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Autore: LittleCatnip    05/11/2013    2 recensioni
Tre prove.
Due ragazzi.
Un serial killer. E un segreto.
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Cosa succederebbe se un killer sfidasse un ragazzo che non vede l'ora di diventare detective? E cosa succederebbe se gli portasse via il suo bene più prezioso? Tra segreti, avventura e amore, Shawn e Aima si affronteranno.
[Dal capitolo 5]
"... e per chi non l'avesse ancora capito, il gioco inizia ORA." Quando le campane scandirono i dodici rintocchi della mezzanotte si levò a pochi metri da me un urlo carico di terrore che mi fece gelare il sangue nelle vene.
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[Dal capitolo 18]
Sentivo il mio cuore scoppiarmi dentro al petto e batter sempre più forte, mentre piccole goccioline di sudore scorrevano lentamente lungo la mia schiena. Il monaco misterioso estrasse qualcosa dalla tunica e lo lanciò verso di noi. L’oggetto misterioso rotolò fino ai nostri piedi e non riuscii a trattenere un’imprecazione.
L’oggetto in questione era un teschio.
Umano.
Cominciammo a correre.
*le recensioni sono ben accette (:*
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Halloween

 
 
Il viaggio in macchina fu incredibilmente breve, nonostante tutte le strade pullulassero di maghi, streghe, folletti, vampiri e fantasmi di tutti i generi e di tutte le età. In meno di un quarto d’ora, dopo aver percorso senza mai svoltare la 1° strada, arrivammo all’incrocio della 192esima, impossibile da non notare per via dell’enorme grattacielo argenteo, che stonava con i normali condomini sottostanti e con le antiche mura romane che circondavano il centro storico di St. Hylton. Qui era quasi impossibile proseguire in macchina, così Dimitri svoltò a sinistra ed entrò in un parcheggio  pagamento, poco distante dall’ingresso della zona nord. Per nostra fortuna, c’era un posto libero proprio a due passi dalla macchinetta dove avremmo dovuto pagare e Dimitri parcheggiò senza indugi, noncurante delle proteste dei passanti che si facevano da parte al suo passaggio, per evitare di non essere investiti.
“Hey, rallenta, non stai mica giocando alla wii. Sarà anche la notte di Halloween, però bisogna essere educati lo stesso.” Protestò Kathleen alla vista dei poveri passanti. Dimitri per tutta risposta accelerò fino all’ultimo e poi frenò di colpo, spengendo i motori. “Io faccio quel che mi pare, dolcezza.” Rispose ammiccando e trattenendo a stento una risata per l’espressione contrariata di Kathleen.
 Scese dalla macchina insieme a Shawn e io Kathleen aspettammo che ci aprissero la portiera come due vere principesse. Successe tutto secondo le nostre aspettative: i ragazzi aprirono lo sportello, fecero un inchino molto profondo e tendendoci la mano ci aiutarono a uscire, tutto in perfetta sincronia.
Il parcheggio era pieno di persone mascherate e presto si sarebbe riempito anche di multe. La gente aveva parcheggiato in doppia fila, sicuramente senza aver pagato il parcheggio e molte macchine sostavano in posti riservati ai disabili. Possibile che la gente perdesse il buonsenso solo per una festa di Halloween? Evidentemente sì, ne avevo avuto conferma anche dall’atteggiamento alquanto insolito di Dimitri. Che cercasse di fare colpo su Kathleen giocando la carta del ‘duro’? Per ora non si era rivelata una mossa vincente, anzi, Kathleen non aveva più mostrato segno di voler parlare con lui e mi dispiaceva; io e Shawn avevamo fatto il possibile per far sì che si mettessero insieme – era stato Dimitri a chiederci una mano – e lui buttava all’aria mesi e mesi di uscite a quattro e serate al cinema e in pizzeria. Decisi che lo avrei preso da parte e che gli avrei parlato per chiedere chiarimenti, era evidente che qualcosa non andava.
