Il
Vecchio Continente
di Badluna
Quella
notte non dormii, una
strana agitazione mi invadeva ed io non riuscivo a spiegarla.
Tutta
la mia logica era
inutile in quel momento, seguendo il bisogno di aria fresca mi
incamminai nel
bosco, lasciando i miei sviluppati sensi prendere il sopravvento.
Il
bosco era così vivo da
farmi sentire in imbarazzo per quando mi spaventavo per quello che in
passato
mi pareva un piccolo rumore. Confrontato a ciò che udivo in
quel momento era un
boato.
Camminai
senza meta nel
bosco, annusando le varie tracce di daini e scoiattoli che ora
riposavano
sentendosi al sicuro nell’abbraccio delle ombre.
Intercettai
un impronta di
una lepre quando fui quasi travolto, ringraziando l’udito,
riuscii ad evitare
lo scontro ma quello che mi si parò davanti mi fece rimanere
a bocca
spalancata.
Con
occhi impertinenti e in
posizione d’attacco, un cucciolo di lupo mi contrastava
mostrando i denti.
-Ehi
cucciolotto, e tu da
dove arrivi?- chiesi stupito.
Il
lupo mi ringhiò contro
abbassandosi in posizione d’attacco.
-Oh
cavolo. Ehi no!
Cucciolotto aspetta un attimo! Sono sicuro di avere qualcosa in tasca
più
saporito di me!- frugai nelle tasche dei jeans estraendone diversi
pezzi di
carta, delle caramelle e una barretta di cioccolato.
-Non
è esattamente il giusto
nutrimento che dovresti ricevere, anzi penso proprio che il cioccolato
venga sconsigliato
ma…non ho qui nient’altro. Che ne dici di
mangiarti questa e calmarti? – gli
lanciai il dolce.
Guardandolo
mangiare capii che mi stavo già affezionando,
quello era il momento per scegliere: dovevo giragli le spalle e
andarmene
oppure trovare un modo per tornarmene a casa.
E
si sa che Stiles Stilinski non è il tipo che sceglie la
strada più semplice.
Frugai
nuovamente nelle tasche alla ricerca di un altro
genere alimentare e mi trovai tra le mani un sacchetto di pesche secche
aperto,
esultai mentalmente e mi apprestai a far
“casualmente” cadere una pesca nel
sottobosco.
Il
lupacchiotto, che aveva già fiutato l’odore del
cibo, si
precipitò su di essa in poco tempo. Tenendo ben
sott’occhio il mio simile mi
allontanai da lui camminando in direzione di casa.
Cercavo
di lasciare le pesche ogni dieci metri, non troppo
vicine una all’altra ma allo stesso tempo perfettamente
riconoscibili
all’olfatto del cucciolo.
Ben
presto mi trovai a secco ma non dovetti preoccuparmene
in quanto il lupo continuò a seguirmi di sua spontanea
volontà, forse aveva
compreso che potevo fornirgli altro cibo o semplicemente aveva iniziato
a
fidarsi di me.
In
compagnia del mio fortuito incontro avanzai fino a
trovarmi davanti alla facciata di casa. Pensai a mille modi per portare
il
lupacchiotto in casa ma alla fine decidi che entrare dalla porta
principale
facendo finta di nulla sarebbe stato meglio, dopotutto gli altri
dormivano…no?
Entrai
in casa facendo spazio al canide e richiusi la porta
dietro di lui, velocemente mi portai in cucina dove presi una scodella
in cui
versai del latte preso dal frigo.
-Spero
che questo ti sazi fino a domani, poi dovrò trovare
informazioni su cosa mangi normalmente- gli dissi sapendo benissimo che
era
come parlare da solo.
Mi
accovacciai osservandolo bere avidamente –La protezione
animali si è sbagliata, il collezionista non teneva solo una
lupa in casa,
teneva una madre. Scommetto che quando quell’uomo vi ha
liberato siete fuggiti
nel bosco e vi siete trovati un nascondiglio, quando però i
cercatori hanno
setacciato la boscaglia tu sei rimasto nell’ombra mentre tua
madre portava
lontano da te i “nemici”-
Il
cucciolo smise di bere per un attimo e mi fissò, mi
sentii in soggezione sotto quegli occhi color oro fuso ma per fortuna
il
lupetto si rimise a bere.
-Questa
è davvero una perfetta continuazione per ciò che
mi
sta accadendo. Prima vengo morso e trasformato in un licantropo, in
seguito
scopro di essere un alfa e di avere una discendenza dai
“Black Dog”-
Piego
la testa continuando a guardare il lupo davanti a me,
il pelo nero e lucido sembrava morbido come quello di un peluche.
