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Autore: MarySmolder_1308    05/11/2013    2 recensioni
L'amicizia è un sentimento essenziale, che ti travolge improvvisamente.
E così ti ritrovi legata a persone che non avresti mai immaginato di poter conoscere, con cui non avresti mai immaginato di parlare.
L'amicizia spesso e volentieri ti cambia la vita e lo fa senza che tu possa rendertene minimamente conto.
Non ti chiede il permesso. Lo fa e basta.
E' questo che succede a Maria Chiara Floridia, 26 anni, specializzanda in chirurgia al terzo anno al Saint Joseph Hospital, quando incontra i famosi Ian Somerhalder, 33 anni, e Nina Dobrev, 24 anni.
Il problema è che anche l'amore agisce in questo modo.
Possono questi due sentimenti entrare in contrasto?
Possono lottare fra loro, logorando tutto ciò che è sul loro cammino?
Possono far sorgere dei dubbi?
Possono distruggere una persona?
In un mondo in cui è ormai difficile instaurare delle relazioni, tre persone si ritrovano tra le grinfie di questi sentimenti.
Vincerà l'amore o l'amicizia?
--
Ci tengo a precisare che non sono una scrittrice professionista. Utilizzo la scrittura per esprimere al meglio tutti i miei pensieri, tutte le mie sensazioni, tutte le mie emozioni. In ogni capitolo cerco di dare il massimo, quindi spero possiate apprezzare!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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POV Mary
“Dovrai lasciarmi andare prima o poi” dissi, mentre Ian mi tratteneva tra le sue braccia.
“Ma perché? E’ divertente restare così” rispose, carezzandomi il volto.
“Lo so, ma io devo pur lavorare”
“No, no, non si parla assolutamente di lavoro”.
Con un gesto scaltro, si mise sopra di me, stringendo i miei polsi tra le sue possenti mani.
“Ora non puoi scappare” sorrise sghembo.
“Ian, io devo seriamen”.
Non mi fece finire la frase che mi ritrovai con la sua lingua in bocca, mentre le sue mani stringevano i miei polsi sopra la mia testa.
Cominciò a mordicchiarmi le labbra, gesto che mi mandava sempre in tilt. E lui lo sapeva bene.
“Resta con me” sussurrò, mantenendo le sue labbra vicine alle mie.
“Ian”
“Solo un altro po’”
“Ma tu non hai un lavoro?” chiesi ironica.
“Certo, ma ancora non è iniziato”
“Ah, già, hai da affrontare l’ultima settimana di volontariato”
“Esatto”
“Mi dici dov’è?”
“No” rispose di fretta e riprese a baciarmi.
Cominciò a muoversi di più sopra di me, mentre i suoi baci diventavano più lenti.
Non riuscii più a trovare un briciolo di razionalità di fronte a quel supplizio.
Ian lo notò e, mentre sorrideva vittorioso, cominciò a togliermi l’intimo.
Improvvisamente, squillò il suo Iphone.
“Non rispondere” sussurrai.
“Devo – prese l’Iphone – Paul. Ok, ok. A dopo – riattaccò e mi guardò – Dottoressa, sei stata salvata. Devo andare, perciò puoi andare in ospedale tranquillamente in orario” mi fece l’occhiolino e cominciò a vestirsi.
“No, aspetta, cosa?! Prima mi convinci a restare e dopo… dopo te la svigni così? Ehi” misi il broncio e mi issai sui gomiti.
“Non fare il broncio. Mi farò perdonare, stanne certa” mi sorrise.
Indossate le scarpe, mi diede un bacio in fronte molto divertito e se ne andò.
Sbuffai rumorosamente e mi lasciai andare sul letto.
Dopo non molto, presi l’orologio e guardai l’orario.
Erano le otto.
Bene, ero in ritardo!
Sbuffai ancora di più.
Lavatami, mi vestii velocemente e, riempite le ciotole di Moke e Thursday, misi in moto l’auto.
Arrivata al parcheggio dell’ospedale, chiusi l’auto e corsi verso l’ingresso.
“Buongiorno, Mary. In ritardo. Anche oggi” Amy, l’infermiera all’ingresso sghignazzò.
“Non me lo ricordare, ti prego” giunsi le mani, chiedendo venia.
Mentre Amy continuava a ridere, mi voltai verso le scale e ripresi a correre.
Fatte quattro rampe di scale di fretta, arrivai nello spogliatoio con il fiatone.
Tutti i colleghi che si stavano cambiando, tra cui Steve, mi guardarono con disappunto.
