Beh, sì, non ci credo
nemmeno io. Ultimo capitolo. Per me, il viaggio di questa storia è stato
divertente ed emozionante, spero lo sia stato anche per voi!
GRAZIE, a tutti,
davvero.
Per domande, dubbi,
chiarimenti, qualsiasi altra cosa: Dark Chest of Wonders
Grazieeee!!! I quattro
disgraziati vi salutano!
Citazione musicale
iniziale: Ring your song, Kajura Yuki
(Tsubasa Chronicle
OST)
Il titolo del capitolo
significa “Un mondo nuovo”.
E i protagonisti mi
sembrano tutti più scemi del solito, ma forse è solo l’eccitazione dell’ultimo
capitolo.
X – Atarashii
sekai
Now
we've come so far from darkness
and will never be apart
so we leave for
tomorrow
to start our lives again
- Non fa così freddo da
un mezzo millennio!-
- Hai vissuto così tanto
da saperlo?-
- No, ma ne sono
sicura!-
Le due donne franarono
dentro il bar, portando con loro una ventata gelida e un po’ di
neve.
- Ordina subito due
cioccolate calde così grandi da annegarci dentro!- esclamò quella con i
riccioli. Si tolse il buffo cappello bianco con le orecchie da coniglio e i
guanti che indossava, e si sedette sulla sedia più vicina. – Sto congelando
davvero!-
- Senti un po’, pensi che
io non stia congelando? Non pensi che anche a me farebbe piacere che qualcuno
andasse ad ordinare due cioccolate calde?- ribatté l’altra, emergendo da un
cappottone nero. – Cominci a darmi sui nervi!-
- Uff. E va bene. Vado
io.-
- Ma no,
dai!-
La donna col cappottone
sparì verso il banco, e un attimo dopo era tornata, portando con sé alcune
bustine di zucchero, che posò sul tavolo.
- Ho fatto la nostra
ordinazione.- sospirò, sedendosi. – Fa freddissimo, ma a me piace. E
nevica.-
- Sì, nevica!- esclamò
l’altra, felice come una bambina. Poi prese una bustina di zucchero, la aprì e
si mise a succhiarla. Anche questo con lo stesso entusiasmo (e la stessa faccia
tosta) di una bambina.
- Ehi,
Iori.-
- Che c’è,
Tsugumi-chan?-
- Pensavo... Non dovremmo
tenerli un po’ d’occhio, quei due?-
- E perché? Se la
staranno cavando benissimo. Insomma, non per essere pignola, ma sono stati loro
a salvare la situazione. A salvare anche noi. Certo, certo, col nostro aiuto, e
grazie ad Eiko-chan e Megumi-san. Ma il colpo decisivo al cattivo della storia
l’hanno dato loro. Non credo abbiano bisogno di due
balie.-
- No, questo no. Ma pensa
a noi. C’è voluto quasi un anno, prima di saper gestire bene i nostri
poteri...-
- Beh, tra qualche mese
sarà passato un anno dal loro incontro. Vedrai che andrà tutto alla grande. Sono
degli splendidi guardiani, e con noi e loro in azione la città può stare
tranquilla!-
Poi Iori sorrise, beata,
e attaccò un’altra bustina di zucchero.
- Mah. Diciamo di sì.-
borbottò Tsugumi.
Finalmente la cameriera
portò le loro cioccolate. Iori batté le mani ed esultò senza ritegno. Tsugumi
sorrise davanti alla deliziosa gioia genuina dell’altra.
- Tsugumi-chan, ma a te
sembra così brutta questa città?- domandò Iori
all’improvviso.
- Perché dici
così?-
- Stavo ripensando alle
parole di quel... uh... come si chiamava? Murasaki?-
- Matsui Murasaki, credo.
Sì, ma lui aveva un motivo per odiare questa città.-
- Lo so, ma secondo te è
una città grigia?-
- Non è particolarmente
bella. E la sua storia ufficiale non è molto emozionante. Ma ci sono un sacco di
aneddoti semisconosciuti molto carini. Ho fatto qualche ricerca, un giorno mi
piacerebbe scriverci un manga.-
- E’ esattamente quel che
penso io...-
- Cosa, che io devo
scriverci un manga?-
- Sì. No. Insomma! Penso
che questa città sia bruttina, ma siccome siamo dotate di fantasia, allora
riusciamo a trasformarla. Completamente. Pensaci un po’. La sede della rivista
per la quale lavoriamo ora è a Tokyo. E nessuna di noi due ha pensato di
trasferirsi a Tokyo. Ci converrebbe, no?-
- Tokyo è vicina, in
treno. E poi non mi andava di trasferirmi senza di te.-
- Neppure a me. Ma non mi
va nemmeno ora.-
- Sarà che ci siamo
affezionate al ruolo di supereroi della città...-
- O sarà che insieme
riusciamo a farcela piacere.-
- Forse.- sospirò
Tsugumi, girando il cucchiaino nella tazza ancora quasi
piena.
