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Autore: Anna Wanderer Love    19/11/2013    7 recensioni
Una ciocca bionda sfugge dal cappuccio che cela il suo volto e mi sfiora lo zigomo. I miei occhi guardano quei lisci capelli d’oro pallido, poi risalgono lentamente e per la seconda volta il mio sguardo si incatena a quello celeste, duro e inflessibile di lui.
-Chi sei?
Le sue dita si stringono con forza attorno ai miei polsi, con tanta forza che riesco a sentire il loro profilo segnare la mia pelle, con tanta forza che penso che me li spezzerà, i miei maledetti polsi. Mi esce una risatina dalla bocca, nonostante tutto, e i suoi occhi ne sembrano sorpresi.
-Se te lo dicessi non farebbe differenza.
-Ah sì?- Ribatte lui, scrollandomi con violenza. La mia testa batte per terra.
Trattengo il respiro quando la vista mi si annebbia per un’istante.
-Sì- sibilo fissandolo con astio.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Venticinque:
E' vero.



Gli occhi del Re sono fissi nei miei. Ipnotici, magnetici, attraenti, e, soprattutto, pericolosi.

Così simili a quelli caldi e maliziosi di Legolas, ma così diversi. I loro occhi sono dello stesso colore cristallino, puro e bellissimo, ma quelli di Thranduil... sono più scaltri, più minacciosi.

Abbasso lo sguardo e immediatamente la mia mano corre ad aggrapparsi al fianco di Legolas con forza, così tanta che sento l’Elfo trattenere un gemito. Di riflesso mi circonda la vita con un braccio e mi stringe a sé.

-Ada- dice con voce felice Legolas.

Thranduil solleva un angolo della bocca sottile in un sorrisino e salta giù dall’albero con un movimento aggraziato. Atterra con un’equilibrio perfetto e a passi tranquilli si dirige verso di noi. La sua lunga tunica argentata disegna morbidi movimenti mentre l’Elfo si muove e allarga le braccia.

Per un’attimo Legolas mi lascia andare e va incontro a suo padre. Resto a guardarli.

Thranduil è più alto di Legolas, anche se solo di qualche centimetro. Ha i capelli -sempre biondi e lisci- più lunghi del figlio; i tratti del viso sono più affilati ed è meno massiccio di Legolas. Anche se poi non è che il mio Elfetto sia molto massiccio, eh. Mica è come Ronim.

Il Re sorride e afferra per le spalle Legolas.

Sussurra qualcosa in elfico, che ovviamente non riesco a capire, poi lo abbraccia con forza.

Però punta gli occhi nei miei. Rabbrividisco e abbasso lo sguardo.

Sento Legolas sussurrare qualcosa a suo padre, e istintivamente incrocio le braccia sotto al seno, mordendomi le labbra. Sono un fascio di nervi.

Poi Thranduil si avvicina fino a fermarsi a pochi centimetri di distanza da me. Continuo a tenere lo sguardo abbassato sul suo petto, osservando con attenzione i ricami dorati della tunica del Re.

Un braccio dell’Elfo si alza e qualche secondo dopo sento il palmo della sua mano aderire alla mia guancia. Trattengo il respiro, stringendo i pugni finché le mie unghie non si conficcano nella pelle morbida.

Un risolino dolce accompagna il mio brivido, mentre sento le labbra fresche del Re posarsi sulla mia fronte, e i suoi capelli d’oro pallido mi solleticano le guance. Vengo avvolta da un intenso profumo di pino che è piacevole, e quasi mi stordisce.

-Benvenuta nella famiglia- mormora la voce di Thranduil da qualche parte sopra di me, poi sento le sue mani appoggiarsi sulla mia schiena e tirarmi contro il suo petto ampio e forte. Sorrido, mentre l’Elfo mi stringe a sé in un caldo abbraccio, e ogni traccia di tensione si perde sotto la carezza dolce che Thranduil lascia sulla mia nuca.

 

-Quindi, fammi capire- dice con ghigno il Re, stravaccato ben poco regalmente su una poltrona soffice -la prima volta che l’hai visto l’hai steso?

Legolas sbuffa sdegnoso, scoccando al padre un’occhiataccia.

-Non è vero! L’ho stesa io!- Protesta incrociando le braccia, un’espressione tetramente afflitta sul bel volto rischiarato dalle fiamme del focolare.

Siamo in una stanza del palazzo reale, un salotto. Qui tutto è gigantesco e arioso, le stanze sembrano far parte della natura stessa, mischiate a fiori e piante e marmi candidi. E’ sera, e Thranduil e Legolas hanno condotto me e Ronim in questa stanza per una “riunione di famiglia”, secondo le parole ghignanti di Gimli.