-Forse
ti potrei chiamare proprio così. Black! Non è
male
come nome- nella mia testa una vocina mi avvertiva che dare un nome al
cucciolo
era un passo sbagliato, se mio padre non avesse accettato di tenerlo
avrei
dovuto lasciarlo alla protezione animali.
-Chi
si potrebbe chiamare Black?- La voce di Jackson invase
la cucina in modo prepotente.
Il
lupacchiotto si allontanò dalla scodella da cui stava
bevendo per rifugiarsi dietro di me, nonostante la paura, i denti ben
affilati
erano visibili.
Fissai
lo sguardo in quello di Jackson e restai in silenzio,
avrei avuto mille cose da dire ma non sapevo da che parte iniziare,
avevo
imparato che se non sapevo dare un senso alla frase era meglio che
stessi zitto.
-Stiles….cosa
ci fa un cucciolo di Lupo in cucina?- domandò
-L’ho
trovato nel bosco- dissi sentendomi di nuovo un
bambino.
-E
ovviamente lo hai portato a casa perché…?-
-La
madre è stata catturata dalla protezione animali- risposi
Jackson
osservò il muso del lupo che spuntava da dietro le
mie gambe e non aveva ancora smesso di ringhiargli contro.
Sospirando
il ragazzo si mosse verso il frigo da cui tirò
fuori dei pezzi di bacon rimasti dalla cena e mettendosi in ginocchio
li porse
al lupo.
Black
annusò l’aria cercando di capire se poteva
fidarsi,
attratto dal profumesi avvicinò sospettoso a Jackson. Quando
si avvide che non
c’erano pericoli si affrettò a papparsi in un sol
boccone tutti i pezzi offerti
dal biondo.
Jackson
sbuffo divertito – Penso sia meglio che te lo porti
in camera. È meglio ritardare l’infarto che
verrà a tuo padre quando lo vedrà-
-Lo
credo anche io- risposi sorridendo.
L’altro
diede un ultima occhiata al cucciolo prima di
risalire al piano superiore.
-Bene- dissi
girandomi verso il
lupo – ora come ti porto di sopra?-
06 Ottobre 2013 09.00
-Stiles-
Sospirai
uscendo dal mondo dei sogni, in cui correvo libero
sulla riva del mare tra colli verdi e profumo di storia antica,
richiamato alla
realtà dalla voce di mio padre dietro alla porta chiusa a
chiave.
-Stiles
apri e spiegami cosa ha da ridacchiare come un
cretino Jackson!-
Mugugnai
sfinito stringendomi al cuscino, dannato Whittemore!
Stavo quasi pensando di riaddormentarmi e lasciare papà a
vedersela con il nostro
ospite quando un ringhio e dei versi che sembrarono quasi degli abbai
interruppero il silenzio. Con uno scatto mi tirai a sedere spalancando
gli
occhi per trovarmi davanti Black che osservava in posizione di attacco
la
porta.
-Stiles!
Apri questa maledetta porta prima che io la butti
giù di peso!- la voce di mio padre era veramente alterata.
-Ok
ok papà ora apro ma tu non entrare subito?- gli dissi.
-Stiles
che cavolo-
-Ok?-
insistetti interrompendolo.
Rimasi
un momento in ascolto e girai il chiavistello alla
risposta che ricevetti – Va bene-disse papà.
Appena
sbloccai la porta mi girai e sedetti accanto al lupo
afferrandolo prudentemente, portando la mano destra sulla parte
anteriore del
suo collo e la sinistra a tenergli la parte superiore della zampa
frontale
sinistra, senza stringere troppo.
-Ora
puoi entrare- concessi con voce un poco incrinata.
Speravo davvero che papà mi lasciasse tenere Black, ma
ancora di più volevo con
tutto il cuore che non gli sparasse per via di un riflesso condizionato.
Mio
padre entrò nella stanza e fissò immediatamente
lo
sguardo sul lupo tra le mie braccia, rimase alcuni momenti in silenzio
prima di
portarsi due dita a stringere la base del naso.
-Stiles
cosa è quello- domandò
-È
un lupo-
-Questo
lo vedo anche io. Cosa ci fa in camera tua un lupo?-
il sarcasmo nella voce di mio padre era tangibile.
-È
il mio cucciolo- dissi con vocina piccola, sapendo
benissimo di star facendo il bambino.
Black
si era probabilmente stancato della mia presenza così
attaccata a lui perché si girò di scatto nel mio
“abbraccio” per lasciarmi un
minuscolo e per niente doloroso morso sul mento.
-Ah-
dissi per riflesso, nonostante non avessi provato
dolore. Le mia braccia rilasciarono il corpo del lupo, il quale con un
salto si
liberò dalla mia stretta e si avvicinò a mio
padre.
