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Autore: ilaperla    13/11/2013    1 recensioni
Tommaso e Martina sono tornati a vivere. Li abbiamo lasciati, finalmente, con un finale tanto desiderato, voluto e ottenuto. Tanti sono stati gli ostacoli, materiali e non, nel loro cammino.
Ma cosa è accaduto prima? E cosa accadrà dopo il loro perdersi, ritrovarsi e amarsi?
Ritornano loro, ritornano gli altri e ritornano le emozioni.
[Continuo di Perdersi, ritrovarsi e amarsi. (Consigliata la lettura) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1793747&i=1 ]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Perdersi, ritrovarsi e amarsi'
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Perdersi: Una vita che non è la nostra


 
Si era fatto buio quel giorno su Odenzo, il sole aveva ceduto il suo consueto posto a una luna timida, che si lasciava coprire da nubi sbarazzine, prese a giocare tra loro. Qualche stella stava spuntando, a far compagnia all’amica luna, in quella notte.
Il parco dove alcuni ragazzi stavano giocando, si stava poco a poco svuotando. Ma quel gruppetto non voleva ancora andare via.
Felici di rimanere li, ridendo e continuando a giocare.
Tra loro c’era una ragazza che sorrideva, ma non solo con le labbra, sorrideva anche con gli occhi. Felice di trovarsi li, con i suoi amici e suo fratello. L’unica pecca, che avvolte la tormentava, era quella ragazza, già così troppo truccata a soli tredici anni.

Martina, la ragazza con il doppio sorriso, si chiedeva spesso perché quella ragazza, avesse così tanta voglia di crescere. Era troppo bello essere li, senza pensieri, senza pensare a un comportamento giusto da adottare. Lei si sentiva sempre bambina e poi alla fine, bambina lo era veramente.
Una bambina con occhi troppo grandi per il suo viso, studiava tutto attorno a se.
Conosceva quasi tutti li in quel parco, che giocavano tra loro.
Nemmeno si ricorda come avessero fatto ad aumentare così tanto.

In principio c’erano solo lei, Miranda, la sua migliore amica e Matt, suo fratello.
Si trovavano sempre qui i pomeriggi, dopo aver smesso di fare i compiti.
Lei e Matt, venivano subito raggiunti da Miranda e Martina si ricorda sempre, sorridendo, le lunghe litigate dei due per essere i prossimi a salire sull’altalena.

Poi un giorno, parecchio lontano da quello, un gruppetto di ragazzi, iniziò a giocare con loro. Portando un pallone e chiedendo se volessero giocare tutti insieme.
E ora erano li, in quel prato a giocare, incuranti che tra poco quel po’ di luce sarebbe andata completamente via.

Martina era solita sedersi sotto il grande albero del parco, le piaceva passare li il tempo, da sola la mattina nei suoi giorni liberi a leggere dei romanzi e la sera le piaceva osservare tutti, le piaceva immaginare la vita di persone sconosciute. Ma le piaceva anche guardare quel ragazzo, membro onorario del gruppo di amici.
Era il solito: bello e impossibile. E avvicinarlo sarebbe stato impossibile, anche perché era continuamente braccato da quella ragazza troppo truccata. Liliana.
Ma tutto sommato, a Martina non importava. L’importava, invece, stare li e guardarlo.

Da poco aveva notato i suoi occhi. Occhi che le piacevano da impazzire. Erano come due gemme preziose, che si illuminavano anche senza la luce. Perché, chi gli dava energia era il suo proprietario. Erano verdi smeraldo e ne era sicura, avrebbe passato anni della sua vita per trovarne un altro paio che solo lontanamente gli sarebbe assomigliato.
Tommaso si chiamava quel ragazzo e Martina lo aveva iniziato a sognare la notte. E sapeva, per certo, che sognare una persona di notte è pericoloso.

Quella sera, mentre era persa nei suoi pensieri, seduta sotto quell’albero. Non si accorse di una figura che le era seduta accanto. Quando questa, iniziò a parlare, quasi non gridò per lo spavento.
“Perché qui tutta sola?” Le domandò una voce che conosceva bene.
Non si erano quasi mai parlati, tranne quelle volte in cui la palla con cui lui stava giocando, le andava a finire sui piedi e così le chiedeva di passarla per continuare a giocare.
“Per nessun motivo in realtà” Rispose, non credendo alle proprie orecchie.
Aveva risposto a quel ragazzo, lei, timidona fino alla punta riccioluta dei suoi capelli, era riuscita ad articolare cinque parole in fila. Quasi avrebbe fatto i salti di gioia.
“Non abbiamo mai parlato prima d’ora. Io sono Tommaso comunque” Riprese a parlare il ragazzo.
Martina trattenne a stento una risatina.
Sapeva benissimo chi lui fosse, il ragazzo da cui stare lontana. Perché su di lui si ricamavano troppe storie.
Era lei che nessuno conosceva, era lei la solita persona invisibile che passava inosservata.
“Martina” Rispose atona, guardando le sue mani incrociate sulle ginocchia. Era sicura che se avrebbe alzato lo sguardo, non sarebbe stata in grado di mantenere quello del ragazzo.
Si sentiva gli occhi puntati addosso. E avrebbe voluto capire che intenzioni avesse quel giovane, bello e dannato ragazzo.
“Tom? Che ci fai li? Dai vieni. Andiamo dalle ragazze”
Una voce maschile, riportò l’attenzione dei due giovani verso un ragazzo che si era fermato in mezzo al parco, con le braccia lungo i fianchi in attesa che il suo amico si decidesse a raggiungerlo.

