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Autore: alyfa    11/11/2013    0 recensioni
E' triste passare il Natale in solitudine ed è proprio in questi momenti che ti trovi a pensare che tutto ciò che avevi lo hai perso. Gli amici di infanzia si sono allontanati, li hai allontanati per difendere un amore che ti ha solo rovinato, che ti ha fatto smettere di sognare, di sperare, di credere in qualcosa di bello. L'unica cosa che ti resta è il lavoro, salvare la vita alle persone ti fa sentire parte del mondo, non ti fa sentire inadeguato.
Eppure ti basterebbe solo un po' di coraggio in più..e lo spirito natalizio che ti aiuta a vedere tutto sotto una luce diversa, che ti fa prendere le decisioni giuste, che ti fa osare un po' di più e ti permette di conoscere una donna speciale.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: Ho deciso che siccome è una ff corta, la posto tutta oggi. Non avrò il tempo di inserirla a capitoli. Buona lettura.


Capitolo 2

 
Pov Micheal
Mi sveglio presto perché ho il turno in ospedale e non posso arrivare tardi. Mi guardo allo specchio ed ho uno strano sorriso sulla faccia. Probabilmente è dovuto all’incontro di ieri sera, stento ancora a crederci. Sorridente mi preparo alla nuova giornata con qualche speranza in più.
L’arrivo in ospedale come ogni mattina è stato traumatico e presto mi sono dimenticato delle mie buone speranze della mattina. Carte da firmare, nuove degenze da controllare e interventi da programmare. Un chirurgo che si rispetti difficilmente passa le vacanze di Natale in tranquillità. Così a parte la vigilia e il giorno di Natale negli altri giorni sono stati programmati diversi interventi più o meno impegnativi.
Alla pausa pranzo mi ricordo della telefonata che dovevo fare, ma non faccio in tempo a cercare il numero sull’elenco che il cercapersone comincia a suonare. Sono desiderato in pronto soccorso. L’intervento d’urgenza ha richiesto metà della giornata ed ora l’orario di cena è passato da un po’. Decido di darmi una ripulita e di andare a vedere se Maria è al bar. Probabilmente non ci sarà. Non tutte le sere lavora lì, a volte fa il turno della mattina. Confido nel buon Dio.
Arrivo al bar e mi siedo al bancone. Bruce mi saluta e mi chiede se voglio ordinare. Prendo un caffè, ne ho bisogno dopo questa giornata. Avrei anche un certo appetito ma non ho voglia di mangiare biscotti o crostate, preferirei un bel piatto di spaghetti o una pizza. Ma prima vorrei incontrare Maria. Non la vedo e allora decido di chiedere direttamente a Bruce. Lui sorride e poi mi dice che aveva fatto il turno mattutino e che probabilmente era a casa a quest’ora. Ok. Il buon Dio non è dalla mia parte. Ma questo già lo sospettavo.
Rigiro la tazza di caffè tra le mani, incerto su quello che dovrei fare. Andare da lei, suonare il campanello e chiederglielo di persona? Oppure tornare a casa, cercare il numero di telefono e chiamarla? Guardo Bruce intento a servire altri clienti e mi chiedo se sa quello che è successo ieri sera con Maria, se sa che l’ho invitata a cena e che aspetto una sua risposta. Lui mi guarda sorridendo e mi fa un cenno, alla porta. Mi volto inconsapevolmente credendo che ci sia Maria, ma non c’è nessuno, così mi rivolto verso Bruce che si mette a ridere e a scuotere la testa. Mi ha preso in giro? Sono così divertente? Si avvicina a me e a bassa voce mi dice: “Non so perché, né come hai fatto, ma hai fatto tornare il sorriso a Maria, per cui ora ti dirò alcune cose che potranno sembrarti frasi fatte ma ti assicuro non sono mai state più vere. Se ti azzardi solo a farla soffrire un tantino, giuro che ti troverò ovunque andrai e ti caverò gli occhi, ti taglierò le mani e i piedi e ti farò soffrire come non hai mai sofferto in vita tua. Comunque se vuoi un consiglio..non stare qui ad aspettare che ti caschi dal cielo. Sai dove abita..va da lei.”
Lo guardo allibito. Poi decido di lasciargli i soldi del caffè e salire in macchina per andare da Maria.
 
Sono sotto casa sua da quasi mezzora e non so che fare. Non ho il coraggio di andare a suonargli il campanello e dirgli “Ehi ciao, sono Micheal, il tipo di ieri sera..vorrei sapere se hai accettato l’invito alla cena..” no! Non è il mio stile! Io sono più uno che aspetta.. e infatti sono qui. Ad aspettare. Si ma cosa? Le avevo detto che l’avrei chiamata e non l’ho fatto. Ora sono qui..che faccio non suono? Al diavolo.
Scendo dalla macchina e mi avvio. Suono il campanello e mi ritrovo ad avere le mani che tremano. Neanche a sedici anni mi è successa mai una cosa del genere. Finalmente risponde.
