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Autore: VexDominil    14/11/2013    1 recensioni
Una scelta è sempre una scelta. Anche se presa per le decisioni sbagliate.
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Da quando esiste il mondo e il tempo, sempre si ripete sulla terra il caso di due fratelli rivali. Uno dei due, il più vecchio, è più saggio, più forte, più vicino al mondo e alla vita reale e a tutto ciò che unisce e muove la maggior parte della gente, un uomo cui tutto riesce facile, che sa in ogni momento cosa occorre o non occorre fare e cosa si può o non si può pretendere dagli altri e da se stesso. L'altro invece incarna proprio il tipo opposto: un uomo dalla vita breve, disgraziato, che sbaglia ad ogni passo, un uomo le cui aspirazioni vanno sempre oltre ciò che è lecito. Questi, in conflitto con il fratello maggiore – e il conflitto è inevitabile – perde già fin dal principio la partita. (Ivo Andrić)

Saverio entrò fischiettando piano nella sala dell'assemblea, ma il sorriso, insieme al sangue, gli si gelò quando posò lo sguardo sul lato del tavolo occupato dai Sisu che, simili alla Santa Trinità, sfoggiavano un'identica espressione di noia e serietà, comprendevano, da destra a sinistra, Norge, suo padre ed Hillar. Erano talmente uguali fra loro da far pensare a tre statue con lo stesso soggetto, solo declinato in maniera diversa.
Lui salutò tutti e prese posto, mentre cercava di non far vedere il suo stupore: che diavolo ci faceva Norge lì?

Anche Hillar, qualche minuto prima, se l'era domandato, quando aveva capito chi era quella ragazza bionda seduta vicino al padre: non gli risultava che alla riunione sarebbero state presenti delle donne, non essendoci nessun sottoposto dei Busco di gentil sesso.
Eppure li aveva salutati entrambi con noncuranza, come se si fossero messi d'accordo il giorno prima e si aspettasse la presenza della sorella.
Però, appena l'occhio del signor Sisu era stato rapito da qualche altra cosa, lui si era sporto indietro, allungando il braccio e toccando lievemente la spalla di Norge, per richiamare la sua attenzione.
Poi aveva mosso solo le labbra mentre le domandava il motivo della sua presenza lì.
Lei gli aveva sorriso trionfalmente e sempre in labiale gli aveva risposto: “Me ne devi una, non te lo ricordi, Roitsu?”
Quella bastarda di certo si era preparata la risposta e, sapendo che ovviamente le avrebbe rivolto quella domanda, aveva assaporato quel momento come il frutto più dolce e succoso mai esistito!
In quel momento Hillar non desiderava altro che lei scomparisse per sempre: sapeva che, se lei era lì, era perché nessuno credeva nelle sue capacità e quell'aggressione a Temi ne era stata la conferma.
Capiva perfettamente la logica e anche il motivo che aveva spinto la sorella a compiere quel passo con evidente gioia, mentre prima lo aborriva con tutta se stessa.
Di certo voleva che Temi stesse al sicuro, ma più di tutto era il sentimento di rivalsa per la sua telefonata che la infiammavano.

Saverio camminava tra le vie della città cercando di calmarsi, ma l'unico modo per farlo sarebbe stata la polverizzazione assoluta del clan Sisu, nessun escluso.
Appena aveva visto Norge aveva saputo che qualcosa non andava: la sua famiglia doveva essere davvero spaventata per averla convinta a fare qualcosa del genere.
In realtà lo era più lui.
Lo sguardo di lei era stato quasi annoiato mortalmente mentre lui illustrava la situazione, come se avesse già deciso la sua sorte da tempo e non la toccasse minimamente.
In più i suoi indumenti non l'avevano per nulla aiutato, poiché tutti i sottoposti erano stati ammaliati da quella visione femminile bionda con una camicia viola sbottonata quanto basta e i grandi occhi dipinti di un color prugna quasi nero. Assomigliava in tutto e per tutto a una divinità guerriera, una Morrigan: perfino i capelli biondi sciolti risplendevano di bagliori metallici, quasi a riprendere la lucentezza dell'onnipresente braccialetto, quasi fossero il riflesso di antiche armature.
E tutto il discorso per la sua riammissione che aveva fatto Busco!
L'irritazione gli era salita a mille mentre il suo capo esprimeva in mille frasi il suo affetto per Norge, le qualità che aveva sempre visto, il dolore per la sua decisione di tranciare i rapporti e “Oh, quanto ci è mancata! Ma ora per fortuna è di nuovo tra noi e non oso esprimere la mia contentezza!”.
Quanto lo aveva odiato in quel momento: gli sembrava troppo di interpretare l'altro fratello nella parabola del figliol prodigo. Sapeva che non avrebbero mai ammazzato il vitello grasso, per lui che si sobbarcava tutto il lavoro! Sperava di contare qualcosa: evidentemente non era così.
Ma c'erano problemi più urgenti.
Norge era riuscita a sistemare tutto tra i suoi e i Busco, affermando la loro inferiorità nei confronti di Tommy e cedendo parte del territorio, che era troppo grande per loro, all'amministrazione del loro capo, con i relativi profitti, chiaramente.
Poi aveva fatto una proposta che aveva fatto sbalordire lui e indignare Hillar: un colloquio fra Temi e i maggiori esponenti della malavita.
Saverio non si aspettava una mossa del genere: ma lei non era amica di quella là? Non desiderava proteggerla con tutta se stessa e parti di qualcun altro?
Forse stava giocando a un livello superiore e lui non se ne accorgeva: lei era più pericolosa di una serpe!
Già il fatto che avesse partecipato alla riunione aveva uno specifico significato: il vecchio Sisu aveva in pratica affermato che lei fosse una di loro e che come tale bisognasse trattarla.
E lei si sapeva comportare come loro, sapeva ammaliarli con uno sguardo e ricevere il loro rispetto come nessun altro avrebbe potuto fare, con una naturalezza tale da sembrare quasi casuale.
Scosse la testa: ora doveva pensare ad altro che lo spaventava molto di più di una possibile monarchia di Sisu: il suo appuntamento con Françoise.
Erano usciti insieme altre volte, ma questa era speciale perché, nel mezzo di una limonata niente male che gli aveva ottenebrato i sensi, le aveva propostoun pranzo a casa sua.
Questo significava un punto di svolta perché di solito si incontravano “per caso” e quindi si trovavano “per caso” a mangiare insieme nello stesso ristorante.
Temeva e desiderava che succedesse qualcosa di più durante quel pranzo, ma non sarebbe riuscito a sopportare di essere ritenuto ridicolo da lei. Gli piaceva davvero molto ma non sapeva come comportarsi a quell'evento imminente che lo stava mandando in paranoia.

