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Autore: voiceOFsoul    06/11/2013    1 recensioni
Tommaso e il suo gruppo coltivano la loro passione girando per locali una sera ogni tanto. Niente di eccezionale, pochi spettatori e qualche soldo per la benzina. La sua vita sembra perfetta: musica, amici, una bella compagna e una figlia stupenda. Ma questa vita inizia a stargli stretta. Sta per cambiare tutto, solo che lui ancora non lo sa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Se ne andava camminando spaesato da un'ora lungo il marciapiede che costeggiava il mare. Quando Mattia gli aveva comunicato il licenziamento, il mondo gli era crollato addosso. Aveva provato a farsi forza quando gli aveva ricordato la bella notizia avuta poco prima, ma dentro di lui sapeva che non poteva iniziare di nuovo a costruire dei castelli che sarebbero potuti crollare con un soffio di vento. Voleva costringersi coi piedi per terra. Allo stesso tempo sapeva che in quel momento tutto dipendeva da lui: se avesse dato ai ragazzi la notizia dimostrando di non crederci lui stesso, loro avrebbero dedotto che era tutta una fregatura su cui non si poteva contare. 
Sentiva l'enorme peso del loro futuro addosso, che lo schiacciava sempre di più. Nella grande indecisione, solo una cosa era chiara: aveva bisogno di sentire la sua voce. Prese il cellulare dalla tasca, si posizionò alla luce di un lampione, poggiò i gomiti sulla ringhiera che delimitava il marciapiede e compose il numero che conosceva a memoria.
Rimase appeso a quel suono monotono fin quando un 'tic' gli fece sperare che finalmente qualcuno avesse risposto, ma fu subito seguito dal solito freddo messaggio che lo avvisava della segreteria che stava per entrare in funzione. 
- Ha lasciato il telefono in cucina. - si disse. Chiuse la chiamata e riprovò. 
Nuovamente il telefono squillò a vuoto, senza nessuno che rispondesse. Riprovò una terza volta, con risultato simile. Infine desistette, convincendosi che sicuramente stava facendo qualcosa di tanto importante che non poteva essere interrotto. 
Tornò sui suoi passi immerso ancora nei suoi pensieri. Arrivato accanto alla macchina, fu il suo telefono a squillare. Ebbe la tentazione di non guardarlo nemmeno, ma un'improvvisa ondata d'ansia glielo impedì. Mentre nella sua mente si formavano gli scenari più strani e negativi, prelevò il telefono dalla tasca e rispose senza accertarsi da che numero provenisse la chiamata.
- Pronto? -
- Tesoro, sono io. - La voce di Simona sembrava affaticata. - Scusa se non ti ho risposto, stavo facendo il bagnetto a Rose e non ho sentito il telefono. -
Di nuovo una strana tentazione subito messa a tacere dall'ansia, quella di chiederle perché fare il bagnetto a Rose l'avesse affannata tanto. L'ansia era quella di conoscere il vero motivo, che i sospetti che si portava dietro da mesi divenissero di colpo reali. 
- Ha fatto la monella? - si limitò a chiedere.
- Lo sai che le piace sguazzare: allaga l'intero bagno ogni volta! -
Non rispose, rimase in silenzio. 
- Comunque, perché hai chiamato? -
- Volevo sentire Rose, me la passi? -
La sentì ridacchiare. - Dopo il bagneto crolla, dovresti saperlo. Si scatena così tanto che si stanca tantissimo, poi si rilassa con un bel massaggino della mamma e ora già sta dormendo. -
- Va bene, allora mi chiami quando si sveglia? -
- Certo, ma dove sei? Stai facendo straordinario? -
- Non direi. Devo vedermi con i ragazzi. -
- Salutameli allora. -
- Ok, ciao. -
- Ti amo. - la sentì dire mentre già chiudeva la conversazione. 
In quel momento non riusciva a fingere ancora. Il ruolo dell'innamorato pazzo non gli calzava bene con tutto il peso che gli era arrivato addosso ed in quel momento la voce di Simona, che solitamente riusciva a filtrare in modo che fosse quella d'un tempo, si ricopriva di tutta la falsità che si sentiva dentro. Qualcosa si era rotto nella sua vita e lui continuava a gettare colla sulle crepe. Tutto era perfetto se visto dal di fuori, come una bella casa che guardi passando per un viale alberato. A te sembra bella, da sogno, perfetta in ogni suo dettaglio, nulla è fuori posto: il colore, i balconi, il giardino, le finestre, tutto sembra invitarti ad invidiare chi lì dentro può viverci. Ma se sapessi... oh, se solo sapessi la realtà! Se fossi a conoscenza della colonia di tarli che la stanno distruggendo, se vedessi quanto poco manca al suo crollo definitivo, li invidieresti ancora? E quei tarli ormai lo stavano divorando da troppo tempo.
Non posò il cellulare in tasca, ma chiamò Giacomo.
- Ciao fratello, che succede? -
- Chiama gli altri, dobbiamo vederci. -
- Cosa? E perché? Non dobbiamo provare. -
- No, niente prove, ma c'è una cosa di cui dobbiamo parlare. -
- Non vorrai farmi preoccupare, vero? No, perché se è quello il tuo scopo ci stai riuscendo perfettamente. -
Tommaso si immaginò l'espressione a metà tra la paura e il dubbio sul viso di Giacomo, non potè fare a meno di riderne e l'altro se ne accorse. Lo sentì liberarsi con un sospiro.
