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Autore: daemonlord89    10/11/2013    1 recensioni
Una mail misteriosa. Una minaccia.
Il mittente sembra conoscermi, ma io non so chi sia lui.
Cosa vuole da me?
Perché mi dice di prepararmi?
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo cammina. Una camminata nervosa. Continua a ripetere lo stesso percorso, avanti e indietro. Ogni volta che termina il giro si ferma per un attimo, poi riprende.
La madre di Michele, legata ad una sedia, lo osserva. Ha paura, una paura del diavolo. I polsi le fanno male, le corde sono troppo strette e lasciano passare pochissimo sangue. Lo stesso discorso vale per le caviglie. La bocca è imbavagliata, non riesce a parlare. Solo gli occhi sono liberi, in modo che li possa muovere liberamente.
Lo può vedere in faccia. All'uomo non importa niente, dopotutto si è presentato a volto scoperto anche spacciandosi per poliziotto. Non sa chi sia. Non l'ha mai visto eppure lui l'ha rapita. Le ha fatto perdere conoscenza con un colpo secco alla nuca, mentre lei era in cucina. Quando si era risvegliata, si trovava lì.
L'umidità è devastante. Tutt'intorno a lei giacciono delle grandi casse di metallo. Sembrano dei piccoli container. E' stata portata in una specie di magazzino abbandonato. Non ha idea di quale magazzino sia, men che meno di dove si trovi, topograficamente parlando.

L'uomo si ferma di nuovo. Sta aspettando che Michele segua le sue istruzioni.
Lei decide di parlare.
-Mmm.-
Lui si volta a guardarla, uno sguardo di fuoco.
-Mmm!-
-Che cazzo vuoi, puttana?- l'uomo sputa odio.
-Mmm, mmm.- lei cerca di indicare il bavaglio. Vuole che lui lo tolga.
-Sentimi bene.- dice lui, mentre impugna la pistola. L'acciaio nero e minaccioso risplende nella semioscurità -Se urli sei morta. Morta, capito?-
Lei annuisce.
L'uomo si avvicina, si china su di lei e le abbassa il fazzoletto. Prima di parlare, lei si concede una generosa boccata d'aria.
-Allora, cosa vuoi?- la incalza lui.
-Perché... Perché fai questo?-
-Che cosa scontata. Pensavo volessi dirmi qualcosa di sensato.-
-No, ti prego. Devo sapere. Cosa ti ha fatto mio figlio? Perché lo odi fino a questo punto?-
-Ah! Ah! Ah!- ride, una risata nervosa e folle.
-Perché, mi chiedi?- dice poi, cambiando espressione per tornare serio -Non te ne frega un cazzo. E' una cosa tra me e lui. Me e lui.-
Si ferma un attimo, sta pensando a qualcosa. Lei cerca di capire a cosa, ma non ci riesce. Non si può indagare la mente di un pazzo.
-Se fa come dici- continua lei -ci lascerai in pace?-
-Pace.- lui sputa su quella parola -Come se vi meritaste la pace. Comunque vedremo. Sicuramente questo non è che l'inizio. Solo la prima istruzione.-
Sta per continuare a parlare, ma viene interrotto dalla suoneria del suo cellulare. Rapido, guarda il display. Sorride, un ghigno demoniaco. Risponde.

-Ciao, Michele.-
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Che istruzioni del cazzo.
Ecco cosa dovrai fare, ha detto. Mi aspettavo che mi chiedesse un riscatto, o qualcosa del genere. Niente. Mi ha solo intimato di recarmi in un cazzo di vicolo, a Milano. Mi metto alla guida, senza pensare. Se penso, è finita; la mia mente mi dice che è una trappola, mi ordina di non fidarmi, ma non la voglio ascoltare. Ho perso Laura, non voglio perdere anche mia madre.
Come starà? Dove l'avrà portata il bastardo?
Guido fino ad una strada non distante dalla mia destinazione e parcheggio. Prendo il cellulare. L'assassino mi ha chiesto di chiamarlo, non appena fossi arrivato. Considero per un attimo l'ipotesi di avvisare anche la polizia, ma poi rinuncio. Mi ha detto espressamente di non farlo e non voglio mettere a repentaglio la vita di mia mamma.
Compongo il numero che mi ha fornito. Risponde quasi subito.

-Ciao, Michele.- dice.
-Ci sono.- rispondo, mentre comincio a camminare.
-Non mi saluti nemmeno?-
-No.-
-Sei un maleducato.- ride. Si sta prendendo gioco di me. In sottofondo mi sembra di sentire la voce di mia madre, ma è una sensazione che dura un attimo.
-Mia madre è lì?-
-Sì.-
-Sta bene?-
-Certo. Per ora.-
-Per ora? Lurido stronzo, io...-
-Calmati. Non ho intenzione di ucciderla e tu non sei in condizioni di insultarmi.-
-D'accordo.- mi rassegno. In lontananza vedo l'imboccatura del vicolo. Mi tengo a distanza e controllo con attenzione. Riesco a vedere anche l'altra uscita, a controllare tutto da lontano. Non sembra esserci nessuno. Nessun agguato.
-Sei arrivato al vicolo?-
-Sì.-
-Entraci, allora. E ascolta bene.-
C'è un attimo di pausa. Sta armeggiando con qualcosa, non capisco cosa. Sento solo il suo respiro affannoso.
Dopo qualche secondo appoggia il cellulare su un tavolino o qualcosa del genere. Sento il suono secco del metallo. Un secondo suono, più basso e veloce. Poi parte una musica.
Il ritmo martellante della hardcore mi fracassa i timpani.
-Ah!- grido -Abbassa!-
Non mi sente. Allontano il cellulare dall'orecchio ed entro nel vicolo. Nonostante la distanza, sento lo stesso la musica. E pian piano riconosco la canzone.
L'ascoltavo anch'io, un tempo.
Cammino, ipnotizzato. Una strana sensazione di paura attanaglia le mie viscere, mi si torce lo stomaco. Mi viene da vomitare.
Sui muri leggo delle scritte. Qualcuno le ha aggiunte di recente, la vernice spray è fresca.

Chi va piano va sano e va lontano.
Ripetuto mille volte. Ovunque, intorno a me.
Cado in ginocchio.
Un uomo che mi guarda. Non riconosco il viso. Mi parla.
Mi prendo la testa tra le mani, mentre il cellulare continua a mandare musica.
Chi va piano va sano e va lontano. L'uomo alza le mani, si avvicina velocemente.
Non vedo più nulla, vomito.
Sangue. Dolore.

-...senti?-
La sua voce, dal cellulare. La musica si è interrotta e nel vicolo è tornato il silenzio.
-Mi senti?-
Prendo l'apparecchio.
-Sì.-
-Ora ricordi?-
-Sì.-

E so come trovarti, figlio di puttana, dico tra me e me.

   
 
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