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Autore: AnneC    14/11/2013    3 recensioni
Si può abbandonare il proprio Paese e una volta all’estero cercare qualsiasi cosa che ti tenga aggrappato ad esso?
Si può ripartire da zero, iniziare una nuova vita, creare una nuova versione di te senza sentirsi spaesati e soli in una metropoli che ti attende oltre le finestre?
Riuscirai a ristabilire l’ordine o andrà tutto a rotoli?
Resterai o tornerai indietro?
In ogni battaglia serve qualcuno che ti copra le spalle nei momenti di difficoltà e che esulti con te della vittoria. Ma puoi trovarlo in mezzo ad una folla sconosciuta?
C’e chi riesce nel suo intento e chi invece rimane sconfitto.
Cos’è successo a me? Stavo precipitando, ma qualcuno mi ha portata in salvo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21

~•~

She's standing in the heart of darkness.


Lo ammetto, ho lasciato le rose in caffetteria. Non volevo che mi ossessionassero anche a casa, almeno non dopo aver posato con Danny. Sono ancora convinta che stare davanti ad un obiettivo non sia il mio habitat naturale, ma dopo i primi scatti, devo ammettere che mi sono lasciata andare e mi sono persino divertita.
Come temevo, le rose sono ancora lì, a ricordarmi la confessione di Josh. Perché la situazione si complica sempre di più invece di migliorare?
E se anche questa volta Marisol avesse ragione?
Probabile, dopotutto lo conosce meglio di me e finora i fatti non hanno mai smentito le teorie della spagnola. Certo, il comportamento dell’inglese è stato alquanto strano, come utilizzato per raggiungere un determinato fine: far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte, ma può mentire a qualcuno guardandolo dritto negli occhi?   
In ogni caso Josh mi ha fatto vacillare ed è la cosa peggiore che potesse accadere.
Perché deve essere tutto così difficile?
La mia mente è affollata da sempre più domande, alla quale non sono in grado di rispondere. Per quale motivo non riesco a trovare una soluzione? Dovrei risolvere il problema alla radice, dichiarando che sto bene senza nessuno accanto? No, mi sento completamente me stessa solo quando sono con Danny. Dovrei dichiarare apertamente la mia attrazione per l’irlandese e lasciarmi trasportare dai sentimenti che provo per lui? No, non dopo ciò che mi ha detto Josh. Dovrei ritornare con la persona che più si avvicina all’ideale di principe azzurro, e quindi non sentirmi mai più completa? No, non posso farlo dopo quello che ha combinato il destino.
Nessun vincitore, nessun perdente. L’ago non pende da nessun lato e sono di nuovo al punto di partenza.
 