-Piano
Black- sussurrai in sospeso, sperando che il cucciolo
non decidesse di dare un bel assaggio ad una gamba di mio padre.
Ma
contro il mio pessimismo il lupo si limitò ad avvicinarsi
e ad annusare papà, gli girò intorno analizzando
ogni odore che proveniva dalla
sua figura, profumo di bucato; il forte odore di pelle della fondina
per la
pistola e il mio odore mischiato a quello personale di mio padre. Dopo
aver
fatto alcuni giri si fermò
esattamente
di fronte a me dandomi la schiena, rivolgendo così il muso a
mio padre e si
sedette facendo strusciare la coda sul pavimento muovendola lentamente
e
piegando il capo leggermente destra. Quasi come se fosse in attesa.
Papà
ed io ci scambiammo un occhiata, prima che questi si piegasse
sulle ginocchia, portandosi più o meno all’altezza
del lupo, e rivolgesse la
parola al canide.
-E
così ti chiami Black. Sei proprio un cucciolo affabile-
non capii se mio padre fosse serio e stesse scherzando, ma apprezzai
moltissimo
il suo gesto.
Black
non si mosse, rimase fermo ad osservare lo sceriffo
come in attesa di capire cosa volesse l’uomo.
-L’ho
trovato ieri sera nel bosco, penso sia il cucciolo
della lupa che la protezione animali ha portato via martedì-
spiegai.
-E
tu come fai a saper che…- papà si interruppe a
metà frase
ed alzò gli occhi al cielo- Che domanda stupida, Deaton lo
avrà detto a Scott e
ovviamente lui te lo ha riportato subito. Oppure mi sbaglio?- chiese
guardandomi con espressione che vagava dal divertito
all’esarsperato.
-Eahm…potresti
avere ragione- risposi cercando di essere
vago.
L’unica
risposta che ottenni fu una chiara occhiata di
derisione davanti al mio pessimo tentativo di nascondere la nota
difficoltà di
Scott a mantenere un segreto.
-Vieni,
proviamo a vedere cosa possiamo dare per colazione
al nostro piccolo ospite-
Sorridendo mi
alzai in un
secondo e assieme al cucciolo seguii papà scendendo le scale.
06 Ottobre 2013 15.00
Un
forte bussare alla porta ci distrasse dalla discussione
sul campionato di Lacrosse che stavamo conducendo. Mi alzai e diressi
verso la
porta, fermandomi solo qualche secondo ad accarezzare la testa di Black
comodamente seduto sul suo nuovo giaciglio nell’angolo di
fronte al divano.
Sull’uscio
trovai Aiden e Ethan, vestiti con felpe e cappucci
tirati sulla testa.
-Ragazzi-
dissi.
-Stiles
– mi rispose Ethan mentre Aiden si guardava
nervosamente alle spalle.
Capendo
l’antifona mi feci da parte e li feci entrare,
chiudendo la porta subito dietro loro.
Accompagnai
i due ragazzi in salotto dove Jackson e papà ci
stavano attendendo con espressioni preoccupate, Black sentendo la
nostra paura
si mise in posizione di attacco e ringhiò contro i due lupi
mannari appena
entrati.
Corsi
da lui e mi abbassai per calmarlo –Shh tranquillo
Black stai tranquillo. Non ci faranno del male, o almeno lo spero-
dissi
girandomi poi verso i due giovani.
-Non
lo faremo- mi rassicurò Aiden.
-Abbiamo
deciso da che parte stare- mi comunicò Ethan.
-Che
cosa intendete?- chiese mio padre.
-Lasciare
Deucalion e scappare dalla battaglia sarebbe molto
bello e semplice, ma non è così che va il mondo.
Non sarebbe giusto, ne
intelligente. Abbandonare il fronte non sarebbe per niente una scelta
saggia
per noi.- rispose Ethan.
-Invece
partecipare alla battaglia ma stando dalla parte dei
combattenti migliori, dalla parte dei più forti, ci crea
più possibilità di
riuscita.- spiegò Aiden.
-E
noi pensiamo che tu sia l’unica persona che Deucalion non
riuscirà a sottomettere e soprattutto, che non
riuscirà a far soccombere.-
Il
silenzio calò fra noi come una morbida coperta, anche il
cucciolo rimase in silenzio fino a quando Jackson non scoppio in una
fragorosa
risata.
-O
santo Califogero, Stiles! Sei proprio una femminuccia-
disse facendoci scoppiare a ridere tutti quanti.
Black
rimase ad osservarci come se non capisse perché
stavamo ridendo e senza comprendere per quale motivo ero diventato
tutto d’un
tratto rosso in volto.