Tommaso, dal canto suo, avrebbe voluto continuare a parlare con quella ragazza.
Perché lo incuriosiva. Non si erano ancora parlati, eppure erano settimane che giocavano tutti insieme.
Tommaso era il più grande del gruppo, aveva quindici anni ed era nel pieno dell’adolescenza.
Con gli ormoni in subbuglio, in cerca di ragazze per far tacere questi che chiedevano appagamento.
E ci riusciva a farli stare in silenzio, certo, aveva trovato ragazze facili da rimorchiare, proprio come Liliana, che sapeva bene, provasse una cotta irreparabile per lui.
Ma a Tommaso non interessava, oltre che per un paio d’ore alla sera.
Invece, gli intrigava quella ragazza che passava le giornate con la sua amica e suo fratello. Gli piaceva come rideva, perché era una risata allegra vera, non come quelle delle altre che ridevano solo per farsi notare.
No, Martina era bella, ma non si rendeva conto del suo fascino. Perché ancora ingenua, ancora bambina.
E Tommaso voleva diventargli amico. Perché sapeva, che con una come lei, non si poteva chiedere di soddisfare l’ormone. No, lei era diversa. Proprio come una farfalla.

“Arrivo” Rispose lui, all’amico, che sbuffando iniziò ad avviarsi ai motorini.
“Mi dispiace devo andare ora. Ma se vuoi domani ti offro un gelato al chiosco e potremmo conoscerci meglio” Esordì lui, guardando il viso della ragazza chino ad ammirare le sue dita lunghe e sottili.
“Va-va bene” Balbettò Martina vergognandosi, per essere apparsa agli occhi di quel ragazzo, timida.
“Allora a domani” Rispose lui, alzandosi dal prato e scuotendo i jeans per togliere delle foglie secche.
“A domani”
E non sapevano ancora, che da quel giorno non avrebbero più fatto a meno l’uno dell’altro.

 ***

Tommaso percorreva per la decima volta il perimetro della sua stanza, in lungo e in largo. Era nervoso, avrebbe compiuto, da li a poco, un gesto che mai avrebbe fatto per qualsiasi altro essere vivente.
Si stupiva di se stesso in quell’ultimo periodo. Non riusciva più a capire che gli prendesse.
Era diventato più ansioso, più attacca brighe e confuso. Si sentiva incazzoso per un qualsiasi motivo banale. Ma tutto passava quando incontrava gli occhi della sua migliore amica. Martina.
Si erano avvicinati quel giorno del gelato. Tommaso non avrebbe mai creduto che lei si sarebbe fatta trovare li. E invece, non appena svoltò l’angolo la trovò appoggiata con le spalle al muro, mentre giocherellava con i tasti del telefonino e sorrideva per qualcosa che guardava nello schermo.
In quel momento lui si bloccò e l’ammirò per un tempo sproporzionato.
E proprio in quel momento si era fatto una promessa. Doveva averla come amica. Sarebbe stata sua.

E da allora erano passati due anni. Erano diventati pappa e ciccia. Indispensabili l’uno verso l’altro.
Lui, anima nera, aveva trovato la luce. Un’amica di cui fidarsi, con cui sfogarsi.
Ma fino a un certo punto. Perché l’anima di Tommaso era nera come la pece, era quello a cui tutti dovevano allontanarsi, camminare a dieci metri di distanza.
La gente se ne fotteva che fosse solo un ragazzo, avevano iniziato a correre voci sul suo conto, ma lui, invece di smentirle, rimaneva in silenzio. Credendo che prima o poi sarebbero crollare. Ma come far crollare una storia vera?

Camminava in circolo, rigirandosi quel pacchetto tra le mani.
Non si rendeva ancora conto di quello che ci fosse dentro.
Un dono, per la sua amica. Perché lei se ne infischiava delle dicerie, a lei importava solo quello che le dicesse il giovane. Pendeva dalle sue labbra.
Ma cosa avrebbe fatto quando sarebbe comparsa la realtà?
Lui non voleva pensarci. Non questo giorno.
Risoluto, afferrò il giubbotto, prese le chiavi della moto e si fiondò fuori di casa. Non voleva pensare. Voleva solamente fare questa pazzia.

