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Autore: AnneC    08/11/2013    3 recensioni
Si può abbandonare il proprio Paese e una volta all’estero cercare qualsiasi cosa che ti tenga aggrappato ad esso?
Si può ripartire da zero, iniziare una nuova vita, creare una nuova versione di te senza sentirsi spaesati e soli in una metropoli che ti attende oltre le finestre?
Riuscirai a ristabilire l’ordine o andrà tutto a rotoli?
Resterai o tornerai indietro?
In ogni battaglia serve qualcuno che ti copra le spalle nei momenti di difficoltà e che esulti con te della vittoria. Ma puoi trovarlo in mezzo ad una folla sconosciuta?
C’e chi riesce nel suo intento e chi invece rimane sconfitto.
Cos’è successo a me? Stavo precipitando, ma qualcuno mi ha portata in salvo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

~•~

You got his heart and my heart.

Trascorrere un weekend tra sole donne, tranne che per quella breve missione al pub, era proprio quello che ci voleva. La ricetta per un fine settimana così?
Basta prendere un’inglese abile a preparare dolci, una spagnola che non sta ferma un secondo, una valanga di chiacchiere, un rifornimento sproporzionato di cibo, una quantità smisurata di risate ed il gioco è fatto. Ah, quasi dimenticavo, occorre aggiungere anche una leggera spruzzata di alcol.
Il risultato di queste tre serate con Rose e Marisol?
Mi ritrovo per strada a correre come una matta! Non ho sentito la sveglia e quando ho aperto gli occhi era già trascorsa una mezz’ora abbondante del mio orario lavorativo, la mia coinquilina dormiva ancora beatamente e la spagnola se ne stava rannicchiata sul divano con le coperte fin sopra la testa.
Prima d’ora non avevo mai capito perché a Londra andassero tutti così di fretta, ma quando mi sono ritrovata a correre sulle scale mobili alla stazione della metro, ho realizzato che probabilmente anche loro fossero reduci da un fine settimana come il mio.
L’accoglienza di Paul non mi sorprende: è dietro al bancone, con le braccia incrociate al petto e scuote continuamente la testa, guardandomi di traverso. Sfodero una faccia da cane bastonato e mi precipito nello spogliatoio, pronta ad affrontare ciò che rimane del mio turno e anche una bella ramanzina dal mio collega.
Quando ritorno nella stanza, noto che tutto è stato addobbato con decorazioni a tema: centinaia di cuori rossi sbucano in ogni dove, le solite tazze si sono tinte di rosso e su qualcuna è comparsa anche qualche scritta romantica. Hanno persino abbellito il bancone con un mazzo di rose rosse e anche i clienti appaiono tutti più dolci, più innamorati.