“E’ la terza volta che arrivi in ritardo. Tutto ok?” chiesero Jason e Margaret, due colleghi di chirurgia generale.
"Sì, tutto bene” sorrisi e alzai i pollici.
Mi guardarono più sereni e uscirono, dirigendosi verso il loro reparto.
Steve mi si avvicinò, ammiccando con i suoi vispi occhi color nocciola.
"Hai la faccia da post-coito".
“Coito che non c’è stato, quindi non fare quella faccia” lo fulminai con lo sguardo.
“Ma come siete acide voi donne quando non venite soddisfatte – alzò gli occhi al cielo – Di che faccia parli?” rise sotto i baffi.
“Della faccia piena di malizia e perversione che ti ritrovi” scossi la testa, un po’ innervosita, aprii l’armadietto e uscii il camice.
Mi tolsi le scarpe e i jeans e, per un attimo, intravidi la mia figura allo specchio. Indossavo ancora le mutandine di pizzo nero, mutandine che non erano state tolte da nessun attore moro con gli occhi azzurri in quelle ultime ventiquattro ore. Sospirai. Avevo bisogno di intimità, cavolo, il lavoro mi stava uccidendo.
Una mano che sventolava mi distolse dai miei pensieri.
“Sì?” dissi, riprendendomi.
“Buongiorno, Bella Addormentata o quello che è, ti ho portato il caffè” Rose mi sorrise, porgendomi un enorme bicchiere di cartone.
Lo presi, senza pensarci due volte e cominciai a bere.
Subito mi sentii meglio. La caffeina mi aveva da sempre portato nervosismo e malori, ma da quando ero diventata un medico, era diventata un qualcosa di sacro. Senza caffè non si poteva sopravvivere dentro un ospedale.
“Grazie, Rose. Mi ci voleva proprio. Stamattina non ho nemmeno fatto colazione” dissi riconoscente tra un sorso e l’altro.
"Oh, tesoro! Capisco che sei impegnata la notte, però non devi sottovalutare i pasti. Sono importanti, danno energia per la giornata” disse seria, agitando l’indice; subito dopo  sghignazzò.
Scossi la testa e, posando il caffè per un attimo, indossai i pantaloni del camice.
Stavo per togliermi la maglietta, quando entrò il Capo.
Improvvisamente quella stanza divenne troppo affollata.
"Ma che...?" dissi sorpresa, guardando tutti stravolta.
Mi sistemai la maglietta nuovamente sui fianchi e ripresi il caffè in mano, poi scrutai un'altra volta tutte quelle persone.
I miei occhi divennero due fessure, nel momento in cui incrociarono gli occhi azzurro ghiaccio di Ian.
Che diavolo ci facevano tutti lì?
"Buongiorno e ben arrivata, seppur in ritardo, dottoressa Floridia. In fondo, meglio tardi che mai, eh?” il Capo richiamò la mia attenzione con un gesto della mano.
Risi nervosamente, torturando i miei riccioli.
“Mi dispiace, Capo. Sono stata.. ehm.. trattenuta” conclusi la frase con una punta di acidità.
Ian scosse la testa divertito, cercando di non scoppiare in una fragorosa risata.
“Allora, Floridia, il cast e i produttori esecutivi di 'The  Vampire Diaries' hanno scelto il nostro ospedale come terza e ultima tappa di volontariato estivo. Te la senti di far loro da tutore?" concluse con un sorriso a trentadue denti.
Il caffè, che dolcemente stava per scendere lungo il mio esofago, restò bloccato.
Cominciai a tossire convulsamente.
Quando mi calmai, presi un respiro profondo e, mentre gli occhi pizzicavano, chiesi: "Tutore? Di che si parla?"
"Li supervisionerai e mostrerai loro com’è il nostro mestiere. Farai loro lezioni teoriche e insegnerai loro procedure semplici, badando che loro e i tuoi specializzandi non uccidano ovviamente qualcuno" mi spiegò.
"Oh! – squittii sorpresa e spiazzata – Ehm, ok, se proprio non ha nessun altro..." sussurrai, mentre Ian mi guardava smagliante.
"Fantastico! Portali a fare un giro della struttura" disse entusiasta.
Annuii.
“Siete in buone mani, credetemi – il Capo ci sorrise – Ah, Floridia, Crane, Davis: i risultati degli esami saranno consegnati oggi alle diciotto in punto”.
Detto questo, uscì.
Io, Ian e l’intero cast ci guardammo per qualche attimo, poi dissi: “Ehm, dovrei finire di cambiarmi, perciò” lasciai cadere il discorso e mimai una giravolta con le dita.
