CAPITOLO
V
Non
riusciva a muovere un solo muscolo. Era completamente rapita da quello che i
suoi occhi vedevano, che il suo cuore desiderava e che la sua mente
difficilmente era disposta ad accettare: Kurosaki Ichigo era lì, a qualche
passo da lei. Per quei brevi secondi, nella stanza non esistette nessun altro
per Rukia che chissà quante volte aveva immaginato quel momento e che adesso
non sapeva cosa fare. Un suono ovattato giunse alla sue orecchie riuscendo a
riportarla alla lucidità. Era Saito che sorridente ed entusiasta la chiamava
per nome.
“Kuchiki-sensei!
Grazie per essere venuta!” esclamò il ragazzo voltandosi raggiante verso di
lei.
Tornò
in sé e guardò Saito che forse era troppo felice per accorgersi della confusione
dipinta sul viso di Rukia.
“Lasciate
che vi presenti mio fratello” continuò Saito con lo stesso entusiasmo e Rukia
dovette riportare lo sguardo su quel ragazzo che aveva il volto di Ichigo
“Keichi, questa è Kuchiki-sensei”
Il
ragazzo che le veniva presentato indossava l’uniforme dell’Accademia. Con
rispetto fece un breve inchino e poi allungò la mano verso di lei con quel
sorriso che Rukia conosceva così bene. Strinse la mano che gli stava porgendo e
sentire nuovamente quel tocco e quel calore fu come una scossa per lei.
Frastornata da quella cascata di emozioni, Rukia cercò di evitare lo sguardo di
quel giovane che diceva di chiamarsi Keichi.
“E’
un onore fare la vostra conoscenza, Kuchiki-sensei” disse Keichi e Rukia poté
constatare come non solo l’aspetto e le espressioni del viso, ma anche la voce
era esattamente come quella di Ichigo “Spero che mio fratello non vi abbia dato
dei problemi” guardò affettuoso Saito e
aggiunse “si è già messo nei guai, vedo”
Saito,
sentendo il suo orgoglio ferito, ritrasse a sé la mano fasciata e fulminando
con lo sguardo il fratello guardò Rukia che stava vivendo quella scena come se
si trovasse in un sogno.
“Fa
poco lo spiritoso, fratello, entrerò nel Gotei 13 prima di te, vero
Kuchiki-sensei? È venuta qui per dirmi che posso rifare la prova, non è così?”
Keichi
rise per quello che Saito aveva detto e Rukia rimase silenziosamente a fissarlo
mentre si prendeva gioco del povero Saito esattamente come avrebbe fatto
qualsiasi fratello. Guardava Keichi, che per lei altri non era che Ichigo, e
aspettava che da un momento all’altro quel giovane l’avrebbe avvicinata a sé e
sussurrando il suo nome l’avrebbe abbracciata. Non ci sarebbe stato bisogno di
aggiungere altro, quel semplice gesto sarebbe valso più di mille parole e quel
contatto avrebbe colmato anni di lacrime e solitudine. Ma la persona che aveva
davanti, sebbene all’apparenza sembrasse Ichigo, sembrava vederla per la prima
volta. Quella sorta di distanza le fece male.
“Di
sicuro sei riuscito ad entrare prima di me in una infermeria. Ah ah ah!” lo schernì Keichi.
Intanto,
lo shinigami della quarta divisione, responsabile di quella struttura, la
riportò nuovamente alla realtà assicurandole che effettivamente il ragazzo
sarebbe completamente guarito in un paio di giorni. A Rukia non restò che
acconsentire e tornando a guardare Saito che continuava a inondarla di
ringraziamenti, non riuscì a trattenersi nel lanciare furtiva ancora qualche
sguardo fugace a Keichi. Voleva uscire da quella stanza, restare da sola e fare
ordine nei suoi pensieri e nel suo cuore.
“E’
stato un piacere, Kuchiki-sensei. A presto” la salutò Keichi e Rukia ammise
d’aver forse trattenuto troppo il suo sguardo sul volto del giovane che le
sorrise ancora ignorando d’aver fatto riprendere a battere il cuore di quella
piccola shinigami.
Quando
Rukia fu fuori dall’edificio, fu come se il suo fisico si sentisse libero di
cedere finalmente a quello stress emotivo a cui era stato sottoposto. Le gambe
iniziarono a tremarle e si appoggiò al muro riuscendo a compiere ancora qualche
passo, infine cedette e si lasciò scivolare fino al suolo. Poggiò la testa al
muro e respirò a pieni polmoni sentendosi stranamente debole. L’ultima cosa che
udì prima di perdere conoscenza fu la voce di Renji che accorreva per
soccorrerla, ma quello che i suoi occhi videro prima che la vista le si
oscurasse del tutto fu ancora una volta il volto di Ichigo.
