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Autore: AryaPotter    07/11/2013    1 recensioni
Un'occasione irripetibile porta Alice nella città che sogna da mesi: Seoul, Corea del Sud.
La passione per il canto la farà entrare nel club di musica dell'Università e un amico squattrinato le darà la possibilità di esibirsi nelle piazze davanti a vere persone. Ma non si può mai sapere chi si nasconde tra la folla...
Sette ragazzi in cerca di qualcosa di sorprendente per il loro prossimo progetto; una ragazza qualsiasi che all'improvviso si ritrova catapultata in un mondo che aveva osato sfiorare solo con l'immaginazione. Cosa li aspetta?
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incontri inimmaginabili - Capitolo 2 
 
La settimana scorse in un turbinio di emozioni: tutti i pomeriggi si erano dati appuntamento nella piazza di Gangnam e avevano cantato fino a sera, raccogliendo sempre più persone e denaro; ormai la spartizione fruttava abbastanza a tutti, con immensa gioia di Jun. Proprio lui, la domenica sera, mentre rimettevano a posto le cose, disse una cosa strana.
-Ci siamo fatti il nostro primo fan- sorrise e ammiccò con la testa verso un ragazzo alto un buon venti centimetri più dell’amica occidentale, appoggiato a un muretto poco distante da loro e che li fissava intensamente.
-Uh…?- completamente assorta nell’analisi della sua ultima performance, Alice ci mise un po’ a realizzare le parole del compagno e quando alzò gli occhi per mettere a fuoco il soggetto del dibattito questi la stava guardando. Per un attimo le si fermò il cuore e qualcosa in quello sguardo le stuzzicò la mente in maniera fastidiosa, come se avesse già visto quegli occhi ma non si ricordasse dove.
-Così bardato non si capisce nemmeno se è carino- commentò scocciata Yong-ja.
-Meglio…- borbottò Gwan Suk senza nemmeno sollevare il proprio di sguardo.
-Quando diventeremo famosi avremo bisogno di un manager, voi due siete completamente incapaci nelle relazioni col pubblico- Jun si voltò verso Alice – ma li hai sentiti?-
La ragazza, però, era ancora imprigionata dallo sguardo del misterioso “fan”. Riuscì a balbettare qualcosa solo quando la lasciò libera, voltandosi per andarsene – Cos…oh sì, li ho sentiti. Hai ragione, Jun-hyung- I tre smisero di botto di fare quello che stavano facendo e la guardarono allibiti. Non si chiamavano in modo formale dal terzo giorno che si erano conosciuti, ovvero più di un mese prima. Yong-ja la squadrò per bene.
-Lo conosci?- le domandò quindi a bruciapelo
-Eh!?- l’amica si riscosse del tutto e riprese, forse con troppa foga, ad arrotolare il cavo dell’amplificatore – figurati…-
-E allora qual è il problema?- Jun le si era avvicinato e dal tono si intuì che lo scombussolamento della ragazza per colpa di quello sconosciuto non gli era piaciuto.
-Non c’è nessun problema- sibilò infastidita la cantante – muoviamoci, ho fame- gli volse le spalle e mise nello zaino il cavo e il microfono.
Jun fece per ribattere ma Gwan lo bloccò prendendolo per un braccio e scuotendo la testa. Lavorarono per un po’ in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Alice si sentiva addosso lo sguardo di Jun e stava per dirgliene quattro quando una voce dietro di lei la fece sobbalzare.
-Scusa…-
Si voltò di scatto e rimase allibita, era il ragazzo di prima. Doveva aver fatto solo finta di andarsene. La ragazza non rispose nulla, un campanello d’allarme che squillava dentro la sua testa avvisandola che c’era qualcosa che doveva ricordarsi.
-Sì?- Jun si avvicinò ai due con fare minaccioso e fu forse questo che la fece riprendere. Lo sconosciuto non lo degnò nemmeno di uno sguardo e continuò a rivolgersi alla ragazza – So che è sconveniente, ma ti spiace se parliamo un attimo? – finalmente gettò una veloce occhiata ai tre che lo guardavano – da soli se fosse possibile-
-N…- fece per iniziare Jun quando venne interrotto dall’amica – è possibile- rispose esalando tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Il ragazzo le sorrise, o almeno, i suoi occhi sembrarono sorridere visto che aveva la bocca coperta da una mascherina, e le fece strada. La guidò fuori dalla piazza, in una via poco trafficata, senza troppi occhi e orecchie indiscrete. Nell’improvviso silenzio, il rumore dei tacchi della ragazza sembrava amplificato e le fece venire i brividi: forse non era stata una bella idea. Quando il ragazzo si fermò quasi gli andò a sbattere contro, non se l’aspettava.
-Scusa…- si affrettò a dire portando le mani tra loro, i palmi rivolti verso di lui in segno di scusa.
-Non voglio farti niente…- disse lui in tono ironico – ma ti devo chiedere di non urlare- si portò una mano alla mascherina, esitò aspettando una risposta.