Tutti si voltarono senza replicare, eccetto Ian che, prima di seguire l’esempio degli altri, sgranò gli occhi. Sembrava famelico. Cominciai a respirare affannosamente. Era incredibile che con un solo sguardo fosse in grado di farmi perdere il controllo. Con forse l’ultimo neurone intatto che mi era rimasto, lo invitai a voltarsi. Sfoggiò il suo sorriso sghembo, poi lo fece.
Riuscita finalmente a cambiarmi, sistemai il mio armadietto, salutai Rose e Steve e pregai tutto il cast di seguirmi.
Uscita dallo spogliatoio, Ian mi si avvicinò quasi trotterellando.
“Sorpresa!” sussurrò contento, agitando le mani.
“Ti sto odiando, sappilo”
“Non sei credibile”
“Allontanati, devo essere professionale” lo guardai con occhi supplichevoli.
Subito dopo osservai le sue labbra.
Mamma mia, che tentazione! Mi sarei mai abituata a lui?
Feci un respiro profondo per placare i miei ormoni. Ian mi capì al volo.
“Agli ordini” fece il gesto da militare e si sistemò vicino a Paul, prima che i suoi colleghi potessero notarci.
“Allora, buongiorno a tutti. Per chi non mi conoscesse, sono la dottoressa Maria Chiara Floridia. Le cose fondamentali nel mio lavoro sono moltissime. Una delle tante è conoscere come le proprie tasche la struttura in cui si lavora, perché, quando si ha fretta per emergenze e varie, non si può perdere tempo a cercare la zona giusta dell’ospedale. Perciò, adesso vi farò fare un giro completo della struttura” sorrisi e cominciai a camminare, seguita da una carovana di persone.
Dopo un lungo giro turistico, che sembrava non finire mai, ci fermammo dapprima in uno stanzino per ritirare i loro camici, poi davanti allo spogliatoio degli specializzandi.
Dovevo cominciare a parlare, dovevo introdurre i tirocinanti, ma non riuscivo a proferir parola. I miei occhi si erano inchiodati su Ian. Con quel camice addosso era davvero da stupro. Mamma mia, che visione!
Prima che potessi cominciare a produrre litri indefiniti di bava, ripresi il controllo della situazione.
“Ok, eccoci qua. In questa stanza ci sono gli specializzandi dal primo al terzo anno. Sono degli studenti a posto, a parte quando combinano casini, che non sempre possono essere riparati. Perciò, quello che vi consiglio è: osservateli, ma non prendete sempre esempio da loro”
“I suoi specializzandi a che hanno sono?” chiese Caroline Dries.
“Al terzo. E spero davvero che dopo questa giornata siano al quarto – sorrisi e aprii la porta – Buongiorno" urlai.
"Buongiorno" risposero tutti con poco entusiasmo.
"Wow, che tristezza! Potreste essere più allegri, in fondo ormai sono le undici del mattino – constatai, dando un’occhiata all’orologio – Allora, dolci angeli della morte, ho l'onore di comunicarvi che i risultati di tutti gli esami saranno consegnati dal Capo stasera alle sei. Inoltre, per questa settimana il cast e i produttori di 'The Vampire Diaries' staranno con noi. Non comportatevi come se non aveste mai visto gente famosa, vi scongiuro, perciò non urlate i loro nomi e, soprattutto, non torturateli o io torturerò voi. Chiaro?" li guardai seria.
Tutti annuirono un po’ spaventati.
"Bene, lieta che ci siamo chiariti su questo punto. Ora, tutti a lavoro. Katherine, Carlos, Ben, Joe e Hilary, seguitemi fuori" dissi e uscii, con il cast al seguito.
“Accidenti, sembri una dura. Mi piace” mi sussurrò Ian all’orecchio, raggiungendomi.
“Ian” lo guardai, cercando nuovamente di fargli capire che non doveva starmi così vicino.
“Ricevuto. Di nuovo – alzò gli occhi al cielo molto divertito – Ma prima di svignarmela vicino a qualche collega… sei molto sexy quando mi mangi con gli occhi” aggiunse e si mise vicino a Joseph.
I miei specializzandi si avvicinarono e potei cominciare a parlare.
"Allora, dato che sarete parecchi in questi sette giorni, credo che sia meglio dividervi in cinque squadre. Carlos, tu avrai i quattro produttori esecutivi; Ben, tu avrai Matt Davis, Zach Roerig e Michael Trevino; Joe, Paul Wesley, Ian somerhalder, Joseph Morgan e Steven McQueen; Hilary, Candice Accola, Torrey Devitto e Daniel Gillies e Katherine, Nina Dobrev, Kat Graham e Claire Holt. Ok?".