“Scusa, hai ragione ad arrabbiarti. Sei libero di andare prima della fine del turno e farmi sgobbare al posto tuo” annuncio a Paul prendendo posto accanto a lui.
“Vorresti gestire da sola il locale nell’ora di punta?” chiede sbigottito.
“Esatto. Sono in debito con te” confermo sincera. È stato un santo a non avvisare il manager.
“La tua proposta è allettante, ma non ce n’è bisogno. Anzi, se vuoi sdebitarti, dimmi un po’ con quanti ragazzi esci ultimamente?” chiede Paul curioso.
“Cosa? Nessuno” ammetto sulla difensiva. Da dove sbuca fuori questa domanda?
“Sei sicura? Quindi, rubi il cuore a dei poveri ragazzi indifesi e non ci esci nemmeno?” insinua malizioso il mio collega.
“Paul, a che ti riferisci?”.
“La settimana scorsa. Com’è che si chiamava?” dice porgendo una banconota e lo scontrino ad una cliente.
Ma che sta dicendo? Io sono quella che non è ancora sveglia al cento per cento e lui dà i numeri.
“Danny!” esclama avvicinandosi a me, mentre preparo un cappuccino.
“Che c’entra ora Danny?” chiedo incuriosita.
“No, tu devi dirmi che fine ha fatto lui e come mai ora un altro ti manda i fiori” bisbiglia per non farsi sentire da orecchie indiscrete.
“Paul, hai bevuto?” sussurro a mia volta, cominciando a preoccuparmi.
“Forse tu, dato che non ti ricordi a chi altro hai rubato il cuore” aggiunge malizioso.
“Non ho rubato il cuore a nessuno. E poi, dove sarebbero questi fiori? Nessuno mi ha mandato niente” affermo mentre consegno la bevanda ad una giovane ragazza.
“Quelli” dice indicando le rose rosse che sono sul bancone.
“Non li hai messi tu per creare un’atmosfera romantica?” chiedo scettica.
“Non mi pagano abbastanza per pensare anche a queste cose. Sono per te, sempre se non conosci qualcun altro che ha il tuo stesso nome e lavora qui” aggiunge, avvicinandosi per prendere un bigliettino legato ad un nastro che prima non avevo notato.
“Chi è questo Josh?” chiede sventolandomi il nastro davanti agli occhi.
“Ci mancava solo questo” dico sbuffando per poi appoggiarmi pesantemente al bancone. “Cosa c’è scritto?”.
“È stato strano passare un weekend senza te. Mi manchi, Josh” legge Paul dal bigliettino dal retro rosso. “Ah, quindi trascorri i fine settimana con lui e il resto con l’altro?” domanda stupito.
“No, in un certo senso io e Josh eravamo una coppia” lo correggo. “E Danny... è complicato” affermo infine.
“Complicato nel senso che hai lasciato l’uno per stare con l’altro?” chiede sospettoso.
“Sì, più o meno. Solo che come puoi notare Josh non molla la presa e sono sicura che me lo ritrovi qui all’ora di pranzo”.
 
