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Autore: meriluna    14/11/2013    1 recensioni
Ci sono giorni – quando a svegliarti è il dolce aroma del caffè appena fatto e la brezza primaverile che ti sfiora la pelle – in cui pensi che la vita è bella e che niente potrà rovinare il tuo buon umore; altri giorni invece – quando a svegliarti è un fastidioso raggio di sole che quasi ti acceca e ti risveglia anche il dolore all'orecchio provocato dall'immobilità della notte appena trascorsa – in cui semplicemente vorresti prendere a pugni ogni singola persona che ti si presenta davanti.
E questo, sfortunatamente per lei, era proprio uno di quest'ultimi giorni...
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2°
Il fantasma del 221b.



Si chiuse con uno scatto la porta della camera alle spalle, lasciandosi dietro un John quanto mai perplesso per l'atteggiamento bizzarro del compagno – e siccome Sherlock era sempre bizzarro dire che John era perplesso la diceva molto lunga sul comportamento del detective.

Il ragazzo rimase in piedi nel mezzo della stanza, ancora non riusciva a credere a quello che gli era appena successo, o meglio, ci credeva, ma non riusciva a spiegarselo; un allucinazione? Era questo quello che gli era successo? Eppure non aveva senso, non era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o altro, e se fosse stato drogato in qualche modo se ne sarebbe accorto.

Chiuse per un attimo gli occhi, ascoltando i messaggi che il corpo gli mandava come risposta alla contrazione dei muscoli.

< Come mai riesci a vedermi? > la voce di una ragazza lo fece sobbalzare – sì, era riuscita a sorprenderlo.
Si voltò perplesso e lo fu ancora di più quando vide la figura di una ragazza, in veste bianca e dai capelli rossi che le ricadevano sulle spalle, a pochi passi da lui.

< Perché non dovrei essere in grado di farlo? > le chiese di rimando, mentre cercava di riprendersi il più velocemente possibile.

Chi diavolo era? Da quanto era lì? Come aveva fatto ad entrare, non c’erano segni di effrazione sulla porta altrimenti se ne sarebbe accorto.
Le domande gli affollavano la mente, facendogliela sentire pesante. Come solo rare volte gli era capitato, sentì la spossatezza gravargli sulle spalle, causandogli un capogiro.

Lei lo guardò stranita – nemmeno gli fossero spuntate tre teste.
< Forse perché sono un fantasma?! > gli rispose con sarcasmo e per enfatizzare il tutto si spostò davanti alla finestra aperta dalla quale spirava un lieve vento e alcuni raggi di luna vi filtravano attraverso, illuminando di poco la stanza.

Se fino a quel momento Sherlock era stato perplesso adesso era del tutto sgomento; la luce della luna l'attraversava come fosse aria, rischiarando il pavimento e rendo la sua figura ancora più evanescente.
< I fantasmi non esistono... > costernato come non mai, lo disse più per rassicurare se stesso.

< Potresti sorprenderti di quanto le cose che credi finzione, siano in realtà reali… > rispose lei enigmatica, cercando però di rassicurarlo rivolgendogli un sorriso.

< Chi sei? > le chiese allora, riprendendo la sua solita aria composta e cercando di analizzare la situazione a mente fredda – infondo non era proprio lui ad affermare che dopo aver eliminato l'impossibile, ciò che restava, per quanto improbabile fosse, doveva essere la verità?

La ragazza sorrise mesta – chi era? Davvero, davvero, davvero difficile da spiegare.
< Mi chiamo Amelia Pond e sono… una tipa complicata! > sorrise divertita quanto lo vide inarcare un sopracciglio – non aveva afferrato la sua citazione?
 
Cercò di spiegare a grandi linea quello che le era successo – anche se era pressoché impossibile contando il fatto che viaggiava oltre il tempo e lo spazio con un alieno millenario – gli raccontò a grandi linee che vagabondava per lo spazio con il Dottore e il proprio ragazzo, che combattevano ore, minuti e quarti d'ora con alieni e schifezze spaziali per salvare la terra e che, proprio a causa di queste porcherie intergalattiche, si era ritrovata nel reparto comatosi di un ospedale a fluttuare di fianco al proprio corpo inerme.

