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Autore: Miss Fayriteil    06/11/2013    1 recensioni
Questa storia è nata un po' per caso, volevo provare a scrivere un romanzo rosa, nello stile di Lauren Weisberger o Sophie Kinsella, che mi piacciono molto. Mi sono ispirata un po' anche alla coppia che amo di più in Grey's Anatomy. Capirete perchè. La trama... è un romanzo, una storia d'amore. La donna single che trova l'amore della sua vita. Spero vi piaccia!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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L’amore di una madre. Anzi due
 

 
La prima volta che Erica arrivò in casa di Ali e Dana erano passati esattamente quattro mesi da quando le due l’avevano vista in ospedale. Sei settimane prima un’assistente sociale aveva visitato la casa e alla fine aveva detto alle due donne che molto facilmente la bambina sarebbe stata loro. Poi un giorno era suonato il campanello e sulla soglia c’era la solita assistente sociale con la neonata tra le braccia.
  «Probabilmente sarà vostra, ma per ora ve la lascio in affido» disse. Ali le si avvicinò quasi di corsa e la prese subito, con il cuore che le scoppiava dalla gioia. «Ciao Erica» mormorò con le lacrime agli occhi. Dana corse nella stanza che avevano preparato per lei e portò in soggiorno la culla con le ruote.
  «Tesoro, prova a metterla qui dentro» disse alla moglie. Ali si avvicinò alla culla e vi depose dentro la bambina addormentata. Dopo le ultime indicazioni sulle sue abitudini, rimasero a guardarla per un po’, incantate, e alla fine decisero di salutare e ringraziare la giovane donna. Rimaste sole loro due portarono la culla vicino al divano e vi si sedettero, continuando a guardare la bambina sdraiata sul fondo. «Allora la chiamamo Erica?» chiese Dana.
  «Ti viene in mente un nome migliore?» replicò Ali senza smettere di fissare la bambina. Dana le accarezzò una guancia con un dito e lei storse il naso in una smorfia dolcissima.
  «No hai ragione» osservò. «Erica è il nome giusto. Guardala, è perfetta». Ali annuì guardandole il viso dai tratti delicati e le mani dalle dita minuscole. Ad un certo punto decise di andare nella camera da letto che avevano preparato apposta per l’arrivo di Erica, aprì l’armadio e si mise a guardare tutti i vestitini che le avevano comprato. Pensò a cosa sarebbe successo se avessero deciso che la bambina non poteva stare con loro e il suo cuore saltò un battito. Sarebbe stato il momento più brutto della sua vita, ne era sicura. Tornò in soggiorno e vide che Dana non si era mossa: era ancora seduta e accarezzava distrattamente la guancia di Erica. Sorrise intenerita a quella vista e le mise una mano sulla spalla. Lei sobbalzò. «Ehi, amore» la chiamò. Dana alzò gli occhi con lo sguardo leggermente annebbiato. «Lo sai che anche se adesso smetti di guardarla non scompare, vero? Il fatto è che... è ora di cena e io proverei anche a cucinare qualcosa, ma...»
  «No. Giusto. Hai ragione» disse. Si alzò e si diresse in cucina. «È meglio che pensi a preparare la cena. Poi fra poco dovremo anche darle da mangiare. Quella tizia ha detto che di solito mangia alle otto». Ali la seguì e le disse: «Ti amo tanto». Era una giornata magnifica e si era resa conto che era da un po’ di tempo che non glielo faceva sapere. Dana sorrise.
  «Lo so, anch’io» rispose dandole un leggero bacio sulle labbra. Ogni tanto voltava la testa e guardava la culla, dove sapeva che dentro c’era sua figlia. Sua figlia. Sua e di Ali. Era madre, le faceva ancora un po’ impressione a pensarlo. Era ancora in affido, tecnicamente, ma lei la considerava sua da quel giorno in ospedale. Nel periodo che avevano aspettato prima di quel momento avevano ricevuto una foto al mese, perchè sapessero come stava crescendo. Le avevano fatte vedere al resto della famiglia al pranzo di Natale che quell’anno, per festeggiare il matrimonio e il probabile arrivo di Erica, si era tenuto a casa loro. Guardando le fotografie Taylor e Tracy avevano squittito deliziate varie volte, mentre gli altri si congratulavano con loro e Benji non faceva niente per dissimulare il suo orgoglio. Invece Deena e Sam erano elettrizzati all’idea di avere una nuova cugina. Leah era ancora troppo piccola per capire di cosa stessero parlando, ma sarebbe stata di sicuro la più vicina a Erica.
