Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    10/11/2013    3 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seiji si chinò su Ryo. Respirava regolarmente, anche se era un po' pallido. In condizioni normali avrebbe lasciato che riprendesse conoscenza da solo, ma stavolta decise di dargli una piccola spinta.
Posò una mano sulla sua fronte, e lasciò penetrare un po' di calore.
Ryo si agitò un po', poi aprì gli occhi sotto lo sguardo attento del padre.
Si tirò su a sedere. “Seiji? Ma dove siamo? Cosa sta succedendo?”
“A quanto pare siamo in un capannone, non so dove. - Alzò lo sguardo verso la porta di metallo. - Credo siano ancora là fuori. Se pensi di riuscire a muoverti, credo che dovremmo andarcene da qui prima che tornino.”
Ryo annuì, mettendosi in piedi.
“Sto bene. - Indicò il muro alle loro spalle. - Proviamo a passare da lì?”
Suo padre stava per obiettare che in quel muro non c'era nessuna porta, quando vide Seiji salire con un paio di balzi fino alle finestre a nastro che correvano ad altezza del soffitto.
“Sì. Controllo che non ci sia nessuno dall'altra parte, poi possiamo buttarlo giù.”
Il muro confinava con un vicolo piuttosto stretto, in fondo al quale erano accatastati scatoloni ed un paio di bidoni di latta. Era ancora notte, ma tra i due edifici cominciava a filtrare un po' della luce rosata dell'alba.
Balzò di nuovo a terra, indossando in volo l'undergear, seguito da Ryo.
Uno di fianco all'altro, si prepararono ad indossare l'armatura. Si guardarono negli occhi, in un attimo di esitazione. Le loro famiglie sapevano delle Yoroi, ma non le avevano mai viste indossate. E soprattutto, non avevano mai visto la forza che erano in grado di liberare.
Ma non c'era tempo per i dubbi.
“Andiamo.” Mormorò Ryo.
Seiji annuì.
Eseguirono la vestizione. Un attimo prima che potessero sfoderare le spade, la grossa porta di metallo si spalancò alle loro spalle, sbattendo con violenza contro al muro.

 

Shin aprì gli occhi. Per un attimo si sentì disorientato, come se non riuscisse a ricordare bene cosa fosse successo. Poi la realtà degli ultimi giorni lo aggredì, facendogli stringere lo stomaco.
Per fortuna c'era qualcosa di solido e caldo contro la sua schiena. Chiuse di nuovo gli occhi ed aprì invece il cuore, per lasciare che l'essenza dei suoi nakama entrasse dentro di lui.
Un'immagine tremolante apparve dietro le sue palpebre. Era un'ampia vallata, ricoperta di erba ed alberi. Al centro di essa zampillava e scorreva un ruscello.
Il rumore era un po' attutito, l'acqua non tintinnava come al solito. Ed il cielo si apriva sulla valle, ma era grigio ed immobile. La luce era poca, come filtrata dalla foschia, e Shin si sentì all'improvviso intirizzito e solo.
Riaprì gli occhi, incerto. Forse il suo cuore era troppo pesante per riuscire ad entrare in contatto con loro?
Si mise seduto, e Shu si girò sulla schiena, continuando a dormire. Shin si guardò attorno nella penombra della stanza. Il futon di Touma era aperto accanto a loro, il pigiama piegato senza troppa cura e buttato in un angolo. Si alzò in piedi, e anche se era stato attento a non fare rumore, Shu si svegliò.
“Buongiorno.” gli sussurrò.
“Shin... Ehm...come stai?”
“Non lo so. Ho dormito, ma non mi sembra di avere riposato molto. Sai dov'è Touma?”
“E'... E' dovuto partire. All'improvviso. - A Shin sembrò che Shu fosse arrossito. - Ha ricevuto una telefonata e ha detto che doveva scappare. Ma tornerà appena possibile.”
“Una...telefonata? E dove è andato?”
“Non lo so...”
“E quando è successo, scusa?”
“Stamattina presto. Credo. Ero mezzo addormentato, non ho guardato l'ora.”
“Shu, mi stai dicendo che Touma è sparito e tu non sai né quando né dove?”
Shu boccheggiò. Sapeva che le sue possibilità di mentire a Shin si sarebbero volatilizzate in pochi istanti. Ma fu salvato dalla voce leggera di Sayoko che chiamava Shin.
La donna si affacciò nella stanza.
“Sei pronto? Ci sono ancora molte cose da fare...” Appariva stanca.
“Arrivo tra un attimo.”
“Ho preparato la colazione, vi aspetto di là.”
Shu approfittò dell'interruzione per sparire in bagno. Fece in modo di arrivare a tavola quando i due fratelli avevano quasi finito, ma non gli sfuggì lo sguardo un po' stranito che Shin gli lanciò.
Temette che tornasse all'attacco con domande per le quali non aveva risposta, ma a quanto pareva l'amico aveva altro per la testa.
Appena rimasto solo, si ingozzò con quello che era avanzato, poi uscì in giardino in cerca di un angolo tranquillo per telefonare a Touma.
Rimase piuttosto deluso quando la voce registrata gli annunciò che il suo cellulare era spento.
Alcune persone in abiti scuri stavano cominciando ad arrivare a casa Mouri, e si stavano raccogliendo attorno al piccolo tempio che era stato allestito in giardino per la cerimonia funebre.
Con il cuore pesante, Shu si diresse in camera per prepararsi.
Indossò velocemente il completo scuro che aveva portato per il funerale, poi si avviò verso il giardino.
Nel corridoio incontrò Shin. Teneva gli occhi bassi, ed era talmente assorto che si accorse di lui soltanto quando ormai erano vicini.
Gli fece soltanto un piccolo cenno con il capo, poi proseguì. Shu si limitò a seguirlo, in silenzio.
Un attimo prima di uscire di casa, Shin si fermò.
“Hai... hai sentito Ryo o Seiji?”
Anche se aveva cercato di parlare con voce neutra, la delusione nei suoi occhi era piuttosto evidente.
Almeno per chi lo conosceva bene, come Shu.
“Ecco... sì, sono in viaggio. - Se c'era una cosa che Shu odiava, era mentire. - Non sono riusciti ad organizzarsi prima, ma vedrai che entro poco saranno qui.”
Shin annuì con un unico movimento secco, ma non sembrava per nulla convinto.
Uscirono in giardino, e Shin si diresse verso Sayoko. Non aveva più alzato lo sguardo verso di lui, e Shu si chiese perchè, nonostante il sole tiepido, dovesse sentire così freddo.

