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Autore: Yoan Seiyryu    17/11/2013    1 recensioni
[Iniziativa "Accidentally in Love - OUAT Strangest Crack Couples Ever!"]
Raccolta di Crack totalmente fuori dal comune con prompt per ognuna di loro.
1. Jefferson + Aurora
2. Alice + John Darling
3. Wendy + Hook
4. Mulan + Hook
Per l'elenco delle crack potete trovare tutto all'interno della prima one-shot insieme ai relativi prompt.
Ve ne lascio alcune: Alice + Hook, Wendy + Hook, Mulan + Robin, Aurora + Robin, Will + Ruby, Will + Aurora, Charming + Belle ecc.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II 

Alice + John (Darling): 


Prompt:
A: «Tu credi che i gatti possano sorridere?»
J: «Non me lo sono mai chiesto. Però fanno le fusa. Forse è il loro modo di sorridere?»


 




 

Rule the World



 


“Sei l’unico che ha avuto fiducia in me quando ti ho raccontato delle mie avventure nel paese delle meraviglie. Tu mi hai creduto, non mi hai mai chiesto delle prove”.
John non avrebbe mai dimenticato le parole di Alice. Si trattava solo di qualche anno fa ma le aveva impresse nella propria mente, come un fuoco indelebile. Alice desiderava dimostrare a suo padre che non mentiva, che lei certe cose le aveva viste davvero con i suoi occhi. Ma nessuno era disposto a crederle, le dicevano che un giorno la fantasia non avrebbe colmato il vuoto che aveva dentro. Le dicevano che non aveva bisogno di raccontare frottole per ricevere attenzione ed affetto. E così Alice era infelice. E così John lo era allo stesso modo. Lui le credeva poiché aveva visto la magia, l’aveva vista con i suoi occhi.
“Ti aiuterò, sai?”
John fu costretto a tornare alla realtà, era andato a trovare Alice per prendere il tè insieme a lei, come erano soliti fare. Le aveva raccontato di come Peter Pan avesse catturato sua sorella Wendy e lui era intenzionato a partire alla volta di Neverland per portarla indietro, dunque era lì per un saluto d’addio.
“Come?”
“Hai sentito bene. Non sai come raggiungere l’isola, giusto? Io invece conosco qualcuno che fa al caso nostro” sorrise lei all’angolo delle labbra per poi nascondersi dietro alla tazza di tè fumante.
“L’ho aiutato a fuggire da Wonderland, una volta, e mi disse che un giorno si sarebbe sdebitato con me. Possiamo approfittarne, non credi?” domandò lei quasi retoricamente, ormai aveva preso la sua decisione e non sarebbe tornata indietro.
I suoi sorrisi, la sua gentilezza, John come poteva non rimanerne affascinato? Suo fratello Michael gli aveva sempre detto di lasciar perdere, poiché non era abbastanza brillante per Alice, non era alla sua altezza.
In fondo era vero: come poteva esserlo? Non era riuscito a proteggere sua sorella Wendy, fare lo stesso con Alice sarebbe stato impossibile. Anzi, avrebbe rischiato di essere salvato da lei e questo non lo avrebbe potuto permettere.
“Di chi si tratta?” domandò lo stesso.
“Un pirata. Il suo nome è Capitan Shakespeare ed  è in grado di sorvolare i cieli, sarà un gioco da ragazzi raggiungere Neverland” lo rassicurò assolutamente propositiva.
A John si illuminarono gli occhi, aveva sempre desiderato essere un pirata e quella poteva essere l’occasione adatta. Capitan Shakespeare era un nome bizzarro, ma la curiosità prese il sopravvento.