Perché mi ha mandato dei fiori? Rose rosse per giunta.
È quasi l’una, la pausa pranzo di Josh sta per terminare, ma di lui non c’è traccia in caffetteria. Possibile che mi sia sbagliata? Eppure è da lui piombare qui all’improvviso, soprattutto se fa consegnare dei fiori a qualcuno, cioè insomma, credo che sia il tipo che ti ritrovi intorno dopo che ti ha fatto recapitare un regalo oppure evidentemente lo conosco meno di quanto credessi.
Quando non sono impegnata a servire i clienti, mi capita di fissare quelle rose, che sembrano guardarmi con aria di rimprovero, come se avessi commesso qualcosa di imperdonabile, di irrimediabile e se ne stanno lì a giudicarmi e a guardarmi con disprezzo.
Forse i postumi del weekend si fanno ancora sentire. Le rose sono simbolo d’amore, lo sanno tutti. Sarà amore quello che Josh prova per me? Non lo so, ma la vera domanda qui è cosa provo io per lui. Non posso rispondere, soprattutto se in questa equazione c’è un altro fattore da prendere in considerazione. Danny, Daniel O’Donoghue o come vogliamo chiamarlo. E se entra in scena lui, allora tutto passa in secondo piano, persino quelle rose che mi rimproverano.
“A quanto pare ti sei innamorata di quei fiori” afferma qualcuno che mi ha beccata ad osservarli mentre preparo un’ordinazione.
Un volto così familiare mi balza in mente e comincio a godermi il momento in cui incontrerò i suoi occhi scuri, ma ciò che mi regala la mia vista quando mi volto delude le mie aspettative.
C’è un ragazzo e conosco anche il suo viso alla perfezione, ma non è chi speravo.
“Non dovevi mandarmi delle rose” affermo dopo un attimo di esitazione.
“Non mi ringrazi nemmeno?” chiede sarcastico Josh.
“Grazie, ma non era necessario” aggiungo prima di lanciare un’occhiataccia a Paul che cerca di attirare la mia attenzione.
“Perché no? Potevo baciarti e ora non posso neanche farti un regalo?” domanda alzando leggermente le sopracciglia.
“Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da te” ammetto sincera.
“Credi che io non sia romantico?” chiede e avverto un leggero tono di sfida nella sua voce.
“È stato un gesto inaspettato, mi ha sorpresa. Credevo che se avessi voluto dirmi qualcosa, saresti piombato qui all’istante, senza farti precedere da un mazzo di rose rosse” affermo spavalda.
“Essere sdolcinati non è un privilegio dei soli cantanti” risponde con un sorriso beffardo sulle labbra.
“Perché devi sempre tirare qualcun altro in ballo?”.
“Ah, scusa. È vero, solo tu puoi fare un confronto tra noi due” afferma acido.
Come è possibile che ultimamente finiamo sempre col litigare? Ci sono dei momenti in cui Josh mi fa pentire di averlo lasciato, altri invece in cui lo ammazzerei volentieri all’istante.
“Se ti comporti così, è inutile che poi mi mandi dei fiori” sbotto, cercando di frenare il desiderio di mandarlo una volta per tutte a quel paese.
“Sei tu che complichi le cose. Stiamo insieme e non ti sta bene, ci lasciamo e ti mando dei fiori e neanche ti sta bene. Non so come comportarmi con te” dice, abbassando lo sguardo sulla sua bevanda.
Sbuffo, perché vuole farmi sentire in colpa?
 “Con te mi sento sempre sotto esame, ogni volta c’è sempre un ostacolo nuovo da affrontare. Non so mai cosa aspettarmi e tutte le volte che ci incontriamo, per un po’ mi sento sotto pressione, con la paura che tu mi sottoponga a qualche altro test. Questa volta mi stai chiedendo di essere migliore di qualcun altro” ammette incrociando il mio sguardo. “Sai quanto io adori le sfide, non posso mollare proprio ora” afferma sicuro, fissandomi insistentemente.
“Se sono un incubo per te, perché allora non mi lasci perdere?” domando incredula. Perché mi accusa di metterlo alla prova? È lui che insiste nel volermi riconquistare.
“Mai nessuna mi ha fatto sentire così come fai tu. È vero, diventa sempre più difficile, ma se devo affrontare tutto questo per tenerti stretta a me, sono disposto a mettermi in gioco” conclude sfoderando un sorriso raggiante che credo di non aver mai visto sul suo volto.
“Non ti sto chiedendo di essere migliore di qualcun altro” confesso dopo un lungo attimo di silenzio. “Anzi, sei libero di farmi uscire dalla tua vita immediatamente. Non ti sto chiedendo di superare nessuna prova” concludo sincera, appoggiando le mani sul bancone.
“Non capisci, eh? Voglio stare con te proprio perché sei complicata. Come ora, mi stai dicendo di arrendermi, ma i tuoi occhi dicono altro” dice, prendendomi la mano.
“Perché cosa dicono i miei occhi?”.
“Gli occhi sono lo specchio dell’anima. Ti bacerei in questo momento pur di fartelo capire, ma credo che il tuo corpo si ribelli e non voglio uno schiaffo” annuncia sorridendo.
Chi è la persona che ho di fronte? Il Josh che conosco non avrebbe esitato a baciarmi e si sarebbe tenuto volentieri lo schiaffo. Dov’è la sua sfacciataggine adesso?
 
