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Autore: SvaleG_3    10/11/2013    1 recensioni
il suo mondo è perfetto. completamente perfetto. lei non ha difetti, tranne uno. lo stesso difetto che tom ha sempre vantato, ma che non ha mai approvato. è così difficile affezionarsi a qualcuno? è così difficile sentirsi coinvolti con anima e corpo? a quanto pare si. e la vita mondana non aiuta di certo ad essere più umani e meno automatici. ma forse una sorella o un fratello si.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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4.

SENZA RITEGNO


Il sole entrava prepotente dalle finestre, andando a colpire gli occhi di Jennifer, che dormiva sul letto intatto e con il viso appoggiato al cuscino umido. Aveva continuato a piangere dopo che si era addormentata, probabilmente sognando.

Si alzò, sfregandosi gli occhi. -Merda, che dolore.-

Si guardò intorno, capendo solo dopo che si trovava nella villa della band di David. Si alzò, chiedendosi che ore fossero e dirigendosi fuori, con l'esigenza di andare in bagno.


Intanto Tom fu svegliato bruscamente dal suo cellulare, che lo informava dell'arrivo di un messaggio. Lo prese imprecando, facendo fatica a leggere per via degli occhi che bruciavano lievemente. Il numero era sconosciuto.


Grazie per l'altra sera. Vuoi il bis? Emma”


Tom scaraventò il telefono sul comodino e scostò le lenzuola dalle sue gambe, mettendosi seduto e stropicciando gli occhi con i palmi delle mani. -Fottiti, Emma.-

Si alzò, aprendo la porta e dirigendosi al bagno, alla fine del corridoio. Appena superata la porta di Jennifer, essa si aprì, mostrando la ragazza in tutto il suo nudo splendore mattutino.

Era struccata, i capelli lievemente scompigliati e non aveva la maglietta. Probabilmente l'avrà tolta durante la notte. Era bellissima.

Aveva addosso un completino turchese, con il pizzo viola. Il seno era tirato su e sodo, leggermente coperto da qualche ciocca di capelli.

Richiuse la porta, per poi spostare gli occhi al corridoio, dove trovò il chitarrista ad osservarla, forse ancora intontito dal sonno.

Non indossava nulla, solo un paio di boxer bianchi e aderenti. Il corpo era scolpito e liscio, le braccia muscolose e le vene si vedevano lievemente sotto la pelle ambrata. La schiena rientrava leggermente prima delle natiche, formando due piccole rientranze, detti “buchi di venere”. La linea della spina dorsale era visibile ed eccitante. Il sedere era sodo e le gambe incredibilmente muscolose. Era girato di tre quarti verso il bagno, solo la parte superiore del busto era girata verso di lei, ed era colpito per tutto il corpo dai raggi del sole.

Il viso assonnato ospitava due occhi semichiusi, la bocca lievemente aperta e le sopracciglia folte corrucciate.

Jen gli sorrise, avvicinandosi e posando una mano sul suo petto. -Buongiorno, Sexy.- sussurrò, sorpassandolo.

Le brasiliane sparivano tra le natiche gonfie, che si muovevano a ritmo con le anche e con le gambe piccole e magre.

-Buongiorno a te, Puffetta.- rispose Tom, leccandosi il labbro inferiore e sorridendo lievemente, osservandola mentre raggiungeva il bagno.

Una volta arrivata alla porta, la ragazza poggiò una mano sulla maniglia e si girò a guardarlo. Si prese una ciocca dei lunghi capelli castani, che brillavano di un oro sporco alla luce del sole, tra le dita e iniziò a rigirarla. -A cosa devo questo soprannome? Al completo o all'altezza?- chiese.