 
 
  Ripensandoci, ad Ali sembrava quasi incredibile che adesso fosse davvero lì, in casa con loro. E che probabilmente ci sarebbe rimasta ancora per molti, molti anni. Era sicura che non l’avrebbe lasciata andare via di casa molto presto. «Al college andrà vicino a casa, così tornerà a dormire qui» disse.
  «Ali... ehm... lo sai, vero, che primo Erica non è ancora ufficialmente nostra e che soprattutto ha solo quattro mesi?» replicò Dana. «Direi che prima di preoccuparci del college abbiamo ben diciotto anni per sapere come sarà la sua vita».
  «Sì hai ragione» disse Ali, lanciando anche lei un’occhiata alla culla. Le sfuggì un leggero sorriso. «Il fatto è che ancora non mi rendo conto che lei sia davvero qui, a casa con noi. Mi sembra troppo bello per essere vero... Sono così felice».
  «Lo so» rispose Dana. «Anche io lo sono. Fai una cosa, scaldale il biberon, d’accordo? Devi versarci dentro l’acqua e la polvere, mescolare, metterlo nello scaldabiberon e premere il pulsante. È una cosa talmente facile che secondo me anche tu puoi essere in grado di farlo».
  «Lo sai» rispose Ali mentre eseguiva tutte le operazioni necessarie, «non mi piace per niente il tono che usi. Credo che dovresti darmi un po’ più di fiducia. Adesso che c’è anche la bambina, credo che alcune cose in cucina potrei farle anch’io».
  «Sì hai ragione» sospirò Dana accendendo il forno per scaldare il pollo. «Un giorno di questi ti insegnerò a cucinare. È una cosa che dovresti saper fare, perchè è utile. Io non ci sono tutti i giorni e tu non puoi andare avanti a pasti precotti. Soprattutto adesso che c’è Erica».
  «Sì infatti, per quello lo dicevo. Non voglio che prenda anche lei queste abitudini. Poi io vorrei davvero imparare a cucinare. Non dico le cose meravigliose che fai tu, ma giusto il minimo per sapermela cavare da sola». Dana le sorrise e cominciò a preparare l’insalata. Nel frattempo Ali apparecchiava la tavola. Aveva appena finito, quando Erica si svegliò e cominciò a piangere. Visto che Dana era impegnata, Ali corse subito da lei e la prese in braccio. Capì che aveva fame, per il fatto che non smise di piangere quando lei l’ebbe sollevata e perchè si portava il pugno minuscolo alla bocca. Allora la portò in cucina, prese il biberon e si sedette. Saggiò la temperatura sul polso e cominciò a darle da mangiare. Fu uno dei momenti più emozionanti per lei, vedere quella bambina che prima piangeva e non appena lei le aveva avvicinato il biberon aveva iniziato a succhiare avidamente e si era improvvisamente calmata. Mentre mangiava, piantò gli occhi in quelli di Ali e non li tolse finchè non ebbe finito. Anche Ali continuava a guardarla, sembrava che non esistesse altra cosa al mondo. Non credeva che avrebbe potuto provare un amore altrettanto forte come quello per sua moglie, ma guardare quella creaturina dai grandi occhi chiari tra le sue braccia la fece ricredere. Seppe immediatamente di avere il cuore diviso in due, da una parte Dana e dall’altra Erica. Se una qualsiasi delle due parti se ne fosse andata in qualche momento, lei ne sarebbe morta. Sentì dei passi alle sue spalle e poi la voce di Dana, venata d’emozione.
