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Autore: Clara_Oswin    06/11/2013    1 recensioni
Dal capitolo 1
“Di quel che successe dopo, ricordavo molto poco… dopo aver svelato ad Eric la mia vera identità non è cambiato nulla. Ha deciso di sposare ugualmente lei . Mi tuffai in mare e ritornai dalla mia famiglia, le mie sorelle, mio padre, Sebastian Flounder… Rimasi nella mia stanza a piangere credo per settimane. Ma poi capii che anche nel profondo del mare, arriva un raggio di sole..”
Se le cose non fossero andate come noi sappiamo, ma in maniera diversa? se Eric avesse scelto Vanessa e non Ariel? Cosa potrebbe succedere?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariel, Eric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questioni di Sangue

-dimmi perché! – gridò il ragazzo disperato. La ragazza nascondeva il viso sul suo petto, gli occhi erano chiusi.
-mi rimangono due ore… è questa la cosa più importante da sapere? – diceva calma la ragazza. Ariel aveva appena spiegato la situazione, non tralasciando nessun dettaglio, non voleva avere segreti, voleva che lui sapesse la verità. Arren le strinse le spalle – Ariel, stai per morire e non posso sapere perché non si può fare nulla? – Forse qualcosa che Ariel non gli aveva rivelato c’era, ma lo aveva fatto per proteggerlo, un ultimo atto d’amore verso di lui.
Non guardarlo negli occhi era l’unica magra consolazione, non vederlo forse era un bene.
- Forse posso ancora salvarti… - farfugliò lui.
-non ti azzardare! Non lo permetterò! – gli disse decisa. Arren era stranito, perché mai non voleva essere salvata? Perché rifiutava di dirgli in che modo poteva salvarla?
-tu non me lo permetterai? – disse ironico. – non puoi impedirmi di salvarti. – continuò lui.
- posso impedire che tu muoia per me. – sospirò lei.
Arren le mise due polpastrelli sotto il mento, alzandole il volto. Ariel aprì gli occhi e lo guardò, in attesa che proferisse parola.
– lo sai che morirei per te. –
Era serio, aveva il tono autorevole; di colpo tutta la sua sicurezza le venne a mancare, si sentì così piccola e smarrita davanti a quell’affermazione...
Non disse niente, non riuscì a ribattere.
Abbassò nuovamente il capo chiudendo gli occhi riprendendo posto fra le sue braccia.
- Se potessi prenderei il tuo posto. – appoggiò la testa sulla sua e le accarezzò i capelli.
-c… che gruppo sanguigno hai?- chiese timorosamente lei
- ahah, cosa c’entra adesso?- rise lui – sono 0 –
Ariel si staccò da quell’abbracciò e lo spinse verso la finestra. – vattene… vai via. – gli disse seria. Sapeva che quel gruppo sanguigno era il gruppo di cui aveva bisogno ma sapeva anche che lui di sangue ne aveva perso fin troppo con l’intervento. No, non avrebbe permesso che le donasse il sangue.
Arren rise – perché mi stai cacciando via? –
- ho bisogno di un motivo valido? – chiese lei seria
Lui si fermò di colpo – Si – non si mosse più di un solo centimetro, nonostante Ariel lo spingesse con tutte quelle poche forze che aveva in corpo, lui era nettamente più forte di lei. Ariel arretrò sedendosi sul letto, affaticata e stanca.
-ho capito! Ho capito tutto! – gli occhi del ragazzo biondo si illuminarono tutt’ ad un tratto. – non so ancora come, ma il mio sangue ti salverà. – le sorrise e poi si tuffò fuori dalla finestra in cerca di un medico. Inutili furono i richiami di Ariel, oramai era troppo tardi.