Tom la guardò negli occhi, sorridendole tenero, come se fosse una bambina cresciuta troppo in fretta. Chissà se è sempre stata così spavalda o lo è diventata col tempo, si chiese. Alzò le spalle, battendo le palpebre. -Fai tu, Splendore.-

Jennifer gli sorrise e scomparve aldilà della porta scura. In quel momento, il ragazzo si rese conto che era uscito dalla sua camera per una ragione e soffocò una piccola imprecazione appena capì che Jen gli aveva soffiato il bagno.

Stava per tornare in camera sua, quando si sentì chiamare proprio da lei. Si avvicinò alla stanza e subito dopo sentì lo scarico e la porta si riaprì.

Jennifer era molto più bassa di lui e dovette alzare di molto lo sguardo prima di arrivare agli occhi. Erano bellissimi di prima mattina. Lui, come tutti i ragazzi in quella casa, era bellissimo. Lo guardò e gli sorrise mestamente. -Scusa per il bagno. Sai che ore sono?-

A Tom tornò alla mente l'immagine del display del cellulare. Si strofinò la faccia con una mano, poi la guardò sospirando. -Le tre e un quarto di pomeriggio.-

Jennifer spalancò gli occhi e poi si mise a ridere. -Devi prestarmi una maglietta, Tom.- Lui si avvicinò alla porta del bagno, aprendola e indicando dentro. -Mi fai andare in bagno prima?- chiese, scherzando. Jen soffiò una risata e annuì, tornando alla sua camera, mentre Tom chiudendo la porta, scuoteva la testa con un sorriso divertito stampato sul volto ancora assonnato.


***

I gemelli aspettavano davanti la porta da dieci minuti buoni, sbuffando e guardando l'orologio.

Erano le quattro e venti e Jennifer ancora non scendeva.

-Jen, ti prego, muoviti! Sto facendo la muffa!- urlò Bill, poggiando una mano sulla maniglia del portone. Dopo qualche secondo, i gemelli sentirono dei passi avvicinarsi veloci alle scale, per poi scenderle in pochi secondi.

Jennifer teneva le sue scarpe con il tacco nere tra le mani e indossava una lunga maglietta turchese di Tom, di quelle che non metteva più, che le arrivava a metà coscia. La vita era stretta da una cinta nera che teneva allacciata sotto il seno. I capelli erano legati in una coda alta, lisci, che le arrivavano fin sopra il sedere.

Bill la guardò e poi sbuffò di nuovo, inforcando i grandi occhiali da sole. -Almeno questa maglietta ti copre il culo!- scherzò, aprendo la porta. Jennifer rise, aspettando che i gemelli uscissero, per poi richiudersi il portone alle spalle. Sul pianerottolo mise le scarpe e guadagnò quindici centimetri di altezza. Si diressero verso la Cadillac nera parcheggiata sotto un ampio portico, salendo e accomodandosi sui sedili.

Tom fece retromarcia e altre poche manovre, poi iniziò a sfrecciare per la strada deserta.

Era Gennaio e ai lati delle strade persisteva qualche tocco di ghiaccio o cumulo di neve non ancora sciolti dal sale sparso dalle macchine ogni mattina, tutte le mattine.

-Dove mi portate? Solo negozi di classe per favore!- disse Jen, prendendo il suo lungo impermeabile per appoggiarselo sulle spalle. Tom la guardò dallo specchietto, sorridendole appena lei incrociò il suo sguardo.

Bill si girò verso di lei, che si trovava seduta al sedile posteriore centrale, con il viso tra i due anteriori, e si abbassò gli occhiali scuri sul naso. -Tesoro, spero che tu stia scherzando! Mi sottovaluti, io non conosco posti che non siano di classe!- e le sorrise, mostrando quei suoi denti bianchissimi.

Jennifer scoppiò a ridere, scuotendo lievemente la testa. -D'accordo, Mio Signore! Mi fido di lei.- proclamò con voce solenne. Bill allargò il suo sorriso e guardò Tom che nel frattempo aveva sbuffato sonoramente e scuoteva la testa. -Ora chi lo ferma più...- sussurrò. Bill gli diede una piccola spinta sul braccio, imbronciandosi un po'. -Smettila di fare il guastafeste! È la ragazza più simpatica del mondo!- disse, indicandola con la mano.