Un
fugace pensiero interruppe la mia risata, restai ad
osservare i volti dei presenti con assoluto stupore ed emozione.
-Stiles,
che ti prende?- chiese papà vedendomi immobile e
con quella che immagino fosse una tipica faccia da cretino.
Socchiusi
le labbra non sapendo se quelle tre parole che mi
invadevano la mente sarebbero state altrettanto sorprendenti se dette
ad alta voce.
-Ho….un
branco?- quella che voleva essere un affermazione mi
uscì come una richiesta di conferma. Conferma che mi fu
chiarita da Jackson, il
quale dopo essersi scambiato un occhiata con i gemelli mi sorrise.
-Hai un branco!-
08 Ottobre 2013
Quel
pomeriggio mi feci accompagnare dai ragazzi nella
radura di casa Hale, avevo una proposta da fare, ed era meglio che per
una
volta Derek mi ascoltasse.
Quando
mi presentai davanti al branco Hale e a Scott, con
Jackson e i gemelli, Derek fece una cosa tipicamente da lui e davvero
molto
stupida: Si mise in posizione d’attacco.
-Non
fare il cretino Hale. Non siamo noi i tuoi nemici.- gli
dissi con tono scanzonato
-Che
ci fanno loro qui?- chiese quasi ringhiando,
riferendosi ai due alfa.
-Loro
sono con me.- risposi- Ora se vuoi smettere per un
attimo di fare il babbeo e ascolti quello che..-
-Io
non ascolto proprio niente davanti a loro!- disse
facendo alcuni passi verso di noi minaccioso.
-Derek!-
Urlai, ringhiando tutta la mia esasperazione- Ho
detto che sono con me!- Sentii i canini allungarsi e potei vedere
dall’espressione di Peter che anche i miei occhi avevano
cambiato colore.
–Ethan e Aiden fanno parte de MIO branco ora- dissi con tono
lieve nonostante
la situazione. Non ero stupido, se avessi urlato
quell’informazione
probabilmente avrei fatto solo una gigantesca cazzata.
Così
la sussurrai quasi, rendendola udibile solo al nostro
udito finissimo da una distanza di 7 metri al massimo.
-Loro
cosa?- domandò stupito Scott.
Ignorando
le loro domande ripresi a parlare da dove ero
stato interrotto. –Come stavo dicendo, siamo qui per proporti
un “accordo”-
dissi mimando le virgolette – Entrambi vogliamo Deucalion
morto, e penso che
fare la guerra tra i nostri due branchi non sia un idea da prendere in
considerazione- la mia voce divenne decisa su quelle parole, come ad
intimare a
Derek di non provarci neppure –Siamo due branchi e se ci
allenassimo insieme
potremmo equilibrare le forze-
-Dandoci
una mano l’un l’altro potremmo allenarci fino a far
accrescere le nostre capacità. Avevi già in mente
qualcosa di particolare?- si
incuriosì Peter.
-Peter!-
disse Derek tra i denti.
-Cosa
nipote? Per una volta qualcuno ti offre aiuto e tu
vorresti rifiutarlo? Non lo vedi?- disse indicandomi –
Guardalo, già la sua
mente quando era un piccolo umano avrebbe dovuto farti capire che
sarebbe stato
un ottimo soggetto se trasformato, ma guardalo ora. Un perfetto e
potente Alfa,
con alcuni assi nella manica che non ci vuole svelare, ma che
è deciso a
trovare una soluzione con noi. Facendoci diventare parte integrante di
una vera
squadra, non di un falso branco che tu cerchi di far rimanere in
piedi.- gli
sputò contro queste parole risentito - Che cosa hai
pianificato?- chiese
tornando a guardarmi.
-L’ideale
sarebbe un allenamento a coppie, equilibrate ma
allo stesso tempo contrapposte. Perché
l’allenamento su cui ci baseremo non
consiste nella forza fisica, ma nel movimento e nel pensiero.
Pianificare ed
agire, serve durante le battaglie ma ancora di più sul campo
di combattimento.
Un colpo dato forte può far vincere un round ma una mossa
ben pianificata ed
agile può far concludere una guerra.- dissi guardando Scott.
