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Autore: Milla Chan    06/11/2013    2 recensioni
E se improvvisamente piombasse in casa tua il Te Stesso di 600 anni prima?
Una coppia in crisi, un incantesimo piantagrane, un bambino e un libro da trovare.
Uno scoppio fragoroso e inaspettato lo fece rizzare in piedi e, immediatamente, con una velocità sorprendente, qualcosa crollò dal soffitto e rotolò sul pavimento.
Lukas trattenne il fiato e si spalmò contro il muro, spostando gli occhi sconvolti prima sul buco sopra la sua testa, poi sull’uomo steso sul parquet, tra i pezzi di intonaco e legno.
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Islanda, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lukas fu svegliato da un rumore insistente. Aprì stancamente gli occhi e la figura di se stesso che frugava nel cassetto del comodino lo fece balzare in piedi. Ci mise un attimo a ricordarsi di ciò che era accaduto il giorno prima e trascinare fuori dalla stanza l’altro norvegese, senza fare rumore per non svegliare Mathias.
“Cosa diavolo stai facendo.” sussurrò a denti stretti, chiudendo la porta dietro di sé.
Norvegia guardò la porta chiusa storcendo la bocca, con un velo di dispiacere. “Ero sveglio da un po’, quindi mi sono chiesto cosa potesse tenere il me stesso più vecchio di 616 anni nel tavolino accanto al letto. Cos’erano quei cosi impacchettati, rotondi e piatti e trasparent-?”
“Sei sveglio da un po’? Ma sono le sette.”
Norvegia alzò appena le spalle. “Il sole si è alzato. Ma a proposito di vecchiaia, mi interessa sapere un po’ di cose da te... “ iniziò con calma, voltandosi e scendendo silenziosamente le scale. “... Per esempio: come ti senti? Hai qualche acciacco dovuto alla tua vecchiaia?”
“Sono vecchio, ma non così tanto...” rispose stizzito mentre attraversavano il salotto e lasciavano che Danimarca dormisse paciosamente su uno dei due divani.
“Ti vedo un po’ più alto di me, ma non di molto, presumo che in più di sei secoli tu abbia fatto grandi passi avanti.”
Entrarono in cucina e chiusero la porta per non disturbare i danesi con i loro discorsi.
“Beh, direi proprio di sì, ne sono successe di cose... Però non credo sia un bene parlartene, potrei influire troppo sullo scorrere degli eventi e forse non è una buona idea.”
“Credo tu abbia ragione.” sospirò l’altro mentre si sedeva. Sul suo volto, i lineamenti d’un tratto si ammorbidirono e un sorriso debole gli si disegnò sulle labbra. “Qui non c’è Islanda -chissà quanto è cresciuto-, non ci sono né Svezia né Finlandia e ho capito che è successo qualcosa. Magari se ne sono andati, dev’essere stato triste. Però sai, sinceramente mi rassicura vedere che tu e Danimarca siete ancora legati dall’Unione.”
Lukas si irrigidì e versò del caffè appena fatto in una tazza. “In realtà non è proprio così, siamo due Nazioni ben distinte, due regni indipendenti.”
Norvegia socchiuse le labbra e lo guardò spaesato. “Ma vivete nella stessa casa.”
“L’Unione è finita molto, moltissimo tempo fa.” mormorò cupo, posandogli davanti una tazza di latte. “Molto prima di quanto tu possa immaginare.”
Norvegia rimase a guardarlo con un velo di inquietudine e uno strano pallore in volto. “Perché finirà? Non saremo felici?”
L’altro norvegese esitò e fece un mezzo passo indietro, distogliendo lo sguardo. Accennò alla porta della cucina, o meglio a chi dormiva oltre essa. “Il potere può davvero fare brutte cose.”
“Comunque io e Mathias viviamo in questa casa da qualche decennio come una comune coppia di uomini, senza alcun legame politico, soltanto perché... ci amiamo ancora.”
Lukas cambiò immediatamente discorso e tirò fuori qualche sacchetto di biscotti da un armadietto accanto al fornello. “O almeno, crediamo di amarci.” aggiunse greve, quasi sovrappensiero.
Crediamo? Caro me stesso, le notizie che mi stai dando questa mattina non mi fanno per niente presagire un futuro florido.” replicò scettico, continuando a non toccare la tazza di latte davanti a sé e ricevendo così un’occhiata interrogativa da parte dell’altro norvegese, che però venne ignorata. “Cosa c’è che non va con Danim-... Mathias?”
“Non è più come prima, ma non intendo stare qui a parlarne con t- ...me stesso.” tagliò corto Lukas. “Mi pare una situazione troppo strana.”
Norvegia inarcò pacatamente le sopracciglia e poggiò le mani sulle ginocchia. “Allora raccontami altre cose, non intendo fare un’esperienza del genere senza imparare nulla.”
“Sei più curioso di quanto mi ricordassi.”
“Tu cosa faresti se capitassi 616 anni nel futuro?”
Lukas lo guardò fisso con la fronte contratta. “Sinceramente ne sarei intimorito.”
“E lo daresti a vedere?”
“No.”
“Ecco. Nemmeno io.” concluse piegando appena gli angoli della bocca verso l’alto.
Lukas rispose con un altrettanto minuscolo sorriso. Se non l’avesse vissuto in prima persona, non ci avrebbe mai creduto. Un dialogo con se stesso? Che assurdità. Inoltre, con lui riusciva ad essere relativamente aperto -sicuramente più che con qualsiasi altro straniero-, era come avere davanti a sé un’ombra antica, evocatrice di ricordi splendidi e dolorosi, un membro della famiglia che viveva da sempre. Lo conosceva, ma non l’aveva mai visto.
Guardò il fondo della tazza del proprio caffè e si chiese perché mai l’altro non avesse toccato la colazione.
 