Jennifer sorrise, guardando il teatrino che avevano messo su quei due ragazzi mentre si picchiavano e strillavano addosso. Si rattristò, pensando al fatto che anche lei avrebbe potuto essere così felice, se solo avesse fatto una scelta differente per la sua vita. Si toccò la spalla, poi scosse la testa, appoggiandosi allo schienale e tornando a guardare la strada e il paesaggio che sfrecciava da fuori il finestrino.


***

Il vestito che aveva comprato quel pomeriggio le ricadeva perfettamente sul corpo.

Era nero, monospalla e aderente, che arrivava a metà coscia. La scollatura era impreziosita da dei piccoli strass e brillantini, abbinati alle scarpe tacco quindici che avrebbe indossato una volta arrivata alla porta. Dannati tedeschi, tutti con l'usanza di camminare scalzi in casa! pensò. Si girò e si guardò la schiena e il sedere, appurando che il vestito non fosse troppo corto o che non scoprisse il tatuaggio sulla spalla racchiusa dalla manica lunga.

I capelli erano mossi, appuntati dietro da un fermaglio che li tirava lievemente su, lasciando scoperto completamente il suo viso.

Il trucco degli occhi era nero e argento, molto marcato e le labbra carnose ospitavano un rossetto nude, lievemente lucido.

Prese la sua borsetta argentata, le scarpe e l'impermeabile, imprecando contro l'aeroporto per non aver ancora consegnato le sue valigie. “Domani, un paio di palle!” pensò.

Scendendo le scale, notò tutti i ragazzi in salotto, seduti sui divani, a guardare la TV. Si avvicinò e buttò il cappotto e la borsetta vicino a Georg, che sussultò. Allargò le braccia, facendo un giro su se stessa. -Allora? Vi piace?-

I ragazzi la guardavano compiaciuti, poi annuirono, alzandosi. Tom si alzò dopo tutti gli altri e le si avvicinò all'orecchio. -Ecco perché prima in negozio non ci hai fatto vedere nulla, Puffetta.-

Si rimise su, raddrizzando la schiena, e le sorrise, porgendole il cappotto e mettendole una mano sulla schiena per spronarla a raggiungere la porta.

Sul pianerottolo, si aggrappò al braccio possente di Gustav per infilarsi le scarpe alte, poi infilò l'impermeabile che le teneva sollevato Bill. Il ragazzo passò due mani sotto i suoi capelli e li tirò fuori dalla giacca, riavviandoli un po'. Si avvicinò di più e le cinse le spalle. -Sei magnifica, Jen. Attenta a chi rimorchi, non voglio vedere mio fratello o gli altri prendersi dei pugni in faccia per te.- sussurrò ridendo sotto i baffi. Jen alzò lo sguardo sul suo viso, sorridendo a sua volta. -So badare a me stessa, Bill, grazie!-.

Si infilarono in macchina e partirono.


Il Golden Star era affollatissimo, la fila di persone che aspettava di entrare era lunghissima e colorata.

Jennifer era seduta ai sedili posteriori, tra Georg e Gustav. Quest'ultimo aprì lo sportello e scese dall'auto, per poi porgerle una mano. Jen l'afferrò e tirò fuori le gambe, per poi mettersi in piedi sull'asfalto cosparso di sale. Il vento le muoveva i capelli e le scivolava tra le gambe, procurandole dei brividi freddissimi. Gustav chiuse la portiera, poi si portò Jennifer stretta al corpo, per scaldarla, strofinandole una mano sul braccio. Jen si strinse nell'impermeabile, sorridendo ai ragazzi che chiamavano il suo nome, riconoscendola. Non si curava di quelle ragazze che invece la insultavano, vedendola insieme ai Tokio Hotel. I flash quasi la accecavano e quando Gustav mise un braccio davanti ai loro occhi, lo ringraziò con un sorriso, per poi entrare dalla tenda tirata da un uomo grande e muscoloso vestito di nero.

