Pigna,
pizzicotto, manicotto, tigre ~
~ once upon another tale.
III
Giorni
di scuola
{ Sono le scelte che facciamo, Harry, che
dimostrano quel
che siamo veramente, molto più delle
nostre capacità. }
# Incantesimi
Si
era aspettato di tutto, davvero di tutto,
ogni sorta di difficoltà e di ostacoli – persino di rivelarsi un Magonò; ma se qualcuno gli avesse detto, qualche settimana
fa, che il suo problema più grande a Hogwarts sarebbe
stato questo probabilmente gli avrebbe
riso in faccia.
L’aula è piena di oggetti volanti: piume per il
livello base e cuscini per gli allievi più portati, ma il tizio grande e grosso
che per qualche oscuro motivo chiamano ‘Gambedipesce’
è riuscito a far schizzare in aria il professore in persona. Hiccup mordicchia la bacchetta cercando di recuperare il
controllo. Non può cedere adesso, avanti; non è un motivo serio per pensare di mollare tutto.
«Devi farlo al contrario» sussurra Rapunzel nel banco accanto al suo, mostrandogli lentamente
il ruotare sicuro del polso: è riuscita a padroneggiare l’incantesimo al terzo
tentativo. «Prova a farmi da specchio.»
E Hiccup prova. La
guarda e cerca di muovere la mano sinistra specularmente alla destra di lei,
maledicendo il suo ennesimo fallimento, quello di non essere mai riuscito a
diventare almeno ambidestro.
«Non ci credi abbastanza!» Rapunzel
si ferma e lo guarda con aria severa; intorno a loro c’è una tale confusione
che non devono neppure sforzarsi di tenere bassa la voce. «Non pensare di dover
fare diversamente perché la tua maniera è sbagliata. Devi pensare che la tua maniera è quella giusta, altrimenti
non riuscirai mai in niente.»
Hiccup ricambia lo sguardo in
silenzio, favoleggiando su un gesto estremo come l’alzarsi in piedi, gettarsi
ai suoi piedi e abbracciarla di fronte a tutta la classe in subbuglio, perché
nessuno gli ha mai detto nulla del genere e anzi,
tutti l’hanno fatto crescere nella consapevolezza del contrario – che non è il
mondo ad adeguarsi a te, sei tu a doverti adeguare al mondo, è così che vanno le cose.
A meno che
tu non uccida un drago.
Prima che le sue confuse idee folli possano
tradursi anche solo in una parola di ringraziamento, Rapunzel
sorride e gli mostra daccapo il movimento della mano e della bacchetta. «Dai, riprova.
Voglio che entro domani riusciamo a fare una gara di cuscinate magica, noi
due!»
E Hiccup riprova.
# Trasfigurazione
Il
suo fiammifero è diventato ago da un pezzo, ma gli altri sono ancora alle prese
con le basi. L’insegnante, rimasta rigida alla cattedra fino all’ultimo minuto,
si è rassegnata a incamminarsi tra i banchi per correggere pronunce e posizioni
di bacchette; Jack si dondola sulle gambe posteriori della sedia, guardando la
ragazza dalla parte opposta dell’aula che tamburella sul banco con le unghie
smaltate di nero. Anche lei ha svolto in pochi minuti quel loro primo vero
test. Quando la curiosità si fa insostenibile, lascia ricadere la sedia con un
piccolo tonfo e strappa un pezzo di pergamena, sul quale si china a
scribacchiare una domanda.
Pochi secondi dopo, il biglietto è tra le mani
di lei.
Tutti i
vampiri sono bravi in Trasfigurazione?
La vede sorridere e impugnare la sua piuma per
scrivergli una risposta; si volta a controllare che la prof gli dia ancora le
spalle, constata che è tutta presa dai miseri tentativi dei gemelli Thorston e si volta di nuovo, in tempo per intercettare il
ritorno del biglietto.
Un vampiro
deve pur avere un qualche talento, per ottenere un permesso speciale di
frequentare Hogwarts.
Jack ridacchia pianissimo, colpito dalla sua
capacità di soprassedere così sui pregiudizi che la circondano. Le lancia uno
sguardo e vede che ora il suo sorriso è rivolto direttamente a lui.
E io che
pensavo bastasse minacciare il preside di succhiargli il sangue.