****
Il medico era arrivato e aveva iniziato a preparare le procedure per la trasfusione del sangue; era stato preparato un letto accanto al suo, probabilmente li doveva distendersi lui. Erano rimasti 40 minuti… gli ultimi 40 minuti di vita prima di abbandonare per sempre tutto ciò a cui teneva, tutto ciò che amava. Fuori dalla sua camera c’erano re tritone e Arren che discutevano animatamente, peccato che lei fosse troppo debole e incosciente per poter sentire.
-per fare una trasfusione ci vogliono almeno 4 litri di sangue nel corpo che lo deve donare, figliolo, tu ne hai 3; uno lo devi donare, sai bene che con soli due litri potresti…? – il re non continuò dato che aveva già fatto intuire dove volesse arrivare. Quel ragazzo era un dono dal cielo, poteva salvare la sua preziosa e amata figlia, ma  a quale prezzo?
-vostra maestà, avrei voluto trovare una migliore occasione per parlarvene, ma forse quest’occasione non ci sarà mai in seguito. – iniziò Arren in tono serio – io, sono innamorato di vostra figlia, vorrei chiedervi la sua mano. –
Il re lo guardò, il tempo scarseggiava e doveva fare al più presto. – lei ricambia ? – chiese semplicemente senza andare per le lunghe con tutti i soliti discorsi.
-si. Io stesso la amo più della mia stessa vita, e se il mio sangue può davvero salvarle la vita, glielo darò tutto. – il ragazzo lo guardava serio, - la morte non mi spaventa. –
-Quanto coraggio, sei proprio il degno nipote di tuo nonno. – sorrise amaramente il re. – io, vi do la mia benedizione, sicuramente tieni molto a mia figlia, e se questa brutta vicenda avrà un lieto fine, sarò lieto di celebrare io stesso le nozze. – dopodiché entrò nella stanza sperando in un miracolo.
Arren si stese nel letto vicino a quello di Ariel, tutte le sue sorelle erano rimaste fuori, non potevano entrare durante l’intervento.
Ariel era incosciente sul letto – andrà tutto bene, vedrai… - la rincuorò Arren prendendole la mano. Il medico iniziò ad operare, tutto sommato l’operazione non era molto difficile, Arie aveva collegati due tubi che avevano compiti differenti, uno svuotava il suo corpo dal sangue infetto che era diventato nero, l’altro immetteva nel suo corpo il sangue sano di Arren. L’operazione iniziò.
I tubi si colorarono di rosso intenso, il tubo che prelevava il sangue di Ariel era nero, avrebbe dovuto continuare a prelevare il sangue fino a che non fosse cambiato di colore e diventato rosso. Con una siringa furono prelevati da Arren dei campioni di Anticorpi, per essere poi immessi nel corpo della ragazza.
Procedendo con l’operazione il corpo di Ariel sembrava ritornare più roseo, quello di Arren invece diventava sempre più bianco e debole. Mancava poco alla fine, questione di minuti, la mano di Ariel adesso stringeva quella di Arren, ma la sua era immobile.
aprii gli occhi, dal principio vedevo tutto appannato, mio padre mi guardava. – “Ariel ! i tuoi occhi sono di nuovo azzurri! Sei salva!” – scostai il capo verso Arren, stringevo ancora la sua mano nella mia. Era immobile. Non si muoveva. Sembrava… morto. –“Arren?” – nella mia testa gridai il suo nome, ma nella realtà fu appena un sussurrò. Lo chiamai più forte ma non ricevetti risposta. Guardai mio padre che scuoteva il capo. Capii che qualcosa non andava bene. Avevo ancora tutti i tubi attaccati, tubi che non ricordavo di avere addosso. In realtà ricordavo poco del perché fossero attaccati. Mi avvicinai a lui e lo scossi delicatamente. – Arren! Svegliati ti prego! – erano le parole più comuni da dire, ma in quel momento erano le uniche a cui riuscivo a pensare. Era disteso, sembrava addormentato, il viso pallido. I tubi che non portavano più sangue.-no! No! NOOOO! – gridai impazzita. –no non può essere morto! No! Padre! Perché lo hai permesso! – appoggiai il capo sul suo petto. Era così freddo. – sapeva a cosa andava incontro … era disposto a donarti tutto il suo sangue se fosse stato necessario. – mi rispose così mesto, così sinceramente che non volli credergli. Papà uscì dalla stanza per andare a chiamare un medico. Dopo l’operazione si erano allontanati tutti per lasciarci riposare.
 Per lasciarmi riposare. –Arren non puoi! Io non volevo! – le braccia conserte sul suo petto, i miei capelli rossi che lo circondavano, e i suoi occhi che non si aprivano nonostante lo chiamassi a gran voce.