 

Touma si chiuse la porta alle spalle. Si era buttato sul letto per un paio d'ore, mentre la famiglia di Shu finiva di sistemarsi, poi si era costretto ad alzarsi. All'inizio gli era sembrato di sentirsi ancora più stanco di quando si era steso, ma poi l'adrenalina lo aveva messo in piedi.
Per fortuna era una giornata senza nubi, come il giorno precedente: nel giro di poco l'aria sarebbe diventata tiepida. Decise che sarebbe tornato a Yamanashi per cercare di scoprire qualcosa di più.
La via più breve era sicuramente volando, ma ormai era giorno, e avrebbe dovuto fare attenzione per non farsi vedere.
Era quasi tentato di tornare ad Hagi. L'idea di non essere presente al funerale gli sembrava insopportabile, ma sapeva di non potersi permettere il lusso del tempo.
Fu tentato di chiamare Shu e sentire come se la cavavano, ma riattivare il telefono lì a Kamakura era troppo rischioso. Se avevano rapito Ryo e Seiji, allora era probabile che avessero anche il suo numero e quello di Shu e Shin.
Non potevano sapere se erano in grado di tracciarli, e farsi individuare a casa di Nasty avrebbe significato rendere inutile il nascondiglio. Si impose di essere paziente. Si diresse dove gli alberi erano più fitti, e da lì si sollevò in aria.

 