< Da quello che il poveraccio che mi ha investito ha riferito al pronto soccorso, sono comparsa dal nulla e non è riuscito ad evitarmi – gli riferì con aria seria voltandosi verso la finestra – Per quanto ci abbia provato non riesco a rientrare nel mio corpo, è come se questo mi respingesse... è davvero frustrante > ammise con un sospirò, tornando a fissare lo sguardo su di lui che intanto si era portato le mani giunte sotto il mento e aveva cominciato a fare avanti e indietro con aria assorta.

< Hey, Sherlock, ha chiamato Greg... - John inarcò un sopracciglio, stranito nel vederlo imbambolato davanti alla finestra come uno stoccafisso – Il nostro Johnens non era l'unico fanatico, a quanto pare è arrivato Van Helsing... >.

< Chi? > chiese Sherlock facendogli scuotere la testa rassegnato

< Nessuno, lascia perdere – usci dalla stanza seguito dall'altro – Muoviamoci, Greg ci sta aspettando! >.

 
***


In un paio di minuti raggiunsero la scena del crimine: un capannone privato ben tenuto nei sobborghi di Whitechaple e allestito per una qualche cerimonia.

Il posto era un vero e proprio macello; tra le varie sedie rovesciate e le pesanti tende mezze storte facevano macabra mostra di se i cadaveri di almeno una dozzina di persone brutalmente massacrate. Ognuno di essi aveva le teste tagliate di netto.

< Cosa diavolo è successo qui?! > chiese John disgustato, premendosi di più la mascherina alla bocca per evitare di inalare il puzzo di cadavere che gli stava prendendo la gola.

< E' quello che vorremmo sapere da lui! > gli rispose l'ispettore indicando con la testa Sherlock che aveva preso a girare tra i cadaveri con la sua solita disinvoltura, sotto le continue grida di Anderson nelle orecchie.

< Ma si può sapere che sta succedendo a Londra? Da quando la gente è diventata così dedita al satanismo! > si infervorò Lestrade esasperato, passandosi una mano tra i capelli.

< Non è un rito satanico – intervenne Sherlock, abbassatosi davanti ad uno dei cadaveri – Era una cerimonia di origini celtiche... potremmo paragonarlo al nostro matrimonio – indicò il libro nero posato a poca distanza dal cadavere che stava esaminando – John vieni qui! > gli fece segno con la mano di avvicinarsi e questi, dopo aver lanciato uno sguardo a Lestrade, che annuì rassegnato, si avvicinò all'amico.

< Dimmi tutto! > lo incoraggiò, facendogli spazio per farlo inginocchiare.

John si prese qualche minuto per esaminare il corpo; ne controllò il taglio che l'aveva ucciso, osservò le dita fredde le cui punte erano violacee e tastò con minuzia il resto del corpo.

< E' stato ucciso da un arma bianca, e posso dire con certezza che è morto da più di 6 ore*... ehm... alcune costole sono leggermente incrinate e a giudicare dallo stato delle unghie deve essersi difeso bene e... ehm... ho finito, dire... > terminò titubante, guardandolo di sott'occhio.

Il detective sorrise compiaciuto.
< Complimenti Dottore, migliori di giorno in giorno... anche se ancora tralasci qualche dettaglio importante > gli sorrise leggermente e John non poté far a meno di tirare un sospiro di sollievo.

Sherlock si alzò rapidamente, seguito da un più goffo John, e prese ad ispezionare il giardino al di fuori dell'edificio; si fermò un paio di volta, inginocchiandosi e analizzando con lente d'ingrandimento e un piccolo metro avvolgibile.

Si alzò di nuovo guardandosi intorno, accostandosi poi al marciapiede, usando anche qui la lente d'ingrandimento e raccogliendo un po' di terra con un tampone che aveva fregato alla scientifica mentre Anderson non guardava.
< Bene, credo proprio di avere tutto ciò che mi serve... > disse googlando alcune cose sul cellulare, avvicinandosi a John e Lestrade.

< Allora? > l'incalzò a parlare l'ispettore.