In realtà non è proprio una stanza. Il soffitto... non c’è. Ci sono alte pareti di marmo, e sopra le nostre teste il cielo blu è pieno di stelle. Io sono seduta in braccio a mio padre su un divanetto rosso, mentre Legolas è seduto di fianco a noi, su una poltrona verde. Tra me e Ronim e Thranduil, davanti a noi due, arde un fuoco che riscalda piacevolmente tutti quanti.

Il Re elfico ha in mano un bicchiere di vino, mentre Ronim ha posato il suo sul tavolino per prendermi tra le braccia. La sua mano mi accarezza la schiena lentamente, con dolcezza, e ogni tanto vedo il Re seguire con i suoi occhi impassibili e caldi quel movimento.

-Come no- mormoro poggiando la testa contro la spalla di mio padre.

Legolas mi fulmina con lo sguardo e Ronim e Thranduil soffocano una risata dietro ai bicchieri.

-Sei l’ultima che deve parlare, visto che in mezzo minuto eri a terra- ribatte piccato il mio futuro sposo.

Alzo gli occhi al cielo.

-E tu ti sei fatto prendere alle spalle come un novellino!

Legolas sbuffa, rassegnato, e sprofonda nella poltrona, mentre suo padre ride apertamente.

-Allora, Savanna, voglio vederti combattere, visto che sei così brava.

ODDIO NOO!! CHE?!

Salto su alle parole del Re, aggrappandomi alla spalla di Ronim e strappandogli un grugnito.

-Che?!? No, ma io non...

-Sarà fantastico!!- Esclama Legolas con un sorriso sadico rivolto a me. Impallidisco.

-Anzi, sai cosa, Ada? Potresti combattere tu con lei, sono sicura che ne è assolutamente all’altezza! Vero Ronim?- Dice rivolgendosi a suo padre, che sposta il suo sguardo cristallino su mio padre.

No Ronim, ti prego ti prego ti preeeego....

-Ma certo!- Esclama mio padre con un sorrisone.

 

Io lo ammazzo.

 

-Allora è deciso- proclama Thranduil con un sorriso sincero rivolto a me e un’ombra divertita negli occhi scintillanti. -Combatteremo insieme. Domani?

-Domani- accetto con un filo di voce.

Merda.

Io? Combattere contro di LUI?! Sono fottuta.

Legolas, preparati, perché quando usciremo di qui ti ucciderò prima che tu possa dire S.

Ben presto, però, il discorso verte sui draghi. Su Athma. E io mi rilasso perché abbiamo abbandonato il discorso del duello, e mi innervosisco perché, beh, stiamo parlando di Athma.
Mentre Ronim spiega tutto su Athma al Re, che pare davvero interessato e curioso, vedo Legolas che mi lancia brevi occhiate preoccupate. So cosa sta pensando. Ma io non ho ancora ricevuto nessun messaggio da Athma, e sto iniziando a preoccuparmi.

Sospiro e chiudo gli occhi, mentre sento le possenti braccia di Ronim avvolgermi e cullarmi, e ben presto, riscaldata dal calore del fuoco e dai sussurri melodiosi di Thranduil e di Legolas, sprofondo nel mondo dei sogni.

 

Drego:

 

Athma è nervosa.

Inquieta.
Anche io sento la mancanza del mio Custode, ma lei non è abituata ad aspettare così a lungo. E’ impetuosa e capace di badare a sé stessa, doti fondamentali in battaglia, ma noi non siamo in battaglia.

Ogni giorno da quando è qui cammina avanti e indietro sulla roccia della grotta marina.

E così anche oggi.

Anche se sono sott’acqua il rumore dei suoi artigli che raschiano la pietra lucente e i suoi sbuffi giungono fino a me. Apro gli occhi e con un colpo di coda mi lancio in superficie. L’acqua esplode attorno al mio corpo, rifrangendo i riflessi azzurrognoli della grotta sulle mie squame.

La dragonessa si blocca e si volta verso di me. Con un balzo sono accanto a lei, e allungo il collo, sovrastandola.

Devi essere paziente. La tua Custode non è ancora pronta per saperlo.

Athma mi ringhia contro, alzandosi sulle zampe posteriori. In questo modo la sua testa arriva appena al livello della mia. I suoi occhi blu elettrico ribolliscono.

Se per scoprirlo avessi saputo che avrei dovuto starmene rinchiusa per giorni qui dentro, avresti anche potuto evitare di salvarmi e startene nella tua montagna!

