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Autore: LazySoul    18/11/2013    21 recensioni
Hermione Jean Granger non aveva mai scommesso nulla in vita sua.
Cosa accadrebbe se fosse costretta a scommettere se stessa?
E se si ritrovasse nelle mani di Draco Malfoy per un mese intero? Come potrebbe resistere al suo fascino da bello e dannato?
Dal testo:
«Malfoy non fare il bambino viziato!», esclamai, mentre allontanavo la sua mano dal mio volto che per tutto quel tempo era stata sul mio mento.
«Sfortunatamente è proprio ciò che sono. Allora scommetti che riesco a zittirti senza l’uso della magia?», mormorò con un sorrisino strafottente.
Mi torturai con le mani una ciocca di capelli, prima di annuire appena: «D’accordo, Malfoy»
«Cosa vuoi scommettere?», chiese.
«C-cosa voglio...?»
«Sì, Granger, cosa vuoi scommettere?», ripeté, ghignando.
«I-io... non lo so!», ammisi, sconvolta.
Era la conversazione più stramba e ridicola che avessi mai sostenuto.
Lo vidi sbuffare: «Ci sono varie cose che si possono scommettere, soldi, oggetti, te stessa...»
«M-me stessa?», domandai leggermente terrorizzata.
«Non hai mai scommesso nulla in vita tua, Granger?»
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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29. RUN AWAY
 



Gli ordini della McGranitt erano stati chiari.

I giovani del primo e secondo anno sarebbero stati subito accompagnati nella Stanza delle Necessità, davanti alla quale alcuni ragazzi dell'ultimo anno ed un paio di membri dell'Ordine, tra cui Tonks, sarebbero stati di guardia per proteggere i giovani. Tutti gli altri che se la sentivano di combattere erano ben accetti.

Avevo letto nel volto della professoressa quanto le sue stesse parole la rendevano inquieta.

Rischiare le vite di tutti quei giovani studenti era un grande rischio, io stessa percepivo ogni cosa come un grande errore, un incubo che, presto o tardi, speravo sarebbe finito.

Harry e Ron erano al mio fianco mentre correvamo verso l'ingresso di Hogwarts per dare una mano ai professori e agli altri studenti per prepararci alla battaglia.

Ginny era accanto ad Harry e si tenevano per mano.

Avrei voluto anche io avere qualcuno a cui stritolare le dita per l'ansia, in quel momento, ma l'unico che avrei volentieri tenuto accanto a me era dall'altra pare del campo di battaglia.

Dalle finestre del castello potevamo vedere chiaramente quell'enorme macchia scura che si stava avvicinando sempre più al castello, mantelli neri che frusciavano sull'erba e cappuccio a coprire i volti di ognuno.

Alcuni Mangiamorte diedero fuoco alla capanna di Hagrid e ad alcuni alberi della Foresta Proibita, ma fortunatamente l'umidità della notte impedì che l'incendio si diramasse.

Il professor Vitius intanto parlava ai ragazzi della sua casa, impartendo ordini e ricordando loro di usare la mente prima di tutto, mentre la Cooman si muoveva come una baccante in mezzo ai ragazzi, dicendo frasi senza senso a proposito di stelle mal allineate e di segni catastrofici nelle foglie del tè che aveva appena bevuto.

Per fortuna Gazza venne presto incaricato dalla McGranitt di portare la sconvolta professoressa di Divinazione nella Stanza delle Necessità a vegliare sui più giovani, anche se ero certa che l'unico motivo che aveva spinto la McGranitt a far allontanare la Cooman era stato il suo comportamento da pazza.

Neville, che si era ripreso dallo svenimento, era attentissimo alle parole della professoressa Sprite, che elencava i molteplici utilizzi in guerra di una strana pianta di cui aveva in mano alcuni esemplari e che stava consegnando ai suoi migliori studenti, certa che sarebbero stati gli unici a saperli utilizzare in maniera consona.

