Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Ceci Princessofbooks    05/11/2013    2 recensioni
Bella, dopo aver ottenuto da Edward una notte insieme, rimane incinta; tra le incertezze del suo amato e la sua determinazione a regalargli la felicità che merita, decide di tenere il bambino. Ma è proprio allora che una donna misteriosa rapisce la giovane, conducendola incontro ad un insolito destino: è stata scelta infatti come sposa di Melas, una potente creatura riemersa dai secoli e dai misi. In una corsa dalle tinte fosche, Edward e Bella combatteranno ancora una volta per il loro amore, contro una minaccia che affonda nelle radici del tempo.
Aggiornamenti settimanali, specie se incentivati da recensioni.
Genere: Dark, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3

Oscura

 

-Lady Madonna, children at your breast...-

Continuai a canticchiare, alzando il volume dell'esausta radio del mio pick up. Era una splendente domenica mattina, un sole d'acquerello indorava le cime degli alberi, e io mi stavo dirigendo verso la casa del mio ragazzo e futuro marito. Non sarei potuto essere più soddisfatta, e quella soddisfazione valeva tutte le nausee e gli imprevedibili dolori di quei due mesi. Sorrisi, ricordando la sera dopo quella in cui avevo rivelato a Charlie la mia condizione; ricordai la preoccupante sfumatura purpurea del suo volto, le imprecazioni impastate di abbracci, e infine la sua commozione mentre mi assicurava quanto fosse orgoglioso e furioso con me. Il giorno successivo, durante uno dei miei attacchi di nausea, era stata la sua mano ruvida e calda a sostenermi la fronte mentre rigettavo l'anima, sussurrandomi con goffa tenerezza: -In cosa ti sei messa, Bells.-

Sorrisi, svoltando lungo la strada sterrata. Era stato un conforto magnificamente imbarazzante ottenere l'approvazione di mio padre. E anche quella di mia madre, dopo una drammatica telefonata di pianti, risolini e improbabili raccomandazioni. La famiglia di Edward significava già molto per me, ma con i miei genitori, pensavo di poter davvero affrontare il momento spaventoso ed elettrizzante che mi aspettava.

Senza accorgermene, la mia mano corse al ventre, accarezzando la lieve rotondità che ne ingentiliva la curva. Carlisle mi aveva spiegato che il feto si stava sviluppando molto più rapidamente di quanto avessimo previsto, e che avrebbe messo a dura prova il mio fisico. Ma anche se avevo paura, e ne avevo, non ero meno determinata; io avrei potuto avere altri bambini, certo, ma Edward? Quella per lui poteva essere l'unica occasione, l'unica possibilità di godere di quel piacere così umano e così prezioso. Non potevo negarglielo, e non volevo. Di notte, prima di addormentarmi, non potevo impedirmi di fantasticare sulla nostra vita futura: nostro figlio avrebbe avuto gli occhi di Edward? Saremmo andati insieme in vacanza al lago? Io e suo padre ci saremmo stretti la mano vedendolo partire per il ballo del liceo? Quei pensieri mi colmavano di un tepore ambrato, dolce e fragrante come zucchero. Se avessi potuto donare tutto questo all'uomo che amavo, sarei stata felice. Davvero felice.

Non so cosa fu ad indurmi a fermarmi. Un brivido alla base del collo, un'ombra appena oltre lo sguardo. Mi voltai, aggrottando la fronte. Forse era un uccello, o una delle piccole timide creature che popolano i boschi di Forks; allora perché un presentimento mi formicolava lungo la schiena?

Fu allora che la vidi. Una figura alta e scura, innaturalmente immobile, in piedi lungo la strada, che mi fece pensare ad uno squarcio nero nella trama verde della foresta. Un cappuccio profondo, che sotto il sole si accendeva di riflessi cremisi, nascondeva il volto; intuii solo un mento affusolato, il lampo di una guancia candida. Ciò che mi colpì di più, però, furono le labbra: nette, armoniose, di un rosso tanto intenso da divenire quasi osceno, come una ferita o un morso; non avevo mai visto nulla di così pericoloso e di così sensuale. La fissai, affascinata, stregata da quella bocca scarlatta.