Si solleva per dare più slancio al tiro; lei
afferra il foglio al volo e poco dopo glielo restituisce nello stesso modo.
Mio padre
ha dovuto assicurargli il contrario, anche se non ci ha messo molto entusiasmo.
Ancora lui.
Che
soluzione banale.
Ancora lei.
È quella che
chiamano realtà, Jack. (Ti chiami Jack, giusto?)
Alcuni studenti hanno preso a osservare il loro
silenzioso scambio, approfittando del diversivo per dimenticare per un attimo i
loro fiammiferi; molti fanno scorrere dall’uno all’altra degli sguardi sconcertati.
Quasi nessuno ha instaurato un vero contatto con Mavis fin dalla sera dello
Smistamento, quando le candele della Sala Grande hanno illuminato la sua pelle
bianca e i suoi canini appuntiti. Di solito lei resta sola, nella sala comune
di Serpeverde, e Jack non è certo che le sue compagne
di dormitorio non la tengano a distanza con spicchi d’aglio appesi ai
baldacchini. Si chiede ancora una volta come abbia potuto resistere all’impulso
di mordere loro il collo per puro dispetto, ma probabilmente la risposta si
trova nello sguardo tranquillo che Mavis gli rivolge in questo momento.
Stavolta le risponde soltanto strizzandole
l’occhio.
È qui da un mese, più o meno, e non fa che
incontrare gente che gli dimostra che essere se stessi non è un male per nessuno.
Ama Hogwarts.
# Pozioni
Se
non altro ha già capito qual è la materia che le piace meno.
Hiccup sembra sempre seccato
quando si tratta di scendere nelle segrete e sorbirsi due ore di fuoco lento e ragni
morti, però poi riesce a destreggiarsi senza problemi con la preparazione
dell’intruglio di turno, e il professore, sempre pronto a commenti più acidi
dei suoi filtri, ogni volta passa accanto al suo piano di lavoro senza nessuna
parola di biasimo. Rapunzel invece si è già
assicurata l’antipatia imperitura di quell’uomo inquietante, con i suoi capelli
troppo lunghi e le sue mani troppo impacciate: è abituata a mescolare colori
per dipingere, non lingue di rospo e code di salamandre!, e poi non sa restare
ad aspettare che una pozione fermenti contando i minuti senza fare altro. Ha
davvero l’impressione che, se non fosse per Hiccup
che le bisbiglia suggerimenti al riparo del calderone, la bocciatura sarebbe
assicurata.
Peccato che il professore non si lasci
imbrogliare facilmente.
«Ti avevo detto di non aiutare la tua compagna,
signor Haddock. Cinque punti in meno per Corvonero. E adesso filate a lavare le attrezzature.»
La classe si alza rumoreggiando e Rapunzel si concede qualche brontolio. Insieme a Hiccup s’incammina verso la fontana a forma di bocca di gargoyle, in fondo alla segreta.
«Mi dispiace» mormora Hiccup
senza guardarla, mentre si chinano a risciacquare mortai e pestelli nell’acqua
gelida dando le spalle all’aula.
«Non dire così» lo rimprovera lei, «se non mi
avessi aiutata ce ne avrebbe tolti dieci, poco ma sicuro.»
«Non dovete prendervela.» A parlare è un ragazzo
di Tassorosso, alto e con i capelli neri, appena
arrivato al lavatoio con le proprie cose – a Rapunzel
piace che alcune lezioni mescolino le Case: nel caso specifico, le dà l’idea di
non essere la sola ad attirare l’attenzione del professore. «Fa così perché voi
siete di Corvonero, e per antonomasia i più
intelligenti, quindi una minaccia per la vittoria di Serpeverde
alla fine dell’anno...»
Hiccup fa la faccia di chi
giunge di colpo a un’illuminazione. Rapunzel si volta
a guardare il ragazzo: ha un’aria simpatica, ma sta fissando con un po’ troppo
interesse i suoi capelli. Sorride alla battuta, ma non sa se sorridere a lui –
non si è ancora abituata a tutti quegli sguardi, pur sapendo che dovrebbe
averlo fatto, ormai...
«Beh, meno male che siamo i più intelligenti»
sbuffa, raccogliendo e asciugando le attrezzature pulite, «me ne ricorderò la
prossima volta che non saprò preparare una pozione da sola.»