Tutti annuirono.
“Perfetto” mormorai.
Prima che potessi finalmente cominciare a spartire ordini per la giornata, vidi Alex venirmi incontro. Aveva uno sguardo guardingo.
“Che succede?”
“Buongiorno, dolcezza” sorrise e mi sfiorò una guancia.
“Giù le mani dal mio faccino” gli presi la mano e la spinsi via.
“Un giorno accetterai le mie avances”
“Alex, parla” lo ignorai.
“Dovresti aiutarmi”
“Questo l’avevo intuito. Ma perché?”
“Ti ricordi di Kate di ginecologia e ostetricia? Ha iniziato la specializzazione con noi”
“Quella bionda che somiglia a Katherine Heigl, giusto?”
“Esatto. Allora, se la vedi e ti chiede di me, dille che non mi hai visto. Andato, sparito” disse, gesticolando con le mani.
“Che hai combinato stavolta?” lo guardai male.
“Ehm… n-niente”
“Alex! Che le hai fatto?”
“Ok, ok, ci sono andato a letto e sono sgattaiolato via stamattina, mentre lei ancora dormiva”
“Bastardo”
“E ora mi cerca, probabilmente per vendetta”
“Vendetta? E’ appena diventata la mia migliore amica”
“Ah, ah, spiritosa. Comunque, davvero, fallo, ti prego” fece il labbruccio.
“Ok, ma in cambio”
“Oh, andiamo, vuoi davvero qualcosa in cambio?”
“Certamente – sorrisi beffarda – In cambio devi farti tutti gli esami schifosi che mi capiteranno sotto mano nel prossimo mese”
“Intendi…?”
“Sì, esplorazioni rettali, clisteri e tutto quanto il resto”
“Ti odio”
“Il sentimento è corrisposto, dolcezza – lo imitai, sorridendo – Allora, affare fatto?”
“Affare fatto – mi strinse la mano – E avvisa pure Rose e Steve” mi disse urlando, mentre si allontanava per andare in reparto.
Alzai gli occhi al cielo.
“Scusate l’interruzione” sorrisi.
“Sembrava una scena di Grey’s Anatomy” Paul si mise a ridere e tutti lo seguimmo a ruota, a eccezione di Ian.
Aveva uno sguardo glaciale. Sembrava teso. Si era irrigidito per Alex, sicuro. Merda!
Julie mi distolse dai miei pensieri.
“E adesso che si fa? Si avvicina di già l’ora di pranzo e mi sembra una giornata abbastanza tranquilla” disse, guardandosi intorno.
“Non l’hai detto davvero, giusto?” risposi sconvolta, fulminandola con lo sguardo.
“Qualcosa non va?” chiese confusa.
“Non si usa mai il termine ‘tranquillo’ in ospedale perché subito dopo…”
“Subito dopo?” ripeté lei preoccupata.
Suonarono i cerca persone.
“Arriva una tragedia – dissi – Muoversi! Avete la vostra prima emergenza”.
Corremmo tutti quanti in pronto soccorso.
"Cos'abbiamo qui?" chiesi di fretta, andando verso una delle ambulanze.
“C’è stata una sparatoria in banca” mi disse il primo paramedico.
"Mark Grey, 40 anni, poliziotto, proiettile non passato da parte a parte, segni vitali instabili; Julie Stars, 38 anni, dipendente della banca, ferita d'arma da fuoco alla coscia destra, segni vitali deboli, ma stabili; Stacy Johnson, 8 anni, era lì con il padre, trauma cranico e ferita d'arma da fuoco al braccio destro; Jeremy Johnson, 42 anni, imprenditore, ferita d’arma da fuoco non passata da parte a parte al torace; George Clark, 56 anni, insegnante, ferita d’arma da fuoco all’addome, segni vitali in calo. Gli altri feriti stanno arrivando” mi disse il secondo.
“Ok, team Carlos con il poliziotto nel trauma center 1, team Ben con la bambina nel 2, team Joe con l’imprenditore nel 3, team Hilary con la dipendente nel 4 e team Katherine con l’insegnante nel 5. Andiamo, su! Non abbiamo tempo da perdere” dissi, poi entrai nelle singole stanze per vedere come stavano lavorando i miei specializzandi.