- Ok amico, stai ridendo. Ne deduco che la notizia è positiva... giusto? -
- Non dirò una sola parola di più se prima non avvisi tutti e non dici loro che ci vediamo tra mezz'ora in centro. - 
- Stai cercando di minacciarmi per caso? -
- Muovi il culo, forza! - continuò a ridacchiare.
- Non credere di darmi ordini, sai! -
- Giacomino, chi è il fratello maggiore? - 
Lo sentì sbuffare. - Tu. - disse con un tono non molto convinto.
- E chi ha creato la band? -
- Qui avrei da ridire se permetti. -
- Giacomino, rispetto! - disse in un tono fintamente dittatoriale. 

Era seduto al solito tavolino, fuori dal loro bar di fiducia. Freddo e buio lo accompagnavano, ma il chiodo e il caffè caldo che aveva mandato giù lo riscaldavano. Il primo ad arrivare fu il bassista, Alfredo, muto e taciturno come sempre si sedette accanto a lui, seguito dall'inseparabile Giorgio, il secondo chitarrista della band e un casinista nato, l'esatto opposto del suo migliore amico. 
- E allora, cos'è tutta questa fretta di parlarci? Che devi dirci? Ci sono novità? Belle o brutte? - iniziò a bombandarlo di domande, una sull'altra, così tante che Tommaso smise di seguirlo.
- Frena, frena, frena Giorgio! Mi hai tritato il cervello in tre secondi! -
- Se tu non parli, io chiedo. -
- Ma se non ti fermi tra una domanda e l'altra come faccio a riponderti? -
- Va bene sì, come vuoi. E allora, parli o no? -
- No. -
- Visto che facevo bene a tartassarti? Così ti saresti esaurito tanto che avresti ceduto. -
- Non parla finché non siamo tutti se ancora non l'hai capito. - Conciso e dritto al punto, in pieno stile Alfredo. 
- Ok, aspetterò Giacomo e Davide! - si lasciò cadere su una sedia e chiamò con un gesto della mano il cameriere che si trovava lì vicino. - Possiamo almeno prendere qualcosa da bere mentre li aspettiamo? -
- Ci porti cinque aperitivi, grazie. - dico al ragazzo che nel frattempo si è avvicinato. - Vista l'ora è meglio portarsi avanti con il lavoro. -
- Portarsi avanti con cosa? - Giacomo, sbucato quasi dal nulla, si fiondò sul tavolino per appropriarsi del posacenere e gettarci dentro la sua cicca. - Non avrete mica iniziato senza di me, vero? -
- Guarda, ci avevo pensato! Ma poi ho visto che manca anche Davide e non volevo escluderlo. -
- Invece avresti escluso il tuo fratellino? -
- Con molto piacere. - gli disse con aria soddisfatta.
Giacomo gli fece il verso e poi si accomodò sulla sedia più vicina a lui. - Comunque, possiamo pure iniziare. Davide non verrà. -
- Che significa 'Davide non verrà'? Questa è una cosa seria ed è una cosa per cui serviamo tutti qui insieme. - 
- Allora hai sbagliato giorno. Davide oggi è impegnato a fare una cosa molto più interessante di stare qui a sentire te che fai il misterioso. - usò un tono allusivo che lasciava ben poco all'immaginazione.
- Una tipa? -
- Proprio una tipa. Da quello che mi ha detto è proprio una selvaggia! L'ultima volta che si sono visti... fiù, cazzo, gli ha distrutto il letto e per poco non gli rompeva una costola. -
- Tipetto aggressivo, eh! - rise Giorgio. - Vedremo come tornerà a casa stasera. -
- Beh, a questo punto credo che dovremmo rimandare. -
- Col cazzo! - urlò Giacomo. 
Un'anziana coppia al tavolo vicino si voltò a guardarli orribilata. 
- Questa cosa riguarda tutti, non possiamo parlarne senza Davide. -
- Senti un po', parliamoci chiaro. Quello è a scopare senza pudore con una misteriora ragazza che pare cresciuta in mezzo agli uomini primitivi. Non credi che siamo stati già puniti abbastanza, quando ha deciso di non invitarci per condividere queste gioie? -
- Sei un infoiato. Per caso hai ancora in circolo gli ormoni dell'adolescenza? - commentò Giorgio.
- Spiritosone. Resta il fatto che non ho intenzione di sprecare il mio tempo perché lui ha altro da fare. -
- Su questo ha ragione. - lo sostenne Alfredo. 
- Va bene, ragazzi. Vorrà dire che vi dirò quello che devo e poi ne discuteremo insieme a lui. -
- Oh, finalmente si è convinto! Prima di iniziare devo dirti un'ultima cosa. -
- Sei un rompipalle. Dimmi. -
- La mamma mi ha chiesto di dirti se le puoi chiamare e dire quando andrete a riprendere Rose. Lei stasera dovrebbe uscire e... -
- Che hai detto? - il sangue di Tommaso si gelò.
- Anche mamma ha diritto di uscire, eh! -
- Cosa hai detto prima di mamma che esce. Rose è ancora con lei? -
- Sì, Simona ha detto che ha avuto un imprevisto. Non te l'aveva detto? -
Tommaso non rispose.
   
 
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