Hillar era stato sorpreso dell'invito al pranzo di famiglia di Temi, soprattutto per gli ultimi discorsi che lei gli aveva fatto, ma non si pentiva di esserci andato: si stava divertendo da morire.
Tutti erano così candidi e curiosi nei suoi confronti, e sembravano trovare adorabile il fatto che la sua finta fidanzata si vergognasse da morire a ogni sua invenzione sul come-quando-perchè si erano messi insieme. E poi c'era tutta questa fantastica confusione che lo divertiva da morire! C'erano mille quadretti diversi tra loro: una parte Gytha si difendeva dall'accusa scherzosa ma non troppo di Bruna, la sorella, di essere una facile; dall'altra la cugina di Temi, la famigerata Terry, baciava con grande gusto la sua ragazza, perché sì, alla fine aveva chinato la testa e aveva accettato di uscire con una di quelle ragazze che le si presentavano alla porta e aveva capito di aver cercato sempre nel posto sbagliato; da un'altra parte ancora Temi, la sua adorabile ragazza, si era sciolta un po' e rimproverava scherzosamente suo cugino. E questo mentre erano ancora in piedi ad aspettare di sedersi per mangiare.
Suo padre avrebbe arricciato il naso e avrebbe descritto quell'amorevole caos come degno del peggior mercato mai visto.
Sua madre avrebbe sorriso leggera e poi avrebbe criticato tutto dietro le spalle.
Ma era un amorevole caos perché loro amavano Temi e lei li ricambiava pienamente, anche se con un po' di vergogna per le menzogne che rifilava impunemente.
Hillar si fece a un tratto triste: le cene della sua famiglia non erano mai state così, erano rigide e formali fino all'eccesso.
All'improvviso sentì due braccia sottili e forti cingere la sua vita e si ritrovò Temi abbarbicata addosso che lo fissava sorridendo comprensiva. Quella ragazza gli scaldava l'anima, c'era poco da dire. Le fece un sorriso di rimando e la strinse a sé, mentre tutti si bevevano adoranti quella scena zuccherata.

Temi era contenta di aver rivisto la sua famiglia ma era anche un po' imbarazzata per il loro comportamento: erano stati rumorosi e inopportuni e sperava che ci non avesse infastidito troppo Hillar, che non era abituato a certe cose.
Infatti, prima di iniziare a pranzare, lo aveva visto lontano, preso da un dolore tutto suo e di slancio lo aveva abbracciato: voleva che lui comprendesse di non essere solo in quella masnada di matti.
Voleva bene ai suoi parenti, ma sapevano essere eccessivi e li conosceva troppo bene per immaginarli senza macchia come invece aveva fatto Hillar.
“La nonna se l'è presa a morte con sua sorella quando le ha dato della sgualdrina davanti al mio finto fidanzato e ha fatto di tutto per vincere a carte contro di lei, barando in maniera oscena. E mio cugino dovrebbe smettere di provarci con la ragazza di Terry: è lesbica, non cambierà sponda per lui!
Mio padre poi dovrebbe solo stare zitto, invece di criticare suo nipote perché lascia sempre il bambino agli altri: alla sua età passavo il mio tempo tra scuola e la casa di mia nonna, non li vedevo quasi mai! Si sono sempre preoccupati per me, ma non c'erano spesso.”
Tirò un lungo sospiro: erano davvero sfiancanti, tutti quanti.
“E la più ipocrita di tutti sono io, che li critico e poi mi vado ad alleare con il capo odiato della malavita.”
Hillar le sembrava strano, non aveva parlato della riunione urgente a cui era andato quella mattina, ma l'espressione felice che aveva occupato il suo viso mentre erano a pranzo era scomparso completamente.
Lui non riusciva ancora a credere che Norge avesse proposto una cosa simile: tanto sarebbe valso a spingerla contro un branco di lupi affamati con uno stuzzicadente come arma!
Come poteva non capire che Temi aveva bisogno di tempo per riprendere la sua vita normalmente?
Di certo era stata segnata da quell'aggressione, anche se non lo dava a vedere, lui lo sentiva sotto la pelle.
E ora aveva il compito di dirle cosa il destino, o meglio la sua amica, avesse intenzione di fare con lei.
Ne sarebbe uscita una terribile discussione, lo immaginava.
  
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