Diede l'impermeabile ad una ragazza che l'appese ad un appendiabiti e le porse un numeretto. Fece lo stesso con tutti gli altri, solo che a loro riservò anche degli occhi languidi e un sorriso malizioso. “Tutte sgualdrine”.

Si girò verso i ragazzi che si guardavano intorno. -Allora? Dov'è il vostro fantomatico Andreas?- chiese.

Bill puntò un dito verso un bancone illuminato di blu, per poi girarsi verso tutti gli altri. -È lì!- strillò, per sovrastare la musica e le urla dei ragazzi in pista.

Tutti si avvicinarono al banco, dove un ragazzo biondo era appoggiato e parlava con la ragazza che serviva continuamente bicchieri colmi di super alcolici.

Tom afferrò la mano di Jennifer nello stesso istante in cui un ragazzo, sbandando, le andò addosso, portandola a sbattere contro il chitarrista. Si sorrisero e Jen mimò un “grazie” con le labbra lucide.

-Guarda chi si rivede!- urlò Bill all'orecchio di Andreas. Il biondo si girò con un sorriso, per poi abbracciare il vocalist e battergli due pacche sulla schiena. La stessa cosa fece con Gustav e Georg. Quando fu il momento di abbracciare Tom, il ragazzo abbassò lo sguardo, puntandolo sulle mani giunte del chitarrista e della modella. Subito si guardarono e le staccarono, guardando in parti opposte, poi Tom abbracciò l'amico e Bill si mise vicino a Jennifer, circondandole le spalle con un braccio. -Lei è Jen, la sorellastra di David!- urlò verso Andreas, che annuì sorridendo. Le porse la mano, che Jennifer strinse forte.

Andreas era davvero un bellissimo ragazzo, con quei capelli biondi che gli coprivano parte del viso, perfettamente lisci, e quel sorriso affabile, da brava persona.

Si avvicinò all'orecchio di Jen. -Che ti offro?- chiese urlando. Lei ci pensò un po', poi gli urlò all'orecchio di volere un Mojito.


***

Jennifer si avvicinò al bancone completamente sudata, ordinando sorridente un Long Island.

I ragazzi la guardavano dal privé, posto su un ripiano elevato rispetto alla pista da ballo.

Erano le due e quaranta di notte, ormai erano ore che ballava con vari ragazzi, non riuscendo a scegliere chi fosse il fortunato da portare a casa.

-Fanne un altro e pago io!- urlò d'un tratto un ragazzo, rivolto alla ragazza dietro il banco, mentre Jen prendeva una lunga sorsata dal suo drink. Sorrise al ragazzo vestito di tutto punto che la guardava dalla testa ai piedi. Aveva gli occhi chiari e i capelli biondo cenere. La camicia era lievemente sgualcita e umida per il sudore, i jeans scuri ricadevano su delle scarpe da ginnastica apparentemente molto costose.

Si avvicinò all'orecchio della modella. -Sono Jon! Piacere!- urlò, porgendole la mano.

-Jennifer!- rispose la ragazza, urlando e stringendo la mano grande del ragazzo.

Prese un altro sorso dal drink, girandosi verso i ragazzi. Tom la guardava serio, sorseggiando da un bicchiere, mentre Bill e Gustav alternavano gli occhi da lei al chitarrista. Sorrise, per poi tornare a guardare Jon, posando il bicchiere vuoto sul banco.

Lui la imitò, poi si avvicinò di nuovo. -Ti va di ballare?- propose. Jen assentì con la testa, sorridendo sensuale. Lo portò al centro della pista, iniziando a strusciarglisi contro.


