Pigna,
pizzicotto, manicotto, tigre ~
~ once upon another tale.
IV
Giorni
di festa
{ La verità è una cosa meravigliosa e
terribile... }
# Halloween
Guarda
dubbiosa gli zuccotti di zucca che Merida le porge
con il sorriso delle grandi occasioni. «Non sono ancora sicura che sia una cosa
giusta, sapete.»
«Tanto meglio.» Jack sbuca dal nulla e le sfila
il dolce da sotto il naso, mangiandolo in due morsi ed evitando agilmente il
colpo di vassoio di Merida. «Vorrà dire che ce ne
sarà di più per me.»
Rapunzel apre la bocca per dire
che non si riferiva agli zuccotti, ma prima di riuscirci scoppia a ridere. In
più, Hiccup sta sorridendo come non fa quasi mai, e a
lei proprio non va di smorzare l’entusiasmo generale.
Siedono tutti e quattro tra le zucche giganti
dell’orto, le poche che non hanno trovato posto nella Sala Grande. Rapunzel soffoca un altro fiotto di sensi di colpa quando
si decide ad accettare – dallo stesso Jack, ancora a bocca piena – uno dei
dolcetti che Merida ha «ricevuto in anteprima» nella
sua più recente escursione nelle cucine. A ben pensarci neanche questo è giusto, in effetti; gli elfi
domestici avranno certo dovuto lavorare di più per supplire alla mancanza e...
«Smettila di fare quella faccia!» Merida si sporge a pizzicarle una guancia. «Non sono mica
rubati. E noi non stiamo saltando una lezione, solo una cena.»
Jack si butta disteso nell’erba con le braccia
spalancate, commentando qualcosa circa l’assenza dei soliti libri di Hiccup; lei li ascolta ridere – è un bel suono – e ricambia
la smorfia di Merida.
«Le scope per svignarcela dalla torre non le
abbiamo chieste a nessuno, però.»
«Oh, beh, ma quello è un prestito implicito...»
«La verità è che la vuoi sempre vinta tu.»
«La verità, invece, è che tu ti preoccupi
troppo, Punzie.»
Merida non ha ancora chiuso
bocca che Hiccup comincia a tossire. Rapunzel si volta per scoprire che uno zuccotto lo ha quasi
fatto soffocare – ovviamente, si
rende conto non appena incrocia lo sguardo di Jack, nessuno ha pensato di
portare anche qualcosa da bere.
Sospira e impugna nervosamente la bacchetta.
«Qualcuno dovrà pur farlo... se vogliamo arrivare tutti vivi all’anno nuovo.
Sta’ fermo, Hic.»
# Natale
La
Sala Grande è uno spettacolo, questo non può negarlo, ma non riesce a non
guardare a tutta quella neve incantata e a tutti quei festoni inconsapevoli con
una buona dose di astio. Guarda oltre, vede Mavis imbattersi sulla soglia in un
ragazzo Tassorosso dai capelli impossibili; li vede
sussultare entrambi sotto il vischio che li sovrasta e sogghigna, ma non sente
il sorriso arrivare agli occhi.
«Ho come la sensazione che il Natale non sia
proprio la tua festa.»
Si volta per scoprire un Hiccup
infagottato in una lunga sciarpa, il naso rosso e la neve tra i capelli. Jack
si costruisce un altro ghigno, pronto a chiedergli se ha davvero tanto freddo –
tanto quanto ne ha lui – ma si blocca
non appena si rende conto che Hiccup sta tirando la
stoffa fin sotto gli occhi solo per nascondere l’imbarazzo di aver parlato.
A quel punto, non può fare a meno di domandarsi
quanto sia evidente, nella luce del giorno di Natale, il fantasma che si porta
dentro.
Hiccup continua a
giocherellare con la sciarpa senza più guardarlo, e lui vorrebbe dirgli che va
bene, che ha ragione, che anzi gli è grato di averlo raggiunto appena in tempo,
appena prima che i ricordi e i rimpianti annegassero anche lui...
Abbassa gli occhi su Sdentato che è appena
venuto a strusciarglisi contro le caviglie, e l’attimo passa.
«Pensavo fossi tornato a casa per le vacanze.»
Più che vederlo, intuisce il lieve scuotere la
testa di Hiccup. «Nah, ho
cambiato idea. Meglio rimandare il primo vero confronto familiare dopo lo
Smistamento... Preferisco restare qui.»
