban nei capelli. << Vado a prenderti un altro casco >>.
Non appena la ragazza uscì dal piccolo garage per dirigersi due piani sopra, al suo appartamento, mi voltai di scatto nella direzione di Sammy, guardandola di sottecchi.
<< Avete fatto amicizia >> .
<< Be’… Amicizia è una parola grossa… >> arrossì Sammy.
Non volevo insistere, ma… era davvero possibile che Sammy, la ragazzina un po’ troppo alta che conoscevo da più di dieci anni, avesse preso una sbandata per Jay Wallas?
<< Ecco >> s’intromise quest’ultima, porgendomi un semplice casco nero. << Sei sempre sicura di voler rischiare la tua vita? >>
Sorrisi. << Non chiedo altro >>.
 
Quando pochi attimi prima avevo accettato di “rischiare la vita”, mai avrei pensato che Jay avrebbe preso tanto alla lettera quelle sue parole.
Certo, era una bravissima motociclista, questo è indubbio, ma dubitavo seriamente che fosse possibile andare così veloci in città, o in una qualsiasi altra parte del mondo…
<< Jay! Perché non rallenti un po’? >> chiesi dopo un po’, con il cuore in gola.
Assorta com’era nella guida, non sembrava nemmeno accorgersi che io avessi parlato.
<< Jay… lei ti piace sul serio? >> le domandai, volendo capire se mi sentisse o no.
Ed ebbene sì: mi sentiva eccome.
La ragazza dai capelli corti decelerò davvero moltissimo, quasi fino a fermarsi. Rispetto alla velocità di dieci secondi prima, ora stavamo andando a passo di un bambino.
Jay si era irrigidita. << Che hai detto? >>
<< Ti ho chiesto se lei ti piace sul serio >> ripetei, conscia che stavo andando incontro ad un campo minato.
Impegnata com’ero in quelle mie assurde, ma non per questo infondate, congetture, non mi ero nemmeno accorta che eravamo quasi arrivate alla Island.
Jay scese dalla sua Thriump prima di me. Appena a terra, si voltò per guardarmi negli occhi. 
<< Cosa te lo fa pensare? >> chiese, sfilandosi il casco con mano tremante.
<< Il tuo sguardo, la mano che trema… >> risposi, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Jay mi fissò per qualche istante, che parve interminabile. << Non so di cosa tu stia parlando >>.
Lo disse guardandomi dritta negli occhi, immobile e con un tono quasi di sfida.
Proprio in quel momento, la mia decapottabile varcò il piccolo cancello, fino a giungere al fianco della moto di Jay.
<< Devi farmela guidare più spesso! >> affermò Sammy, in uno stato di completa euforia e porgendomi le chiavi.
<< Sì, come no >> ribattei, distogliendo lo sguardo dalla ragazza dai capelli corti. << Il giorno che deciderò di andare di nuovo in moto con Jay, magari >> aggiunsi, cercando di alleggerire la tensione.
Mi voltai ancora verso Jay, ed incrociai il suo sguardo. Non riuscivo a decifrarlo ma qualcosa mi diceva che presto ci sarebbero stati cambiamenti…
NOTA AUTRICE:
Dite la verità pensavate che vi avessi abbandonato?? Ebbene no! Cioè mi dispiace per voi ma le avventure delle Three Guitars Wet continuano!
Come vi avevo anticipato Vic è vicina ormai ad una verità di cui nemmeno le due protagoniste sono a conoscenza! Riuscirà Jay ad accettare quel sentimento che inizia a crescere inesorabilmente dentro di se ?
Riuscirà Sammy ad ammettere la sua innegabile attrazione verso Jay? Vic riuscirà a gestire la situazione?
E riuscirò io a pubblicare il prossimo capitolo entro questa settimana?
Beh, vi lascio con questi dubbi esistenziali :3
Prima di lasciarvi come sempre vanno i miei ringraziamenti a ha messo la storia tra le preferite, chi tra le seguite e chi recensisce! Mi date sempre più spunti gente! Ma il ringraziamento principale della serata va alla mia efficientissima beta e nuova socia: Ligan! Stai rendendo questa storia una vera storia! (non dire che sono ruffiana è la verità!) :D
Detto ciò come sempre
Alla prossima ;)

 
  
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