Ogni volta che passo davanti all’O’Donnell non riesco a trattenermi dal sorridere. È tutto così assurdo, irreale e folle, eppure è accaduto.  Il sorriso aumenta quando torno a casa e trovo la mia coinquilina intenta a sfornare muffin e non scompare nemmeno quando mi guarda truce, impedendomi di mangiarne subito uno.
“Non sono per te” annuncia Rose appoggiando la teglia al sicuro su un ripiano della cucina.
“Non vedo nessun altro qui” osservo, reclamandone la proprietà.
“Sono per Danny” dice mettendosi tra me e i dolcetti.
“Ah, quindi ora gli prepari anche i muffin?” chiedo sarcastica, accomodandomi accanto al tavolo.
“Sì, dato che non abbiano niente da offrirgli” risponde prima di rovistare nella sua borsa alla ricerca del cellulare.
“E perché dovresti offrirgli qualcosa?”.
“Sveglia bella addormentata. Sta venendo qui” afferma, come se fosse la cosa più ovvia che esista.
“Cosa? Perché?” domando scattando in piedi all’istante.
“Per vedere il risultato del servizio fotografico. Sei più genio del solito stasera, come mai?”.
“Voglio vedere quelle in cui ci sono io. Non voglio che le veda prima lui” affermo contrariata.
“Sei perfetta, non c’è bisogno che ti preoccupi” mi rassicura Rose. “E non insistere” mi rimprovera prima che apra bocca.
“Vado a farmi una doccia” la informo mettendo il broncio.
“E non metterci un secolo come al solito” mi urla prima che mi chiuda in bagno.
La doccia più veloce della storia dell’umanità. Non mi sono cronometrata, ma credo che entrerà nel Guinness World Record. Sono appena ritornata in camera mia a vestirmi e sento il campanello bussare. Cavolo, è già qui? Tendo l’orecchio trattenendo il respiro, ma quando mi accorgo che la voce oltre quella della mia coinquilina è di una donna, mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo. Perdo il tempo recuperato con la doccia a scegliere cosa mettermi. Perché mi sento in ansia e non riesco a prendere una decisione? 
“Tu e Danny siete qualcosa di eccezionale!” commenta Marisol appena mi vede, prima di stringermi in un caloroso abbraccio.
“Perché lei ha visto le foto e io no?” domando acida alla mia coinquilina.
“Cosa ti cambia nel vederle ora o tra poco?” chiede l’inglese con leggerezza. “Tanto è arrivato, sta salendo le scale. Le vedrai seduta accanto a lui” mi informa con un’espressione maliziosa sul volto.
Rose è un’incredibile fotografa, ha del talento e ogni foto è carica di suggestione. Anche se non capisco perché abbia collegato il pc al televisore. Non si accontentava già del fatto di mettermi in imbarazzo fotografandomi? No, aveva bisogno di mostrarmi il risultato su uno schermo di trentadue pollici.
Credo a fatica a quello che vedono i miei occhi. Non mi riconosco nella ragazza che posa accanto a Danny, che ride con lui o che gli arruffa scherzosamente i capelli e nemmeno in quella a cui l’irlandese scosta una ciocca di capelli dal volto o la quale guarda con sguardo sognante e un sorriso smagliante. Eppure sono io.
“E tu eri quella che si sentiva a disagio?” mi sussurra Danny mentre una nuova foto appare sullo schermo.
“Ho fatto come mi hai detto. C’eravamo solo io e te in quel momento” confesso cercando di non farmi sentire da Marisol e Rose.
“E questo è tutto” annuncia la mia coinquilina quando l’ultimo scatto scompare dallo schermo. “Cosa ne pensate?” chiede incuriosita.
“Siete fantastici insieme!” esclama la spagnola non riuscendo a trattenere l’entusiasmo.
“Ti voglio in ogni foto che mi scatteranno d’ora in poi” commenta Danny guardandomi negli occhi.
“Non credo che sia possibile. Devi congratularti con Rose, è merito suo se gli scatti sono spettacolari” dico cercando di apparire disinvolta e di indirizzare l’attenzione sulla mia amica e il suo lavoro.
“Oh, io non ho fatto niente. È tutto merito vostro” interviene modesta l’inglese. “Danny, sei così naturale davanti all’obiettivo, ma quando c’è lei con te, ogni sguardo, ogni emozione viene amplificata” continua e sono certa che non mi sono sentita più in imbarazzo di così in vita mia.
“Avete un feeling pazzesco!” si intromette Marisol.
“Mi è capitato raramente che una coppia posasse per me riuscendo a trasmettere qualcosa di così forte. Di solito ci riescono gli attori oppure...”conclude, lasciando la frase a mezz’aria.
Sospiro. A questo punto tanto vale mettere le cose in chiaro una volta per tutte.
“Due persone che si sentono attratte l’uno dall’altra” afferma Danny sorridente, rubandomi le parole da bocca.
Cosa ci vorrebbe per suggellare un momento del genere? Un bacio.
Cosa mi frena dal farlo? Il fatto che siamo qui, nella stessa stanza in cui ci siamo baciati per la prima volta io e Josh.
Sono una vera idiota però se penso a questo se sono accanto a Danny. Sono un caso disperato e credo che non riuscirò mai a venire a capo di questa situazione del cavolo.