Le sue parole sono offensive, ma non è quello che mi dà fastidio. E’ il tono con cui le pronuncia.

Arrabbiato. Accusatorio. Irrispettoso.

Un ringhio mi rimbomba nella gola, e mi lancio in avanti.

Athma ruggisce spaventata dal mio scatto mentre finisce a terra, stesa sulla schiena e un lamento soffocato echeggia nella grotta quando la immobilizzo, mordendola alla spalla.

Zitta, ringhio nella sua mente.

Sento il panico e la paura e il dolore che le fanno battere il cuore più forte del normale, ma quando incrocio i suoi occhi azzurri vedo anche che si è pentita di quello che ha detto.

Drego...

Athma.

Mi dispiace, mormora cercando di ritrarsi alla mia presa mentale.

Devi imparare, cucciola.

Una grossa, cristallina lacrima scende dall’occhio destro della dragonessa e cade a terra. Improvvisamente mi accorgo di sentire il sapore metallico del sangue in bocca, e con un ringhio di frustrazione mollo la sua spalla.

L’impronta lieve delle mie zanne le penetra la carne. Non è grave, ma fa male, anche se io o gli altri abbiamo ricevuto ferite ben peggiori. Sbuffo e abbasso la testa, sfiorando col muso le squame viola di Athma. Chiudo gli occhi e sbuffo. Il mio fiato caldo e dorato, intriso di magia, inizia lentamente a far guarire il morso.

Senza guardarla, con un balzo, torno ad appollaiarmi sulla roccia semisommersa.

Chiudo gli occhi e appoggio il muso sulle zampe, stringendo gli artigli alla roccia e ripiegando le mie ali sul dorso.

Dopo qualche ora, quando un corpicino timido mi raggiunge e si acciambella contro il mio fianco caldo per proteggersi dal freddo dell’acqua, avvolgo la coda attorno a lei e con un’ala avvolgo la mia piccola, posando il muso accanto al suo, e insieme ci addormentiamo.

 

Savanna:

 

Ancora prima che riesca ad aprire gli occhi, urlo.

Un urlo di dolore, che non è mio, ma si sfoga attraverso me. Anche se sono mezza addormentata intuisco che è Athma ad urlare usando la mia bocca. La sua mente spinge in un angola la mia coscenza, e si sfoga.

Un secondo dopo riprendo il controllo e chiudo la bocca. Mi tiro su a sedere di scatto, ansimando come se avessi corso per ore e ore. Sento un dolore allucinante alla spalla anche se è intatta, e senza rendermene conto inizio a piangere.

Sto tremando come una foglia, non riesco a controllare i muscoli del corpo. Singhiozzo violentemente, travolta da una paura folle che non è nemmeno mia, non mi appartiene.

In cinque secondi esatti la porta della stanza dove re Thranduil mi ha condotta si spalanca e vedo la figura di un’Elfo stagliarsi controluce.

Poi l’Elfo chiude la porta dietro di sé con un’incantesimo e si avvicina al letto.

E allora riesco a capire chi sia: i verdi occhi di gatto di Blodgharm mi osservano inquieti.

In pochi passi è seduto sul letto e le sue braccia mi avvolgono in un’abbraccio.

Mi abbandono sul suo petto, tremando, e le sue mani mi accarezzano con dolcezza la schiena.

-Che... che diamine è successo?- Chiedo tra i singhiozzi che non accennano a diminuire.

Lui sospira e mi stringe più forte. Malgrado non sia Legolas, il suo abbraccio è piacevole, caldo, forte, e soprattutto casto.

-Drego ha morso Athma- mormora la sua voce cristallina.

-E perché?

-Non ne ho idea- ammette, mentre i miei singhiozzi diminuiscono.

Senza dire niente, la mano di Blodgharm si posa sulla mia spalla e scosta il tessuto della camicia che mi copre. Poi appoggia il palmo della mano nell’esatto punto dove mi fa male, e sento un calore familiare.

Il dolore scompare del tutto, e sempre in silenzio l’Elfo rimette a posto la camicia.

Appoggio la guancia contro il suo petto, e chiudo gli occhi. Blodgharm mi solleva piano e si stende sul letto, tenendomi abbracciata sopra di sé.

-Dobbiamo chiarire- mormora.

Non ho la forza di guardarlo, mi vergogno troppo.

-Cosa?- Sussurro con voce strozzata.

Un suo dito si insinua sotto al mio mento e l’Elfo mi obbliga ad alzare la testa e a guardarlo negli occhi. Il mio corpo grava sul suo, ma questo non sembra affatto interessarlo.