Shu ripose con cura l'abito scuro sull'attaccapanni. Dopo la cerimonia Shin si era fermato a parlare con diverse persone, e lui ne aveva approfittato per cercare ancora di contattare Touma. Aveva trovato il cellulare spento già tre volte, quella mattina, ed era sul punto di mettersi ad urlare per la frustrazione.
Per fortuna quella volta Touma aveva risposto. Si erano aggiornati velocemente, poi avevano deciso che era arrivato il momento di dire a Shin la verità.
Shu si chiese come avrebbe trovato il modo giusto di farlo. E soprattutto il coraggio.
Si affacciò in giardino. Ormai erano andati via tutti. Era stata una bella cerimonia, ma per Shu era stato tutto sbagliato. Avrebbero dovuto esserci tutti loro quattro. Sarebbero stati in prima fila, e avrebbero fatto sentire a Shin il loro calore. Seiji si sarebbe presentato in abiti tradizionali neri, e non gli sarebbe importato nulla di essere l'unico vestito così. Ryo avrebbe avuto il nodo della cravatta storto e gli occhi rossi, e Touma sarebbe stato serio e impacciato, ma poi avrebbe detto qualcosa di saggio che li avrebbe fatti sentire tutti meglio.
E invece c'era soltanto lui, e la sua presenza gli sembrava solo un modo per sottolineare tre assenze, così non era nemmeno riuscito a mettersi davanti. Aveva preferito restare in disparte, a rimuginare su tutto quello che stava succedendo.
Trovò Shin nel giardino sul retro. Era al centro del ponticello di pietra che attraversava il piccolo stagno, e guardava giù, verso le carpe che di tanto in tanto salivano in superficie per poi scomparire con un guizzo.
Aveva tolto la giacca e la cravatta, e nonostante l'aria fredda aveva arrotolato le maniche della camicia fin sopra ai gomiti.
Da lì Shu non riusciva a vedere il suo volto, ma gli bastava vedere le spalle incurvate e la testa china per capire come stava.
Lo raggiunse, ma Shin non si girò nemmeno verso di lui, così si limitò a rimanere lì accanto, i gomiti poggiati sul parapetto rosso un po' scrostato.
“I giorni come questo... come oggi. - Shu si voltò verso di lui, ma Shin parlava guardando fisso davanti a sé. Non sembrava nemmeno che parlasse davvero a lui. - Quando mi sento così, cerco sempre di pensare alle cose belle che ho. Ai ricordi belli. Ma evidentemente devo averli consumati tutti a poco a poco, perché oggi non riesco a farmene venire in mente nemmeno uno.”
Shu sentì un brivido lungo la schiena.
Si avvicinò di più, passò un braccio attorno alle sue spalle, e con la mano destra cercò di prendere quella di Shin, che però rimase immobile nella sua.
“Non devi dire così. I ricordi belli ci sono, è solo che adesso sei troppo triste e non riesci vederli. E poi non devi rifugiarti in quelli, Shin. Io sono qui per questo. Lo sai che non sei solo, no? Ci siamo noi, con te.”
“Davvero? - Shin si era voltato di scatto, guardandolo negli occhi con una sorta di furia. La voce era più alta, sembrava trattenuta a stento. - Davvero, Shu? Perché io non vi vedo.”
Shu battè le palpebre un paio di volte, spiazzato da quella reazione. Shin si era sciolto dal suo abbraccio, ma le loro dita erano ancora intrecciate. Stringeva la mano così forte che gli stava facendo male.
“Dove sono gli altri, eh? Perchè Touma è stato qui giusto il tempo della decenza, e Ryo e Seiji non si sono nemmeno degnati di farsi sentire. - Shu aprì la bocca per replicare, ma Shin non gliene diede il tempo. - E tu... tu sei qui, ma è come se non ci fossi. Si vede lontano un miglio che stai pensando ad altro, e ogni mezz'ora sparisci per rintanarti da qualche parte a telefonare. Se avevi qualcosa di più importante da fare... - la voce si abbassò, e Shin tornò a guardare giù verso l'acqua. - ...potevi rimanere a casa. Non eri obbligato a venire.”
Shu sentiva gli occhi bruciare. Sapeva che sarebbe successo, ma vederlo così era difficile da sopportare. E si sentiva una merda per avergli mentito.
“Non puoi pensare una cosa del genere, Shin. Lo sai che non lo faremmo mai.”
“Non lo pensavo. - la voce adesso era un sussurro roco – Non lo avrei mai pensato, se non lo avessi visto con i miei occhi. Quindi adesso dimmi, Shu, cosa sta succedendo? Perché davvero, io non so cosa pensare.”
Shu cercò di toccargli una spalla, ma Shin si ritrasse con uno scatto così violento che si sentì come se gli avesse dato uno schiaffo. Ingoiò quest'altra dose di amarezza e si poggiò di nuovo al parapetto, cercando di stare così vicino da poterlo almeno sfiorare con la spalla.
“Touma l'aveva detto.” Borbottò fissando l'acqua.
“Cosa aveva detto?” Shin faticava a lasciar uscire ogni singola sillaba. Gli sembrava che la gola si dovesse spaccare da un momento all'altro.