 

 
**
 




Capitan Shakespeare non era un uomo facile da affrontare, soprattutto con quel suo perenne atteggiamento scontroso e l’espressione burbera che non si toglieva mai dalla faccia. John non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così difficile abituarsi alla vita della pirateria, nella sua testa era tutto molto più semplice e sicuramente meno faticoso. Da quando era salito a bordo della nave con Alice, non aveva fatto altro che lavare il ponte della nave da cima a fondo e pelare patate. Capitan Shakespeare affermava che per diventare un vero uomo si doveva prima dimostrare di avere pazienza, di tenere alla pulizia e di non lamentarsi mai. John invece si lamentava eccome, ma in silenzio, soprattutto per i calli che si erano formati sotto le dita.
In ogni caso non aveva intenzione di mostrarsi inadeguato, soprattutto perché Capitan Shakespeare aveva messo a disposizione la sua nave per una missione quasi impossibile da risolvere e perché Alice aveva fiducia nella loro riuscita.
Una sera, una di quelle in cui le stelle erano alte nel cielo e loro sembravano poterle sfiorare con le dita, il Capitano si avvicinò a John approfittando della sua solitudine ricercata.
“Ti piace, dico bene?”
Non si aspettava quella domanda, non riusciva a comprendere che motivo avesse per farlo. In fondo era abituato ad un Capitano perennemente adirato e di pessimo umore che al tempo stesso era amatissimo dal proprio equipaggio.
“Chi?” John che era affacciato al parapetto, con le spalle curve, si drizzò appena per poterlo guardare.
Capitan Shakespeare alzò gli occhi al cielo e prese un lungo sospiro, scuotendo la testa con fare rassegnato.
Recitare la parte del capo burbero era divertente, ma a volte sin troppo stancante e quel suo lato paterno che tanto mostrava ad Alice, venne fuori anche nei confronti di John.
Alice era come una figlia per lui, avevano affrontato molte avventure assieme e si era preoccupato immediatamente quando aveva compreso che quel giovane ragazzo sembrava provare qualcosa per lei. Poi, aveva imparato a conoscerlo e la maschera di gelosia si era frantumata, rendendosi conto di quanta purezza vi fosse nel suo cuore.
“Andiamo ragazzo, si vede lontano un miglio che sei totalmente andato per quella ragazza!” indicò Alice con la testa mentre si appoggiava alla balaustra dove anche John era affacciato. Gli colpì la spalla con forza per farlo riscuotere dall’apparente sonno.
John tossì, non si era minimamente reso conto di esser stato scoperto fino a quel punto, infatti iniziò ad arrossire fino alla punta delle orecchie. Era così facile leggere nel fondo della sua anima?
“Tanto non mi noterebbe mai. Mi vede solo come un amico, un buon amico. Lei avrebbe bisogno di un eroe” rispose in modo arrendevole, tipico di lui.
Un tempo si sarebbe mostrato in modo tenace, un cavaliere senza macchia e senza paura. Ma lui non era Bae, lui non era forte come lui, né sicuro di sé come sua sorella Wendy. Ora invece che aveva perso quasi tutto nella propria vita, si sentiva a pezzi.
“Devo ammettere che c’è parecchio su cui lavorare, ragazzo. Ma se vuoi che lei ti noti dovrai comportarmi come un vero uomo. Fatti valere, pergiove!”
Ed ecco che la vera natura del Capitano emergeva ancora una volta per mostrarsi in tutta la sua sicurezza e brutale verità. John deglutì a vuoto mentre ascoltava quel rimprovero, perché sarebbe dovuto uscire dal guscio in cui si era rintanato?
Alice aveva bisogno di un eroe, non di qualcuno che doveva essere salvato.
“E come faccio a comportarmi come un vero uomo? Non so nemmeno tenere in modo saldo una spada, figuriamoci” sospirò John con un certo fastidio.
Il Capitano si era già offerto di insegnargli l’arte della scherma e a quel punto lo costrinse a prendere parte alle lezioni dal giorno dopo stesso. Arrivare a Neverland senza nemmeno saper usare un’arma, sarebbe stato un vero e proprio suicidio. Le spade di legno certo non valevano come tirocinio.
“Invitala a danzare” gli propose “un vero uomo è capace anche di questi gesti”.
John era piuttosto stupito e sollevò un sopracciglio.
“A questo ci penso io, tu vai” lo afferrò per la manica del soprabito e lo lanciò indietro perché si desse davvero una mossa.