Si muoveva in maniera provocante, attirando l'attenzione di tutti. Si morse un labbro, poi prese un altro sorso dal suo bicchiere.

-Ci sa fare è?- urlò Andreas all'orecchio di Tom, ridestandolo dal corpo di Jennifer. Tom girò gli occhi verso l'amico, mettendogli una mano sui suoi. -Guarda da un'altra parte, bello! È già prenotata.- lo avvertì.

L'amico rise, spostandogli la mano dalla sua faccia, poi lo guardò. -Se è già prenotata stai perdendo tempo!-

Tom guardò Andreas, poi il fratello, che annuì con la testa. Georg sollevò le sopracciglia e Gustav gli indicò la pista, allora si alzò e si diresse verso le scale. Appena guardò giù, notò Jen che stava agitando un braccio nella sua direzione.

Vado a casa, mi accompagna lui.” mimò con le labbra, indicando il ragazzo che le cingeva il fianco con un braccio. Tom strinse i pugni, poi sollevò la mano e formò un cerchio con l'indice e il pollice. Sorrise, poi si girò, si ammusò e si rimise seduto.

-Ti hanno battuto sul tempo?- urlò Georg, sorseggiando il suo drink. Tom lo incenerì con lo sguardo, prendendo il suo bicchiere. -Sta zitto.-

Bevve il suo cocktail tutto d'un fiato, poi si alzò e si diresse in pista.


***

Le quattro e venti. Tom guardava fuori dal finestrino, con lo sguardo lievemente alterato dai drink e dal sonno.

-Secondo me se l'è portato a letto!- esordì Georg. - Complimenti, campione!- lo prese in giro Gustav, girando la testa e distogliendo lo sguardo dalla strada.

-Non è così squallida, non lo lascerà stare tutta la notte! Si sarà fatta accompagnare a casa.- ipotizzò Bill, sporgendosi dal suo sedile.

Tom sbuffò e li guardò con gli occhi semichiusi. -State zitti, civette!- li rimbeccò.

I ragazzi scoppiarono a ridere e lui alzò gli occhi al cielo, ripuntandoli poi fuori dal finestrino, intravedendo nel buio la villa.

Una macchina sportiva sostava nel vialetto, ingombrando il tragitto per arrivare al garage. I ragazzi le parcheggiarono di fianco, scendendo velocemente. Le luci in casa erano accese e da dentro si sentiva una voce maschile urlare. Si avvicinarono alla porta.


-Mi stai cacciando?- chiese Jon alzando la voce verso Jennifer. La ragazza si stava rivestendo e scese le scale, arrivando in salone. Non si curò dei suoi vestiti, sparsi per la stanza, ma si preoccupò di riprendere quelli del ragazzo, che la seguiva in boxer e camicia.

-No, ti sto solo evitando la fuga strategica di domani mattina!- disse calma, tirandogli i pantaloni in pieno viso. -Invece di andartene domani come un ladro, te ne vai oggi con il mio consenso. Sorridi, hai passato l'ora e mezza più spettacolare della tua vita!- ironizzò ancora, allacciandogli i primi bottoni della camicia. Lo spinse delicatamente verso la porta, mentre lui la guardava incredulo. -Ma tu non puoi cacciarmi!- urlò ancora Jon, mentre sentiva dei passi avvicinarsi alla porta. Jennifer afferrò la maniglia del portone blindato con una mano, per poi aprirlo calma e sorridente. -Non ti sto cacciando, ti sto invitando a non dormire qui!- Guardò fuori, nel buio e vide quattro paia di occhi che seguivano la scena, puntati sul suo corpo seminudo, come sempre.

-Oh, ciao ragazzi!- li salutò, agitando una mano. Jon li indicò, per poi girarsi verso Jen. -E questi quattro idioti chi sono?- chiese, con il tono di voce di un uomo che parla con la musica nelle orecchie.