– Le mie proposte
sono queste: Jackson si allenerà con Isaac. Isaac sa essere
veloce negli
attacchi ma Jackson è letale. Scott ha la forza in crescita,
passa dal potere
del semplice beta a qualcosa di più, Peter invece ha dalla
sua anni di
esperienza e qualche trucchetto. Cora conosce il proprio corpo mannaro
e sa
dove può arrivare, e nonostante non sia del tutto formata la
assegno in coppia
con Aiden e Ethan, i quali devono imparare a combattere separatamente e
non in
forma unica, così da migliorare le proprie
capacità singole ed essere capaci di
guardarsi le spalle a vicenda. Ed infine io e Derek, i due alfa, Derek
è forte
e con diverse conoscenze ed io invece , come ha detto Peter, ho diverse
pedine
dalla mia.-
Peter
annuì pensieroso – Coppie equilibrate ma allo
stesso
tempo contrapposte. Capisco.-
-Allora-
dissi voltandomi verso Derek – Ci stai?-
-Quale
è il tuo obbiettivo?- mi chiese confuso.
-Voglio
che Deucalion perda ovviamente – dissi non capendo
la sua domanda.
-Vuoi
ucciderlo?- domandò Derek.
Spalancai
gli occhi –No! Io non ucciderò nessuno,
così come
non trasformerò nessuno per ingrandire il mio branco!- dissi
scioccato.
-Beh
vedo che le risorse comunque non ti mancano- disse Isaac
accennando ai gemelli e a Jackson.
-E
cosa hai intenzione di fare? Sconfiggerlo e lasciarlo
andare così che possa crearsi un ulteriore branco?- mi
chiese Derek arrabbiato.
-Non
tutto deve avere una fine attraverso la morte Derek,
forse è questo che devi ancora imparare a comprendere.-
-O
forse sei tu che devi aprire gli occhi e realizzare che
vivere non è così semplice!-
-Non
tutto è bianco o nero Derek-
-Ah
no? E sentiamo cos’altro dovrebbe essere? Arancione
forse?- mi disse prendendomi in giro l’alfa.
-Direi che in
questo caso lo è-
mi difese Cora.- Per una volta Derek, forse potremmo anche farcela.
Potremmo
avere la vittoria in mano, una vittoria dalle sfumature color arancio
papavero!-
11 Ottobre 2013
Gli
allenamenti procedevano, ci incontravamo ogni pomeriggio
e dividendoci a coppie sfidavamo i nostri limiti.
Le
coppie che avevo formato funzionavano bene, Scott e Peter
lavoravano bene, il primo acquisiva ogni singola parola dal
più grande. Cora
nonostante sembrasse essere quella più sotto pressione,
stava dando del filo da
torcere ai gemelli, Ethan e Aiden avevano sempre fatto affidamento
sulla loro
unione perdendo la capacità di lavorare singolarmente, per
la lupa non era
troppo difficile capire i loro punti deboli e sfruttarli a proprio
vantaggio.
Io e Derek beh…ce la cavavamo, il moro non sembrava fidarsi
abbastanza per
lasciarsi andare, era sempre sull’attenti pronto ad un mio
attacco a
tradimento, e questo lo rendeva vulnerabile ai miei attacchi
psicologici. Gli
giravo intorno facendo finte ed attaccandolo nei punti giusti facendo
sì che si
stancasse in fretta e diventasse più lento, in poche parole
lo manovravo e
quando se ne rendeva conto era troppo stanco per reagire. Quelli che mi
davano
da pensare erano Isaac e Jackson, si comportavano in modo
strano… Vederli
combattere era uno spettacolo, penso che fossero la coppia
più equilibrata sul
piano tecnico, si conoscevano alla perfezione. Se Jackson scartava a
sinistra
per sferrare un attacco con gli artigli della mano destra Isaac si
abbassava
subito facendo strusciare la gamba destra per terra cercando di minare
il suo
equilibrio, quando invece Isaac cercava di sfruttare un attacco dal
“cielo”
Jackson era li pronto a prenderlo e a mettere fine al suo assalto.
La
loro sincronia mi faceva pensare che si fossero osservati
molto l’un l’altro fino ad arrivare ad una
conoscenza del proprio partner quasi
inconscia, quando sai cosa sta per fare l’altro non devi
nemmeno pensare a come
agire, il tuo corpo lo fa per te. Riuscivo benissimo ad immaginarmi la
stessa
scena ma in una casa alle prime ore del mattino, la sincronia che si
utilizza
in una famiglia per fare colazione è la stessa che si
sarebbe potuta dire di
vedere tra loro.
Da
quando i genitori di Jackson gli hanno assegnato un
professore privato, per studiare da casa e non rimanere troppo indietro
rispetto a noi, i due avevano cominciato a frequentarsi abitualmente.
Capitava
spesso che Isaac fosse a casa mia per qualche riunione improvvisa tra
branchi,
o semplicemente per lo studio collettivo – che poi tanto
collettivo non era se
si trovavano solo loro due a portare avanti i compiti. Era anche vero
che
Jackson rifiutava di incontrarlo a casa di Derek, dove abitava Isaac, o
in
qualunque posto dove l’alfa avrebbe troppa libertà
d’accesso, pensai che
inconsciamente incolpi Hale per essere diventato Kanima.
