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Autore: michaelgosling    16/11/2013    2 recensioni
1935. Una bambina olandese di nome Henny viene mandata a vivere in America perchè in pericolo: sebbene non sia qualcosa a cui Hitler è contrario rischia molto per via di qualcosa di segreto che riguarda il padre.
1947. Henny si ritrova ad essere testimone di una serie di omicidi: è l'inizio di una catena di eventi riconducibili a quel segreto a lei nascosto per anni e che la porteranno ad essere nuovamente in pericolo.
Si svelerà mai questo segreto? E perché qualcuno la vuole morta?
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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qq CAPITOLO 22. 12 FEBBRAIO 1923

Howard Eams era ancora incredulo.
Non riusciva a crederci.
Non poteva.
Era capitano della squadra di polizia della sezione Omicidi di San Francisco da cinque anni, e ne aveva viste di cose che andavano contro la moralità umana ed era arrivato al punto di credere che nulla, assolutamente nulla, avrebbe potuto renderlo triste o preoccupato, nemmeno l'omicidio più efferato.
Si sbagliava.
Quella notte, il 12 febbraio 1923, non l'avrebbe mai dimenticata.
Non solo lui, ma ogni agente o detective di quel distretto uscì dalla propria casa alle 3 del mattino per giungere sul posto, per verificare se le voci erano vere.
Lo erano.
Tutti volevano bene a Frank.
Era buono, generoso e coraggioso.
Forse troppo coraggioso, dato che è stato quel suo coraggio a portarlo alla morte quel giorno, il 12 febbraio 1923.
Era il procuratore più rispettato della città, e grazie alla sua diplomazia e alla sua dedizione al lavoro aveva sbattuto molti criminali dietro le sbarre e nel braccio della morte. Qualunque difficoltà avesse la polizia ad inchiodare un sospettato, se era stato lui, tutti sapevano che Frank gli avrebbe dato del filo da torcere, ma l'ammirazione che la gente nutriva nei suoi confronti non era dovuta semplicemente al suo lavoro.
Fuori dal tribunale, Frank era sempre disponibile per aiutare chiunque potesse.
Era benestante perchè discendeva da una famiglia che possedeva una grande catena di negozi alimentari le cui sedi erano sparse in tutto il paese, ma viveva come una persona normalissima.
Come un qualunque cittadino di ceto medio della città di San Francisco.
Viveva in una casa modesta con un piccolo giardino nella periferia della città, anche se poteva permettersi più di una villa.
Con i soldi che aveva poteva passare tre mesi all'anno, anche di più, in vacanza e in giro per il mondo, ma non lo faceva, perchè preferiva dare i soldi a chi ne aveva seriamente bisogno.
La cittadina non amava solo lui, ma anche la bellissima famiglia che aveva creato: sua moglie, Camille, era vista da tutti come una donna docile e premurosa.
Nessuno l'aveva mai vista arrabbiata.
Aveva i capelli biondi come il grano e gli occhi chiari come il mare.
La coppia aveva un figlio, un tranquillo bambino di 8 anni, e un altro in arrivo: infatti, Camille era incinta da 8 mesi ormai, e l'arrivo del nascituro era atteso da tutti con grande impazienza.
Ma quel 12 febbraio 1923 mandò tutto in frantumi.
Un gruppo di clandestini erano entrati nella loro casa e avevano iniziato a rubare quello che trovavano di valore, ma avevano svegliato l'intera famiglia.
Secondo le ricostruzioni fatte in base alle testimonianze dei vicini che avevano sentito le urla e avevano chiamato la polizia, Frank aveva implorato loro di ferire lui se volevano, ma di non toccare il figlio, la moglie e il bambino che aveva dentro di sé.
Sfortunatamente, la banda in questione non parlava la lingua, e iniziarono ad attaccare la famiglia.
Dopo aver ucciso Frank a bastonate, uccisero la moglie e prima ancora il nascituro: il primo colpo alla donna, infatti, fu alla pancia, ed era estremamente forte.
Quando Eams e gli agenti arrivarono sul posto, era troppo tardi.
Il capitano vide alcuni agenti portare via i responsabili, ed entrò in casa.
Vide i corpi senza vita dell'amico e della moglie.
Si spostò per la casa, notando una gran confusione causata probabilmente dalla banda, alla ricerca del bambino.
Forse, almeno lui, era scampato alla strage.
Lo trovò nel salotto.
Il bambino era sotto il tavolo, e tenendosi con forza le gambe, tremava.
Era sporco di sangue nelle mani: probabilmente aveva cercato di salvare la mamma o il papà, anche se erano già morti.
Senza che il bambino se ne accorgesse, un agente gli andò dietro e gli sollevò la camicia.
"E' pieno di lividi, signore. Probabilmente l'hanno picchiato. Se i vicini non avessero chiamato, temo sarebbe morto anche lui. Fortuna che siamo arrivati in tempo." mormorò l'uomo al suo superiore, lasciando la stanza.
"Ehi, ciao. Ti ricordi di me?" gli sussurrò Eams.
Il bambino alzò lo sguardo e guardò l'uomo.
Annuì.
Certo che lo conosceva.
Lui e il padre erano grandi amici.
A Eams sembrò di vedere Frank.
Erano uguali.
Gli stessi lineamenti, lo stesso sguardo.
Le uniche differenze erano il colore dei capelli e degli occhi, biondi e chiari, come la madre.
"E' tutto finito. Vieni, ti portiamo via." mormorò Eams, cercando di avvicinarsi.
Non appena il capitano lo toccò per prenderlo in braccio, il bambino lo spinse via.
"No!" urlò.
"Non vuoi che ti tocchi?"
"No!"
"Preferisci che chiami qualcun'altro?"
"Mi hanno fatto male.."
"Lo so, piccolo. Ma noi non ti faremo del male."
"Non voglio essere toccato! Mai più! E mai da nessuno!"
"Come vuoi, piccolo. Allora esci da solo. Ti accompagnerò alla macchina."
Con riluttanza, il bambino uscì dal tavolo e si allontanò con l'uomo.
"Poverino. Come si chiama?" chiese un agente all'altro.
"Butler. Colton Butler."

..... ECCOMI :D ORA SAPETE PERCHE' COLTON NON VUOLE ESSERE TOCCATO U.U SPERO QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO. FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE LASCIANDOMI UNA RECENSIONE, MI FAREBBE PIACERE! :) CIAOOO

  
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