La ragazza sorrise maliziosa e in quel momento Bill capì che avrebbe detto qualche cosa sconcia per farlo andare via.

-La mia prossima giostra!- Bill alzò un sopracciglio, a confermare con l'espressione del viso il pensiero che ebbe poco prima di quella frase stupida. Tom proruppe in un ghigno divertito, scuotendo la testa. Georg si girò, per non far notare la sua espressione scioccata e Gustav aggrottò le sopracciglia guardando gli altri, non sicuro di aver capito bene. -Avrò dei rapporti con tutti e quattro contemporaneamente appena sarai andato via, perciò buonanotte...com'è che hai detto che ti chiami?- chiese Jen. Tom sentì quella frase uscire dalla bocca di una ragazza per la prima volta e, stranamente, lo trovò terribilmente eccitante, tanto che si immaginò Jennifer che glielo chiedeva mentre era sopra di lui che si muoveva velocemente, sudata. Scosse la testa per riprendersi.

-Puttana!- la insultò Jon, per poi uscire, prendendo a spallate Tom, che si girò e fece per afferrarlo. La modella lo fermò con una mano su una spalla. -Mi hanno detto di peggio!- urlò nella direzione del ragazzo che teneva il dito medio alzato verso di loro.

Jen guardò i ragazzi, che a loro volta la fissavano stupiti che non si fosse offesa da quell'insulto. In quel momento lei avvertì tutta l'aria gelida che tirava ad Amburgo e si abbracciò, cercando di scaldarsi, strofinandosi le mani sulle braccia. -Entrate, dai!- li invitò e si girò per arrivare spedita in cucina, recuperando un bicchiere d'acqua.

I ragazzi entrarono, lasciando che Georg chiudesse la porta. Si tolsero scarpe e cappotti, poi si avviarono al salone, illuminato solo da due fioche lampade. Bill prese a calci una scarpa di Jen che si trovava sul suo cammino, quindi si chinò e la raccolse, per poi voltarsi e porgerla alla proprietaria che lo aveva nel frattempo raggiunto.

Bill la guardava come se fosse un alieno, imitato dagli altri tre, e a Jennifer diede fastidio sentirsi oggetto di studio di quei ragazzi.

-Perché lo hai cacciato?- chiese Gustav, accomodandosi meglio sul divano. Bill si era seduto sulla poltrona di fronte e continuava ad osservarla.

Si portò le gambe al petto, coprendole con la maglietta oversize di Tom. Finì l'acqua e poggiò il bicchiere a terra.

-Due motivi. Il primo: io non ho mai dormito con un ragazzo dopo che me lo sono fatto, penso che potrei fare una cosa del genere solo da ubriaca o da innamorata. E non mi sono mai ubriacata né innamorata. Il secondo: gli ho risparmiato una fatica inutile. Domani mattina sennò si sarebbe dovuto alzare e sgattaiolare fuori come un ladruncolo; gli ho solo semplificato le cose.- disse, facendo spallucce.

Tom rise, scuotendo la testa per l'ennesima volta quella sera. Nel frattempo, la modella si alzò e si diresse in cucina, per uscirne subito dopo, con un foglietto in mano.

-Vi comunico ufficialmente che domani alle nove e mezzo di mattina inizierete a lavorare, ragazzi! David vi minaccia ad essere puntuali, poi, dopo vari insulti, vi augura una buona notte. Sarà qui domani. O tra poco, dipende dai punti di vista!- annunciò, passando il foglietto a Bill, che lo lesse e sbuffò sonoramente.

-Non ci credo.- disse Georg, strofinandosi gli occhi con le mani, poi si alzò, superò Jen e si diresse alle scale. -Buonanotte.- augurò. Gustav lo seguì, trascinandosi fino a sopra, salutando con la mano i gemelli e la ragazza.