Dato che se la stavano cavando tutti egregiamente, mi allontanai per prendere un caffè. Mentre lo aspettavo, Rose mi si avvicinò contenta.
“Che hai?” gli chiesi curiosa.
“Sono felice per te. Insomma, per l’intera settimana tu e tu sai chi sarete costantemente sotto lo stesso tetto” disse cantilenando.
“Rose, zitta!”
“Che c’è? Non ho detto il nome”
“Questo è vero, però la gente è perspicace e può intuire”
“Sì, certo, come no. Come mai non ne sei felice?”
“Io ne sono felice, solo che – sospirai – Non mi va che il resto dei suoi colleghi o, peggio, dei miei sappia di noi, perciò sono un po’ tesa”
“Rilassati, amica! Andrà tutto bene”
“Lo spero. Uh, se incontri Kate di ginecologia e ostetricia e ti chiede di Alex, dille che non sai dov’è, ma soprattutto che ha la mia stima”
“Kate? Quella che somiglia a Katherine Heigl?”
“Sì, esatto”
“Perché, che ha fatto di così speciale da meritare la tua stima?”
“Fattelo raccontare da Alex – scossi lievemente la testa – E a tal proposito, devo cercare di tenerlo lontano da me, soprattutto in questi giorni”
“Ti fa ancora le avances?” mi guardò rassegnata.
“Sì, dopo praticamente cinque anni non si è arreso”
“E lo vuoi fuori dai piedi perché qualcuno potrebbe”.
Non fece in tempo a finire la frase, che il mio cerca persone trillò squillante.
“Ingelosirsi? Esatto. Forse l’ha già fatto. Ah, addio caffè! – brontolai – Trauma 3, è l’imprenditore, devo andare” dissi di fretta e mi congedai da lei.
Corsi e trovai Joe con le mani piene di sangue.
“Che diamine è successo qui dentro?” dissi sconvolta.
“Ha avuto uno pneumotorace, perciò stavo inserendo un drenaggio toracico, ma la pressione è crollata e ho dovuto aprirlo e”
“E che ci fate ancora qui?! Portatelo in sala operatoria, subito!” urlai e corsi dal Capo.
Entrai nel suo ufficio senza bussare.
“Floridia!” il dottor Richardson mi guardò con disappunto.
“Capo, mi scusi, ma c’è stata una sparatoria in banca e uno dei miei pazienti è molto grave e ci serve immediatamente un chirurgo cardio-toracico”
“Floridia, tutti i chirurghi di turno sono occupati”
“Ma… non possiamo lasciarlo morire!” dissi agitata.
“Ho un’idea migliore” affermò.
Quando entrai in sala operatoria, Joe e il suo team mi guardarono straniti.
“Dov’è il chirurgo?” mi chiese Joe.
“Sarà Floridia a operare. E’ il suo intervento da primo” disse il Capo serio, guardandomi.
“Che vuol dire?” chiese Ian.
“Sarò il chirurgo principale” sussurrai scossa.
Mi tremavano le mani, le braccia, le gambe. Ero troppo nervosa, non riuscivo nemmeno ad avanzare di un passo. La testa sembrava essere entrata in un vortice di vento e non aveva alcuna intenzione di uscirne. Stavo per darmela a gambe levate, quando incrociai gli occhi di Ian.
Improvvisamente mi sentii leggera, come se stessi galleggiando nell’aria, come se tutte quelle preoccupazioni e tutta quella tensione fossero sparite nel nulla. Vidi il suo sorriso anche attraverso la mascherina e questo mi colmò di serenità. Lui credeva in me, il Capo credeva in me, non potevo sbagliare. No?
Mi avvicinai decisa al paziente e dissi sicura: “Bisturi dieci”.
Una scarica di adrenalina invase ogni singola cellula del mio corpo.
Mi sentivo carica, pronta a sfidare il mondo ed era sensazionale il fatto che tutto questo era derivato dallo sguardo di Ian.
Focalizzai il torace del paziente e cominciai a operare con calma e determinazione. Facevo attenzione a ogni singolo passaggio e ripetevo ad alta voce ciò che stavo facendo, per sentirmi più sicura e per insegnare qualcosa al team lì dentro.
Estrassi il proiettile dal polmone e riparai il foro, dopo di che provai a vedere se il polmone attuava la respirazione senza problemi.
“La prova del nove” sussurrai ansiosa.
Il polmone funzionò alla perfezione per un paio di volte, poi la pressione crollò.
“Che succede?” disse il Capo.
“Dev’esserci un altro buco, ma non so dove, c’è troppo sangue. Joe, aspira”
“Trovato?”