Assorto
ad osservare le loro movenze mi ripromisi di indagare
più approfonditamente e tenendoli d’occhio.
Mi
voltai verso l’unico sentiero che portava allo spiazzo
davanti a casa Hale e dopo qualche istante vidi arrivare un auto, la
vettura
parcheggiò a qualche metro dall’abitazione e da
essa vidi scendere Deaton.
-Ehi
Capo!- lo salutò Scott distraendosi dall’incontro
un
secondo di troppo, permettendo a Peter di atterrarlo.
-Ciao
Ragazzi- ci salutò il veterinario, risposi al suo
saluto con un sorriso e tornai ad osservare le coppie mentre Derek
oltrepassava
l’uscio di casa presentandosi, finalmente, sul campo di
allenamento.
-
Ho portato alcuni rifornimenti- disse indicando con il
pollice l’automobile alle sue spalle –scommetto che
voi ragazzi pensate solo ad
allenarvi senza prestare attenzione a cosa ha bisogno il vostro corpo.-
aggiunse guardando i gemelli con sguardo severo.
I
due si “teletrasportarono” in un attimo
all’auto per
saccheggiare una bottiglia d’acqua a testa da cui bevvero dei
rinfrescanti
sorsi.
Scuotendo
la testa riportai l’attenzione sugli altri
licantropi ancora in azione – Facciamo una pausa- dissi con
voce abbastanza
forte da farmi sentire da tutti, mentre
Cora, Scott e Peter si avvicinarono chiacchierando ai gemelli, mi
accorsi di
una strana scena.
Anche
Isaac e Jackson si erano fermati ma, al contrario
degli altri, erano fermi uno di fronte all’altro come se si
stessero parlando a
bassa voce, sussurrando quasi visto che non riuscii ad udire niente.
Alzai gli
occhi al cielo e ripetendomi che un giorno la mia curiosità
mi avrebbe ucciso,
raggiunsi i ragazzi e mi procurai una bottiglia d’acqua.
Bevendo
ascoltai la risposta di Cora alla domanda di Peter
su chi fosse il migliore a battersi tra i gemelli.
-Aiden
è più potente negli attacchi ma molto
prevedibile,
Ethan invece punta meno alla forza ma i suoi colpi sono più
precisi e ti
offuscano i sensi. Se dovessi dire chi non voglio incontrare in
battaglia non
saprei risponderti, ma sono sicura di non voler avere a che fare con
loro ne da
uniti ne quando si guardano le spalle-
Aiden
e Ethan si scambiarono un sorriso, probabilmente fieri
loro stessi, potersi unire in battaglia ha un vantaggio ma sapersi
difendere
egregiamente da separati porta loro molta più
libertà di movimento ed
indipendenza.
Deaton
si mise da parte a me – Sai Stiles ora capisco molte
cose-
-Di
che parli?- chiesi confuso.
-Avevo
visto un potenziale magico dentro di te, anche da
umano. Ed ho cercato di richiamarlo ma senza molti successi, o meglio,
uno c’è stato.
Quella sera con la cenere di “sorbo degli
uccellatori”, tu sei riuscito a far
si che il cerchio si completasse vero?-
-Si,
la cenere non era sufficiente. Ho immaginato e creduto
che lo fosse e quando ho riaperto gli occhi la linea era completa-
-Avevo
ipotizzato una qualche discendenza magica da parte di
tua madre ed invece..- si bloccò osservandomi incuriosito.
Inarcai
un sopracciglio stranito ed in seguito capii –
Invece è il Black Dog trasmessomi che risiedeva nel sangue
di mio padre ad
avermi aiutato-
-La
cultura Gaelica è molto estesa Stiles, esistono
incantesimi e spezie di cui probabilmente nemmeno conosco
l’esistenza-
A
quelle parole un’idea mi invase la mente e la esposi
subito – Deaton, esiste una formula che possa spezzare il
collegamento tra un
Alfa e il proprio beta?- chiesi
Deaton
mi rivolse un occhiata scioccata – Stiles di che
cavolo stai parlando?-
-Lasciami
finire. Esiste un incantesimo che spezzi un
collegamento di un beta verso il proprio alfa e che poi lo colleghi ad
un’ulteriore alfa, che non lo ha trasformato?-
-Sarebbe
possibile?- intervenne la voce di Jackson.
-Non
lo so, dovrei provare a contattare alcuni amici. Credo
ci sia un incantesimo di rilascio per un legame, ma non penso ne esista
uno che
faccia un “trapasso” di alfa-
-Potresti
guardare?- chiesi gentilmente facendogli un
sorriso incoraggiante.