“E quindi quello era Josh” constata Paul appena l’inglese esce dal locale. “Tutto bene?” chiede quando non riceve alcuna risposta da parte mia.
“Più o meno. Mi ha spiazzata, non è la stessa persona che conoscevo” ammetto prima di sistemare alcune tazze sulla mensola.
“Cosa intendi?” chiede il mio collega stranito.
“Mi ha mostrato un lato di lui che aveva tenuto nascosto. È sempre stato sfacciato e anche un po’ buffone, devo ammetterlo. Invece oggi mi regala dei fiori e mi dice che pur di stare con me è disposto a competere con qualcun altro, svelandomi la sua parte romantica” rispondo lasciandomi sfuggire un sospiro.
“E se invece fosse solo una tattica per vincere la sfida?” domanda Marisol sbucando dal nulla.
“Da quanto sei qui?” chiedo strabuzzando gli occhi.
“Abbastanza da capire che Josh ti ha fatto vacillare. Ti lasci corrompere troppo facilmente mia cara e non fa differenza se siano muffin o rose rosse” constata la spagnola scuotendo la testa in segno di disapprovazione. “Per fortuna ci siamo noi che pensiamo a cosa è meglio per te” afferma gongolante.
“Noi chi scusa?”. Cosa sta tramando la diabolica Marisol?
“Io e Rose” dice mentre legge un messaggio sul cellulare. “Ci sta raggiungendo ed ha una sorpresa per te, quindi preparati” mi incita sorridente.
Basta con le sorprese oggi, non sono in vena di riceverne altre.
Però chissà cos’altro hanno combinato queste due...
Quando Rose entra in caffetteria non ha né fiori né strane buste che celino qualcosa. Credo che il loro piano sia saltato.
E invece no, il loro piano ha funzionato alla perfezione, anzi è meglio di quanto pensassi. La mia coinquilina non è sola, c’è Danny con lei e non sono mai stata più felice di vederlo. D’accordo, forse ero più entusiasta quando l’ho sentito suonare al pub, ma lì c’era di mezzo anche una canzone.
“Sei in debito con me” annuncia Rose avvicinandosi al bancone. “Comincia a prepararmi un caffè intanto” aggiunge sorridente.
“E perché sarei in debito con te?”domando cauta, pronta al peggio.
“Perché queste tre serate insieme mi hanno fatto stremare e stamattina non ho sentito la sveglia. È colpa tua, ammettilo” mi accusa seria.
“Non sei l’unica a non aver sentito la sveglia” interviene Paul. Ma non ha nient’altro da fare che ascoltare le mie conversazioni?
“Sono arrivata tardi a lavoro, tu invece avevi la mattinata libera” osservo mettendo il broncio.
“D’accordo, siete pari” si intromette Marisol che fino a quel momento rideva di noi con Danny.
“No, mi devi un favore. Non preoccuparti, ho già provveduto a saldare il debito per conto tuo” afferma la mia coinquilina soddisfatta. “Nella mattinata libera dovevo cercare qualcuno per un nuovo servizio fotografico e ho deciso che poiché mi hai fatto dormire fino a tardi, potevo sfruttare qualche tua conoscenza” conclude fiera.
Qualche mia conoscenza? Qui non conosco nessuno tranne loro due, Josh, i miei colleghi alla caffetteria e i tre irlandesi.
“Ti ha incastrato” dico a Danny dispiaciuta.  
 “Lo faccio con piacere” annuncia sorridente. “E poi Rose mi ha assicurato che verrai anche tu, non potevo rifiutare” aggiunge mordendosi leggermente le labbra.
 