“Mi serve una mano” afferma Rose, trascinando con sé Marisol in cucina.
“Credo di averti messa abbastanza in imbarazzo” ammette pensieroso Danny una volta che siamo soli.
“Non è questo” dichiaro guardando intensamente negli occhi.
“Allora a cos’è dovuto questo silenzio?” chiede accennando un sorriso.
“Non è facile...” dico, pentendomi all’istante di aver cominciato questa frase.
“Cosa?”.  
 “Lasciarsi andare. È difficile spegnere la mente e lasciarsi trasportare dalla corrente” confesso guardando lo schermo del televisore ormai buio.
Dopo un attimo di esitazione, Danny ride di gusto. Cosa c’è di così divertente in quello che ho detto? Lo guardo interdetta, ma non dà segno di smettere.
“Ci hanno lasciati soli, ma sono dietro la porta che origliano” mi sussurra tra una risata e l’altra.
“Sono sempre le solite” ammetto unendomi a lui.
“Vieni con me” afferma serio alzandosi in piedi e porgendomi una mano.
“Dove?”domando diffidente.
“Vedrai”.
“Questa non è una risposta” ammetto, ma prendo lo stesso la sua mano e mi lascio condurre dovunque lui voglia portarmi.
Abbiamo lasciato le mie due amiche a casa e scorriamo lentamente nel traffico londinese. Mentre Danny guida, osservo ogni contrazione inconsapevole del suo volto, ogni tanto dischiude leggermente le labbra per poi richiuderle oppure sposta lo sguardo sulla luce rossa del semaforo, per poi guardare di nuovo dritto davanti a sé.
“Dove stiamo andando?” chiedo dopo che mi ha beccata a fissarlo.
“Non ti fidi?” domanda divertito.
“Immagino che non ci siano domande di riserva” convengo. “Non lo so. Forse stai per ammazzarmi e gettarmi nel Tamigi” ammetto non riuscendo a trattenere una risata.
“Ci sei andata vicina” ammette serio. “Così finalmente ti lascerai trasportare dalla corrente” aggiunge sorridente.
“Stai scherzando?” chiedo sospettosa.
“Vedrai” risponde divertito.
Parcheggia l’auto e ci incamminiamo accanto ad un’imponente chiesa, quella che credo sia la cattedrale di St. Paul o almeno così mi sembra di aver letto su un’insegna turistica qui vicino. Imbocchiamo un vicolo oltre l’edificio senza proferire parola. Quando vedo un ponte alla fine della strada ogni mio muscolo si irrigidisce.
“È solo il Millennium Bridge” mi informa divertito.
“Ma sotto c’è il Tamigi” affermo guardandolo di traverso.
Mi cinge la vita con un braccio e ci avviciniamo a quel ponte deserto. Si sente il rumore dell’acqua che scorre ininterrotta come a comporre una strana melodia.
“Sono anche fortunato, non ci sono testimoni nei paraggi” ammette spensierato.
“Non sei divertente” aggiungo rabbrividendo.
Percorriamo qualche altro metro e all’improvviso il frusciare forte del vento ci investe, sovrastando il suono dello scorrere dell’acqua. Mi stringo ancora di più a Danny, ma una volta che abbiamo raggiunto il centro del ponte, interrompe ogni contatto tra noi; si avvicina al parapetto metallico e mi invita a seguirlo. Che cos’ha in mente?
Assecondo le sue istruzioni e in un attimo il vento mi arriva dritto in faccia come uno schiaffo inaspettato e violento.
“Chiudi gli occhi” mi dice Danny all’orecchio. “E lasciati trasportare dalla corrente”  aggiunge sorridendomi.
È una sensazione fantastica quella che si prova dopo che il volto si è completamente ghiacciato. Non riesci a muovere un muscolo facciale, ma sembra che il flusso dell’acqua e del vento portino via ogni cosa che ti affolla la mente, anche la più piccola e insignificante. In quel momento ci sei solo tu, che ti concentri sul suono del tuo respiro sovrastato dal caos che hai intorno; tutto scompare in un secondo, non c’è più Londra, non c’è più nessuna sfida, nessuna preoccupazione, non c’è più una scelta da fare, qualcosa da conquistare e non ti ricordi neanche più che è il 6 febbraio, è buio e sei nel bel mezzo di un ponte a congelarti.
“Apri gli occhi” mi incoraggia l’irlandese.
È come se mi fossi appena svegliata da uno stato di trance. Pian piano i miei occhi mettono a fuoco l’acqua che scorre scura sotto di noi, il cielo notturno e le luci del ponte che illuminano il volto della persona che non vorrei mi lasciasse mai.
“Vengo spesso qui a riflettere. Mi aiuta a svuotare la mente e a sentirmi in pace con me stesso” afferma appoggiandosi al parapetto.
“È per questo che mi hai portata qui?” chiedo avvicinandomi a lui.
“Sì. E spero che abbia avuto lo stesso effetto su di te” ammette avvicinandosi ancora di più, per poi stringermi in un abbraccio. “Ora però andiamocene. Non vorrei ti trasformassi in una statua di ghiaccio” dice sorridente prima di percorrere a ritroso il percorso che ci ha condotto fin lì, al centro del Tamigi nel cuore dell’oscurità.
 