I suoi occhi verdi, ipnotici, si puntano nei miei, e mentre parla il suo sguardo brucia di sincerità.

-Non ho la minima intenzione di andare a letto con te, non voglio e non lo desidero, per quanto tu sia bella e dolce e tutto. Legolas è geloso, ma non deve preoccuparsi. Non sono attratto da te, almeno non nel modo che sembrano pensare tutti. E’ una cosa naturale per due Custodi essere così intimi, dormire insieme, passare le giornate insieme. Ma questo non vuol dire che tu mi piaccia. Ah, un’ultima cosa: credo che tu sia incinta.

La mia bocca si spalanca e sgrano gli occhi.

Appena ritrovo la voce mi faccio sentire.

-Blodgharm, cos’hai bevuto?! Sei ubriaco?! No, sai, perché se no posso chiedere a Ronim di...

-Non sono ubriaco, cara. Sei incinta.

Sbianco in volto, e mi sollevo di scatto dal petto di Blodgharm, che si mette seduto.

-Cosa stai dicendo?! Non è possibile!! Come fai a saperlo?!

Lui mi guarda con un sorriso. Sembra davvero contento. Ma non è possibile.

-Lo so perché lo so. Sono capace di capirlo, Savanna. E’ una specie di potere. Non so se ci siamo capiti: sei incinta. Aspetti un bambino. Da una settimana e mezza, più o meno. Sai che vuol dire? Diventerai mamma. Crescerai un piccolo Elf...

-Sì, sì, ho capito, testa di legno! Non sono ignorante!- Sbotto. Poi mi passo le mani sul viso.

-Come faccio ad essere incinta? Non ho mai preso in braccio un bambino di tre anni in vita mia, figuriamoci un neonato di... un secondo! Non ne sarò capace, Blodgharm! E poi... non lo so! Non so crescere un bambino! Come faccio?- Esclamo disperata.

Il volto dell’Elfo si è man mano fatto più serio mentre parlavo. Adesso il suo sorriso è completamente svanito, e i suoi occhi color verde muschio mi osservano con una dolcezza infinita. Appena smetto di parlare allunga la mano e con il palmo della mano mi accarezza la guancia. Sento la sua carezza scivolare via, e mi accorgo di star piangendo.

-Vieni qui, piccola- mormora l’Elfo, e mi lancio tra le sue braccia, singhiozzando. Ho paura, tanta paura. E se non dovessi essere abbastanza? Se non fossi capace di... fare la madre?

-Come credi che le mamme riescano a crescere i figli, Savanna? Lo saprai fare, perché in ogni donna, umana, Elfa o nana che sia, c’è l’istinto di una madre. Saprai cosa fare quando arriverà il momento, e poi hai Arwen, Merida, Ronim, Legolas e me. Non aver paura. E adesso vieni.

Con dolcezza l’Elfo mi scioglie dal sua abbraccio e si alza. Afferra una morbida tunica e me la lancia. La infilo, asciugandomi le lacrime.

-Dove andiamo?- Chiedo, eliminando le ultime lacrime con le dita.

Lui mi circonda le spalle con un braccio e mi fa uscire dalla stanza.

-Da Legolas. Devi dirglielo.

 

Busso alla porta candida della stanza di Legolas, respirando profondamente. Dopo un secondo, la porta si schiude e vedo l’alta sagoma del mio Elfo oscurare la luce che proviene dalla finestra della sua camera.

I suoi occhi azzurri mostrano sorpresa, ma le sue labbra si curvano in un sorriso dolce.

-Savanna, che ci fai qui, amore? Non dovresti dormire? E’ tardi...

Mi stringo tra le braccia, cercando di non far tremare la voce.

-Posso entrare?- Chiedo in un sussurro spezzato.

Il suo sorriso sparisce in fretta, e senza dire niente Legolas si sposta di lato, seguendo i miei movimenti con il suo sguardo preoccupato.

Entro nella stanza dalle pareti di marmo, con un grande letto dalle coperte verdi sfatte alla mia destra.

-Stavi dormendo...- mormoro.

La sua risatina mi raggiunge e sento le sue braccia avvolgermi il busto. Mi bacia il collo, da dietro.

-Io non dormo, amore. Perché sei qui?

Trattengo le lacrime di nuovo, e subito il mio Elfo si sposta rapidamente davanti a me. Mi prende il volto tra le mani, guardandomi preoccupato, una ruga che gli solca la fronte. Poso le mani sul suo petto nudo, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Le sue dita mi accarezzano le guance, mentre abbassa la testa e posa la fronte contro la mia.