Bill accartocciò il foglietto con una mano, poi si passò l'altra tra i capelli laccati e sbuffò. -Credo che andrò anche io. Non fate troppo tardi, schifosi ninfomani!- avvertì verso i due, seduti vicini, puntando loro un dito contro. Si alzò, scompigliò i capelli mossi di Jennifer che gli tolse la mano con un risolino e sparì di sopra.

-Sono il fratello normale, se ti consola.- dichiarò Tom, sospirando e passandosi una mano sui cornrows, sorridendo poi a Jen. -Ti ho sentito!- urlò Bill dal piano di sopra, al che i due seduti sul divano scoppiarono a ridere.

Una volta serio, Tom guardò la ragazza, per poi alzarsi e porgerle una mano. -Ti offro una sigaretta, Puffetta. Accompagnami, poi si va a nanna.- propose, indicando con il pollice la vetrata che dava al giardino sul retro. Jennifer sorrise, poi afferrò la mano del chitarrista, facendosi sollevare. Si trovarono ad un soffio di distanza e, se fossero stati alti uguali, le loro labbra si sarebbero toccate. Tom la guardò dall'alto, sorridendole. -Ma come fai a fare la modella? Sei bassissima!- la prese in giro, mentre si dirigevano verso la piscina. Ancora con la mano tenuta da quella enorme di Tom, Jen si girò, si alzò la maglietta e la afferrò con i denti, per poi battere il palmo della mano sinistra su una sua soda natica, che allo scontro traballò lievemente. -Quando lo ritrovi un culo così, Kaulitz?- chiese, staccando i denti dal lembo della maglia. Tom si mise seduto a bordo piscina, con una gamba piegata sotto di sé e l'altra tirata su. Tirò fuori il suo pacchetto di sigarette, poi se ne portò una alla bocca e la accese. -Non sai quanto è vero.- confessò, passando il pacchetto a Jen, che intanto si era seduta con le gambe penzoloni nell'acqua. Sorrise, mentre l'accendino bruciava l'estremità della stecchetta di tabacco e carta che teneva tra le labbra.

Restituì pacchetto e accendino. Soffiando una lunga striscia di fumo. Sulle sue braccia la pelle iniziò a farsi a puntini, come sulle sue cosce. Vedendola, Tom si tolse una delle due felpe che indossava, e gliela mise sulle spalle.

-Grazie.- disse Jen, guardandolo sorridente. Lui piegò i due angoli della bocca con un sorriso, gonfiando ancora le guance paffute, mentre la sigaretta era tenuta morbida tra le labbra. Si portò la mano alla bocca e la afferrò con i polpastrelli del pollice e del medio, per poi espirare una nuvola grigia. -Allora, qual è la tua storia, principessa?- chiese, guardandola.

Lei fece un altro tiro, poi poggiò le mani dietro di sè e si inclinò un po' con la schiena. Guardò il cielo e sorrise. -Non c'è molto da dire veramente.- provò a sviare, ma Tom non la beveva. I suoi occhi dicevano troppe cose per lasciare la sua bocca chiusa. Dopo aver fatto un altro tiro, indicò il suo viso, soffiando. -Che hai fatto all'occhio?- chiese.

Jennifer si toccò la parte in questione con l'anulare e il mignolo della mano sinistra, poiché nell'indice e medio teneva la sigaretta. Abbassò la testa sulle sue gambe, sorridendo amaramente. -Prima avevo gli occhi di due colori diversi, poi mi hanno detto che per iniziare a lavorare avrei dovuto operarmi per farli dello stesso colore. Avevo scelto il marrone, però si sono sbagliati e li hanno fatti verdi. Inoltre il chirurgo che mi ha operato era particolarmente agitato quel giorno, dato che stava operando una bambina della stessa età di sua figlia e una mano gli tremò più del dovuto. Non pagai l'operazione. Però mi piace, mi fa vedere che in una qualche maniera somiglio a Sam.- spiegò, per poi spalancare gli occhi. Aveva parlato troppo.

