3.
La porta si aprì.
Due sagome si stagliavano alla luce della luna che infrangeva l’oscurità dell’appartamento.
Una mano cercava, a testoni, l’interruttore della luce, accompagnata da una risatina acuta, tipica di chi aveva bevuto un goccio di troppo.
- Hai trovato l’interruttore o no?-, chiese spazientito il ragazzo.
Spostò dolcemente la sua ragazza, che arrancava ancora appoggiata al muro, e visibilmente divertito da quella situazione, continuò: - Eppure hai solo bevuto un goccio di vino dal mio bicchiere, come fai ad essere così fuori? –
Fine non ascoltava, e strizzò gli occhi confusa, quando la luce venne accesa.
- E’ così dolce il bambino di Altezza e Auler … - piagnucolò avviandosi verso la camera, per poi fiondarsi sul letto.
Shade la seguì silenzioso e mentre Fine si rigirava confusa sul letto, le tolse i tacchi che ancora indossava.
Prese una coperta dall’armadio e coprì la rossa.
- Secondo me quel bambino è proprio brutto, vomita e puzza di cacca. –
- Era tenero, invece! E poi molto presto toccherà anche a noi. -, biascicò Fine tra i denti, mentre le palpebre le diventavano sempre più pesanti.
Shade si chiese distrattamente cosa volesse intendere Fine, ma l’alcol stava facendo effetto pure su di lui, e senza esitazioni si mise accanto alla sua ragazza e sprofondò in un sonno senza sogni.