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Autore: minaharker    13/11/2013    2 recensioni
« Non lottò, perché era inutile e perché gli sembrava giusto così. Lasciò che gli inferi lo portassero sul fondo del lago, l’acqua torbida gli riempiva i polmoni e non ebbe mai la possibilità di pronunciare quelle parole che pensava da molto tempo. »
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Prefazione
Cari lettori, torno a rompervi con una melensa FlashFic su Regulus Black, questo breve racconto rispecchia esattamente i miei pensieri riguardo ai momenti precedenti alla morte di Regulus. Ammetto di essere particolarmente legata a questo racconto, e spero tanto di riuscire a colpire anche voi (in senso positivo, si spera.) 
P.o.V: Esterno
Personaggi: Regulus Black, Kreacher. (Sono citati Bellatrix Lestrange e Sirius Black, rispettivamente cugina e fratello di Regulus.) 
Ambientazione: Caverna dell'Horcrux. 
Canzone: What I have done - Linkin Park, il perché è chiaro, il testo parla chiaramente (almeno secondo una mia interpretazione personale) di qualcuno che ripudia le azioni compiute e, addirittura, se stesso. 

Mi scuso in anticipo per come ho scelto di andare a capo, senza rispettare alcune regole di punteggiatura, la scelta è puramente grafica. 


Grazie, a presto. 
________

« ​I'll be dead long before you read this.» 
- R. A. B.
 

 

Il ragazzo osservò placidamente la scena che
si stagliava davanti ai suoi occhi, un mare nero e agitato,
un oceano di inchiostro fitto e impenetrabile.
Entrò nella caverna riempiendosi le narici dell’odore salmastro
del muschio posato sugli scogli.
Gelo, gelo penetrante. 

In this farewell 
There's no blood 
There's no alibi 
'Cause I've drawn regret 
From the truth 
Of a thousand lies

– Lumos – pronunciò la parola con decisione, e la luce biancastra
si sprigionò dalla sua bacchetta, la stessa che il vecchio rivenditore
gli aveva messo tra le mani quando era appena un bambino.
La luce illuminò la superficie del lago.
L’oscurità era ciò che lo circondava, ovunque, solo oscurità.
Si strinse nel mantello nero dal taglio elegante e salì sulla barca.
Le onde lo cullavano con il loro ritmo incessante
e gli sembrò di essere ritornato quel bambino sull’altalena in giardino. 

 

Non poteva, non poteva continuare a vivere come aveva vissuto,
tutto quello in cui aveva creduto si era rivelato un errore
e non poteva fare nulla per porvi rimedio.
Il sangue che aveva versato, il peso dei pregiudizi, tutto sulle spalle di quel ragazzo.
Il ragazzo che sua cugina chiamava debole,
il ragazzo che sua cugina inchiodava con i perfidi occhi neri infossati nelle orbite livide.
Quel ragazzo che era debole per lei, Bellatrix, era in realtà forte,
ma aveva sempre creduto in qualcosa che non gli apparteneva. 

 I'll face myself 
To cross out what i've become 
Erase myself 
And let go of what i've done

Bevve la pozione, la bevve tutta, gli bruciò la gola con il suo sapore acre.
Le fiamme ardevano e tutto ciò che desiderava era spegnerle
con l’acqua fredda del lago, che gli sembrava così invitante
– Kreacher.. prendi il medaglione, distruggilo e non dire nulla ai miei genitori.. –
L’elfo dallo sguardo grave annuì al suo padrone
– Addio, Padron Regulus. –
E mai avrebbe saputo il ragazzo che l’elfo gli sarebbe stato grato per tutta la vita.

 

E l’ultima cosa che vide fu l’elfo
grinzoso vestito di stracci che prendeva il medaglione
dorato tra le piccole mani e scappava lontano,
verso la luce luminosa e rosea dell’aurora.
Voltandosi solo un’ultima volta per guardare negli occhi il suo padrone,
al ragazzo parve quasi che il guizzo luminoso
di una lacrima scivolasse lungo la guancia scavata posandosi sul naso adunco. 

Put to rest 
What you thought of me 
While I clean this slate 
With the hands of uncertainty 

Si avvicinò al lago, bevve e sentì il bruciore placarsi,
poi attese e sentì tante mani artigliate che lo afferravano.
Non lottò, perché era inutile e perché gli sembrava giusto così.
Lasciò che gli inferi lo portassero sul fondo del lago,
l’acqua torbida gli riempiva i polmoni e non ebbe mai la possibilità
di pronunciare quelle parole che pensava da molto tempo.  

 

– Addio Sirius, scusa. –

  
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