Il ragazzo dai capelli neri ridacchia.
# Erbologia
La
serra numero uno è così piena di profumi, di colori e di rumorini strani che Merida trova difficilissimo concentrarsi. Il fatto poi che
la lezione consista nel semplice studiare le proprietà di una piantina di
aconito rende l’ambiente circostante ancor più distraente.
Il Tassorosso con cui
divide il tavolo non fa che scribacchiare appunti, ma deve aver notato il suo
continuo guardare qua e là, perché a un tratto alza lo sguardo e la imita. Merida lo intercetta e lui si stringe nelle spalle.
«Pensavo cercassi qualcosa in particolare, e
volevo aiutarti» la stuzzica a mezza voce.
Lei non avverte il minimo imbarazzo. Si assicura
soltanto che la professoressa sia fuori portata d’orecchio, prima di rispondere
all’allusione con la pura e oggettiva verità.
«Scusami, sai, se penso che l’aconito non sia la
cosa più interessante qui dentro.»
Il ragazzo sorride e di colpo cambia argomento, come
se non avesse fatto altro che aspettare il momento giusto per le presentazioni
ufficiali. «Tu sei Merida, giusto? Ti ho vista spesso
con quei due di Corvonero, sai, quello con le
lentiggini e quella con i capelli lunghiss...»
Merida non gli dà il tempo di
finire la frase. «Sì, e allora?» Non le piace che la gente parli dei capelli di
Rapunzel. Come se di lei contassero solo i capelli.
«Oh, niente! Dicevo così» si schermisce lui. «Li
ho conosciuti a Pozioni. Sembrano simpatici.»
Merida si rilassa; forse non
si tratta dell’ennesima persona ansiosa di conoscere le più segrete motivazioni
che si celano dietro l’aspetto di Rapunzel. Posa la
piuma sulla pergamena ancora intonsa e gli tende la mano. «Il mio nome lo sai.
Il tuo qual è?»
Lui la stringe avvolgendola quasi completamente
con le dita, lunghe e agili, da musicista. «Once-ler.»
Questa volta scoppia a ridere. D’accordo, ne ha
già sentiti di strani, ma...! «E che
razza di nome è, Once-ler?»
«Di certo un nome intriso di personalità,
signorina Ferguson. E ora vorresti gentilmente tornare alla tua piantina?»
La voce della professoressa, spostatasi
silenziosa alle loro spalle, la fa sussultare. Merida
si sforza di obbedire, ma ancora una volta non è imbarazzata. Il fatto è che
questa scuola non riesce a non emozionarla, e qui anche parlare per la prima
volta a un compagno si rivela un’esperienza degna di nota. Once-ler, poi, ha un sorriso così simpatico.
La piantina di aconito se ne sta tranquilla nel
suo vaso sopra il tavolo, cercando inutilmente di focalizzare su di sé la sua
attenzione.
# Difesa contro le Arti
Oscure
«Hai
preso il mio posto. Di nuovo.»
Per via della sortita in bagno dell’insegnante,
la classe di Serpeverde ha invaso l’aula ben prima
dell’uscita dei Grifondoro; si sa, le vecchie faide
sono dure a morire, ma Jack ha ignorato l’istantaneo rinascere dei bisticci
quotidiani tra le due Case per dirigersi subito al suo posto preferito – e lì,
non per la prima volta, ha trovato una Merida
ritardataria alle prese con uno zaino riempito alla rinfusa.
Lei non lo guarda neanche, ma non si lascia
intimidire. «Fino a prova contraria sei tu che sei venuto a prendere il mio.»
«Ah, beh, quanto a questo, se aspetto ancora un
po’ dovrò correre a cena...»
«Tu ti approfitti del fatto che nonostante tutto
ti trovo divertente, Frost.» Merida si alza con tutta
calma, incurante dell’accigliarsi di lui all’uso del cognome – non gli piace il
suo cognome, odia il suo cognome, possibile che nessuno se ne sia ancora accorto? – e comincia ad allontanarsi tra
le fila di Serpeverde che le fanno ala come a una
qualche strana creatura contagiosa. «E comunque farei volentieri a meno di
perdere il mio tempo qui, il programma di quest’anno è di una noia mortale...