-Lo
farò ragazzi, lo prometto.
Vedo che siete molto legati.- ci disse Deaton osservandoci interessato.
Jackson
si avvicinò e guardandolo serio rispose – Stiles
è il mio Alfa- poggiai una
mano sul gomito del beta, per fargli capire quanto fosse importante il
legame
anche per me, sorpreso mi accorsi in ritardo che avevo appoggiato
l’arto esattamente
nel punto in cui avevo morso il beta. Forse al lupo che risiedeva in me
non
servivano incantesimi per rendere ufficiale questo affetto, lui aveva
già
scelto il proprio branco.
12 Ottobre 2013
-Eh
dai Jackson! Rimetti su Doctor Who! È l’ultimo
episodio
della quarta stagione, quella in cui il Decimo si rigenera e
– dissi
allungandomi cercando di rubare il telecomando dalle mani del ragazzo
-Non
me ne frega niente di Doctor Who, voglio vedere la
partita.- mi rispose serio.
-Ma
è una delle puntate più belle della serie!-
borbottai
-Stiles!
Ho detto che voglio vedere la partita. E no! Non la
registro per vedermela un altro giorno- mi precedette vedendo che stavo
per
aprire nuovamente bocca – soprattutto non per un episodio che
abbiamo già visto
entrambi!- mi scoccò un occhiata ammonitrice prima di
appoggiare il telecomando
accanto alla propria gamba sinistra, al sicuro dalle mie mani.
Sorrisi
scoprendo un’altra parte di Jackson che ci
accomunava, beh dopo tutto chi non amava il Decimo? O meglio Doctor Who?
Ripensare
a Rose e al Dottore mi ricordò cosa mi ero
ripromesso di chiedere all’amico il giorno prima.
Lanciai
una sfuggevole occhiata a Jackson pensando a come
agire.
-Gli
allenamenti di ieri sono andati alla grande devo dire-
iniziai.
-Certo
che sono andati alla grande, ci siamo allenati solo
noi. Tu e Derek siete rimasti li a girarvi i pollici e a darci ordini-
mi prese
in giro lui.
-Oh
dai! Ci siamo allenati anche noi, solamente Derek non si
fida ancora abbastanza di noi per lasciarsi del tutto andare
all’apprendimento-
risposi.
-Sono
solo delle belle parole con cui dire che è uno
stronzo- chiarì con serietà.
-A
volte – risposi con un sorrisetto.
Cercai
di evitare movimenti dettati dall’agitazione,
avrebbero solo messo sull’attenti il beta e non era quello
che volevo. Quando
Jackson era rilassato si lasciava andare a confessioni per cui
normalmente mi
avrebbe zittito.
-Come
ti trovi con Isaac?- sondai il terreno per arrivare al
punto.
-È
un buon compagno di allenamenti e mi ci trovo bene.
Alcune materie sembrano più semplici se ce le spieghiamo a
vicenda- rispose
senza alzare lo sguardo su di me.
A
quelle parole cercai di trattenere un sorrisetto, oh certo
un buon compagno di allenamenti e di studio…
-Infatti
ho notato che ultimamente siete sempre insieme- tentai
ancora
-Stiles
dove vuoi arrivare?- mi chiese secco
-Io….beh
ho semplicemente notato che siete molto, come dire,
affiatati- ammisi nel tentativo di
trovare risposte.
Jackson
si sedette più compostamente prendendosi la testa
tra le mani e passandosi le dita tra i capelli.
-Non
so nemmeno io che cosa sta succedendo. Mi sono
avvicinato a lui per il bene del branco e devo ammettere che non
è uno sforzo,
Isaac è intelligente e simpatico mi trovo bene con lui, mi
sembra quasi di
passare del tempo con Danny…. .Ma tutte le volte che lo vedo
mi ritorna alla
mente quel cavolo di sogno e io..-
-Di
che sogno stai parlando?- chiesi incuriosito
Jackson
sospirò – Da quando sono diventato Lupo mannaro,
lasciando le mie spoglie di Kanima, ho un sogno che mi perseguita.-
Lo
fissai senza dire nulla, in un chiaro segnale di
continuare a raccontare.