Jack annuisce, chinandosi a coccolare Sdentato,
fingendo di non aver rilevato la brusca interruzione dell’amico – e i
sottintesi che il suo nuovo silenzio vuole nascondere.
Forse non è il solo a fuggire da qualcosa,
dopotutto. E forse, forse, chissà,
questo Natale riuscirà a parlarne almeno con lui.
# San Valentino
«Hic,
perché Rapunzel non mi parla?»
«Sospetto che non ti abbia perdonato per aver
riso della sua cioccolata.»
«Ma non è giusto. Scherzavo. Era tanto per
ridere. Dille di perdonarmi.»
Hiccup volta pagina,
profondamente consapevole della mano di Jack che gli tira la manica
dell’uniforme così come dei capelli di Rapunzel che
gli sfiorano appena l’altro braccio. E invoca pazienza. «Rapunzel,
Jack vuole che lo perdoni per aver riso della tua cioccolata.»
«Di’ pure a Jack che non gli basteranno queste
misere imitazioni di scuse per mangiare la mia cioccolata.»
«Rapunzel ha detto di
no, Jack.»
«Di’ a Rapunzel che
non mi è mai passato per la mente di mangiare la sua cioccolata, Hic.»
«Ehi, Hic, ho una lettera per i miei e non mi va
di scomodare un gufo. Non è che la consegneresti tu? Mi sembri abituato.»
«Grazie di questa sintesi illuminante, Merida.»
«Oh, insomma!»
Rapunzel sbotta così all’improvviso che Sdentato,
acciambellato ai suoi piedi, rizza il pelo e la testa e la fissa con gli occhi
spalancati, le pupille ridotte a due fessure verticali. Hiccup
cerca di restare concentrato sul suo libro, ma inevitabilmente si scopre a
sbirciare a sua volta la ragazza che si alza di scatto, supera una Merida sghignazzante, tira fuori un mucchio di cioccolatini
dallo zaino e torna verso di loro per scaraventarli tutti addosso a Jack.
«Tieni, ingrato. Ma non pensare di averne diritto anche l’anno prossimo.»
Jack si sforza di assumere un’aria contrita, ma Hiccup è troppo vicino per non notare il suo divertimento.
Si accomoda meglio contro il tronco del faggio che è diventato il loro posto
– miracolosamente: non aveva mai avuto un posto suo, figuriamoci se avrebbe mai immaginato di poter averne uno da condividere – e cerca di recuperare il
paragrafo giusto, ma viene distratto ancora una volta da un’ombra che si
staglia sulle pagine. Alza gli occhi e si ritrova un cioccolatino a un soffio
dal naso, e il rossore sul viso di Rapunzel poco più
in là non sembra affatto quello di una persona arrabbiata.
«Vi ho detto che ne avevo fatti per tutti, no?»
Hiccup giura a se stesso che,
se Jack sceglierà proprio questo momento per rimettersi a prenderla in giro,
gli caccerà direttamente la bacchetta in un occhio.
# Pasqua
Merida fissa a bocca aperta l’uovo coloratissimo e il
fiocco rosso che lo accompagna: a San Valentino il cioccolato per tutti, e
adesso questo.
Dal canto suo, Rapunzel
la fissa come se si sentisse sotto esame. «Non ti piace? Oh, no, non ti piace.
Pensavo di aver capito che il tuo colore preferito era il rosso. Forse l’ho
confuso con il giallo? No, il giallo piace più a Hiccup,
vero? Dai, dimmelo, non mi offendo!»
Merida alza le mani per
bloccare quel fiume in piena di apprensioni; i compagni al suo tavolo cominciano
a mostrare interesse per quella Corvonero con le mani
pasticciate di colore – e davvero, soltanto Rapunzel
riesce a farla preoccupare degli
sguardi allarmati degli altri. Le sorride con autentica gratitudine.
«No, no, Punzie. Mi piace
tantissimo. Stavo solo pensando che sei... sei troppo buona, ecco. Non dovevi
disturbarti...»
Rapunzel s’illumina come un
albero di Natale, scuote la testa con leggerezza e poi si allontana, cestino di
uova al braccio, la treccia svolazzante sopra le spalle, sicuramente per
distribuire altri segni del suo immenso affetto al tavolo dei Tassorosso che la guardano avvicinarsi con tanto d’occhi –
il coniglietto di Pasqua più solerte del mondo. Tra tutti, Merida
distingue l’aria vagamente impaziente di Once-ler e
non può fare a meno di ridere tra sé.