  «Ma guardatevi, siete davvero deliziose!» esclamò. Ali alzò lo sguardo e le sorrise. Poi guardò di nuovo Erica e vide che aveva svuotato il biberon. Si stirava con gli occhi socchiusi e un’espressione serena sul viso. Ali se l’appoggiò contro la spalla e prese a batterle gentilmente sulla schiena per farla digerire. Come se non avesse mai fatto altro in tutta la sua vita. «Perchè non facciamo una foto?» propose. «Noi tre, come una vera famiglia. Sperando che sia la prima di una lunga serie. Dai vai a prendere la macchina fotografica, approfittiamone intanto che è ancora sveglia».
  Dana annuì e corse a prendere la macchina. La impostò sull’autoscatto poi corse a sedersi accanto alla moglie. Sorrisero entrambe e, quasi avesse capito cosa stava succedendo, anche Erica le imitò. Subito dopo Ali la passò a Dana e andò a vedere la fotografia. «Ehi, stava sorridendo!» esclamò. Dana guardò la piccola come se avesse ricevuto la notizia più bella del mondo. Si alzò in piedi continuando a guardarla. «Stavi sorridendo, Erica! Sì, amore, sorridevi!» le disse. La bimba socchiuse gli occhi e scoppiò a ridere. A quel suono sia Ali che Dana la guardarono incredule. «Ha riso» balbettò la prima. «Hai-hai sentito anche tu? È il primo giorno a casa con noi e già ride! L’assistente sociale non avrà niente di cui lamentarsi quando verrà a trovarci il mese prossimo, giusto?»
  «Direi proprio di no» rispose Dana, ancora stupefatta. «Sei la nostra bambina, Erica, nessuno potrà metterlo in dubbio. E nessuno ti porterà via da noi». Se l’avvicinò al viso e le diede un bacio sulla guancia. Lei sorrise ancora e si stiracchiò, poi chiuse gli occhi. Dana sapeva che avrebbe dovuto metterla nella culla, ma non riusciva a lasciarla andare. Alla fine si convinse e la depositò piano sul materasso, ma non si mosse, pronta a riprenderla nel caso si fosse svegliata di nuovo. Ali le si avvicinò e la spinse al tavolo della cucina. «Noi non la vizieremo, tesoro» le disse, fingendosi arrabbiata e puntandole un dito contro il petto. «Mia figlia non sarà una principessina, sarà una bambina come tutte le altre! Ti conviene ricordarlo». Dana annuì e si sedette. «Ci proverò. Ma è talmente carina, come fai a non volerla tenere in braccio ogni momento?»
  «Lo so, credimi» rispose Ali prendendole una mano. «Ma davvero, lo faccio per lei. E per noi». Dana annuì, si alzò e servì la cena. Mangiarono in silenzio, gli sguardi di entrambe correvano continuamente alla culla, ma Erica non si svegliò. Quando ebbero finito ed ebbero anche sistemato la cucina, decisero di guardare un film e solo alla fine lei decise di annunciare di nuovo la sua presenza. Scoppiò a piangere e Dana corse a prenderla in braccio. «Dev’essere cambiata» annunciò e nel dirlo sembrava che avesse ricevuto un premio. La portò sul fasciatoio e Ali le andò subito dietro. Dopo che l’ebbero cambiata la tennero a lungo in braccio, soprattutto Ali, al che Dana ridacchiò e osservò: «Cosa dicevi prima a proposito del non viziarla?»
  «Hai ragione» rispose Ali. «Adesso la metto nella culla e la faccio addormentare da lì. Deve imparare,  giusto? Non dobbiamo viziarla e non la vizieremo». Dana annuì e le passò un braccio attorno alle spalle. La fecero addormentare, poi decisero di andare a dormire.
  Perciò portarono Erica nella sua stanza, misero un baby monitor sul davanzale accanto a lei e presero l’altro da mettere in camera loro. Si prepararono entrambe e si misero sotto le coperte. «Pensi che avremmo dovuto farla dormire con noi?» chiese Ali.
  «Amore, abbiamo preso il baby monitor con il video apposta» rispose Dana. «Non c’è nessun bisogno di farla stare in camera nostra. Lei dorme ed è troppo piccola per capire dove si trova. Se si mette a piangere la sentiamo. Lo tengo sul mio comodino che ho il sonno più leggero. Va bene?»