E poi la figura mi rivolse un cenno.

Una mano, bianca e magra come il viso, si sollevò, lasciando che la manica si arricciasse su se stessa, e si piegò nella mia direzione; invitandomi, incoraggiandomi.

Contro ogni logica, contro ognuna delle voci irate che mi risuonavano nella mente a quella decisione, bloccai l'auto, e abbassai il finestrino: poteva essere semplicemente un'escursionista un po' eccentrica, o l'invitata ad una festa in maschera. Poteva essere. Se non fosse stato per quel formicolio.

-Salve- balbettai, tentando un sorriso tremolante.

Le labbra si incurvarono in una mezzaluna vermiglia. -Ti stavo aspettando, Isabella.- mormorò, e la sua voce crepitò di grida antiche e sogni spezzati e vetri infranti -Sei stata scelta, tra tutte le donne, per questo destino; sei stata scelta, tra tutte le donne, per il suo piacere, e per recare onore alla sua stirpe.-

Quelle parole mi fluirono nelle vene, come un fiume nero e gelido, fino al cuore. -Io...io non credo di comprenderla, signora- sussurrai; e dietro di lei, appena oltre il mio occhio, vidi qualcosa guizzare e vorticare.

-Invece mi comprenderai, Isabella Swan; presto, molto presto mi comprenderai.- ribatté lei, avvicinandosi, la lunga veste che tremava in un vento che non c'era.

Il brivido dietro il collo divenne quasi doloroso. Oh, no, pensai, oh, no. Il pericolo era una cappa sensibile, che mi premeva sul palato. No. No. Tentai di mettere in moto, ma il motore morì con un singulto. Ero in trappola.

-Non spaventarti, Isabella- continuò, e di nuovo il suo tono mi bruciò la gola come ghiaccio. Al di là delle sue spalle, il nero palpitò, una chiazza d'inchiostro. -Forse non lo sai, ma ti è stato fatto un grande onore. Lo capirai. Alla fine, lo capirai.-

-Non...-deglutii, cercando di non lasciarmi assordare dal battito del mio cuore -...non si avvicini, o...-.

-...O cosa, Fanciulla degli Uomini?- replicò la donna, e l'ombra al di là delle sue spalle, ora la riconoscevo, divenne un gorgo ancora più rapido; dita chiare come ossa si tesero verso il finestrino, verso di me -Vieni con me, Fanciulla; non devi temere le tenebre. Loro ti vorranno; loro ti ameranno.-

Il buio ruotò, sempre più veloce, divorando gli alberi, divorando il cielo; braccia d'oscurità guizzarono dentro l'abitacolo, e, prima che potessi ritrarmi, mi sfiorò. Improvvisamente, di fronte ai miei occhi bruciarono grida d'orrore, orge di sangue e piaghe e spade, ferite aperte frammischiate di lacrime. Gridai, ma la voce mi si strozzò in gola; dentro di me qualcosa iniziò a urlare, e non si fermò.

-Io...- bisbigliai, e per un attimo pensai a nostro figlio, al suo sorriso che non avevo potuto vedere, e il pianto mi formicolò negli occhi. Pensai ad Edward, a mio padre, a tutti coloro che mi amavano e che avrebbero sofferto per la mia stupidità.

Ancora una volta. Oh, mi dispiace tanto.

-Piangi, Figlia dei Mortali?- sussurrò la donna o qualunque cosa fosse, e le sue unghie, affilate come scaglie di madreperla, mi graffiarono il viso. -No, tu devi gioire. Ora vieni. Non devi avere paura.-

D'improvviso si gettò indietro il mantello, e io vidi il suo viso, o ciò che stava al suo posto; vermi lividi si torcevano nelle orbite vuote, scurite da brandelli di carne insanguinata: la fronte era un grigio groviglio putrido. Gli occhi mi fissavano, sbiancati e vuoti come quelli di un pesce abissale.