-Hai pianto- nota, guardandomi con i suoi bellissimi occhioni che sembrano volermi scavare nell’anima. -E hai gli occhi lucidi- sospira.

Prendo un respiro profondo, ma prima che possa dire qualsiasi cosa lui mi anticipa.

-Savanna, ci hai ripensato? Non sei obbligata, amore.

Lo guardo sorpresa, accarezzando distrattamente la pelle tesa e liscia del suo petto.

-A cosa?

Lui accenna un sorrisino triste.

-Al matrimonio... lo sapevo. Non dovevo chiedertelo. Sei ancora così piccola...- sospira.

Scuoto la testa, vigorosamente. Io lo voglio sposare. Non è quello il problema. Velocemente gli tappo la bocca con una mano, respirando profondamente e cercando di trattenermi dal piangere ancora.

-Ascoltami bene, non avrò la forza di ripetertelo un’altra volta per stasera. Io...- mi interrompo senza volerlo, stordita dall’importanza di quello che sto per dire.

Se lo dico lo ammetto. Se lo ammetto... allora è vero.

-Tu?- Mi incoraggia con dolcezza lui.

-Io... sono... sono... oh, dei!- Mi prendo la faccia tra le mani, affondando il volto nel suo petto.

-Sono incinta- mormoro a mezza voce, stringendo con forza i suoi fianchi.

Alle mie parole segue un’istante di silenzio.

Poi lui comincia a parlare in elfico.

Lo guardo con gli occhi sgranati, senza capire un bel cavolo di quello che dice. Legolas... oh dio. Sembra ancora più pallido di me.

-Legolas...- provo a chiamarlo, senza ottenere niente.

-Legolas...

-CRISTO SANTO, LEGOLAS, ADESSO ASCOLTAMI, NON PARLO ELFICO!! LO VUOI CAPIRE, TESTA DI ELFO?! ORA, O MI DICI CHE DIAMINE STAI DICENDO, O GIURO CHE TI...

Il resto delle mie parole viene soffocato dalle sue labbra che premono con forza sulle mie. Interdetta, ricambio il bacio, ma quello che si stacca è lui.

-Un figlio! Ti amo, Savanna!

-Cos... vuoi dire che... non sei arrabbiato?- Chiedo stordita.

Lui mi guarda come se avessi appena detto una stronzata colossale.

-Arrabbiato?! Stai scherzando? Dovrei arrabbiarmi per un figlio?!

-O una figlia- lo correggo automaticamente.

Lui mi sorride, i suoi occhi scintillano di felicità. Rapidamente si avvicina a me e mi prende per i fianchi, sollevandomi in aria e portandomi sul letto. Si lascia cadere sulle coperte, tenendomi abbracciata.

-Io voglio un figlio... o una figlia, sì... dalla prima volta che abbiamo dormito insieme, amore. Sarà bellissimo! Io, te e il nostro piccolo... Cioé, no, aspetta. Non è che io abbia pensato solo a quello, ovvio... lo sai che ti amo... ma un figlio! Sarà meraviglioso! Poterlo crescere insieme... avremo una famiglia...

-Legolas- lo interrompo. Lui mi guarda sbattendo le palpebre.

-Sì?

-Stai parlando troppo.

Scoppia a ridere, e mi scocca un bacio sulle labbra.

-Va bene, ho capito... tu dormi. Io penserò a nostro figlio... sì, o figlia!- Si corregge esasperato dopo la mia occhiataccia.

Sorridendo mi accoccolo sul suo petto, e con il sorriso sulle labbra mi addormento cullata dal respiro di Legolas, sognando un piccolo bimbo con gli occhi azzurri e lunghi capelli biondi.



AnGoLo DeLl'AuTrIcE:
Non so... sono diventata folle.
Non uccidetemi... fa tanto schifo?
Io mi sono divertita da matti a scriverlo... ma rileggendo... schifo totale.
Voglio un'esplosione di recensioni. 

NELLO SCORSO CAPITOLO ERANO SEI!!!! 
Le voglio anche qui. O non vado avanti. ahahah no non ci riuscirei mai. Ma fatemi contenta. 
Voglio scleri. Anche solo per dirmi che fa vomitare.
...
detto questo...
ci stiamo avviando verso la fine,
MA ho già in mente un continuo per chi mi volesse seguire dopo.
Non anticipo niente, dirò tutto nell'ultimo capitolo.

UN BACIO, VI AMO!!!
   
 
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