Il
biondo alzò gli occhi al cielo e continuò a
parlare –
Sono in una discoteca, non riesco a capire bene quale sia è
tutto un po’
sfuocato. Sto cercando di raggiungere qualcosa di cui non ho ben chiara
l’entità quando vengo bloccato da due figure. Sono
Erika e Isaac, si mettono a
ballare e mi trasportano con loro. Io mi ritrovo a stringermi contro
Erika, la
quale si trova tra me ed Isaac. La scena è molto
……erotica- ammette senza
guardarmi – Ma quello che mi perseguita è il fatto
che nonostante Erika fosse
in mezzo, entrambi l’abbiamo quasi ignorata, per tutto il
tempo del ballo, io
ho guardato solo Isaac e lui ha tenuto il suo sguardo fisso nel mio.-
Allontanando le mani dal proprio volto si gira e punta lo sguardo nel
mio – Ed
era eccitante!- mi confessa
-Capisco,
allora è questo che ti tormenta, il fatto di
essere eccitato per un uomo nel sogno?-
Jackson
non mi risponde e torna a girarsi verso la tele
fissandosi le mani.
-O
forse quello che ti spaventa è il fatto che sia stato
tutto un sogno e che non proverai più quelle emozioni
proprio con Isaac?-
tentai la sorte proponendo un’opzione che ero sicuro lui non
avesse valutato.
Jackson
si volta a fissarmi scioccato, resta immobile con lo
sguardo perso per alcuni minuti prima di rispondermi. – Io
…credo di sentire la
mancanza di quella sensazione.- si umetta la lingua con aria assente.
–È come
se ne sentissi la nostalgia. Ed è stupido no?
Perché è stato solo un sogno.- la
sua affermazione pareva quasi una supplica. Ma non sapevo se stesse
chiedendo
una conferma od una negazione.
-Jackson-
lo chiamai, il suo sguardo tornò presente e mi
fissò nuovamente –Non è stato un sogno.
La scena in discoteca è successa
veramente, la sera in cui Derek ha morso la madre di Allison. Erika ed
Isaac
hanno cercato di fermarti e di bloccarti ed è probabile che
abbiano usato i
propri corpi per farlo.- Non citai il fatto che nonostante le loro
mosse la dj
fosse comunque morta e portai avanti la discussione.
-Dunque
ogni volta che vedi Isaac ti ricordi del sogno?-
chiesi
-Si
e comincio a provare strane sensazioni. Non saprei
spiegarle, sono un mischio di paura, felicità, nostalgia e
beh….-
-Eccitazione?-conclusi
io per lui.
-Sì-
soffiò.
-Isaac
ti piace- affermai.
-Che
cazzo dici? Io non sono gay! Sono stato con Lydia fino
a poco tempo fa te lo sei dimenticato?-
-Non
l’ho scordato, e sei tu che non capisci. L’amore
non ha
sesso. Io non mi fermo a guardare il sesso, quando mi innamoro lo
faccio della
persona in se, dei suoi modi di fare, i pregi ed i difetti. La voce i
pensieri.-
-Mi
stai dicendo che ti sei innamorato di un uomo?- mi
chiese stupito
-Fino
a pochi mesi fa pensavo di essere innamorato di Lydia-
Ammisi – Ora …non lo so. Questa storia della
trasformazione e del Black dog mi
ha cambiato le prospettive. Se prima avevo alcune reticenze, dal mio
cambiamento sento che esse sono sparite, potrei benissimo invaghirmi di
una
persona a dispetto del suo essere uomo o donna.-
Jackson
mi fissò come valutando la mia risposta, non c’era
ribrezzo o rabbia nei suoi occhi, solo comprensione e confusione.
-Comunque
sia non vuole dire niente. Anche se mi scoprissi
innamorato di Isaac non cambierebbero le carte in tavola. Non sono il
tipo da
buttarmi ai suoi piedi ed implorarlo di amarmi.- disse guardandomi.
Mi
alzai dal divano – Forse amare è una parola
grande- dissi
spostandomi verso le scale che portavano al piano superiore –
ma da come ti
guardava il culo l’altro giorno di sicuro ha fame. E direi
che non era affamato
di cibo- sorrisi con faccia da monello e cominciai a salire i gradini.
Anche
senza vederlo mi immaginavo la faccia ebete di Jackson
e cominciai a ridere correndo verso la mia camera quando la sua voce mi
raggiunse.
-Che cosa
intendi? Vuoi dire
che? Stiles? STILES!-
Ciao a tutti :) Eccoci al quarto capitolo. Pian piano i rapporti di Stiles stanno evolvendo, anche se alcune persone fanno fatica ad accettare i cambiamenti, potrei non fare nomi ma sappiamo tutti che gran testa dura è Derek...
Oggi non mi dilungerò troppo nei commenti, sono un po' di fretta, quindi faccio i ringraziamenti di rito a tutti quelli che leggono e seguono la storia, ed un abbraccio grande a My heart seeks love.
Vi aspetto al prossimo capitolo, un bacio
Bdluna