E mentre tutti si preparavano attivamente alla guerra imminente io ero l'unica immobile davanti ad una finestra a fissare intensamente quelle sagome scure che si avvicinavano, percependo le urla come dei brusii indistinti, mentre l'unico suono chiaro e forte era quello del mio cuore che batteva.

Ero sempre stata terrorizzata dalle battaglie, anche se non l'avevo mai dato a vedere. In realtà i primi anni non avevo mai veramente combattuto, mi ero limitata a risolvere indovinelli e misteri per aiutare Harry. Il problema era che le battaglie erano come delle grosse incognite di cui non si sapeva nulla. Non erano come delle equazioni o delle funzioni, qualcosa a cui si poteva dare un senso.

Erano un punto di domanda e le uniche cose su cui potevo davvero contare erano la mia memoria infallibile per ogni singolo incantesimo studiato e la mia bravura nell'usarli.

Per il resto era tutta una questione di fortuna.

Avevo le mani terribilmente sudate e la bacchetta mi stava per scivolare di mano e io ero lì immobile a cercare di riconoscere Malfoy in mezzo ad un branco di Mangiamorte.

Ero davvero diventata patetica.

«Hermione?»

Ancora una volta fu Luna a riportarmi coi piedi per terra, nell'ultimo periodo era stata una delle poche su cui avevo scoperto di poter fare affidamento, una delle poche vere amiche che possedevo.

Le sorrisi appena, sentendo il cuore stringersi all'idea che con quella guerra rischiavo di perdere troppe persone care, e lei era una di esse.

«Non ti devi preoccupare i Merzenni sono dalla nostra parte questa notte», mi disse, osservando con occhio critico un punto al di sopra della mia spalla: «Ne hai un paio pronti a proteggerti».

«Il problema, Luna, è che sono preoccupata per i miei amici. Loro i Merzenni ce li hanno?»

Non avevo mai creduto alle strambe creature che la Corvonero era convinta di vedere, ma prima di una battaglia ero pronta a credere a tutto pur di trovare un modo per tranquillizzarmi.

«Certo! Ho controllato poco fa Harry e Ron e ne hanno addirittura quattro a testa, Ginny ne ha uno, Neville mi pare due anche lui... non posso farti l'elenco di tutti ma posso assicurarti che ognuno all'interno del Castello ne ha almeno uno al suo fianco»

Il suo sorriso era così radioso e rilassato... avrei voluto avere io tutta quella sicurezza.

Invece mi trovavo con le mani sudate, il corpo tremante ed una paura folle, ma non per me.

«È questo il problema, Luna», sussurrai, lanciando una veloce occhiata alle sagome fuori dalla finestra:

«Draco è lì fuori».

Vidi i suoi occhi sbarrarsi appena: «Ne sei sicura?»

Io annuii: «Il problema è che non riesco a non sperare che non gli accada nulla di male».

«È comprensibile, ma non ti abbattere, vedrai che andrà tutto bene».

«Vorrei essere così positiva anche io».

«Guarda che è semplice, basta sorridere e pensare che farai di tutto pur di impedire che qualche brutto ceffo ti porti via chi ami», mi fece l'occhiolino e mi strinse in un veloce abbraccio.

Avrei voluto continuare a chiacchierare con lei, dato che mi aveva davvero aiutato a tranquillizzarmi, ma presto un forte rumore ci fece voltare entrambe.

Il portone d'ingresso era stato aperto.



***



I tuoni sovrastavano qualsiasi altro rumore.

La guerra era cominciata da meno di due minuti ed un forte temporale si era abbattuto contro la scuola.

Anche se i Mangiamorte erano riusciti a distruggere il portone d'ingresso con pochi incantesimi di magia oscura, non erano ancora riusciti ad entrare all'interno delle mura.

Studenti, professori e i pochi membri dell'Ordine che erano presenti quella sera per fare da guardia al castello si erano riversati fuori, impedendo così alle sagome scure di accedere.