-perché mi hai fatto questo? Sarei dovuta morire io!- ero disperata. –SAREI DOVUTA MORIRE IO!! – gridai più forte piangendo e battendo i pugni. Appoggiai la mia guancia sul suo petto e con gli occhi chiusi mi abbandonai al mio dolore.
 Forse ero troppo impegnata a piangere, o forse disperata da rifiutare qualunque speranza o segnale. Ma lo sentii chiaro, - tu-tum - tu-tum- tu-tum - . era il suo cuore. Il suo cuore che batteva, quindi non era morto! Sollevai il volto per guardarlo.
-“non ti libererai….. così facilmente….. di me.”-
Arren aveva gli occhi chiusi ma quelle parole erano indubbiamente state sussurrate da lui. Respirava con fatica ma almeno era vivo.
-Arren! Oh Arren! – Ariel sollevò il capo dal suo petto, aveva tutti gli occhi rossi e gonfi – io non volevo questo! – gli accarezzò il volto.
-finchè morte non ci separi… - sussurrò lui aprendo gli occhi. – e ancora non è arrivato quel momento. – sorrise debolmente. Ariel sorrise, riusciva a farla sorridere anche nei momenti peggiori, questa era una delle sue doti migliori. Gli scostò una ciocca di capelli biondi dagli occhi per poterli guardare meglio.
- siamo eterni, non immortali. Non farlo mai più… - gli accarezzò la guancia con il dorso della mano.
-fare cosa? Salvarti la vita? – inarcò le sopraciglia
- tentare di morire. – rispose lei.
- ah, ecco, perché non puoi impedirmi di salvarti, sappi che lo continuerò a fare. – le sorrise ridendo.

Ariel stava per ribattere ma nella stanza entrarono il dottore e il re. Subito entrambi rimasero sconvolti nel vedere Ariel in piedi con tutti i tubi ancora attaccati, e sicuramente rimasero sorpresi in positivo vedendo quel coraggioso ragazzo vivo.

-Principessa! Distendetevi immediatamente! Dobbiamo rimuovere tutti i tubi!. – la rimproverò il medico facendola sedere.

- no, vi prego, io posso aspettare, adesso sto bene. Dedicate le vostre attenzioni a lui! – gli chiese quasi supplicandolo.

Il medico si voltò verso il ragazzo e poi verso il re per avere un suo assenso. Iniziò subito a togliere tutti i tubi che vi erano stati collegati e a chiudere i buchi con le garze. Adesso il povero Arren assomiglia a una mummia con tutte quelle fasciature, eppure aveva un sorriso beota stampato in faccia. Ariel era viva e stava bene, Lui era vivo e se la cavava e cosa che ancora Ariel non sapeva… non ufficialmente si erano sposati. Il re acconsentendo al loro matrimonio in pratica li aveva sposati, la festa era orami una formalità, finalmente Ariel era solo sua, per sempre. Il medico finì di medicare anche Ariel, adesso i ragazzi dovevano riposare molto,  prima però Arren doveva essere riportato in infermieria.
-“ehh certo… il ragazzo è molto debole… un trasporto potrebbe essere pericoloso al momento…” – parlò il medico in privato al re.
-“dite di lasciarlo qui? cioè in camera con mia figlia!? “ – dopotutto il re era anche un padre, e aveva anche lui le sue preoccupazioni.
-“eh… almeno per oggi si…” – il medico fece spallucce.
-“Se proprio lo ritenete necessario…” –disse il re perplesso.