Sono i vampiri quelli che voglio combattere, non i Pixie
e gli Avvincini.»
Jack la guarda farsi strada sulla scia degli
altri Grifondoro e aspetta fin quasi l’ultimo secondo
prima di gridarle una risposta alle spalle.
«Io ho un’amica vampira, sai.»
Già oltre la porta, Merida
si volta a lanciargli uno sguardo attonito, con uno svolazzo dei riccioli
tutt’attorno al viso; d’altro canto non sembra più sorpresa dei Serpeverde che circondano Jack. La comparsa del professore
sulla soglia e il suo invito ad affrettarsi impedisce commenti, ma Jack
distingue una risatina ormai familiare da qualche parte dietro di sé, una
risata che sa di bianchi denti aguzzi.
Si siede sulla sedia ancora calda del corpo di Merida, ben deciso a non sorridere.
# Storia della Magia
Questa è la materia più noiosa
di tutte e nessuno potrebbe dire il contrario. Hiccup
cerca di resistere e prendere appunti finché può; Rapunzel
ha già perso gran parte dell’entusiasmo iniziale e ora chiacchiera a bassissima
voce con la sua amica Audrey – solo Gambedipesce
scribacchia nomi su nomi e date su date: la lezione non è neanche a metà e lui
ha già consumato due rotoli interi di pergamena e quasi tutta una boccetta
d’inchiostro, e la sua concentrazione non si è smussata di un pollice.
Hiccup stiracchia le gambe
sotto il banco, sperando di non farsi notare. Ha perso il filo. Il professore,
del resto, non accenna a voler dare spazio a eventuali domande: prosegue
imperterrito nella sua cronaca nuda e cruda e con quella sua voce monocorde
riuscirebbe a far suonare scialba persino la storia della fondazione di Hogwarts. Tanto vale rassegnarsi.
Sempre più spesso s’impone di distogliere lo
sguardo dai capelli di Rapunzel, che a onor del vero sono una distrazione degna di questo nome –
tutti, in classe e al di fuori, hanno già lanciato almeno un paio di occhiate
perplesse a quella chioma così bizzarra, «persino
per una Corvonero» – e suo malgrado si ritrova a
osservare quelli di Audrey e a constatare che sono quasi della stessa tonalità
di rosso di quelli di Merida. Poi si rende conto che
se continua così lo prenderanno per una specie di maniaco, e no, grazie, lui ha
già dato al mondo abbastanza motivi per considerarlo uno ‘strano’. Torna ad
abbassare gli occhi sul banco e soltanto in quel momento si accorge di un
pezzetto di pergamena che sporge da un piccolo foro nel legno.
Il professore continua a parlare e Hiccup afferra al volo un nome, lo trascrive nei suoi
appunti senza avere la minima idea di cosa lo colleghi a tutto il resto e
subito dopo si dedica alla difficile estrazione del biglietto. Ci perde un po’
di tempo e già è grato allo sconosciuto scrittore di avergli dato almeno un
motivo per non crollare per qualche minuto ancora.
Quando la pergamena è ben spiegata tra le sue
dita – nessuno si è accorto di niente: la noia là dentro è più spessa della
nebbia che ammorba le segrete durante Pozioni – viene alla luce un messaggio
che per poco non lo fa scoppiare a ridere.
O
intrepido che ti accingi in questo periglioso quanto mortalmente tedioso
percorso, ATTENTO!
Storia
della Magia è quanto di peggio ti aspetta tra queste fantastiche mura. Puoi
farcela solo se sei un secchione mancino pieno di lentigginosa buona volontà,
ma anche così avrai dei problemi, sappilo. Ti scrivo direttamente dal fronte,
ti metto in guardia e ti trasmetto tutto il mio comprensivo appoggio.
Una Grifondoro estremamente annoiata ~
(Se sei
Hic, in bocca al drago: questo è pane per i tuoi denti. Se sei Punzie, passa il messaggio a Hic, grazie. Se sei chiunque
altro, peggio per te, ma magari passa il messaggio comunque. J)
Hiccup quasi soffoca, e
intanto non può fare a meno di immaginare una Merida
che muore di noia e si riprende solo rivolgendo un pensiero ai suoi poveri
amici Corvonero diretti al suo stesso destino. Beh,
perché no? Non è una cattiva idea. E tra l’altro sentirsi dare del secchione
non gli ha mai fatto così piacere.