Ero corsa anche io a dare una mano, scambiando uno sguardo d'intesa con i miei migliori amici.
Harry.

Ron.

Ginny.

Luna.

L'istante dopo li avevo tutti persi nel bel mezzo della battaglia.

Proteggersi dagli incantesimi dei nemici non fu affatto faticoso e dovevo ringraziare per questo la mie ore interminabili di studio dedicato a Difesa contro le Arti Oscure, anche se ancora mi bruciava l'aver preso solo una O di tale materia nei G.U.F.O.

In effetti rispetto ad Harry e Ron trovavo di essere meno portata all'attacco durante gli scontri, mi ero sempre ritenuta un'essere pacifico, anche se Malfoy mi definiva "manesca", io sapevo di tirare fuori il peggio di me solo per difendere me stessa o le persone a me care.

In generale evitavo infatti ogni tipo di scontro ma, logicamente, se venivo provocata rispondevo a tono.

Il primo Mangiamorte che mi si parò davanti riuscii a metterlo al tappeto dopo solo sette mosse, riuscendo al settimo tentativo a Schiantarlo, nel farlo il suo cappuccio cadde a terra e mi ritrovai a fissare sconvolta la fotocopia invecchiata di una ventina d'anni di Tiger.

Sentii un rumore ed ebbi giusto il tempo di abbassarmi, evitando così un incantesimo.

Mi voltai, ritrovandomi facci a faccia con Lucius Malfoy in persona che mi sorrideva.

Il mio cuore perse un colpo, era così simile a Draco, eppure così diverso...

«Guarda chi abbiamo qui, la giovane amica di Harry Potter...»

Non avevo nessuna possibilità di vittoria contro lui, lo sapevo perfettamente, ma l'orgoglio ed il coraggio mi impedivano di lasciarmi prendere troppo dal panico.

Dovevo rimanere lucida.

«... una Mezzosangue».

Nel mezzo di quella battaglia, nel mezzo del temporale, mi stupii di poter sentire così chiaramente la sua voce.

«Signor Malfoy», salutai, educatamente, infondo era comunque il padre del mio ragazzo e, anche se la situazione era assurda, non potevo non pensare a quanto lui e Draco fossero simili.

Lo vidi sorridere e sfoderare la bacchetta, puntandomela contro.

Feci lo stesso, tenendo la guardia altra, ma sperando vivamente che qualcuno accorresse in mio aiuto.

«Dov'è Potter?», mi chiese l'uomo, stupendomi, dato che pensavo mi avrebbe uccisa senza pensarci due volte.

«Non lo so», ed era la verità più assoluta.

Lo avevo perso di vista solo pochi istanti prima, ma non potevo davvero sapere dove fosse finito e poi, anche se lo avessi saputo non sarei sicuramente andata a dirglielo!

«In tal caso sei inutile...»

Sbiancai a quelle parole, ma mi tenni pronta a difendermi.

Stavo per provare a Schiantarlo, quando vidi Hagrid correre verso di noi armato del suo ombrello-bacchetta e l'istante dopo erano entrambi scomparsi nella calca di gente.

Non potei non sentirmi sollevata di aver potuto evitare uno scontro con Malfoy Senior e, voltandomi mi ritrovai di fronte Ginny alle prese con due Mangiamorte contemporaneamente.

Corsi in suo soccorso e in poco tempo riuscimmo a schiantarli entrambi.

Più cercavo tra la folla Harry e Ron per vedere se stavano bene, più mi rendevo conto che sembravano essersi smaterializzati nel nulla.

Riuscii a scorgere la chioma rossa di Ron solo dopo parecchi minuti di ricerca, durante i quali avevo dato una mano a Neville e a Hannah Abbott a sconfiggere un altro nemico.

«Ron!», lo chiamai, attirando la sua attenzione ed afferrandolo per una lembo del mantello: «Dov'è Harry?»

Il mio amico mi indicò una zona indistinta e, per evitare di perderlo di nuovo di vista, me lo trascinai dietro.