Martina era tutta presa nell’organizzare quel giorno. Finalmente compiva quindici anni. Sembravano miseri, ma lei ci teneva. Si sentiva così piccola in confronto a quel ragazzo che le faceva battere il cuore.
Mentre aggiustava canticchiando la tavola per la cena, udì il richiamo del citofono suonare improvviso.
“Martina puoi aprire tu?” Le chiese la mamma indaffarata.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte, credendo fossero i suoi parenti arrivati per la cena.
Quando le rispose una voce che conosceva molto bene rimase spiazzata. Tommaso era li. Ma perché? Si erano salutati due ore fa.
Curiosa, infilandosi la giacca appesa all’attaccapanni, scese di corsa le scale.

“Hei” Lo salutò lei, mentre lui si voltava sentendo chiudersi, alle spalle della ragazza, il possente portone.
Non appena la vide, si staccò dalla moto a cui era appoggiato e si fece vicino osservandola. Era vestita a festa, una gonna a palloncino blu appariva da sotto il cappotto che si stringeva addosso per il troppo freddo. Le sue guancie erano rosse e i suoi occhi lucidi per il vento che soffiava impetuoso.
“Ciao, scusami per l’improvvisata. Ma dovevo darti una cosa” Soffiò Tommaso con un fil di voce, tanto che, ebbe paura che il vento si portasse con se quella frase.
Ma Martina capì, capiva sempre quello che lui le diceva, era sempre attenta a ogni sua mossa.
Incuriosita fece un passo verso la figura del suo amico e lui si rigirò quella scatolina nella tasca. Per un attimo ebbe l’intenzione di scappare via. Non sapendo cosa fare.

“Io… Volevo darti questa” Disse alla fine, prendendo un respiro lungo e allungandole quella scatolina incartata con una carta verde e con un fiocco dorato.
Martina era stupita, non si aspettava di certo un regalo da lui. Titubante, allungò la mano e prese dalle sue mani quel pacchetto così leggero, ma con un peso emotivo enorme.
Con dita curiose, strappò la carta, per trovarsi di fronte una scatolina verde anch’essa. Alzò lo sguardo e trovò il viso di Tommaso quasi impaurito.
Gli fece un sorriso per vederlo rilassare, sapeva benissimo come fare, ormai era diventato un libro aperto quel ragazzo così misterioso, anche se Martina sapeva, che c’era ancora qualcosa che le nascondesse. Ma credeva, nelle migliori delle ipotesi, che presto le avrebbe detto tutto.

Tornò a dedicarsi alla scatolina, con un piccolo “pop” aprì il coperchio e strabuzzò gli occhi. Una farfalla in argento fece la sua figura tra il velluto bianco della scatoletta. Alzò con dita tremanti quella collanina rigirandosela tra le mani.
“Quando l’ho vista ho pensato a te” Le spiegò Tommaso, guardando attento l’espressione della ragazza.

Mentre passeggiava giorni prima, notò questa collanina in una oreficeria e gli passò in mente il volto della ragazza. Lui l’ha sempre paragonata a una farfalla. Inconsapevole della sua bellezza, delicata ed elegante. Quel ciondolo parlava di lei. Lui ne era convinto.
“Non dovevi. È bellissima” Disse lei voltandosi.
“Mi aiuti?” Gli chiese e Tommaso accettò subito.
La vide contenta e anche lui si illuminò. Non c’era niente che gli avrebbe fatto più piacere di vedere sempre quel sorriso sulle sue labbra.
Anche se sa, che questione di momenti, la perderà. E con se anche quel sorriso.


Ila is come back! E con se i Martom a seguito!!
Come state miei giovani cupcakes? Vi sono mancata? E loro vi sono mancati?
Com'è bello tornare a scrivere di loro.
Novità, novità, molte molte novità.
Ho iniziato a scrivere in terza persona e che Dio mi aiuti, è un casino stratosferico. Per non parlare dei tempi verbali al passato. Mi sa che dal prossimo torno a parlare al presente :D
Però la terza persona ci sarà fino alla fine, perchè mi piace trattare i due protagonisti per bene.
Non avremo sempre Martina come personaggio focale, ci sarà anche Tommaso e anche altri.
Ho cambiato grafica e tipo di carattere. Insomma, una ventata di freschezza (?)
Che ve ne pare come inizio?
A me piace molto. In alto nel titolo, capirete quando saremo al "perdersi" al "ritrovarsi" e all' "amarsi".
Spero continuiate a divertirvi ed a emozionarvi.
Per chi è nuovo, salve. *allunga una mano come se voi la possiate stringere*
Questa è una raccolta di Missing moments, io vi consiglio la lettura della storia completa. Perchè ci sarebbe il rischio di non capire qualcosa. Ma non preoccupatevi, avrò la cortezza di spiegarvi e farzi capire.
E niente. Sono tornata :)
Conto di pubblicare una volta a settimana (mercoledì) perchè così ho tempo per l'altra storia in corso e ho tempo per scrivere, non so quanti capitoli saranno, ma non aspettatevi la lungezza di "Perdersi, ritrovarsi e amarsi" perchè non sarà così.
Bene, vado. Fatemi sapere, come sempre.
Vi abbraccio stretti stretti. Un bacione.
P.s. Sono fiera del mio banner. Non è una figata?

 

 
Vi lascio il link della storia completa. Basta cliccare sul banner.
 

 
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