Nonostante un flebile sole riempie il cielo londinese, stamattina ho più freddo del solito. Anche se a detta della mia coinquilina quest’inverno è meno freddo del precedente, io mi congelo ogni qual volta metto un piede fuori casa. Non è possibile che ancora non mi abitui a questo clima o forse è tutto merito del vento di ieri sera.
Quella sarebbe stata un’occasione per fetta per baciare Danny, ma non ho lasciato che accadesse. Ho assaporato ogni momento trascorso con lui, consapevole dell’attrazione che proviamo l’una per l’altro, dove ogni sguardo ha un significato ben preciso e ogni parola è detta per raggiungere un determinato scopo.
Lo ammetto, adoro essere corteggiata. A quale donna non piace essere al centro dell’attenzione di qualcuno? Nessuna, quindi non vedo perché io dovrei essere un’eccezione.
Dopo aver mangiato un muffin coi fiocchi, mi reco in caffetteria, dove questa volta Marisol non mi riserva il solito abbraccio mattutino.
“Sei nervosa stamattina?” le chiedo dopo che si è svincolata dalla mia stretta.
“Non vi siete baciati” mi rimprovera la spagnola mentre accende il registratore di cassa.
“E chi te l’ha detto?”.
“Si vede lontano un miglio. Se fosse accaduto, sprizzeresti allegria da ogni poro e non staresti ferma un secondo” continua imbronciata. “Avresti il mio tipico comportamento” conviene infine accennando un sorriso. “E invece no! La signorina fa la preziosa con Mister Incanto” mi accusa puntandomi il dito.
“Mister Incanto?” chiedo alzando le sopracciglia.
“Come vuoi che lo chiami? L’uomo più sexy del Mondo? Decidi tu, tanto qualunque cosa non gli renderebbe pienamente giustizia” ammette sbuffando.
Beh, in effetti ha ragione.
“E togliti quel sorrisetto dalla faccia” mi rimprovera.
“Sono un’idiota” annuncio ad alta voce, ripensando a tutte le occasioni che mi sono lasciata sfuggire.
“Finalmente l’hai ammesso” concorda Marisol dandomi qualche pacca sulla spalla, per poi abbracciarmi calorosamente.
“Sono un caso disperato” annuncio drammatica quando mi lascia e lei sorride assecondandomi. “Per caso Josh ti ha detto qualcosa?” chiedo cauta.
“Non sei un caso disperato, credo che per te non esista una cura a questo punto!” esclama sconcertata. “Pensi ancora a quello?” domanda contrariata.
“Quello è il tuo coinquilino” puntualizzo. “Sicuramente ti ha detto qualcosa”.
“Non mi ha detto niente, cioè non ne abbiamo più parlato dopo che gli ho detto che poteva anche risparmiare di mandarti delle rose” ammette pensierosa.
“Come scusa?”.
“Ieri sera quando sono rientrata a casa dopo la tua fuga romantica, Josh era lì ad aspettarmi. Mi conosci, dico sempre quello che penso e appena l’ho visto non ho potuto far altro che informarlo su cosa ne penso di quei fiori. Non può usarli per corromperti!” mi informa decisa.
“E cosa ti ha risposto?” chiedo curiosa della sua reazione.
“Niente! Non ha aperto bocca fino a stamattina quando...” ammette senza terminare la frase.
“Quando? Marisol parla” la incoraggio a continuare.
“Mi ha chiesto se avevi rivisto Danny dopo che avete parlato e gli ho risposto che ieri siete usciti insieme” dice preoccupata abbassando gradualmente la voce.
“Hai detto semplicemente la verità, non devi sentirti in colpa” la rassicuro avvicinandomi a lei.
“Lo so, ma credo di averlo spinto a chiederti un appuntamento”.
“Appuntamento? Ti ha detto quando?” domando timorosa della sua risposta.
“Non lo so” ammette nervosa. “Non vi lascerò soli, non può corromperti se sono con te” aggiunge infine e l’allegria che tanto la caratterizza torna a brillare nei suoi occhi. “Non mi interessa quando uscirete né dove ti porterà, ma io sarò lì a rompergli le uova nel paniere”.


 

~•~

Ciao bella gente! Come va?
Ecco a voi il ventunesimo capitolo :)
In questi giorni ho fatto due calcoli e
mi dispiace comunicarvelo, ma la storia è agli sgoccioli...
Non disperate però, perché ci saranno minimo
altri quattro/cinque capitoli ed una sorpresina finale :)
Ringrazio ancora tutte le persone che continuano a
leggere e a recensire, vi adoro tutte!
Cos’altro dirvi...
Ah, ovviamente se volete sapere qualsiasi cosa
(che riguardi la storia oppure no), chiedere pure,
sarò felice di rispondere ai vostri dubbi e/o curiosità :)
Alla prossima, baci

~ AnneC


   
 
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