È già sul punto di passare il biglietto a Rapunzel, ma poi cambia idea, afferra la piuma e, con tutta
l’aria di chi segue intensamente una lezione, comincia a pensare a una risposta
sullo stesso tono.
# Astronomia
Quello
di Astronomia è l’unico corso che i Corvonero seguono
insieme ai Grifondoro, e Merida,
pur sbadigliando costantemente, ha sempre un sacco di cose da raccontare quando
arriva la notte del mercoledì: Rapunzel studia
affascinata orbite e costellazioni, ma non le dispiace mai troppo che le parole
dell’amica la distraggano ogni volta. Naturalmente ciò è però un disturbo per,
beh, altri, e anche stavolta la
professoressa si ritrova costretta a dividerli; e così ora Hiccup
prende posto mogio mogio accanto a un ragazzo Grifondoro, Merida saluta con la
mano Gambedipesce e Rapunzel
scuote il capo sorridendo in una postazione vuota, proprio in fondo al
terrazzo. Non le dispiace troppo neanche restare sola insieme al suo telescopio.
La lezione si svolge senza ulteriori intoppi
finché lei, sollevandosi dalla mappa in cui ha segnato la posizione di Nettuno,
volge lo sguardo alla balconata e si lascia sfuggire uno strillo.
Tutti si voltano, ma non vedono nulla di strano.
Rapunzel accenna in fretta dei gesti perché credano
che la sua tempia si sia violentemente scontrata con il telescopio – è facile
crederci, cose del genere le capitano di continuo – e solo al via libera,
quando anche Hiccup e Merida
hanno già distolto gli occhi, si volta ancora verso il punto in cui tre secondi
fa ha visto Jack.
«Dove sei finito?» borbotta, sporgendosi – e
dall’altro lato della balaustra le dita bianche di Jack issano le sue braccia, il
suo busto e così via, finché i loro occhi si trovano allo stesso livello.
«Ehi, biondina, vedi di non urlare tutte le
volte che mi vedi.»
Rapunzel vorrebbe mangiarselo
seduta stante, ma trova più saggio assicurarsi prima che nessun altro lo abbia
visto. Appurato che è così, lo fulmina con gli occhi e abbassa la voce fino a
un sussurro.
«Che cosa diavolo sei venuto a fare quassù? Non
è la tua lezione.»
«Oh, lasciami pensare» sogghigna Jack,
dondolando una gamba oltre il parapetto, «una scena del genere non l’abbiamo
già vissuta?»
«C’è poco da ridere! Se ti vedono ti spediscono
dritto dal custode, e allora sì che riderò io.»
«In effetti sono abbastanza tranquillo finché so
che ci sei tu a coprirmi.»
Rapunzel si sente arrossire e
ringrazia mentalmente il buio. Lancia un’altra occhiata alla classe e alla
prof, quindi al telescopio e alla mappa abbandonati. Cerca di comportarsi come
se niente fosse successo, e riprende con Nettuno da dove l’aveva lasciato.
«Non mi hai risposto» sibila. «Che ci fai qui?»
«Pensavo che un aiutino ti sarebbe piaciuto.
Sono bravo in Astronomia, e vedo che Hic è lontanuccio...»
Rapunzel apre la bocca per
obiettare che ci vede benissimo anche da sola, ma proprio in quel momento Jack
la raggiunge alla postazione, guida la sua mano sul telescopio e sposta il suo
punto di vista di qualche grado a est. Davanti agli occhi di lei sorge la luna,
piena e bellissima.
«Ecco il vero
motivo per cui sono quassù» sussurra Jack. «A te non dà l’impressione di
nascondere tanti segreti da scoprire?...»
E poi se ne va, veloce e silenzioso come è
apparso, lasciandola lì un po’ seccata a chiedersi che accidenti intendesse
dire.