“No, io non… Aspira di più, dannazione!”.
Nonostante Joe aspirasse, il torace di quell’uomo era pieno di sangue. I battiti del cuore stavano rallentando sempre di più. Il suono dell’elettrocardiogramma era molto acuto, sembrava volesse lacerarmi i timpani.
C’era troppa confusione.
Lasciai per un momento gli strumenti, chiusi gli occhi e presi un bel respiro, poi cominciai a sussurrare qualcosa di impercettibile persino al mio orecchio.
“Dottoressa Fl” disse Joe.
Lo zittii e continuai, fin quando non riaprii gli occhi e dissi: “Clamp”.
L’infermiera mi passò l’attrezzo e, senza pensarci due volte, lo usai su un vaso sanguigno vicino al diaframma. Subito la pressione e i battiti del cuore cominciarono a normalizzarsi.
“Piccolo foro nella parte inferiore” fu tutto quello che dissi e mi apprestai a ripararlo.
Quando eseguii nuovamente la prova del nove, non vi furono problemi.
Sospirai di sollievo e richiusi il paziente, poi andai a lavarmi e uscii dalla sala operatoria.
“Ottimo lavoro” mi disse il Capo, stringendomi la mano, poi si diresse nel suo ufficio.
“E’-è stato” Paul, Joseph, Steven e Ian mi guardavano senza parole.
“Lo so” accennai un sorriso.
“Dottoressa Floridia, avviso io la famiglia?” mi chiese Joe.
“No, voglio pensarci io – sorrisi e mi rivolsi agli altri – E voi, grandi e grossi attori famosi presi di adrenalina, venite con me?”
“Ovviamente sì” si esaltarono e mi seguirono.
Arrivati all’ingresso dell’ospedale, nominai il cognome del paziente e una donna sulla quarantina mi si avvicinò.
“Mio marito sta bene?” chiese agitata, con gli occhi colmi di preoccupazione.
“Sì, l’intervento è riuscito”
“Oh mio Dio, grazie mille” la donna scoppiò in lacrime e mi abbracciò.
“Dovere, signora” la strinsi, mentre singhiozzava.
“Io… potevo perdere mio marito e mia figlia e invece stanno bene. Ah, grazie!”.
Quando la signora sciolse l’abbraccio, mi congedai e porsi la cartella del paziente a un’infermiera.
Dopo, andammo nella sala conferenze nord, dove mi aspettavano gli altri specializzandi e gli altri membri del cast.
“Questo posto è davvero figo” Steven non smetteva di sorridere.
“Siete arrivati nel momento tragico, ma con il lieto fine” spiegai, mentre con la coda dell’occhio guardavo gli occhi di Ian fissi su di me.
“Perché dici così?” mi chiese Nina.
“Beh, la gente muore, è un dato di fatto, il che è triste e tragico. Però, lottando, a volte possiamo sconfiggere la morte. E questo è bellissimo. Perciò.. momenti tragici ma con il lieto fine”
“Come fate a restare lucidi quando una persona muore per mano vostra?” disse Kevin, preso dalla discussione.
“Facciamo sempre tutto il possibile per salvarle, ma non possiamo fermare il corso naturale. Non siamo Dei”
“Parole molto vere. In fondo, la morte non si può arrestare” disse Ian.
“Sembra molto tragica detta così, ma è vero” annuii.
“Che posso dire, sono un fatalista” si strinse nelle spalle.
Feci una risatina per la citazione di Damon.
“Dottoressa Floridia, volevo chiederle se per caso io possa rubarle un po’ del suo tempo. Vorrei chiederle delle cose molto mediche” aggiunse.
“Ma certo! – annuii – Ragazzi, portate i nostri ospiti in saletta. Dopo una giornata del genere meritano un po’ di svago”.
Appena se ne andarono, Ian mi prese per un braccio e, trovato uno stanzino vuoto, mi ci fece entrare. Chiuse a chiave e cominciò a baciarmi.
“Non mi avevi mai detto quanto tu fossi attizzante mentre spartisci ordini a destra e a sinistra” mi sbatté contro la porta, non smettendo di baciarmi sul viso e sul collo.
Sembrava volesse mangiarmi.
“Non me l’hai mai chiesto” sussurrai disorientata, fin troppo presa da quei baci.
“Credo proprio che mi piaceranno questi sette giorni” sorrise.
“Lo credo anch’io” dissi senza fiato.
“Ti va di ripassare un po’ di anatomia?” mi tolse il camice e mi slacciò a velocità inaudita il reggiseno.