Avevo ormai capito che l'intento dei Mangiamorte era quello di occupare la scuola, allo stesso modo in cui avevo calcolato che la nostra possibilità di vincere in percentuale era pari all'1%, cioè quasi nulla.

La nostra unica possibilità di sopravvivere era quella di fuggire e, per quanto mi causasse ribrezzo un tale pensiero, sapevo che non avevamo scelta.

Trovammo Harry che combatteva con Bellatrix Lestrange e, dopo averlo aiutato a schiantarla e a legarla ad un albero, condussi entrami all'interno delle mura di Hogwarts: «Ragazzi, dobbiamo andarcene da qui».

«Hermione, sei impazzita?»

«No, Harry, sono perfettamente sana di mente e so per certo che gli Horcrux non si trovano da soli e che, se venissimo imprigionati dai Mangiamorte all'interno del castello, possiamo anche dire addio alla nostra possibilità di sconfiggere Tu-Sai-Chi!»

«Sì, ma...»

«Niente "ma", ora andiamo alla Torre di Grifondoro e recuperiamo tutto ciò che può esserci utile per un lungo viaggio, chiaro?»

Stranamente non mi contraddissero più, ma anzi, sembrarono capire in peno le mie parole e si impegnarono come me, appena arrivati ai dormitori, a raccogliere in un piccolo zainetto incantato tutto ciò che ci capitava tra le mani, anche le cose che potevano sembrare più inutili.

«E dove dovremmo andare, 'Mione?», chiese Ron, mentre correvamo giù dalle scale.

«Non lo so ragazzi», ammisi, prima di guardare entrambi negli occhi: «Ma dobbiamo provarci. Silente ha parlato degli Horcrux solo ad Harry, questo significa che si fidava di lui e che sperava riuscisse a trovarli e distruggerli. Dobbiamo continuare a combattere contro Voi-Sapete-Chi, ecco cosa dobbiamo fare!»

Entrambi annuirono.

Lanciai lo zainetto a Ron: «Per il momento è meglio se ci dividiamo. Se dovessimo allontanarci insieme saremmo troppo visibili»

«Hai ragione», disse Harry: «Vediamoci il prima possibile davanti alla capanna di Hagrid».

Annuii: «Ragazzi, se non dovessi farcela...», mi si bloccò la voce in gola, ma poi riuscii a continuare: «... non dovete aspettarmi».

Li vidi sbarrare gli occhi: «Ma cosa dici, Hermione?», esclamarono quasi all'unisono.

Presi dalla tasca tre dei galeoni che avevamo utilizzato il quinto anno per comunicare le date in cui l'ES si sarebbe riunito e ne misi uno in mano a ciascuno.

Ci impiegai solo pochi secondi per modificare le cifre sul bordo in lettere e applicai successivamente l'Incanto Proteus su di esse per esser certa che l'incantesimo non fosse svanito dall'anno scorso.

«Ogni volta che vorremmo comunicare avremo queste», sussurrai.

«Cosa stai dicendo?»

«Perché non dovresti venire, Hermione?»

Chiesero, fissandomi insistentemente.

«Beh, pensavo che fosse meglio avere un infiltrato qua dentro in caso i Mangiamorte dovessero vincere», spiegai, mettendomi in tasca la moneta ed evitando di guardarli in faccia.

Non potevamo fuggire tutti e tre, io dovevo rimanere, dovevo fare le mie solite ricerche in Biblioteca, dovevo trovare le informazioni necessarie e poi riferirle a loro.

Era l'unico modo che avevamo per sconfiggere Voldemort.

«Restiamo anche noi allora!», esclamò Harry.

Scossi il capo: «Ti ucciderebbero!»

«Tu per loro sei solo una "Mezzosangue", cosa ti fa pensare che non ti uccideranno?!», chiese Ron, prendendomi per le spalle e scuotendomi appena.