-Chi è Sam?- chiese infatti Tom, incuriosito da quel nome. La osservava, speranzoso che lei ricambiasse, ma teneva gli occhi puntati sulle piccole gambe che muoveva lentamente nell'acqua calda. Erano armoniose, i piedi piccoli e delicati, le unghie laccate e non aveva un pelo. Non aveva un pelo in nessuna zona del corpo. Chissà se... Tom scosse la testa, scacciando quel pensiero porco e fuori luogo. Però gli sarebbe piaciuto saperlo.

-Nessuno.- rispose Jen, secca, ridestando il chitarrista dai suoi pensieri. Le sigarette erano finite e si stavano spegnendo tra i fili d'erba ghiacciati.

Finalmente, quegli occhi verdi si alzarono e si puntarono in quelli di Tom. Luccicavano e mostravano il riflesso delle lampade installate nel terreno lì vicino.

Erano le cinque e il cielo si stava rischiarando. Il sole si stava svegliando.

Dando una breve occhiata al manto celeste, Jen si alzò, porgendo una mano a Tom, che la prese senza fare storie. Quella piccola mano era a dir poco congelata.

-È ora delle ninne, spilungone!- lo canzonò la mora, mentre lui la sovrastava in altezza. -Ma quanto sei alto?- chiese poi, incamminandosi verso la portafinestra scorrevole.

Entrarono e batterono poco i piedi per riscaldarsi. -Quasi un metro e novanta, credo.- rispose Tom.

Poi le sorrise. -Allora? Dormi con me?- chiese, tirando su le sopracciglia e rifilandole un sorrisino sghembo. Lei gli mise una mano in faccia e gliela girò, poi corse di sopra, seguita da Tom, e si fermò davanti la sua stanza, con il ragazzo appiccicato al viso. Quell'alito al gusto di nicotina era estremamente eccitante e Jen volle dire di si, ma non se la sentiva di rovinare quell'armonia appena creatasi.

Gli mise una mano sul petto e la mosse piano verso i cornrows che gli ricadevano sulle spalle. Ne afferrò uno e se lo rigirò tra le mani, poi sorrise. -Alla prossima, Casanova!- disse, tirandogli la treccina e aprendo la porta della stanza. Tom rise, poi si sporse con la testa all'interno. -Ci conto!-

Jen si appoggiò alla porta e fece pressione sul suo petto con una mano. -Conta, Kaulitz, conta. Buonanotte!- Augurò sorridendo e chiudendo la porta. Si sdraiò sul letto e si mise una mano sullo stomaco. Non aveva mai provato quel fastidio in quell'organo e non seppe come curarlo. Si alzò e prese un antidolorifico leggero. Poi si mise sotto le coperte e poggiò la testa sul cuscino. In quell'istante desiderò di poter condividere tutto quello che era successo con l'unica persona che l'avrebbe capito, ridendo con lei finchè non sarebbe sopraggiunto il sonno.

Ma questo arrivò e Sam non c'era. Da troppo tempo ormai mancava.



Spazio SvaleG_3:

Hello everyone! Scusate se posto un po' in ritardo, ma ho avuto dei contrattempi! Durante il ponte dei morti non avevo internet e, cosa più grave, non avevo finito il capitolo! E questa settimana ho avuto dei problemi con il pc... Comunque volevo scusarmi per l'inizio moscio che ha la storia, ma dovevo pur iniziare in qualche modo! Prometto comunque che prenderà un andazzo più movimentato, devo solo capire cosa devono fare questi benedetti ragazzi tra una scena clou e l'altra! :D in ogni caso, fatemi sapere come procede, se vi piace o meno e tutte quelle cose che tanto amo! Ringrazio di cuore le due ragazze che hanno recensito e le invito a farlo ancora! Vi ringrazio davvero di cuore, spero la storia continui a piacervi! Beh, che dire? Un bacio, alla prossima! :)

  
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