“Detto così è ancora più eccitante”.
Non aggiungemmo altro.
Intrecciai le dita dietro il suo collo, mentre Ian mi prendeva per le cosce, facendole aderire alla perfezione attorno al suo bacino.
“Stamattina, se non sbaglio, ti avevo lasciato con un broncio” mi sussurrò all’orecchio.
La sua voce fece sì che dei brividi pervadessero tutto il mio corpo, dalla schiena al basso ventre.
Non riuscii a trovare la voce, troppo presa dal momento, così annuii debolmente e basta.
Ian, per tutta risposta, cominciò a baciarmi il seno, carezzandomi la schiena delicatamente.
Chiusi gli occhi, attorcigliando le mie dita tra i suoi capelli, mentre il mio respiro diventava sempre più affannoso.
Con una mossa molto veloce, Ian si abbassò i pantaloni del camice.
Abbassati pure i miei, ci aiutammo a vicenda a togliere i rispettivi intimi.
In poco tempo, ci ritrovammo l’uno perso nell’altra, a stringerci, ad ansimare nelle nostre labbra, mentre i nostri cuori battevano all’unisono.
Ian aumentò il ritmo, arrivando a possedere ogni singola cellula del mio corpo.
In preda all’eccitazione pura, gli morsi il labbro inferiore e affondai le unghie nella sua schiena.
Il nostro momento di forte intimità stava per raggiungere il suo culmine, quando il cercapersone squillò.
Senza fermarsi, Ian mi adagiò sul pavimento, per permettermi di controllare.
Era il numero del Capo.
“Che succede?” mi chiese con voce roca, rallentando e sperando che non fosse qualcosa di grave.
“Sono già le sei. I risultati degli esami sono arrivati” lo guardai.
 
“Mary, calmati, ti prego!” mugugnò Rose.
“E se mi avesse fatto fare l’operazione come regalo d’addio?”
“Non avrebbe fatto operare un medico quasi disoccupato, scusa!” soggiunse Steve.
“E poi siamo passati noi, sarai passata sicuramente anche tu, come l’anno scorso” disse Rose rassicurante.
“Male che va, troverai sicuramente posto in un bel fast food e ci servirai tante patatine gratis” Steve sorrise.
“Steve!” lo rimproverò Rose.
“Che consolazione. Io non voglio lavorare in un fast food” dissi disperata.
Rose mi abbracciò, poi il Capo mi chiamò e dovetti entrare nel suo ufficio.
Come gli anni precedenti, mi porse la lettera. Mi congedò, però, immediatamente, senza farmi accomodare. Senza fiatare.
Uscii dal suo ufficio confusa e agitata. Avevo la lettera che avrebbe segnato il mio futuro tra le mani, ma non riuscivo ad aprirla. Non riuscivo nemmeno a muovere un muscolo. Perché il Capo non aveva parlato?
“Che ha detto?” chiese Rose.
Le porsi la lettera e sussurrai quasi impercettibilmente: “Niente e questo mi fa pensare male. Leggi tu, ti prego”.
Lei aprì la busta e cominciò a leggere: “Egregia dottoressa Floridia, eravamo ancora incerti sul risultato del suo esame. In questi quattro anni di specializzazione ha sempre dato il suo meglio e non ha mai deluso le aspettative di colleghi e pazienti. Ci ha dato prova ancora una volta del suo coraggio e della sua determinazione oggi pomeriggio, non rifiutando l’evidente sfida lanciatagli dal Capo di chirurgia, il dottor Richardson. Ha operato il paziente con calma e accurata professionalità. Per questo motivo, la ammettiamo al quinto anno non con il massimo dei voti, bensì con la lode, sperando che questo suo talento continui a crescere”
“L-l-lode?!” balbettai stupita.
“Lode!” urlarono Rose e Steve e mi abbracciarono, poi cominciammo a saltellare come gli scemi.
 
“Benvenuti nel nostro bar! – sorrisi a tutti i componenti del cast – Dopo un’eterna giornata di lavoro, questo posto è il migliore per risollevarsi il morale. E, dato che questa settimana siete dei medici come noi, questo posto è anche casa vostra. Perciò, sbizzarritevi!”
“Voi medici non dovreste essere contro le sbornie?” chiese Paul divertito.
Gli si leggeva negli occhi che non vedeva l’ora di bere avidamente una birra.
“Sì, ma si può bere senza ubriacarsi! – alzai l’indice, a mo’ di insegnante – Perlomeno… ci proviamo” feci una smorfia e tutti scoppiarono a ridere.