Torna al suo uovo, ma non prima di aver lanciato
un «Beh?» in direzione delle folte sopracciglia alzate di Hip.
Anche questo nuovo cioccolato ha la stessa
dolcezza di Punzie, ma d’altro canto, non è chissà
quale scoperta.
# Vacanze estive
Avevo una sorella.
«Promettete di venire a trovarmi? Dai, mi
sentirò sola senza di voi.»
In pratica
l’ho uccisa.
Suona così sincera, e seria, anche, che Jack non
se la sente di risfoderare il suo amico sarcasmo. Si guarda intorno nello
scompartimento per osservare le reazioni degli altri: Rapunzel
che non vede l’ora e Hiccup che nasconde un «Mmm, sì, certo, verrò anch’io» tra le sbarre della
gabbietta di Sdentato. Merida si rivolge a lui,
radiosa.
«E tu, Jack?»
Faceva
così freddo.
Ha detto loro, a tutti loro, che cosa ha fatto e
che cosa ha vissuto e che cosa si è sentito per anni. E alla fine non è stato
neanche il Natale a costringerlo. L’ha fatto perché ha voluto, perché ha
pensato che loro meritassero di sapere, perché ha sentito che infine sarebbe
stata una liberazione – la vede ancora gridare sull’orlo del baratro
nel ghiaccio spalancato dai suoi passi stupidi di bambino curioso, ma quasi non pensa più che è stata tutta colpa sua.
Loro sono stati l’autunno e la primavera, hanno disperso il freddo; e il
vecchio Jack, quello che rideva, quello che ormai ha ricominciato a ridere,
sorride apertamente all’estate degli occhi di Merida
che lo invita ancora più vicino al calore del sole.
In
pratica...
«Io? Sono già lì.»
Anche Hiccup e Rapunzel sorridono, del sorriso di chi si ferma per strada
ad aspettare chi è rimasto poco indietro.
L’Espresso per Hogwarts
corre verso casa, e per una volta sembra proprio che il ritorno non faccia male
a nessuno.
Spazio dell’autrice
Prima
di tutto lasciatevelo dire: SIETE DELLE BELLISSIME PERSONE. ;////;
Rendetevi
conto del fatto che mi avete lasciata senza parole, ed è solo per questo che
reagisco con un goffo silenzio ai vostri commenti meravigliosi. Ecco. Sappiate
questo. Sappiatelo. *abbraccia e bacia tutti*
È la
volta delle feste; le feste a Hogwarts vengono
vissute in un modo tale da appassionare anche un’antifesta
come me! E tuttavia questo è il capitolo che finora mi ha dato più pensieri –
volevo che fosse il preludio ad alcune rivelazioni più specifiche circa il
passato dei personaggi, ergo la citazione iniziale incompleta da La Pietra Filosofale, ma per non
smorzare l’atmosfera generalmente fluff e hurt/comfort
ho messo l’angst decisamente in secondo piano e il
risultato è che non ne sono per niente soddisfatta. Vedete, il mio Jack nel suo
essere giocherellone e spensierato ha causato la morte della sorellina nel
giorno di Natale (pensate alla scena del film, e rovesciatela nel modo in cui non avreste mai voluto vederla ;__;), ed
è una cosa difficile da superare, ma anche da raccontare. Mi sarebbe piaciuto
concentrarmi su di lui che confidava tutta la storia agli altri, che ammetteva
più o meno ad alta voce di non essere più esistito
finché non sono arrivati loro a non
giudicarlo colpevole – ma appunto, il dolore sarebbe stato insostenibile, fin
troppo ai fini della storia. E d’altro canto non potevo neppure rimandare;
questa è una condivisione da primo anno, meglio mettere subito le cose in
chiaro quando un amico capisce che c’è un motivo se odi tanto il ghiaccio, la
neve, il freddo e il significato del tuo stesso cognome... E così boh. Boh. Ti
tratto troppo male, Jack. *dà cioccolato*
Spero
comunque di non deludervi. Spero sempre
di non deludervi.
Ah,
sì: il ragazzo Tassorosso incrociato da Mavis sotto
il vischio non è altri che il suo Johnny – perché certe coppie canon sono canon SEMPRE e
COMUNQUE /O/
Appuntamento
al secondo anno a Hogwarts, se vorrete.
Aya ~