# Volo
Così
è quella la famosa vampira? Merida la guarda
chiacchierare con Jack mentre il coro di «Su!»
s’intensifica, così come i colpi in faccia. Quei due sono riusciti a farsi
obbedire dalle proprie scope in un attimo, e Merida
rimugina per un po’ sul fatto che non è poi così equo che un vampiro frequenti una scuola di maghi – non per la
questione della specie, ci mancherebbe, però insomma: quella lì deve avere già un futuro assicurato da Animagus, perciò in Trasfigurazione sarà una bomba, e di
certo sarà notevolmente avvantaggiata in Difesa contro le Arti Oscure e ovviamente basterà quel suo stesso
potenziale da pipistrello a sollevarla da terra... Poi si scuote, si
schiaffeggia mentalmente, perché non è giusto pensare così di una persona che
neanche conosce e perché al momento ci sono altre priorità.
Tipo quella di urlare «Su!» più forte di tutte e due le classi messe insieme, balzare
sulla scopa e con un sorriso fare un giretto tutt’intorno a Jack.
Forse ha appena fatto perdere un po’ di punti a Grifondoro, ma quella sua espressione contemporaneamente
divertita e impressionata è senza prezzo.
Spazio dell’autrice
Il
mio bisogno di andare avanti a scrivere questa AU continua a scontrarsi con il
mio (ennesimo) blocco. Così, vi lascio un nuovo aggiornamento nella speranza di
recuperare l’ispirazione perduta. *imbarazzo*
Si parla
di materie e lezioni, come vi accennavo, ed entrano in scena un paio di
personaggi secondari che non potevo non includere: ultimamente ho sviluppato un
amore viscerale per Once-ler e, nonostante in Hotel Transylvania
siano Johnny e Dracula i personaggi che mi sono più entrati nel cuore, anche
per Mavis, al punto che sto seriamente considerando l’idea di scrivere in
futuro su quello che sta diventando un OT6... Ho riflettuto a lungo in
particolare sull’eventualità di rendere Mavis un’umana a tutti gli effetti,
perché non sono affatto certa che un vampiro potrebbe frequentare Hogwarts e condurvi una vita scolastica ‘normale’ – ma poi
ho pensato al Sanguini del Principe
Mezzosangue, e mi sono detta che se un vampiro ha la possibilità di essere
invitato a una festa studentesca come ospite d’onore, beh, allora potrebbe
anche garantire una frequentazione sicura dello stesso ambiente, specie se
dietro raccomandazione! XD In ogni caso mi piaceva troppo l’idea di lasciare
Mavis Dracula così com’è in originale... Penso che prima o poi capirete il
perché. Sempre che riesca ad arrivarci, lol.
Per
quanto riguarda invece le ‘comparse’ di turno, Gambedipesce
e i gemelli Thorston, trattasi degli stessi personaggi
di Dragon Trainer già comparsi
(innominati) in un breve cameo nel primissimo brano del primo capitolo insieme
a Moccicoso.
Avrete
inoltre notato che continuo a non nominare gli adulti e/o insegnanti di turno,
ma che tendo a rispecchiare il carattere di quelli che conosciamo – il
professore di Pozioni potrebbe tranquillamente passare per Severus
Piton, considerato l’accenno di Once-ler al suo essere parziale riguardo Serpeverde...
Il punto è che avevo iniziato a buttar giù una lista di personaggi adulti (tratti
dagli stessi film d’animazione che mi è piaciuto rielaborare qui) che potessero
accostarsi a Silente, a Piton, alla McGranitt e a tutti gli altri – ma mi sono bloccata su Rüf, la Sprite e la Bumb, che non
ho saputo in nessun modo rivisitare. Quindi, insomma, per la cronaca quel tipo
così apparentemente simile a Piton avrebbe voluto
essere Pitch de Le 5 Leggende, ma
meglio mantenere l’anonimato e via. XD
Ah,
un’altra cosa: non ricordo nella maniera più assoluta dove abbia letto che i Grifondoro e i Corvonero seguono insieme le lezioni di Astronomia, né
posso dire se fosse una notizia fondata o una semplice supposizione dei
lettori; ma insomma, mi sembrava giusto che un qualche corso mescolasse anche
queste due Case!, e così l’ho data per buona.
La citazione
iniziale è tratta naturalmente da La
Camera dei Segreti.
Oh,
e – GRAZIE per il sostegno. Seriamente, grazie. Suonerà ripetitivo ma, dopo
tante letture e recensioni come le vostre, non so davvero cos’altro dire. ;///;
Aya ~