-Chi è?
-Sono Micheal, il tipo di ieri sera..
-Si, mi ricordo.. – dice ridendo al citofono.
-Puoi..scendere un momento? – le chiedo facendomi coraggio.
-Ehm..fa freddo fuori, ti va di salire?
Che faccio ora? Guardo la macchina..sarebbe una valida via di fuga. Ma guardo il portone..attraversandolo potrebbe esserci la migliore via di fuga dal mondo che possa mai conoscere quindi..
-Va bene..salgo.
Sento il portone che si apre e mi accingo a salire i quattro piani di scale. Ripeto a me stesso, gradino dopo gradino, che è la cosa giusta da fare. E poi la vedo, sul ciglio della porta a braccia conserte, incerta tra l’imbarazzo e l’ilarità. In pigiama.
Quando nota il mio sguardo che vaga sul suo abbigliamento mi fa cenno di entrare mentre scoppia a ridere.
-Accomodati – dice tra le risate. – scusa l’abbigliamento ma..solitamente sto così in casa.. – ora ride ancora più forte e prendo tempo per guardarla. È ancora più tenera.
-Figurati. Mi rendo conto che non è l’ora per venire a farti visita..potevi dirmelo che ti stavo disturbando.
-No! – dice lei scuotendo il capo bramosamente. – Assolutamente. Mi fa piacere che sei qui..ehm..siediti pure. – mi fa accomodare sul divano mentre lei si siede sulla poltrona.
L’imbarazzo è tagliente e mi chiedo cosa diavolo sono venuto a fare qui.
-Com’è andata la giornata?
-Infinita.. – sospiro pesantemente. È bello che qualcuno te lo chieda a fine turno.
-Vuoi..qualcosa da bere?
-Certo.. – mamma mia sono di molte parole, come al solito. Credo che ieri sera sia stato proprio un caso eccezionale!
-Cosa vuoi? – forse anche lei inizia a scocciarsi.
-Qualsiasi cosa va bene..
Allora Maria sorridendo va in cucina e la posso guardare mentre si accinge a preparare qualcosa di caldo, la cucina è separata dal salotto solo per un’isola d’appoggio.
Mi avvicino attirato dall’odore di quello che sta bollendo.
-Qualsiasi cosa..tranne questa! – dico inorridito dall’odore!
Lei scoppia a ridere per la mia faccia e mi scopro a ridere anch’io!
-Lo sospettavo! – continua a ridere, ed ora si appoggia al tavolo per non cadere.
-Ma cos’è? Puzza da morire!!
-E’ un intruglio di erbe che ha fatto mia madre, ha la funzione di rilassarti..
-Credo che..ne farò a meno! Va benissimo un bicchiere d’acqua… - dico storcendo il naso.
-Tranquillo per te..un semplice té verde..
-Beh..quello va più che bene. Mi piace il té verde! – dico ora sorridendo.
Maria prende il vassoio con la zuccheriera, il limone e le due tazze fumanti e lo porta sul tavolino del salotto, la seguo sedendomi dove ero prima, appoggiando il cappotto sull’altro lato del divano.
Prendo la mia tazza e ne bevo un sorso.
-Ti piace? – mi chiede in attesa.
-Si..è buono..ma il tè verde mi piace. Lo bevevo spesso una volta. Isabel me ne comprava scatole e scatole..diceva che mi faceva bene avere del tè da offrire alle persone che venivano a trovarmi. Solo che finivo per bermelo perché non veniva mai nessuno che volesse del tè caldo!
Ora ride. E non si ferma. Continua a ridere sempre di più finché non si ferma da sola e mi guarda. Poi scoppia a ridere ancora. Ma che c’è da ridere?
-Cosa c’è di così tanto divertente?
-Quello che stai bevendo..non è tè verde! – sta ridendo ancora, ha perfino appoggiato la sua tazza sul tavolino per non far cadere il liquido e io guardo nella mia tazza.
-Come scusa?
-Si beh..avevi così tanto disprezzato l’intruglio di mia madre che..ti ho fatto un piccolo scherzetto!! – dice continuando a ridere.
-Vuoi dirmi che..sto bevendo quella cosa che puzzava?? – devo aver fatto una faccia davvero divertente perché non si ferma più dal ridere.
-Si!!!! – si alza sempre ridendo e va in cucina, apre l’acqua e si strofina un po’ la faccia, poi torna con il sorriso sulle labbra.
-Non è poi così male no?
-In effetti..è buono.
-Visto? Te l’avevo detto?
-Ma l’odore di prima? – sono sorpreso mentre lei sta ancora sorridendo.
-Si sente finché non metti il limone..poi passa!
-Comunque non è giusto! Mi hai fregato! – dico sconsolato rigirandomi la tazza tra le mani e bevendo un altro sorso di quella bevanda.
-Già..però ti ho fatto scoprire qualcosa di unico. – dice facendomi l’occhiolino.