- A me piace, se tu
inventi storie su ogni luogo, ogni angolo. Per me i posti più grigi di questa
città sono splendidi, se tu mi hai raccontato i loro segreti. E dietro alle
porte, alle finestre, nei parchi e agli incroci abitano personaggi e creature a
cui tu hai dato vita e io ho dato una veste. Come può non
piacermi?-
- Iori, sei sempre troppo
poetica.-
- Sì, lo so, ma ormai
sono fatta così!-
E va bene così. Solo una
come te poteva accompagnarmi alla fine della strada magica, fino ai miei regni
desiderati e lontani.
- Lo so, e ti devo
sopportare.-
- Oh, e non fare così!
Anche tu sei molto più romantica di quanto ti piace far
credere!-
- Ma per
favore!-
- E invece
sì!-
- E Kaoru e Takeshi sono
canon!-
- Aaaaah, ancora con
questa storia? Non ricominciare!-
- Sai che ogni volta che
entro in questo posto mi vengono un po’ i brividi?-
- Non sarà che hai i
brividi perché fuori ci sono settecento gradi sotto zero?-
Hikari lanciò
un’occhiataccia a Shuichi, poi si diresse con sicurezza verso una direzione
precisa.
- Ehi, dove vuoi
andare?-
- Al
bar.-
- Non possiamo andare ad
uno dei bar del secondo piano?-
Hikari assunse un’aria
contrariata.
- Perché proprio il
secondo piano?-
- Cos’ha il secondo piano
che non va?-
- No, è che...
Quell’ascensore... Brutti ricordi.-
- No, per favore, no!-
Hikari dovette
rassegnarsi. Modificò la sua direzione e cominciò a camminare (lentamente e
guardandosi attorno con circospezione) verso l’ascensore
incriminato.
- Va bene. Hai ragione
tu.-
- Senti, non è che ti
voglio forzare a prendere l’ascensore, se...-
Le porte dell’ascensore
si spalancarono davanti a loro come un portale incantato, e Hikari spinse
l’altro all’interno.
- Un eroe che non riesce
a sconfiggere i vecchi traumi è un pericolo per se stesso e per gli
altri.-
- Sì, sì, d’accordo.-
borbottò Shuichi. – Piuttosto, invece di vaneggiare sugli eroi traumatizzati,
vedi di sbrigarti a passarmi la trama per quella storia breve. Una trama
dettagliata, su cui si possa lavorare. Tsugumi-san mi ha dato il depliant
relativo al concorso, e scade tra un mese.-
- Ma dai, c’è un intero
mese per lavorarci su!-
- Guarda che se voglio
fare un buon lavoro ci vuole un sacco di tempo!-
- E dai, aspetta qualche
giorno e ti do lo script.-
- Sei un pigro del
cavolo...-
- Non sono pigro! E’ il
club di teatro! Sto scrivendo una commedia per loro, e...-
- Anche il nostro club di
teatro mi ha tirato dentro, per le scenografie, eppure trovo tempo per le cose
importanti!-
- Va bene, va bene! Non
rompere! Stanotte te la scrivo.-
- Non voglio una roba
senza logica che hai scritto alle quattro di notte per senso del dovere, voglio
una storia decente!-
- Quando mai ti ho
affibbiato roba senza logica scritta per senso del dovere?- protestò il più
giovane.
- Roba scritta alle
quattro di notte sì, però!-
- Sentite, ma dove volete
scendere? E’ la terza volta che fate su e giù con l’ascensore...- li interruppe
una signora.
- Oh. Sì. Scusi.-
balbettò Shuichi, rendendosi conto di quello che effettivamente stavano
facendo.
- Sì! Abbiamo superato il
vecchio trauma! Possiamo passare alla fase successiva dell’allenamento!- esclamò
Hikari.
- Un giorno o l’altro
chiederò i danni a Tsugumi-san e Iori-san per avermi fatto conoscere un idiota
come te...-
Finalmente scelsero un
piano che faceva al caso loro e lasciarono l’ascensore. Trovarono anche un bar e
una merenda adeguata, ma prima naturalmente ci furono un paio di soste, in
edicola e nel negozio di colori preferito di Shuichi.
- Tra poco è un anno che
ci conosciamo.- notò all’improvviso Hikari.
-
Già.-
- Mi sembra incredibile
che ci siano successe tutte quelle cose.-
- A me sembra incredibile
anche solo il fatto che mia madre mi permetta di vederti.-
- Oh, insomma! Non sono
un criminale.-
- Comunque mi hai rapito
dall’ospedale.-
- Ehi, ma eri
consenziente!-
- Ma lei non ci ha mai
creduto. E’ stata tua madre ad addolcirla. Vorrei sapere come ha
fatto.-
- Non ne ho idea. E non
mi sarei mai immaginato che mia nonna...-
Hikari si intristì, e
smise di parlare.