Il Capitano non perse un attimo di tempo ed ordinò ad alcuni dei suoi uomini di procurarsi alcuni strumenti musicali e di cominciare a suonare un valzer, poiché aveva bisogno di una distrazione per quella sera e voleva rallegrare l’atmosfera noiosa che si era creata a bordo della sua nave. John sarebbe voluto fuggire via, ma non poteva farlo, visto che il Capitano osservava ogni sua singola mossa.
Dunque si diresse verso Alice che fino a quel momento era rimasta seduta intorno ad un tavolo rotondo dove stava giocando a dadi con alcuni membri dell’equipaggio ed incredibilmente aveva vinto la metà degli incontri.
“Alice?” provò a richiamarla e fu costretto a schiarirsi la voce subito dopo.
Lei alzò lo sguardo su di lui e poi si alzò piuttosto in fretta, lieta di poter ascoltare della buona musica.
“Sì?”
Tutti rimasero a guardare la scena che iniziava a diventare interessante. C’era persino chi aveva messo in piedi delle scommesse, in fondo non era difficile comprendere quanto John fosse davvero infatuato della giovane ragazza che tutti avevano preso ad amare.
“Vorresti farmi l’onore di - ”
“Certo che sì!”
Dargli il tempo di terminare la frase non era da lei, infatti lo aveva interrotto in un istante, afferrando la sua mano in modo impetuoso. John si sentì avvampare, non si aspettava un entusiasmo del genere e per un attimo rimase in silenzio senza sapere cosa rispondere.
“Ma… mi ero preparato un bellissimo discorso!” esclamò fingendo di sentirsi offeso.
In realtà Alice lo aveva salvato dall’imbarazzo di sembrare così improvvisamente sicuro di sé. Col tempo ci sarebbe riuscito, col tempo avrebbe fatto anche molto di più per lei.
Le danze ebbero inizio e per tutta la durata del valzer John cercò di lottare contro la volontà di guardarsi i piedi e di contare i passi, così da non andare fuori tempo. Alice lo aveva notato e per questo non si era mai tolta il sorriso dalle labbra. Riuscirono a ricordare i loro momenti di infanzia, i giochi inventati insieme a Michael e a Wendy ed i loro tea party segreti in cui si raccontavano le rispettive avventure.
“Ricordi cosa ti dissi quella volta, credi che i gatti possano sorridere? Era una domanda così sciocca da fare e tu invece mi rispondesti - “
“Non me lo sono mai chiesto, però fanno le fusa. Forse è il loro modo di sorridere. Avevo detto così, vero? Non potrei mai dimenticarlo. Quando tornai a casa non feci altro che pensare a come un gatto potesse sorridere” rise John di fronte a quel ricordo così piacevole.
Entrambi scoppiarono a ridere proprio nel momento in cui il valzer volse al termine e si ritrovarono l’uno accanto all’altra, con i sorrisi che improvvisamente divennero fonte di imbarazzo. Alice, preoccupata da quell’improvviso desiderio di non volersi allontanare, fece esattamente il contrario e si distaccò da lui. John al tempo stesso si morse l’interno della guancia, credendo di aver esagerato.
“Grazie per il giro di danza, John” disse sbrigativamente per poi allontanarsi.
Lui rimase immobile, imbambolato di fronte a quella visione. Era felice, felice da impazzire. Capitan Shakespeare lo raggiunse ed incrociò le braccia fermandosi al suo fianco.
“Puoi anche smettere di guardare in quella direzione, si è ritirata” lo avvertì.
“Eh?”
“Ah, lascia stare” sorrise di sottecchi e si allontanò. 

 



 

// Nda: 

Ed eccomi qui con la seconda coppia crack! La Jolice mi ha conquistata molto tempo prima di Ouat e volevo riproporla in questo caso. 
Ho riproposto alcuni riferimenti a Ouat in Wonderland, come l'idea che per amare non bisogna avere di prove o il riferimento al discorso dimezzato di Cyrus. 
In più ho aggiunto il personaggio di Captain Shakespeare, crossover con Stardust che amo alla follia.
Avendo scritto la storia giusto un'oretta fa non so come sia venuta e ricontrallarla subito dopo sicuramente mi avrà fatto sfuggire qualche errore, spero possiate perdonarmi :O.
Grazie in anticipo per tutti coloro che leggeranno! ^^ 
Vi lascio il link della Jolice di BlackFool in cui Alice e John sono bambini --->   http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2279940&i=1



 

   
 
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