«Sono la migliore amica di Harry Potter, molto probabilmente mi tortureranno, ma non credo che mi uccideranno. Non subito almeno...»

«No, Hermione. Tu vieni con noi e basta. Non voglio storie».

Sorrisi alle sue parole e abbracciai entrambi.

«Farò il possibile», mentii, stringendoli stretti a me: «Ma se non dovessi farcela voglio che voi ve ne andiate mettendovi in salvo. Sono stata chiara?»

Li vidi annuire in maniera riluttante e sperai che tutto andasse per il meglio.

Corremmo fino al portone d'ingresso ed ognuno prese strade diverse per raggiungere la capanna di Hagrid.

Nella mischia pensai seriamente di raggiungerli e di fuggire con loro, ma prima dovevo trovare Malfoy, dovevo vedere che stava bene e che non gli era successo nulla.

Solo allora avrei potuto decidere davvero se andare coi miei due migliori amici o se restare.

Incrociai Lupin e Vitius alle prese con Greyback, la McGranitt contro Piton e tanti altri studenti che facevano del loro meglio per contrastare i Mangiamorte.

Riconobbi ad un certo punto la figura di Blaise Zabini che stava aiutando Luna e ne rimasi particolarmente stupita, dato che pensavo il Serpeverde fosse dalla parte dei nemici e non dalla nostra.

Lanciai occasionalmente qualche incantesimo per aiutare altri ragazzi, continuando però a guardarmi intorno alla disperata ricerca di Malfoy.

Una figura incappucciata mi si parò di fronte e, afferrandomi per un braccio cominciò a trascinarmi lontano dalla battaglia.

Pensai all'inizio che fosse Malfoy, ma non mi ci volle molto prima di capire che non era affatto lui.

Cercai di liberarmi dalla presa con vari incantesimi, ma finii solo col farmi strappare di mano la bacchetta che, cadendo a terra venne pestata dal Mangiamorte e si ruppe.

Rimasi sconvolta a fissare il mio legno per brevi attimi mentre percepivo come qualcosa spezzarsi.

Non avevo più una bacchetta.

Il pensiero era devastante.

Alzai lo sguardo sul Mangiamorte e una furia cieca mi fece scagliare contro di lui.

Lo colpii in viso con un pugno e qualche schiaffo prima che lui contrattaccasse.

«Crucio!», lo sentii gridare e l'istante dopo ero caduta a terra in preda a dolori atroci che mi attraversavano da parte a parte.

Era come se numerose parti del mio corpo stessero bruciando, mentre altre erano punte da invisibili ed affilati aghi e pugnali, freddo e caldo si alternavano ad una velocità impressionante, come se avessi avuto la febbre alta e l'unica cosa che potevo fare era gridare con tutto il fiato che avevo in corpo.

Non avevo mai sperimentato prima la maledizione cruciatus sulla pelle ed ero più che intenzionata a non ripetere l'esperienza nell'immediato futuro.

Per questo quando il dolore terminò provai ad alzarmi per scagliarmi nuovamente contro il Mangiamorte.

Non riuscii però a muovermi e, sorprendentemente mi ritrovai sollevata da terra da delle braccia familiari.

Riuscii con tutta la forza di volontà che possedevo ad aprire gli occhi e, alla tenue luce verdastra del Marchio Nero ancora sopra le nostre teste, riconobbi i lineamenti di Draco sotto al cappuccio che gli copriva il volto.

Provai a parlare, volevo ringraziarlo, chiedergli se stesse bene, dirgli quanto ero stata in pena per lui, ma dalle mie labbra non usciva nessun suono e lo sforzo mi provocava un forte dolore allo stomaco.

«È tutto finito, Hermione, ora ti porto in un posto sicuro».

Il suono dolce della sua voce mi fece sorridere appena, mentre tenere gli occhi aperti diventava terribilmente faticoso.

«Dormi, a...»

Ma non riuscii a sentire ciò che stava dicendo perché ero già svenuta.

 
  
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