Quando
Rukia riprese conoscenza, le mani delicate di Misaki avevano appena posto sulla
sua fronte un panno umido. Lentamente aprì gli occhi e fu accolta dal sospiro
di sollievo della donna che esternava la sua felicità nel vedere che le sue
condizioni stavano migliorando. Rukia era a casa. Portò una mano alla testa e
riuscì a mettersi seduta dopo le continue insistenze di Misaki nel restare
sdraiata.
“Siete
svenuta, Rukia-san, dovete riposare”
Ma
Rukia ignorò le sue premure e si mise in piedi, pretendendo di sapere se quello
che ricordava era davvero accaduto “Devo andare in Accademia…” sussurrò “devo
vedere Renji!” si, Renji l’avrebbe aiutata a trovare quel Keichi, anche lui
sarebbe rimasto di stucco nel vedere come quello studente fosse identico a
Ichigo e insieme avrebbero capito perché non ricordava niente di loro. Per
tutti quegli anni aveva vissuto silenziosamente come Keichi, ma lei avrebbe
fatto ritornare Ichigo. Si mise in piedi e superò Misaki che impotente non
riuscì a fermarla, ma Rukia non andò molto lontano perché a sbarrarle la porta
trovò suo fratello. Lo sguardo severo con cui Byakuya la stava fissando fece
vacillare la determinazione di Rukia per alcuni secondi.
“Nii-sama?”
sussurrò.
L’espressione
di rimprovero assunta da Kuchiki Byakuya riempì il silenzio che si pose tra di
loro. Rukia non disse niente, ricambiava il suo sguardo e attendeva che egli
parlasse.
“Non
uscirai da questa casa fino a mio nuovo ordine” le disse con tono marziale e
uccise sul nascere qualsiasi protesta di Rukia aggiungendo “è il tuo capitano
che te lo ordina” e senza darle modo di poter ribattere, Byakuya le diede le
spalle e andò via.
“Voglio
vedere Renji” gli urlò dietro Rukia che ancora non voleva desistere.
Byakuya
si volse lentamente, quel tanto da permettere ai suoi freddi e severi occhi di
trafiggere la fragile figura di Rukia “Non hai alcun motivo per vedere Abarai
Renji. Non avrei mai dovuto acconsentire alla sua folle idea” fece una pausa
“sei troppo debole”
Rukia
risentì il colpo di quelle parole e stremata, delusa e dispiaciuta si accasciò
sul pavimento di legno e Misaki la esortò a tornare a letto.
Quando
le tenebre della notte giunsero, Rukia sgattaiolò fuori dalla sua residenza.
Prima di raggiungere il portale non si accorse di essere seguita e un timido
paio di occhi verdi la videro svanire verso il mondo degli umani.
Raggiunta
Karakura, Rukia si diresse verso casa di Ichigo e attese. Nel giro di pochi
minuti, la figura di Urahara le fu affianco accompagnata dalla sua solita aria
di mistero.
“Ultimamente
ci incontriamo spesso, Kuchiki-kun” le disse cercando di decifrare
l’espressione di lei da sotto la visiera del cappello.
“L’ho
rivisto” bisbigliò Rukia, serrò i pugni e la voce quasi le tremò quando disse
“devi aiutarmi” e guardò Urahara con un’espressione
che rendeva chiara la sua disperazione “Perché non si ricorda di me?” e gli
occhi le si riempirono di lacrime.
Urahara
abbassò lo sguardo e si sistemò meglio il cappello “Te l’ho già detto,
Kuchiki-kun, l’anima di Kurosaki Ichigo non solo è ritornata alla soul society,
ma è rinata. Sebbene ne abbia mantenuto l’aspetto, devi accettare che chiunque
tu abbia visto adesso è un’altra persona. I ricordi di Ichigo, questo giovane
li ignora completamente. So che è un’amara consolazione, ma non puoi farci
niente”
Eppure
Rukia non sembrava disposta a mollare e Urahara parve capirlo “Hai detto che lo
spirito di Ichigo era così forte d’aver mantenuto il suo aspetto da umano,
perché questo non dovrebbe valere anche per i suoi ricordi?” chiese lei quasi
con rabbia “in una parte di quel… di quel Keichi ci deve essere ancora Ichigo!
Anche tu sai che è così, non è vero Urahara?” gli urlò contro e con le lacrime
che le rigavano il viso.
Urahara
le si avvicinò e da sotto la visiera del suo cappello, Rukia poté scorgere i
penetranti occhi grigi di quell’uomo dai mille segreti.
“Sei
davvero disposta, Kuchiki-kun, a far rivivere a Ichigo
tutto quello che ha passato? Le battaglie, il dolore e le perdite che ha dovuto
subire solo per il tuo egoismo?”
Rukia
sgranò gli occhi. Quelle parole l’aveva ferita più di quanto qualsiasi lama
avrebbe potuto fare. Urahara si allontanò da lei e,
dandole il tempo di metabolizzare quello che le aveva appena detto, fece una
breve pausa e aggiunse “A te la scelta, Kuchiki-kun” e senza aggiungere altro
sparì nella notte di Karakura lasciando Rukia in preda allo shock e allo
sconforto.