Il campanello d’allarme nella testa della ragazza suonò ancora più forte, limitandola ad un semplice cenno della testa. Lo guardò portare anche l’altra mano al viso e sfilarsi la mascherina, molto lentamente. Il primo impulso della ragazza fu quello di urlare ma, memore della sua richiesta, si limitò a un verso strozzato portandosi le mani alla bocca per aiutarsi a stare zitta.
-Kyung-oppa…- una voragine le si aprì nello stomaco. Sbatté velocemente le palpebre come per accertarsi che non fosse una visione, ma non era un sogno. Era reale. Lui le sorrise amichevolmente e annuì – Io non…- tentò di dire qualcosa ma fallì. Prese un respiro profondo e ci riprovò – Io non capisco- le era costato praticamente tutto il coraggio di riserva.
-Vorrei che Zico-sshi ti sentisse cantare- disse senza troppi giri di parole il rapper dei Block B.
La sua risposta fu talmente assurda che la ragazza scoppiò a ridere – Ok sto avendo le allucinazioni. Jun deve avermi messo qualcosa nell’acqua- continuava a ridere, al punto che le vennero le lacrime agli occhi. Il ragazzo sorrideva ma scuoteva anche la testa.
-Non ti sto prendendo in giro e non stai avendo le allucinazioni- le disse molto seriamente – è una settimana che vi sento cantare e il tuo timbro di voce è completamente diverso da tutti quelli che si sentono qui in Corea- era partito in modalità professionale. La sua serietà spense anche l’eccesso di ilarità della ragazza – Siamo alla ricerca di qualcosa di diverso e nuovo da inserire nel nostro sound e secondo me Zico-sshi impazzirebbe per la tua voce-
La ragazza arrossì violentemente – Io…- ancora una volta l’emozione la fece balbettare – Ti ringrazio per le belle parole, ma non credo tu stia dicendo seriamente…Andiamo, ci sono moltissime cantanti nel mondo della musica pop coreana che potrebbero andare benissimo per il vostro progetto… - non la fece nemmeno finire. Con un gesto stizzito della mano la interruppe.
-Sono cose già sentite e risentite. Noi cerchiamo qualcosa di diverso e tu sei la quintessenza della diversità- la sorrise come se le avesse fatto un complimento, in realtà lei non era poi così sicura se interpretarlo come tale. Dopo un attimo di silenzio in cui rimase a guardarlo per soppesare la sua serietà, congiunse le dita davanti alle labbra e lo affrontò.
-Mettiamo per un attimo che la tua offerta sia seria – lui fece per ribadire ma lo anticipò – mettiamo che accetto questa tua proposta – mimò le virgolette – non sono una professionista- gli sorrise con il più gentile dei suoi sorrisi – non so molto di musica, ho solo la mia voce, tra l’altro abbastanza comune dalle mie parti, e non sono nessuno. La vostra compagnia non accetterà mai nemmeno di farmi avvicinare alle orecchie di Jiho-oppa- sorrise un’altra volta, stavolta un po’ malinconica – Non penso nemmeno che sarebbero felici di sapere che ti sei camuffato per uscire da solo, in mezzo alla folla, solo per ascoltare dei cantanti di strada- lo vide arrossire – Come immaginavo- si inchinò profondamente, le mani giunte sulle cosce – Ti ringrazio dell’offerta e soprattutto sono davvero onorata che tu sia stato colpito dalla nostra musica, ma non posso accettare- rimase chinata ancora per un po’, quindi si risollevò e senza osare guardarlo, per paura di perdere il controllo sulle emozioni che stava difficilmente tenendo, si voltò per andarsene.
Arrivò quasi all’angolo quando lo sentì raggiungerla a passi veloci – Nuna aspetta!- Imprecando mentalmente si costrinse a fermarsi e voltarsi – Tieni- le mise in mano un biglietto da visita – nel caso cambiassi idea – le sorrise – ah e, non so il tuo nome…-
Oddio, pensò la ragazza sentendosi infiammare le guance – Alice- disse con un filo di voce – Mi chiamo Alice Bisale- chinò il capo, come si confà quando ci si presenta.
-Spero non cambierete luogo dove esibirvi- disse lui dopo un attimo, quindi la lasciò libera di andare. Lei annuì e si voltò, camminando velocemente verso i suoi amici che l’aspettavano curiosi e un po’ preoccupati.
Liquidò le loro domande con un brusco cenno della mano e declinò l’offerta di una cena fuori, come sempre. Tornò direttamente a casa, la testa piena di pensieri e la sensazione che fosse stato tutto solo un orribile scherzo; si rintanò sotto le coperte dieci minuti dopo aver varcato la soglia dell’appartamento ma le ci vollero due ore per addormentarsi. Continuava a fissare il biglietto da visita che le aveva dato il ragazzo e che ora giaceva appoggiato sul comodino vicino il letto. 
  
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