- Mi dispiace che tu
abbia dovuto scoprire in quel modo che è morta per colpa di Murasaki.- disse
Shuichi.
- E’ morta per difendere
la città. Questo mi tira su. Ed è bello sapere che è dalla nostra parte, lo è
sempre stata.-
- Così hai svelato anche
il mistero dei tuoi genitori. Del perché niente li stupisse veramente. Immagino
sia normale, se hai avuto una maga in famiglia...-
- Mia mamma mi ha anche
dato delle cose di mia nonna. C’è una cosa che dovrei farti
vedere.-
- Cosa? E perché me lo
dici solo ora?-
Hikari sospirò e scosse
la testa.
- Scusami. Hai ragione.
E’ che... Insomma, è una foto sua con Eiko, quando Eiko aveva otto
anni.-
Shuichi non rispose
subito, ma quando riprese a parlare si stava sforzando di
sorridere.
- Aspetto che mi porti la
foto.-
- Va bene. Tu non pensi
proprio di dire la verità ai tuoi?-
- Come minimo mi
farebbero ricoverare. Con due guardie davanti alla porta, questa
volta.-
- Ma così è molto più da
eroe di un manga. La gente con i poteri non può raccontarlo a chiunque, e la
maggior parte delle volte i familiari non lo sanno.-
Shuichi rise. Un
inventore di storie ti parlerà per metafore e artifici di trama in tutte le
situazioni.
- Mi sembrano due vite
diverse.- mormorò Hikari, cambiando all’improvviso tono alla
conversazione.
-
Cosa?-
- Prima di trovarmi in
quest’avventura, e adesso. Sono due mondi diversi. Il mondo è ricominciato di
nuovo, un anno fa.-
- Immagino di poter dire
la stessa cosa.- ammise l’altro, senza guardare Hikari negli
occhi.
- E... che ne pensi, di
questo mondo nuovo?-
- Di sicuro è meglio di
prima.-
- E vorresti continuare a
viverci?-
- Perché
no?-
Hikari sorrise, con un
po’ di tristezza.
- Mi dispiace che come
compagno di avventure ti sia toccato un disastro.-
- Non è così male,
credimi. E’ un po’ una piattola, ma inventa delle belle storie. E quando ce n’è
bisogno, c’è. Penso che un compagno di manga così vada più che
bene.-
Hikari spostò lo sguardo
oltre la vetrina del locale, oltre la gente che camminava
fuori.
- Forse è meglio cambiare
discorso, prima che vada out of character e mi trasformi in Card Captor
Sakura.-
-
Sarebbe davvero out of character. Lei è così precisa e
puntuale, in confronto a te...-
- Ehi, ripeti un po’
cos’hai appena detto!-
- Che Card Captor Sakura
sarebbe una tua temibile nemica. Tu potresti essere
- E piantala un
po’!-
- O
- La
smetti?-
-
- E tu saresti
- Le mie carte hanno nomi
più fichi.-
- Sarà, ma quando si
tratta di trovare titoli decenti alle nostre storie, sei un totale
deficiente...-
- Ehi, sei tu che deve
pensare ai titoli!-
- E questo chi l’ha
deciso?-
C’erano dei bambini che
giocavano, nel parco Tsubaki. La neve era abbastanza alta da offrire numerose
possibilità di divertimento, ma non troppo da essere pericolosa. Le loro madri
erano poco distanti, e vegliavano sui giochi.
E poi c’era una piccola
figura, seduta su una panchina. Osservava il mondo attorno a sé e risplendeva
lievemente. Era bianca, e si confondeva con il resto del mondo
innevato.
Ad un certo punto una
ragazzina le passò accanto, inseguendo una palla che era volata troppo lontano.
Lei si alzò, fermò la palla, prima che sparisse tra gli alberi, e la restituì
alla piccola proprietaria. La bimba sollevò il viso e incontrò gli occhi azzurri
della ragazza tutta bianca.
- Sei fatta di neve?- le
domandò, riempiendosi di stupore.
- Di neve, di sogni e
ricordi.- rispose lei.
- E cosa fai
qui?-
- Proteggo questo posto e
le persone che ci vivono.-
- Sei molto
bella.-
Lei ringraziò con un
sorriso. La bimba corse via, mentre lei rimaneva immobile. Appena percettibile,
ma sicura e presente come una roccia su cui si può fondare una città. Un
riflesso della luce sulla neve, un sogno appena accennato, un ricordo di petali
e lacrime.
La prima creatura di un
mondo rinato.
Fine
Ja ne! Spero di risentirvi presto, in
qualche altro mondo! ^_^