Mathias scese fischiettando le scale, arrivando così in salotto, e l’altro danese ormai sveglio gli diede il buongiorno con un grande sorriso assonnato.
“Me stesso!” esordì Matt con il tono di chi ritrova un vecchio amico.
Gli si avvicinò e gli passò un braccio attorno alle spalle, sedendosi accanto a lui sul divano sul quale aveva dormito. “Hai passato una buona notte? Oggi continua la ricerca del pargolo! Non preoccuparti, non può essere troppo lontano.”
“Sai cosa? Ci andrebbe del buon idromele per festeggiare quando lo ritroveremo!”
“Ah, idromele, da quanto non lo bevo!”
“Dopo compreremo una dozzina di bottiglie e berremo tutti insieme come una grande, vecchia, doppia famiglia!”
Mathias sorrise e annuì con veemenza.
“A proposito, caro me moderno, spiegami un po’ com’è la situazione qui! Dove sono gli altri?”
“Gli altri?”
“Svezia, Finlandia e il piccolino. Sono in qualche viaggio?”
“Oh. Loro. Beh, cerca di capire che sono passati tanti anni e sono cambiate tantissime cose, insomma... Siamo tutti stati indipendenti, ora.”
Il volto radioso di Danimarca si spense per un secondo solo, per poi ritornare a brillare con un sorriso storto.
“Ah, capisco, siete rimasti solo tu e Norge...”
“No, no...” Mathias frenò il suo entusiasmo con una risata inquieta e si grattò nervosamente la testa. “Come dire...”
“Nah, non voglio sapere che razza di unioni strane e complicate ci siano in questi tempi! Raccontami qualcosa di davvero interessante.”
“Islanda! Il nostro Eirik è diventato così grande, dovresti vederlo, scommetto che rimarresti a bocca aperta e-“

La porta della cucina si spalancò e da essa uscirono i due norvegesi.
“Un Mathias è già rumoroso. In due siete insopportabili.” sibilò Lukas, con le braccia incrociate.
Danimarca si alzò sorridente dal divano e gli andò incontro a braccia spalancate.
Lukas sgranò gli occhi, ma riprese il controllo di se stesso quando lo vide passargli accanto e abbracciare l’altro lui.
“Mi sono svegliato e non c’eri, non farlo mai più!” ridacchiò Danimarca, strusciando la fronte contro il suo collo e riempiendolo di baci.
Qualcosa in Lukas si scosse in modo violento osservando quella scena. Li scrutò accigliato, incredibilmente stupito nel vederli così radiosi, anche Norvegia, pur mantenendo la sua tipica espressione seria. Distolse lo sguardo.
Norvegia e Danimarca si sedettero al tavolo della cucina e il norvegese si portò finalmente alla bocca la sua tazza di latte, come se qualcosa dentro di lui si fosse improvvisamente sbloccato e lo avesse reso più tranquillo. La passò al compagno come se fosse stato un gesto quotidiano e Lukas gridò dentro di sé che non ce n’era affatto bisogno. Se l’avessero chiesto, avrebbe benissimo potuto dare un po’ di latte anche a lui. Rimase tuttavia a guardarli e li trovò teneri e dolci, mentre parlavano con quel tono confidenziale e Norvegia lo rimbeccava senza cattiveria.
 
Mathias era talmente assorto a guardare l’espressione rapita di Lukas che sussultò quando voltò il capo e si scontrò con i suoi occhi.
Sembravano riflettere un’anima ansiosa, piena di tormenti, aveva quasi osato pensare disperata.
“Buongiorno.”
“’Giorno.”
Lukas sembrò voler aggiungere qualcosa, ma si guardò le mani in un gesto nervoso e lasciò perdere, salendo le scale e stringendo forte la balaustra.
Mathias rimase seduto sul divano da solo e spiò per qualche attimo la coppietta in cucina. Sembrava che per loro il mondo fosse sparito.
Reclinò il capo sullo schienale e pensò che era vero, le piccole cose fanno la differenza, le piccole cose che vanno perdute finiscono per creare una voragine, poco alla volta. Non sarebbero dovuti arrivare i loro stessi del passato per farglielo capire.
 
Sentì un rumore concitato arrivare dal piano superiore e Lukas scese di fretta le scale con il cellulare in mano e gli occhi spalancati e frenetici.

“Vèstiti, si va in Islanda.”

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Angolo autrice.
°A° Eccomi! Mi avete contattata ovunque per sapere quando avrei aggiornato Time Out, e ora eccomi qui <3
Vi ringrazio tantissimo, sono davvero felice di vedere che ci tenete alla storia, spero di non avervi deluso!
I nostri bellissimi norvegesi! I nostri bellissimi danesi! Non so se sciogliermi o ficcarmi uno scalpellino del cuore(cosa?) ;A;
Insomma, fatemi sapere come vi è sembrato e cosa vi dice il vostro cuoricino <3
Un bacio a tutte! 
   
 
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