  «Okay. Hai ragione tu, è meglio così. Ora... dormiamo o montagne russe?» chiese Ali con un sorrisetto malizioso. Dana le lanciò uno sguardo e per tutta risposta iniziò a spogliarsi. Ali ridacchiò e la imitò subito. All’improvviso si avvicinò a lei e la baciò. Non sapeva perchè ma le sembrò di essere tornata  a quando stavano insieme da poco. «Sei così sexy stasera...» mormorò.
  «Dev’essere la maternità che mi dona» rispose Dana. Ricambiò il bacio e le disse: «Anche tu sei molto sexy. Probabilmente la maternità dona anche a te». Prese Ali per le spalle e la fece sdraiare sul materasso. Le infilò le dita tra i capelli e la baciò di nuovo. Ali le allacciò le braccia attorno al collo e sorrise. «Quando Erica sarà abbastanza grande le farò vedere Grey’s Anatomy» commentò.
  «Sì, mi sembra un’ottima idea» disse Dana con approvazione. Ali sorrise e cominciò a baciarla sul collo. Fecero l’amore a lungo, fu uno dei momenti più belli per entrambe. Quasi per inaugurare la prima notte nella casa nuova Erica dormì tutta la notte svegliandosi solo alle otto, quando ormai anche Ali e Dana si erano alzate per andare al lavoro. O meglio, Ali si era alzata per andare al lavoro e Dana come ogni mattina l’aveva imitata per semplice solidarietà e per prepararle la colazione. Era una delle tante cose che Ali amava di sua moglie. Nel momento stesso in cui uscirono dal letto Erica si mise a piangere, perciò corsero entrambe nella sua stanza, preoccupate. In realtà aveva solo fame, perciò Ali la prese e la portò in cucina per darle da mangiare, mentre Dana preparava la colazione.
  Alla fine Ali uscì quasi di corsa perchè si era attardata con Erica e alla fine rischiava di arrivare in ritardo al lavoro. Tina non sapeva niente dell’arrivo della bambina nella sua vita, ma dubitava che anche se l’avesse saputo, questo avrebbe cambiato qualcosa nel modo di fare del suo capo. Infatti quel giorno Tina si comportava nello stesso modo di sempre e quando Dana la chiamò a metà mattina si mostrò molto infastidita. Lei rispose: «Ciao tesoro, che succede?»
  «Ali dove tieni il biberon di Erica? Sta piangendo da mezz’ora perchè ha fame, ma non lo trovo. Dammi almeno un indizio: è in cucina?» le disse Dana piuttosto agitata. Lei di solito stava a casa al mattino quindi era praticamente ovvio che sarebbe stata lei a occuparsi di Erica mentre Ali era al lavoro. Aveva preso un permesso speciale al ristorante per stare a casa con la bambina finchè sua moglie non tornava dal lavoro. Avevano pensato di cercare subito un asilo nido, ma come Ali aveva fatto giustamente notare l’assistente sociale avrebbe badato a tutto per decidere di lasciarla a loro due e mandarla all’asilo fin dai primi giorni che l’avevano in affido non era certo il modo migliore per fare una buona impressione. Quindi avevano trovato quella soluzione e Dana ne era felicissima: le piaceva immensamente l’idea di qualche ora con Erica, solo loro due.
  «Sì, Dana, è in cucina. È nell’armadietto sopra il lavandino. Quello a destra, sul secondo ripiano a sinistra. Dovrebbe essere dentro allo scaldabiberon, li ho messi via insieme. Se non è lì è nella lavastoviglie, controlla» rispose Ali. Sentì dei rumori in sottofondo e pochi secondi dopo Dana le disse che l’aveva trovato, la ringraziò e riappese.
  Ali riprese a lavorare con un leggero sorriso stampato in faccia che non le andò via per tutto il resto della mattinata. Non vedeva l’ora di tornare a casa dalla sua famiglia, però le piaceva anche pensare alle due donne della sua vita a casa da sole. Tina la lasciò in pace, tranne un momento in cui la chiamò nel suo ufficio per farle fare delle fotocopie di certi appunti, a suo dire assolutamente indispensabili. Era un incarico lungo, ma almeno non aveva bisogno di concentrarsi. “Infila il foglio, chiudi il coperchio, schiaccia il bottone”. Mentre eseguiva tutti questi gesti in modo meccanico continuava a pensare a Dana ed Erica. Le sembrava incredibile che la bambina fosse in casa loro da meno di un giorno e che l’avessero vista solo due volte prima di quel momento. Le sembrava di conoscerla da sempre, anche quasi da prima che nascesse. E Dana... ormai non riusciva quasi più a ricordarsi di come fosse la sua vita prima di incontrare lei. E non era in grado di immaginarsi la sua vita senza di lei. Ma non gliel’avrebbe detto: era una di quelle cose che non si dicono alla propria moglie.