Questa volta, riuscii a gridare.

 

Edward

Senza accorgermene, il mio sguardo cadde di nuovo sull'orologio. Le due e venticinque. Bella era in ritardo di un'ora. Sapevo che non avrei dovuto essere così ansioso; dopotutto, aveva diciotto anni, era intelligente e determinata, e aveva la più straordinaria predisposizione alla goffaggine che avessi mai incontrato. Magari era solo caduta e aveva dovuto medicarsi un graffio. L'immagine del suo collo arcuato e bianco, delle mie labbra che baciavano il suo livido, mi sfiorarono la mente come un vento profumato. Vedevo come soffriva, vedevo il modo in cui serrava le palpebre quando una fitta le bruciava il ventre, vedevo i momenti in cui doveva mordersi il labbro per non lasciar sfuggire il dolore; eppure, non potevo fare a meno di notare anche il suo sorriso mentre si accarezzava il pancione, lo sguardo ricco e caldo come nocciole che le affiorava sul viso quando parlavamo di nostro figlio. Nostro figlio: quanto suonava ancora solenne e immacolata quella parola, come un nastro d'organza fresco di bucato. A dispetto di me stesso, a dispetto di tutte le mie paure, non potevo impedirmi di chiedermi che carattere avrebbe avuto, che cosa avrebbe pensato, se avrebbe avuto il mio naso o la bocca di Bella. Ricordavo la mia infanzia; la fragranza di pane caldo della cucina, mentre la cuoca fingeva di non vedermi sgattaiolare via con una tortina al cioccolato; la risata di mia madre, mentre gettavamo le briciole ai pesci del lago; i baffi impomatati di mio padre, che mi faceva dondolare sulle ginocchia. Volevo che anche il nostro bambino avesse tutto questo, e tutto ciò che con le mie forze e la mia gratitudine avrei potuto dargli. Per anni, per quasi un secolo ero stato convinto di essere solo un demone, un parassita avviluppato all'umanità; ora, invece, grazie alla persona più importante della mia esistenza, potevo creare qualcosa di splendido, l'incanto più spaventoso e prezioso che potessi immaginare. Sapevo che li avrei difesi fino alla morte. Anzi, sapevo che avrei vissuto solo per restare con loro.

-Edward, se fisserai ancora quell'orologio si fonderà- sospirò Carlisle, alzando il volto dal mensile di medicina aperto sulle sue gambe.

-Co...come?- borbottai.

Il mio padre adottivo puntò il dito verso la pendola. -Non ti preoccupare così tanto: sai com'è fatta Bella. Si sarà fermata da Charlie per finire di cucinargli la cena per stasera, o qualcosa di simile. Vedrai, starà bene.-

Sospirai, alzandomi in piedi e cominciando a misurare la cucina a falcate tanto veloci da scuotere le tende di pizzo bianco. -Sì, hai ragione. Hai ragione. Sarà sicuramente così.- Allora perché sentivo quel formicolio dietro il collo?

Carlisle stava per ribattere, quando la porta si aprì con uno schiocco, e Alice irruppe nella stanza. Mi resi subito conto che qualcosa non era al proprio posto; conoscevo troppo bene il suo volto, lo scintillio di gioia e passione dei suoi occhi, per non notarne l'assenza. Era accaduto qualcosa. Lo seppi nel momento in cui la vidi.

-Edward- mormorò, le palpebre spalancate -Edward, è successo qualcosa. Devi venire a vedere.-

Deglutii, il viso contratto. No. Ora no, ti prego. -Che cosa è accaduto?-

-La macchina di Bella- mi rispose -l'ho trovata nel bosco. Era vuota.-

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Ceci Princessofbooks