****
Nei corridoi adesso c’era un gran silenzio, la frenesia e l’agitazione iniziale era passata. Tutto taceva, o quasi tutto; in una stanza, due ragazzi ancora svegli stavano parlottando.
-“ahahah, poverino, sei tutto fasciato!” – rideva Ariel comodamente abbracciata al soffice cuscino. Arren le rivolse uno sguardo scherzoso –“ e tu sei di nuovo piena di lividi! Ahahah “ – Lei gli sorrise stringendo gli occhi, abbracciò di più il cuscino beandosi di quel momento di tranquillità.

-“vorrei essere quel cuscino” –
-“cosa?” – lo guardò Ariel da un letto all’altro.
-“ti abbracci tanto con quel cuscino … uff uff… sono geloso!” – rise di gusto lui

Ariel gli fece l’occhiolino –“ di che ti lamenti! Tu sei sempre il mio cuscino! Anzi , a dir la verità sono stupita che tu sia rimasto in questa stanza con me.”-

-“ti riferisci al fatto che dovevo essere spostato in infermeria?”
-“si”-

-“Ariel… avrei preferito trovare un altro momento, magari con la giusta atmosfera, ma adesso credo di scoppiare… non posso trattenermi dal dirtelo.”

Ariel fece la faccia incuriosita.

-“avanti, allora dimmi”-

-“ho chiesto a tuo padre la tua mano, e lui ha acconsentito a sposarci personalmente”.-

Ariel sgranò gli occhi dallo stupore misto a felicità.

-“se non fossi per più di tre quarti fasciato, verrei ad abbracciarti” –

Da un letto all’altro si guardavano incessantemente, annullando quella  distanza tra di loro. Ariel gli sorrise, inclinò leggermente il cuscino, sprofondò con il viso nel suo interno morbido, e con la mano sinistra lo circondò completamente.

-“fai finta di essere questo cuscino”-
-“no vieni tu qui, non sono bravo ad immedesimarmi…”-

Mi alzai dal letto nonostante una gran pigrizia, mi diressi piano verso il suo. –“e ora?” – gli chiesi una volta seduta. Lui si spostò di lato alzando la coperta –“ed ora fai di me il tuo cuscino”.- arrossii un po’ quando mi disse così, mi accucciai con lui sotto le coperte. Mi allungai un poco per posargli sulle labbra un bacio leggero –“ e va bene… ma solo questa volta” – gli sussurrai. Appoggiai le mani sul suo torace, leggermente appoggiai anche il capo, non volevo fargli male sulle ferite. Mi abbracciò anche lui e stretti, in quel soffice tepore, cullati dai battiti dei nostri cuori, ci addormentammo in breve, come due bambini.”

 

 

Ok immagino dover scrivere qualcosa,
credo che questo sia il penultimo capitolo... quindi il prossimo l'ultimo. 
per il prossimo capitolo avevo pensato di fare una specie di capitolo lungo un bel pò dato che era quello finale, circa 5000 parole; 
se poi non si sa mai mi venisse in mente un qualcosa che non ho potuto scrivere aggiungerò un capitlo extra, ma se lo metterò vi avviserò nell'ultimo capitolo. per quanto riguarda il 12 capitolo ancora ho scritto solo 1000 parole ma sarò comunque puntuale nella consegna.
 
Spero che anche questo capitolo via sia piaciuto, 
Baci pesciosi a tutti! 
A presto!

 


p.s. Ragazzi aiuto! ho problemi con la formattazione, con word ho impostato una bella interlinea da 1,15; quando lo importo qui la perdo e non so come rinseriral con l'editor, ho provato con l'italic come formato e mi inserisce l'interlinea però mi rende tutto il testo corsivo, ed io non voglio!! consigli per risolvere il problema? grazie 
  
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