Uscimmo e percorremmo la strada per la quale era passato Dimitri ritrovandoci davanti al grattacielo. Era l’unico in città e si diceva che fosse così alto da poter vedere l’intero centro storico e che fosse ultramoderno e ultratecnologico. Non ci ero mai entrata, di solito in comune ci andava mio fratello solo per occuparsi di conti, tasse e altre cose noiose che mi annoiavano a morte portandomi al limite massimo della noia. Mi appuntai mentalmente di andarci prima o poi, con o senza di lui. Già, mio fratello.
Quanto mi mancava.
 Jonathan era partito per due settimane in Danimarca, a Copenhagen, per assistere a delle importanti riunioni di lavoro. All’inizio si era mostrato contrario a partire, perché non gli piaceva l’idea che rimanessi sola a casa per così tanto tempo. I nostri genitori erano morti misteriosamente in una notte d’estate, mentre io e mio fratello, ancora molto piccoli,stavamo dormendo nei nostri letti. La polizia scoprì che si trattò di un omicidio; i corpi presentavano infatti ferite inferte con arma da taglio in tutto il corpo, ma l’assassino era stato molto abile a non lasciare tracce. Il giudice decise di chiudere il caso in assenza di prove e si occupò di trovarci una sistemazione. Era per questo motivo che quando Shawn mi aveva informato sul ritorno di quel pazzo furioso, Aima, mi sentivo così inquieta e agitata. È stato un po’ come rivivere quei giorni, di cui non ho molti ricordi ‘fisici’ ma ‘emotivi’.
 Dopo l’archiviazione del caso, si prese cura di noi la zia Muriel, una vecchia bisbetica e saccente – e alquanto ricca – che non riuscivo a sopportare in nessun modo. Ho vissuto con lei nella sua villa di campagna, in una zona isolata e fuori mano, fino a quando mio fratello non ebbe completato gli studi e fu in grado di pagare l’affitto di un condominio e di prendersi cura di me, come aveva sempre fatto. Aveva studiato ingegneria e si era laureato con il massimo dei voti e ora era partito. Sarebbe ritornato il giorno del suo 26esimo compleanno, il 15 novembre e avremmo festeggiato insieme, come tutti gli anni.
Ritornai con i piedi per terra quando per sbaglio urtai un bambino, che cadde all’indietro sul marciapiede interamente ricoperto da coriandoli e stelle filanti. Subito lo aiutai a rialzarsi, cercando i suoi genitori, che nel frattempo ci avevano raggiunti. Era un bambino bellissimo, con la pelle rosea e morbida e i capelli biondo platino che gli ricadevano morbidi sulla fronte. I grandi occhioni grigi mi scrutavano con un interesse che solo i bambini a quell’età possiedono. “Oh santo cielo, Dennis! Menomale che stai bene!” disse la madre prendendolo in braccio e sistemandogli la benda da pirata e il cappello. Notai che anche lei e suo marito erano vestiti a tema come il loro figlioletto. “Grazie mille, signorina, non riuscivamo più a trovarlo! Coraggio Dennis, saluta.” Lo incoraggiò suo padre, un uomo basso sulla quarantina e dai tratti orientali. Il piccolo Dennis sorrise radioso e agitò goffamente la manina. Lo salutai allegramente con un cenno della mano e mi affrettai a raggiungere gli altri, che nel frattempo erano arrivati fino all’ingresso della zona nord, parecchi metri più in là.
“Sei qui, allora!” mi disse Shawn accusatorio.
“Che ho fatto di male?”
“Nulla, solo che gli stava prendendo un attacco d’ansia perché non ti vedeva più.” Rispose Dimitri diretto. Per la seconda volta non potei fare a meno di non tollerare il suo comportamento sfacciato e sfrontato. Che cosa diavolo gli era preso?! Decisi di lasciarlo perdere e mi voltai verso Shawn che, con mia grande sorpresa, nonostante il trucco, arrossì fino alle punte dei capelli. Shawn che arrossiva? Non mi era mai capitato prima d’allora. Di solito era molto bravo a nascondere i suoi veri pensieri e sentimenti, indossando una maschera salda ma allo stesso tempo fragile come il vetro; in quell’istante la maschera era caduta e si era rotta in mille pezzi, rivelando cosa provava veramente, e mi resi conto che le emozioni che leggevo sul suo volto erano molte, in forte contrasto con il suo carattere riservato. Non c’era forse una macchia di gelosia? O era preoccupazione? E cos’era quel luccichio che leggevo nei suoi occhi verde rosmarino? Malinconia? Ansia? Entrambe? Non ne ero sicura, ma era insolito, per un ragazzo che procedeva a piccoli passi e che sapeva controllare i suoi sentimenti grazie all’allenamento ninja. Mi alzai in punta di piedi (ero alta per essere una ragazza, ma lui lo era di più) e gli diedi un bacio sulla punta delle labbra, talmente leggero e fugace che non poteva venire classificato nemmeno come un bacio a stampo. “Tranquillo, finché ci sei tu non scappo mica.” Gli dissi e lui, ancora stordito e stralunato, ma anche carico di desiderio, mi sorrise e mi strinse a sé, cingendomi i fianchi.