 
 
Più tardi durante l’intervallo per il pranzo Ali era nella caffetteria e ricevette un’altra telefonata da Dana. Sorrise prima di premere il tasto di risposta. «Cos’altro non riesci a trovare?» le chiese.
  «Come?» replicò Dana leggermente spiazzata. Poi sembrò capire. «Oh! Oh, no no va tutto bene! È solo che... hanno chiamato le nostre mamme poco fa. Prima Taylor e poi Tracy».
  «Che cosa?!» esclamò Ali sbigottita. «E... e che cosa volevano?» per Tracy non era preoccupata, ma sapeva per certo che Taylor non chiamava mai solo per salutare.
  «Secondo te?» disse Dana. Sospirò e aggiunse: «Venire a trovarci, no? E non lo so per certo ma temo che si siano messe d’accordo e verranno insieme. E tua madre mi ha anche detto che quando torni ti richiama perchè vuole parlare con te».
  «Sì lo immaginavo» disse Ali. Se l’era aspettato, era sicura che prima o poi Taylor e Tracy avrebbero cominciato a reclamare il loro ruolo di nonne. Salutò Dana e riattaccò. Era contenta che Taylor volesse andare a trovarle, ma l’idea di incontrarla le faceva venire sempre un po’ di ansia. E si era anche resa conto che sua madre e Tracy erano diventate grandi amiche da quando Tracy aveva cercato di convincerla della normalità della relazione tra le loro figlie.
  Ali pensò a tutto questo per il resto del pomeriggio e anche mentre tornava a casa. Quando aprì la porta scoprì che Dana la stava aspettando con Erica in braccio. Le si strinse il cuore a quella vista.
  «Ehi Erica» disse Dana alla bambina. «Hai visto chi c’è? Dì: ciao mamma. Bentornata!»
  «Ma che bel comitato di accoglienza» osservò Ali baciando sua moglie e sua figlia mentre si toglieva la giacca. Subito dopo Dana le mollò in braccio Erica e corse a vestirsi. «Devo scappare al ristorante!» gridò dalla camera da letto. Tornò nel soggiorno, prese la borsa, baciò le altre due e uscì sbattendo la porta. Ali andò in cucina sempre tenendo la bambina tra le braccia. «Bene, amore» le disse. «Adesso siamo solo io e te. Che facciamo? Cominciamo a vedere se la mamma ci ha lasciato la cena». Aprì il forno a microonde e vide che sì, Dana le aveva lasciato una porzione di polpettone che doveva solo essere riscaldata. Ringraziandola mentalmente apparecchiò la tavola per sè e cenò in fretta. Dopodichè cominciò a preparare il biberon per Erica, sapendo che di lì a poco avrebbe iniziato a piangere per la fame. Dato che lei ormai aveva finito anche di sistemare si sedette sul divano davanti alla tv, aveva deciso di guardare Grey’s Anatomy che nell’ultimo periodo aveva leggermene trascurato, mentre dava da mangiare a Erica. Era tutto calcolato, infatti notò che poco dopo la bambina si era voltata rapita verso la televisione, forse catturata dai colori e dalle voci. «Sei proprio mia figlia, Erica» osservò Ali, con una leggera risata. La bambina la guardò e continuò imperterrita a mangiare.
  Quando Dana tornò a casa qualche ora dopo le trovò addormentante entrambe sul divano. Sorrise commossa e come prima cosa prese Erica in braccio e la depositò nella culla, pregando perchè non si svegliasse. Visto che le sue preghiere erano state esaudite tornò in soggiorno per svegliare Ali. Prima pensò di svegliarla nel solito modo, scuotendole una spalla, ma poi decise di farlo in un modo più romantico. Perciò si sedette accanto a lei e le diede un dolce bacio sulle labbra. Ali si mosse leggermente e aprì gli occhi. Poi sorrise. «Ciao» disse.