“Aveva detto che avresti sofferto comunque. Mi dispiace. Abbiamo cercato di lasciartene fuori il più possibile, ma non ci siamo riusciti.”
Shin si rizzò di scatto. Se prima aveva creduto di non potersi sentire peggio di così, adesso era sicuro che il cuore gli sarebbe esploso.
“Fuori... fuori da cosa, Shu? Cosa cazzo sta succedendo, me lo vuoi dire?!”
Shu cercò di nuovo di toccarlo, ma Shin fece un passo indietro, tremando. La pendenza del ponte lo colse di sorpresa, e per un attimo barcollò. Si aggrappò al parapetto, e quando Shu fece per avvicinarsi di nuovo, lo fermò con gesto della mano.
“Parla. Adesso.”
Shu aprì la bocca. Poi la richiuse. Sospirò pesantemente, poi si decise a vuotare il sacco, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
“Seiji... e Ryo... sono scomparsi. Non sappiamo niente e non riusciamo a sentirli da ieri mattina. Touma è andato a cercarli e io sono rimasto qui, per non lasciarti solo. Sono rimasto qui perché volevo stare qui. Con te. E se sono sempre al telefono, è perché ho il terrore che scompaia anche Touma, e non riesco a fare a meno di telefonargli in continuazione.”
Finalmente trovò il coraggio di alzare lo sguardo, e ciò che vide gli fece perdere un battito. Shin sembrava sul punto di sbriciolarsi. Era pallidissimo, e le labbra erano violacee. Sembravano quasi una cicatrice che attraversasse la pelle del viso. Tremava violentemente e lo fissava, ma era come se in realtà stesse guardando oltre di lui, verso qualcosa di mostruoso che si stava aprendo alle sue spalle.
E Shu si sentiva davvero così. Come se qualcosa stesse per inghiottirli entrambi, senza che potessero opporsi in nessun modo.
“Cosa... cosa vuol dire che sono scomparsi?”
“Stavano venendo qui, ma non sono arrivati. Al telefono non rispondono.”
“Erano insieme?”
Shu fece segno di no con la testa, guardando a terra.
“No, non sono stati coinvolti in qualche incidente, se è quello che stai pensando. Ci avevamo pensato anche noi, ma in realtà Seiji non è nemmeno partito da casa.”
“E come... - Shin si aggrappò più forte al parapetto, cercando di calmarsi. - Come fate a saperlo?”
“Mi ha telefonato da lì. Ha detto che non poteva venire e ha buttato giù. Abbiamo parlato con suo cognato, che ieri è tornato a casa loro, ma non c'è nessuno. Sono tutti scomparsi. Touma pensa che Seiji abbia telefonato per non farci insospettire, perchè non andassimo a cercarlo.”
Shin rimase immobile per qualche istante. Era ancora più pallido, e gli occhi sembravano febbricitanti.
Shu fece un passo verso di lui, e riuscì a malapena ad afferrarlo quando si accasciò a terra come un cencio. Si accovacciò, trascinato giù dal suo peso, e lo strinse a sé. Shin ansimava, e continuava a fissare il vuoto. Si era portato le mani al petto, e stringeva la maglia così forte che si erano formate due file di pieghe, che si aprivano a ventaglio in due direzioni opposte, come crepe di qualcosa che sta per spezzarsi del tutto.
Shu lo chiamò due volte, accarezzandogli il capo. Gli baciò la fronte e lo strinse. All'improvviso fu preso dal terrore che Shin non ce la facesse. Gli venne in mente che il suo cuore potesse essere come quello della madre, che fosse troppo debole per sopportare così tante cose brutte tutte insieme.
Scosse la testa violentemente, cercando di tornare in sé. Stava pensando stronzate, e non era il momento di andare fuori di testa. Shin era forte, era un guerriero. Aveva sopportato cose terribili. Se il suo cuore fosse stato malato, non sarebbe stato lì, adesso.
“Shin... Shin, dimmi qualcosa, per favore.” Avrebbe voluto essere capace di rassicurarlo di più, ma cominciava a sentirsi logorato dall'attesa e dall'ansia. Non aveva molte certezze a cui attingere, in quel momento.
“Perchè sei qui? - La voce di Shin era un sussurro privo di forza. - Come hai potuto lasciare che Touma andasse da solo?”
“Come potevo lasciare da solo te? Almeno Touma sapeva cosa sta succedendo, e sta facendo in modo di non farsi trovare... Tu non sapevi nulla, e dovevi rimanere qui. Avevi bisogno di me più di lui. E comunque non ti avremmo lasciato solo in nessun caso. Se fossi andato io a cercarli, qui sarebbe rimasto lui.”
Shin affondò il viso nel suo petto, contro la sua felpa grigia.
“Non dovrei... Non dovrei, ma sono felice che tu sia qui.”
Shu lo tenne stretto e non disse nulla, ma si sentiva esausto. Si lasciò cadere seduto a terra e guardò in su, verso le poche nuvole bianche che attraversavano il cielo. La cosa che lo terrorizzava di più, era che Shin non aveva versato nemmeno una lacrima.

  
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