Guardai la lunga fila di persone davanti a noi. Eravamo arrivati relativamente presto ed era un bene; passarono solo pochi minuti prima che toccasse a noi. Sotto l’enorme arco trionfale erano stati sistemati due tavoli da lavoro e dietro delle persone ‘normali’ – senza trucco e costume – che indossavano una maglietta arancione con scritto ‘Staff’. Ci fecero cenno di avvinarci e poi, uno dopo l’altro ci controllarono i costumi e gli zaini. Shawn fece un verso a metà tra un ringhio e un grugnito quando un ragazzo si fece avanti per controllare che non avessi armi o simili, tastando e toccando le mie gambe. Lo ‘sfortunato’ ebbe il buon senso di lasciare il suo posto alla sua collega, una ragazza piccola e minuta con viso da folletto. Quando ebbero finito, strinsi la mano di Shawn per dirgli che era tutto a posto e che queste scenate di gelosia erano del tutto inopportune. Lui mi guardò con sguardo mesto e contraccambiò la stretta; aveva ammesso che avevo ragione.
In quel mentre, sentii Dimitri protestare perché aveva portato nello zaino una bottiglia di vetro, probabilmente contenente della birra. Un uomo dall’aspetto massiccio fece cenno di no con la testa e gettò la bottiglia in un secchio di metallo accanto a lui, senza badare a eventuali proteste. Dimitri alzò gli occhi al cielo e passò oltre, senza neanche aspettare Kathleen, che si era fermata a chiedere informazioni ad un ragazzo poco più grande di lei. Sentii Shawn irrigidirsi accanto a me e intuii che Kathleen era partita al contro attacco; nei suoi occhi leggevo solo determinazione, in quelli di Dimitri rabbia e gelosia. Non mi piaceva per niente quella situazione, così approfittai di quell’attimo presi da parte Shawn. “Senti, non so cosa sia successo tra quei due, e non so neanche cosa stia succedendo a te, ma non mi va giù. Siamo venuti qui per divertirci.”
“Lo so, scusa, è che Dimitri oggi vorrebbe dichiararsi, ma ho paura che sia entrato nel panico e che faccia finta di essere sé stesso solo per non darlo a vedere; appena finisce ci parlo, ok?” Propose accarezzandomi i capelli. “Bene, io parlerò con Kathleen e cercherò di distrarla. Non vorrei trovarmi in mezzo ad una lite.” Ammisi.
“Allora siamo in due.” Rispose e cambiò subito argomento, Kathleen e Dimitri erano arrivati, ognuno sulle sue. Sospirai, Shawn aveva perfettamente ragione: in fondo erano i nostri migliori amici.
 
 
Angolo autrice:
Ciaooooo (: Alloooraa in questo capitolo vediamo i ragazzi alle prese con gli affari di cuore. All’inizio il capitolo riguardante la festa di Halloween era unico, ma poi, sia per una questione di tempo e di praticità, ho deciso di spezzarlo in due parti. È forse uno dei capitoli più importanti della storia, e voglio concentrarmi bene nel descrivere tutto nei minimi dettagli (rimediando al capitolo precedente che era un po’ ‘ristretto’.
Beh, che dire, spero vi sia piaciuto, chissà cosa accadrà nel prossimo (che posterò entro mercoledì)?
Fatemi sapere cosa ne pensate e recensiteeee ;D
L.C.
  
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