  «Ciao» rispose Dana. Le passò un braccio attorno alle spalle e aggiunse: «Io sono appena arrivata e Erica sta dormendo. Andiamo a letto? Ti vorrei dire una cosa...»
  «È una cosa brutta?» chiese Ali improvvisamente preoccupata. Dana trattenne a stento un sorriso.
  «Non direi» rispose. «No. Vieni dai, te lo dico quando siamo sotto le coperte». Ali assentì perciò andarono nella loro stanza e dopo essersi preparate andarono a letto. A quel punto Dana decise di abbandonare l’aria indifferente e si mostrò per quella che era davvero: una donna che aveva appena ricevuto la più bella notizia della sua vita.
  «Allora?» le chiese Ali. «Si può sapere cosa ti è successo?»
  «Ali hai presente Dominic?» fece Dana con voce emozionata.
  «Sì è... il tuo capo-chef, giusto?» chiese ancora Ali e Dana annuì. Le prese le mani e la guardò dritto negli occhi. «Il mese prossimo va in pensione» disse. «E indovina chi prenderà il suo posto?»
  «Stai scherzando?» esclamò Ali a bocca aperta. Dana scosse la testa e lei la abbracciò. «Oh tesoro, sono così orgogliosa di te! Sarai capo-chef!»
  «Già, non sai come mi sono sentita quando me l’ha detto. Cioè un po’ me l’aspettavo, in fondo ero la seconda persona più importante lì dentro, però insomma... è sempre emozionante». Ali annuì e la baciò felice per lei e poco più tardi spensero le luci e si addormentarono quasi subito, non prima di aver controllato che il baby monitor di Erica fosse acceso e funzionante.
 
 
Il giorno dopo Taylor chiamò ancora per sapere quando poteva andare a trovarle. Ali le disse che il pomeriggio seguente andava bene, quando lei fosse tornata dall’ufficio. Sapeva già che la prima cosa che sua madre avrebbe fatto sarebbe stato controllare come loro due stavano crescendo la bambina. La cosa che la consolava era che l’aveva fatto anche con Benji entrambe le volte. Quindi il fatto che stesse crescendo con due donne non avrebbe dovuto essere un problema. Più tardi scoprì che Taylor sarebbe andata a casa loro insieme a Tracy, che voleva “vedere come stavano le ragazze”. Perciò le due “ragazze” si prepararono in anticipo a quello che, ne erano sicure, sarebbe stato un pomeriggio molto impegnativo. Era il giorno libero di Dana, sicuramente era per questo motivo che avevano scelto proprio quel pomeriggio per andarle a trovare.
  Quindi il giorno seguente, alle sei, Ali si era da poco sistemata dopo essere tornata dall’ufficio e in quel momento era suonato il citofono. Dana andò a rispondere e di lì a poco Tracy e Taylor erano nel loro soggiorno, con degli enormi sorrisi stampati in faccia e dei regali per Erica. Quando le vide Ali non potè fare a meno di sorridere. Era felice di vederle, soprattutto di vedere sua madre. Quest’ultima si avvicinò alla sdraietta dove avevano messo Erica che non dormiva e si guardava intorno tutta interessata. «Oh, ma guardatela, quanto è bella! Ragazze posso prenderla un attimo?»
  «Certo certo! Non farti problemi!» esclamarono Dana e Ali in coro e quasi in falsetto. In realtà non sapevano nemmeno loro perchè avessero parlato così. Comunque fu un pomeriggio piacevole, Tracy e Taylor si dimostrarono delle ottime nonne e Ali non avrebbe potuto essere più felice di così, neanche sforzandosi. Guardava parte della sua famiglia riunita lì, sua madre, sua suocera, sua moglie e sua figlia, tutte nella stessa stanza. Erica faceva dei gran sorrisi a tutte loro e Ali pensò ancora una volta, non tanto che quella bambina avesse finalmente dato un senso alla sua vita, perchè non era assolutamente così, ma che fosse la punta di perfezione che mancava nella sua vita che in quel periodo era davvero meravigliosa.