< Le vittime sono state uccise tra le 03.30 e le 04.00 di questa mattina da un colpo secco d'arma bianca, come ci suggerisce il nostro dottore – lanciò un breve sguardo compiaciuto all'amico che non poté far a meno di sentirsi in imbarazzo – Più precisamente da un machete. La mano non ha mai tremato, il taglio è preciso, da destra verso sinistra, però presenta alcune irregolarità, ciò significa che l'arma è vecchia e, a giudicare da alcune tracce di sangue incrostato intorno alla ferita posso dire che non è la prima volta che viene usato per simili azioni! Gli assassini...>

< Gli assassini?! > lo interruppe sbigottito l'ispettore.

< Sì, gli assassini – continuò – Due, entrambi uomini, non superano la trentina e dalla lunghezza del passo e la larghezza del piede posso dire che uno è di 180 cm e l'altro di 190 cm – Si fermò un attimo, indicando il marciapiede – Sono arrivati a bordo di una macchina d'epoca e dalle tracce degli pneumatici posso affermare con certezza che si tratta di una... Nova… Una Chevrolet Nova… A noleggio!>

< Cosa te lo fa dire? - lo interruppe ancora una volta Lestrade, guardandolo scettico – Non potrebbero essere le tracce di qualche altra auto? E poi, a noleggio? Come poi dirlo? Come fai a sapere che si tratta dei nostri uomini? > chiese, alternando lo sguardo dalla strada a lui.

< E’ una Chevrolet Nova, noleggiata! – gli rivolse uno sguardo di sfida che sembrava dicesse “prova a contraddirmi” – Questi tipi di pneumatici sono stati progettati appositamente per quel tipo di auto, non avrebbe senso utilizzarle per un altro mezzo di trasporto, anche perché sono difficili da reperire e per questo costano molto e inoltre… guarda… – indicò un punto a caso nell'orma dello pneumatico – E’ cosi ovvio! Le tracce arrivano da lì… – fece un cenno col capo alle sue spalle – E si fermano qui, dove la traccia è più marcata e poi riprendono… – fa scorrere lo sguardo lungo la carreggiata; si fermò a riflettere se avesse dimenticato qualcosa – È tutto, adesso dimmi quello che mi devi dire, e non fare quella faccia so che c'è qualcosa che vuoi riferirmi > rispose alla sua faccia sorpresa.

Lestrade sbuffò un po' infastidito ma alla fine decise di lasciar correre.
< Il vicino dice che, quando alle 17.30 di ieri è uscito per recarsi a lavoro, c'era un gran andirivieni di persone intente a scaricare materiale decorativo da un furgoncino bianco – borbottò qualcosa nel vedere il suo sorriso compiaciuto – Quando poi questa mattina è rincasato, più o meno verso le 5.00/5.15, tutto era calma ma un odore strano, pungente da quello che dice, l'ha spinto ad avvicinarsi per controllare cosa fosse; è stato lui a chiamare la polizia – sospirò un po' infastidito da quello che stava per dire – Inoltre ci risulta una chiamata da parte della moglie verso le 03.45 che denunciava dei rumori molesti provenienti proprio da lì... > terminò indicando col capo il capanno, con la consapevolezza che se la polizia a quella chiamata fosse andata a controllare, forse adesso gli assassini sarebbero già dietro le sbarre.

Sherlock annuì e per la prima volta non infierì.
< Cercate due uomini sui trent'anni di 180 e 190 cm che viaggiano a bordo di una Nova, io mi farò sentire quando ne saprò di più > si avviò a passo svelto con John che si affannava per stargli dietro.

< Sherlock...! > Lo richiamò l'ispettore, ma il detective l'interruppe.

< Non si preoccupi ispettore, il caso è suo e non ho invenzione di rubarglielo > scimmiottò un po' la voce di Lestrade, facendolo sbuffare infastidito.
 
 
 
Spazio autrice
*Spero mi passerete questa piccola licenza poetica, loro non sanno di trovarsi davanti cadaveri di vampiri perciò si basano su quello che vedono.
Questo capitolo si conclude qui. Spero di non starvi deludendo e se trovate delle incongruenze o degli errori vi pregherei di segnalarmi e vedrò di rimediare se possibile.
Spero davvero che la storia vi stia piacendo.
Un abbraccio.

 
  
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