E così, mi ritrovo in un magazzino abbandonato a fissare costantemente Danny che posa disinvolto davanti all’obiettivo, come se fosse la cosa più semplice che possa esistere. Non so se mi sentirei completamente a mio agio in una situazione del genere, sapere che ci sono diversi paia di occhi che ti scrutano e avere sempre le luci puntate addosso. Dopotutto non c’è da meravigliarsi se lui non si senta minimamente impacciato in una situazione del genere, cosa vuoi che siano una decina di persone se riesci ad esibirti in uno stadio gremito di gente?
“Perfetto” commenta Rose dopo aver scattato per l’ennesima volta, prima di dare nuove indicazioni all’irlandese. “Manca qualcosa però” ammette pensierosa prima di raggiungere Camille.
“È strabiliante che questa situazione non ti pesi minimamente” affermo avvicinandomi a Danny.
“Dopo un po’ ci fai l’abitudine e diventa quasi naturale” ammette alzando lievemente le spalle. “Perché non provi anche tu?”.
“Io? Non esiste, non sarei mai capace di sentirmi a mio agio davanti ad un obiettivo” e rabbrividisco al solo pensiero di fare una cosa del genere.
“E se posassi con me, adesso?” chiede divertito tirandomi a sé.
Terrore: è questo quello che provo in questo momento. Fortunatamente Camille mi chiama e Rose riprende la sua posizione dietro la macchina fotografica. Sono salva per miracolo.
“Che  ne dici di farmi un favore enorme?” mi chiede Camille quando la raggiungo.
“Dimmi, mi fa piacere rendermi utile” affermo rassicurandola.
“Sai, è la prima volta che lavoriamo con questa truccatrice” mi confessa indicando una ragazza dai capelli rossi con la quale aveva parlato precedentemente.
“Non c’era anche l’altra volta?” chiedo stranita. Eppure mi sembrava di averla già vista...
“Non sappiamo come trucca una ragazza e mi chiedevo se ti andrebbe di fare da cavia, in modo da valutare se possiamo affidarle anche il prossimo lavoro” aggiunge, ignorando completamente la mia domanda.
La cosa mi puzza un po’, ma fin quando si tratta solo di stare immobile e farsi truccare non c’è da preoccuparsi. Kate, è così che si chiama la truccatrice, mi fa accomodare su una sedia da regista e comincia ad armeggiare con pennelli e polveri varie. Spero solo che non esageri con la matita nera e non mi faccia sembrare un panda. Dopo non so bene quanto tempo, mi avverte che ha finito e mi invita a guardarmi allo specchio. Non appare nessun panda fortunatamente e la superficie argentata riflette il mio volto abilmente reso più raggiante.
“Ottimo lavoro” si congratula Camille, per poi avvicinarsi a Rose; le bisbiglia qualcosa all’orecchio e sorridono entrambe soddisfatte.
“Su bellezza, vieni qui un attimo” mi chiama la mia coinquilina, stranamente euforica. Che abbia architettato qualcos’altro? Non mi costringerà a fare nient’altro, sia ben chiaro.
“Il cappotto” osserva Camille e Rose porge la mano attendendo che me lo tolga.
“Non esiste” sbotto contrariata. “Fin quando c’è qualcosa da fare dietro l’obiettivo, sono a disposta ad aiutarvi, ma adesso state esagerando”.
“Devo trascinarti qui con la forza?” interviene Danny divertito.
“Ottima strategia!” lo incoraggiano le due fotografe.
“Ti prego, non puoi farmi questo” piagnucolo mentre mi trascina letteralmente sul set.
“Ed ora il cappotto. Fai da sola oppure vuoi che te lo tolga io?” domanda malizioso l’irlandese.
“Faccio da sola” affermo studiando una via di fuga. Mi sfilo il soprabito e sto per fuggire via, ma Danny mi blocca, afferrandomi per la vita.
“Non scapperai così facilmente” mi sussurra con tono dolce e per un attimo mi fa dimenticare dove siamo.
“Perché ti sei alleato con loro?” chiedo voltandomi verso di lui.     
“Silenzio voi due” ci rimprovera Rose. “Rilassati, nessuno ti ucciderà, stai tranquilla” mi rassicura sorridente la mia amica.
È facile a dirsi quando non sei tu quella che deve posare.
“Chiudi gli occhi e dimentica che sei qui. Pensa che siamo soli ed elimina tutto il resto” mi incoraggia Danny, accarezzandomi dolcemente il viso.
Cavolo, come faccio a dimenticarmi che sono su un set, dove tutti mi fissano e seguono ogni mio minimo movimento? In ogni caso seguo il suo consiglio e chiudo gli occhi, respirando profondamente; la sua mano scorre lungo il mio braccio e sotto il suo tocco i miei muscoli si rilassano all’istante.
“Questa me la paghi O’Donoghue” dico riaprendo gli occhi e incrociando il suo sguardo.
“Sono a sua completa disposizione signorina” risponde, stingendomi ancora di più a sé. 


 

 

~•~

Holaaaa!
Ecco a coi un nuovo capitolo fresco fresco (?)
e a quanto pare non sono in ritardo yuppi!
Mi sono resa conto che siamo al ventesimo capitolo
e quindi doveva esserci qualcosa di speciale...
E cosa c’è di meglio di qualche colpo di scena?
In ogni caso sta a voi giudicare e sapete come comunicarmelo ;)
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro
che hanno aggiunto la storia nelle preferite/seguite/ricordate
a chi recensisce e a chi semplicemente legge in silenzio,
siete adorabili!
Grazie, grazie, grazie :*
Alla prossima,

~ AnneC


   
 
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