  Poco più tardi Tracy e Taylor se ne andarono e Ali crollò immediatamente sul divano. Non sapeva nemmeno perchè, ma ogni visita di sua madre, anche la più piacevole, la stremava. Era sempre così.
  «Ho la faccia di chi è stato investito da un camion? Perchè mi sento così» disse a Dana dopo un lungo silenzio. Dana rispose tenendo gli occhi chiusi e la testa appoggiata allo schienale. «Probabilmente ce l’abbiamo tutte e due. Ma che cos’hanno le nostre mamme? Perchè ogni loro visita mi distrugge fisicamente e mentalmente? Non capisco!»
  «Sai me lo chiedo anch’io» ribattè Ali alzando debolmente il braccio sinistro e lasciandolo ricadere subito dopo. «Non hanno fatto assolutamente niente di che, oggi, eppure sono esausta».
  Dopo un po’ Dana si alzò e si trascinò in cucina per preparare la cena. Ali la seguì per apparecchiare la tavola e dopo aver dato da mangiare a Erica cenarono anche loro. Dana si mise a raccontare un po’ come sarebbe stato il suo lavoro una volta che fosse diventata capo-chef, ma Ali la ascoltava con un orecchio solo. Le era appena venuta in mente una cosa che la preoccupava tremendamente.
  «Ali, tutto bene?» le chiese Dana a un certo punto, leggermente infastidita dal fatto che chiaramente la moglie non la stava ascoltando. Ali si voltò verso di lei.
   «Sì bene» rispose, «mi stavo solo chiedendo... lei non avrà problemi, vero? Erica?»
  «Che cosa intendi dire?» le chiese Dana con aria perplessa. Ali lanciò un’occhiata alla culla e sospirò.
  «Non credi che... magari quando sarà un po’ più grande... sentirà la mancanza di un padre?»
  Dana ammutolì per un istante. Poi replicò: «Se intendi una figura maschile nella sua vita, primo è una femmina e una cosa del genere succede più facilmente ai maschi e secondo avrà due nonni e due zii che vedrà il più possibile. Se invece intendi un genitore... se noi saremo delle brave mamme, non avrà bisogno di nessun altro». Le prese una mano e la strinse forte. «Non aver paura, andrà tutto bene».
  Ali sorrise suo malgrado. «Grazie tesoro» disse. «Hai ragione. Erica non sentirà la mancanza di qualcosa che non ha mai avuto, giusto? Io... io ho paura che le persone non... non siano pronte, che abbiano dei problemi. Magari quando la manderemo all’asilo nido. Io non voglio che nostra figlia si senta discriminata, nella sua vita».
  «Ali capisco quello che vuoi dire ed è quasi impossibile che nessuno la discriminerà. È una cosa che succede e succederà sempre. Ma noi faremo di tutto perchè questo, se succederà, non la renda una persona triste. Lei starà bene, Ali. Te lo prometto». Lei sorrise di nuovo stringendo la mano di Dana con entrambe le sue. Non aveva idea di come con poche parole riuscisse sempre a sistemare le cose. Era un dono, ne era sicura.
  Quella sera si sentiva un po’ più tranquilla. Aveva pensato a quella piccola paura fin da quando avevano saputo che avrebbero avuto Erica in affidamento, ma fino a quel momento non aveva mai osato esprimerla ad alta voce, forse per paura di suonare ridicola. Ma alla fine si rese conto che era stata una buona idea. Non aveva idea di cosa le avrebbe riservato il futuro, ma visto quello che era successo nell’ultimo periodo, non poteva che pensarci con gioia. Sarebbe andato tutto bene, aveva una bellissima famiglia ed era sicura che il destino avesse in serbo altre sorprese per lei. Sperando ovviamente che fossero belle il più possibile.
 
 
 
 
 
NdA: ecco il nuovo capitolo! So che può sembrare che mi fossi dimenticata di questa storia, ma non è così! Ahah! XD Solo che ho scritto un'altra storia e sono stata impegnata con l'università. Voi vi eravate dimenticati di me? Spero di no! Have fun!
  
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