“Grazie per questo primo giorno, dottoressa Floridia. Ma grazie ancora di più per l’alcol” Matt mi sorrise.
“Prego! Uh, prima che abbiate troppo alcol in corpo, vi avviso che domani mattina siete liberi. Domani si lavora di sera. Sarà eccitante, vedrete!” sorrisi entusiasta, poi mi congedai e raggiunsi i miei pazzi colleghi.
Dopo qualche birra e qualche torneo di freccette, giunse il momento dei famosi brindisi.
Ogni qualvolta superavamo un esame, erano d’obbligo.
Ordinammo vari shortini e ci ponemmo tutti davanti a un grande tavolino rotondo. Sembravamo i cavalieri di Re Artù, solo molto brilli.
“Voglio cominciare io. A Maria Chiara che, molto silenziosamente, sta facendo il culo a noi americani” disse Alex, già mezzo brillo.
“A Maria Chiara” ripeterono tutti in coro alzando i loro drink.
“Alla crew di The Vampire Diaries – alzai il bicchierino e li indicai – e a tutti noi, che abbiamo superato gli esami” continuai io, per distogliere l’attenzione dal mio risultato.
“E che adesso ci meritiamo una bella sbronza, tanto domani chi lavora” Steve concluse il mio discorso, bevendo tutto d’un sorso il suo rum.
“I feel so close to you right now”.
Mi voltai verso le casse, riconoscendo immediatamente la canzone di Calvin Harris.
“Questa si balla. Per forzissima” disse Rose, mentre mi trascinava con un braccio verso il centro di una pista di ballo improvvisata.
“Ma veramente” cominciai a balbettare, imbarazzata dallo sguardo di Ian molto divertito.
“Mary, hai superato gli esami, concediti una pausa, rilassati e scatenati, altrimenti ti faccio muovere a calci in culo. Chiaro?!” Rose urlò, per sovrastare la musica, e mi guardò.
“O-ok” brontolai impercettibilmente.
La canzone si fece più movimentata e io e Rose cominciammo a ballare scatenate, lasciandoci completamente andare. Era una sensazione che non provavo da molto ed era bellissima. Era strano, a me non piaceva ballare davanti agli altri, mi sentivo a disagio, ma quella canzone mi infondeva così tanta energia che non ne potevo fare a meno.
“And there’s no stopping us right now I feel so close to you right now” cantammo insieme, mentre Steve e altri colleghi si univano a noi.
A ‘Feel so close’ si susseguirono altre canzoni e noi non smettemmo di ballare. Fu una serata diversa, senza pensieri dopo molto tempo.
 
Quando chiusi la porta di casa mia, sentii delle mani prendermi da dietro.
“Credo di essere un po’ brilla” mi voltai a guardarlo.
 “Ci credo, dopo una serata come quella che hai passato, neo-specializzanda del quinto anno che balla in un modo maledettamente sexy” disse Ian, concludendo la frase  ammiccante.
“E imbarazzante aggiungerei” mi appoggiai alla sua spalla per non cadere.
“Credo che ‘sexy’ basti e avanzi! E dato che non ti reggi in piedi” lasciò cadere il discorso.
Mi prese in braccio e mi portò di sopra.








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Note dell'autrice:
Buonasera a tutti quanti! :) Sono tornata con questo nuovo capitolo. Il cast di TVD affronta l'inizio della settimana in ospedale. L'idea del volontariato, nonostante fosse un po' stramba, mi è piaciuta. Mi è sembrato divertente far sentire gli attori un po' più "normali" grazie a quest'azione. Il volontariato è una delle cose che mi ha sempre affascinato, quindi quando ho avuto quest'idea ho pensato "Perché no?" e da qui è nato il capitolo. xD
A parte il volontariato, che spero di aver reso, abbiamo scene tra Mary e Ian che io personalmente non commento ( >.< xD) e poi i fatidici esami superati. La nostra protagonista è giunta al quinto anno di specializzazione con la lode. Congrats! 
Spero, come sempre, che il capitolo sia stato di vostro gradimento! E spero che lasciate recensioni o che qualcuno si iscriva alla pagina fb: https://www.facebook.com/pages/-let-your-heart-decide-/108955182460145?fref=ts sempre nella massima libertà!
PS. La canzone che da il via alla serata scatenata al bar è Feel so close di Calvin Harris. Per chi voglia ascoltarla, eccola: http://www.youtube.com/watch?v=AEh3zEMYKzA
Buona notte, alla prossima :*
  
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