Ora mi ricordo il motivo per cui ero venuto fin qui, prima l’avevo dimenticato, abbagliato da quella bellezza che rideva.
-Allora..perché sei venuto fin qui?
-Appunto..Oggi non ho avuto tempo di chiamarti..sai per avere la risposta al mio invito..
-Giusto! – dice lei sorridendo enigmatica e bevendo dalla sua tazza.
-Così ho pensato di venire di persona..anche..si insomma per vederti.
-Chiaro!
Alcuni secondi di silenzio, lei che continua a bere la sua bevanda, io che la guardo. Avanti Maria..rispondimi.
-Dovrai lavorare anche durante le feste di Natale?
-Probabilmente non la vigilia e neanche il venticinque, ma il ventisei ricominciano gli interventi e..
-Capisco..
La guardo mentre appoggia la sua tazza ormai vuota, si sta prendendo gioco di me, la vedo dal luccichio negli occhi. Come diavolo ha fatto a terminarla così in fretta? Scotta.
-Senti Maria..se non vuoi accettare, intendo per la cena..non ci sono problemi..mi rendo conto anche da solo che è un po’ troppo presto e..va bene così. Si insomma non proprio ma..ti capisco.
Lei sorride e io mi gratto il sopracciglio.
-Per questa cena..come..ci si deve vestire? Eleganti o..casual?
-Come vuoi tu…allora è un si?- dico quasi incredulo.
-Alle mie condizioni..
-Oh..sentiamo. – iniziavo già ad esultare.
-Primo. Io non ho vestiti eleganti..sono la classica cenerentola che nel suo armadio non ha vestiti costosi. Per cui non ti aspettare vestiti da snob. Secondo. Ci si aspetta che andando a cena come ospiti si debba portare qualcosa e..dei regali suppongo. E’ Natale. Dovremmo provvedere, non mi piace arrivare a mani vuote. Terzo. Probabilmente essendo tuoi amici..vorranno sapere come ci siamo conosciuti e se ci frequentiamo eccetera e..dobbiamo mettere in chiaro che siamo solo amici.
-O-ok..
-Accetti tutte queste condizioni? – sembrava sorpresa.
-Certo.. ma.. – incomincio. E non so davvero cosa il mio cervello voglia dire perché siamo due cose separate. Lei mi guarda in attesa. – Ma io voglio porre due condizioni.
-Sentiamo.. – dice lei incrociando le braccia e fissandomi negli occhi.
-Primo. Non voglio che tu sia troppo stravagante o…eccentrica. Voglio che tu rimanga la Maria che ho conosciuto ieri sera, semplice. Secondo. Voglio poterti venire a prendere e poter raccontare la verità su come ci siamo conosciuti. Non mi piace mentire. Terzo..
-Non erano due le condizioni? – dice sorridendo.
-Terzo – continuo – Voglio che accetti il fatto che per ora, e solo per ora, siamo amici..ma non mi fermerò dal provarci con te..perchè sei una donna magnifica e mi ha fatto star bene dopo tanto, tanto tempo.
Lei mi guarda e io non mi rendo neanche conto di chi sia stato a dire quelle cose.
Lei scoppia a ridere e poi dice: “Accetto..ma io mi riservo la facoltà di rifiutare le tue avance se le giudico troppo per me!”
La fisso sbigottito e poi rido con lei. Ci mettiamo d’accordo sull’orario e mi chiede che persone siano i miei amici, mi ritrovo a raccontarle di Max e di Isabel, della nostra adolescenza a Roswell e di alcuni aneddoti. Poi prima di andare via mi chiede : “Ehm..Micheal..non vorrai presentarti a mani vuote..no?”
-Io..non sono bravo nei regali..- il mio sopracciglio è tormentato stasera.
-Allora..potremmo..ehm..incontrarci..domani. Se hai tempo si intende..e potremmo comprare qualcosa insieme..se ti va. – dice mordendosi il labbro.
Mi avvicino a lei, siamo in piedi vicino alla porta e la sua espressione smarrita mi fa crescere un’irrazionale voglia di baciarla.
-Per me va bene..ogni scusa è buona per vederti..
Sorride e mi ritrovo a sorridere con lei.
Mi apre gentilmente la porta e io esco, ma aspetto appena fuori dalla porta. La guardo e lei guarda dentro i miei occhi e poi in un attimo mi avvicino e..vorrei disperatamente baciarla. Ma voglio fare le cose con calma. Avvicino le labbra alle sue e le sussurro “Buonanotte Maria”. Le nostre labbra si toccano di tanto in tanto durante le mie parole e vorrei assaggiare le sue labbra carnose ma mi trattengo.
Mi stacco un po’ da lei e le sorrido. Vedo il suo sguardo confuso poi sorridente.
-Buonanotte Micheal.
Chiude la porta e scendo le scale felice. Salgo in macchina felice. Arrivo a casa e mi addormento. Felice.
   
 
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