“Questo
dovrebbe andar bene per Troy” disse la ragazza,
riemergendo dalla tenda di perline con in mano una
scatola rettangolare di cartone.
Taylor
fissò il contenitore incuriosita, appoggiando una mano
sul bancone, sfiorando inavvertitamente il braccio di Chad,
che si voltò verso di lei.
Si scostò
velocemente una ciocca dal volto, sfuggita alla capigliatura sotto il
cappellino, voltandosi verso il ragazzo, sentendosi osservata.
Chad
distolse immediatamente lo sguardo, concentrandosi sulla commessa, non riuscendo
però a impedire al suo viso di imporporarsi e al suo
cervello di darsi del cretino..
“E’ un
articolo che mi è arrivato da poco, ma sono quasi sicura gli piacerà” continuò,
aprendo la scatola, rivelandone il contenuto: una cornice rossa e bianca con un
pallone da basket in angolo a destra, in basso.
“Non mi
convince” fu la reazione di Taylor, che si scostò dal
bancone, guardandosi intorno “Potrei dare un’occhiata
in giro?” chiese, appoggiando la borsa sul bancone, sorridendo verso la ragazza.
“Ma certo,
fai pure..” rispose la
commessa, da dietro il bancone, fissando Chad per
qualche secondo, prima di sollevare la tavola di legno che separava il retro
banco dal locale, affiancando Taylor “Hai già in
mente qualcosa?” chiese.
Taylor
salì i tre scalini che separavano l’ingresso dal resto del locale, dov’era
esposta la merce. Studiò con cura la maggior parte degli articoli, per poi illuminarsi quando prese in mano un oggetto alquanto
particolare.
“Forse
dovresti darle una mano..” bisbigliò
Ketty rivolta a Chad,
dandogli una spinta verso gli scalini. Inciampando sui suoi passi, il ragazzo
affiancò Taylor, cercando di vedere cosa potesse
averla incuriosita così tanto.
“Trovato
qualcosa?” chiese.
“Questa ti
piace?” chiede lei, voltandosi verso il ragazzo con una lampada da scrivania di
forma sferica, bianca con delle striscioline rosse.
“Sembra un
pallone da basket bianco..” notò
Chad, sorridendo.
“Con una
lampadina colorata magari..” ipotizzò
lei, alzando un sopraciglio.
“Ketty, hai lampadine arancioni?”
chiese Chad alla commessa.
“Ma certo, vado a prenderle subito!” rispose lei, scomparendo
dietro alla solita tendina di perline, riemergendo dopo pochi secondi con la
scatoletta.
“Possiamo
provarla?” chiese Taylor, titubante.
“Naturalmente..”
sorrise la ragazza, allungando la mano per inserire la
lucina nella lampada.
La commessa
spense le luci del locale, facendo sobbalzare Taylor,
che si aggrappò alla manica di Chad,
il quale inconsciamente mise una mano sulla sua, facendola arrossire.
Una tiepida
luce arancio, rotante, si diffuse nel locale, facendo sorridere i due ragazzi.
“Allora, ti
piace?” chiese Taylor, riprendendo il suo self-control, lasciando la manica.
“E me lo chiedi?” rispose Chad,
entusiasta.
“Ce la può
incartare per favore?” chiese Taylor diretta alla
commessa.
Ketty
annuì, scomparendo per l’ennesima volta nel retro bottega.
Pochi
minuti, e la lampada fu imballata in un groviglio di carta rossa con un
elegante fiocco bianco.
“Fai gli auguri a Troy anche da
parte mia” li salutò la commessa, pulendo il bancone.
“Come
sempre” le sorrise Chad “Taylor,
puoi aspettarmi fuori solo un attimo? Arrivo subito”
La ragazza,
dopo averlo guardato sbieco, gli rivolse uno sguardo che Chad
interpretò come un ‘ se proprio devo..’.
Pochi
attimi e Chad uscì con un sorriso dal negozio.
“Tutto a
posto?” chiese lei, affiancandolo nella passeggiata.
“Ma certo”
rispose Chad, fermandosi di botto “Senti, stavo
pensando.. la giornata è ancora lunga, ti va un caffè?”
“Veramente
dovrei tornare a casa..” rispose
lei, dispiaciuta.
“Oh..” l’entusiasmo nella voce di Chad si
spense
“Però un gelato lo possiamo prendere, strada facendo, se ti
va!” si corresse subito lei, notando l’espressione del ragazzo. Ed il sorriso ritornò.
Nel
frattempo, in una piccola casa fuori città, le note di un pianoforte, stavano
cercando di ricreare la melodia scomparsa.
“Kelsi sei un idiota! Ma come diavolo hai
fatto a perdere lo spartito! Peggio.. peggio di una
principiante! Ecco cosa sei..”
La voce
della coscienza.
“Non
riuscirò più a ricomporre la stessa musica..” disse disperata, scarabocchiando il pentagramma ed
appallottolando per l’ennesima volta lo spartito, gettandolo alle sue spalle,
dove già giacevano una montagnola di scartoffie.
“Quanti
alberi vuoi che vengano sacrificati ancora, prima che
il mondo sappia che la canzone era scritta per lui?” la voce bassa e profonda
del fratello, riscosse Kelsi dal suo vaneggio.
“Kevin, sei tu! Mi hai fatto prendere un colpo..” disse la compositrice, prima di
tornare a scrivere in modo frenetico sul foglio verticale di fronte a sé.
“Spiegami
una cosa” disse il ragazzo che dimostrava sì e no trent’anni,
facendo voltare nuovamente la sorellina “Se nessuno ha ascoltato quel pezzo,
perché non puoi scriverne uno nuovo? Non sarebbe più semplice?” disse, addentando la mela che teneva tra le mani.
“Non
sarebbe la stessa cosa! E tu dovresti saperlo! Che
razza di maestro d’orchestra sei?!” rise lei.
“Cos’avrà
questo Ryan più di Jason,
un giorno me lo spiegherai..” disse,
accarezzandole la testa.
“Non sono
nemmeno paragoni da fare Kevin..”
lo rimproverò Kelsi,
fintamente arrabbiata.
“Beh,
qualcosa di speciale l’avrà: hai lasciato Jason quest’estate per lui no?”
Kelsi non
rispose, arrossendo semplicemente.
“Si dice
non essere compatibili Kevin. Ryan
non c’entra nulla”
“E la canzone? Quella era per lui no?” la
stuzzicò, addentando nuovamente la mela.
“Per il musical” rispose lei, imperterrita.
“Piantala”
“Sto
lavorando”
“Ammettilo..”
“Mi stai
disturbando!”
“Confessa..”
“Kevin, quanti anni hai?”
“Non sono
io quello seduto al piano da quattro ore sorellina”
Colpita e
affondata.
“Fuoriiiiii” sbraitò Kelsi,
spingendo il fratello fuori dal salone, chiudendo la
porta a chiave ed appoggiandovisi.
L’ultimo
rumore che si udì, fu la voce del fratello che gridava:
“Se non lo
ammetti nemmeno a te stessa, come pretendi di farglielo sapere?!” seguito da una risata roca, che riempì l’abitazione.
Uno scusa enorme per
il ritardo, ma l’infortunio al braccio mi permetteva di leggere, senza poter
però purtroppo scrivere. Grazie mille a chi ha recensito
o solamente letto.