I personaggi di questa storia non mi appartengono, ma sono di proprietà dei loro rispettivi creatori. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Ciao
a chiunque abbia aperto questa pagina: questo è il mio
primo capitolo, e spero che piaccia…ammetto subito che mi
sono un po’ ispirato
al livello di un videogioco (Shadow of Rome)…cosa che si
verificherà anche in alcuni capitoli
successivi(ma sarà una cosa rara).
Ringrazio
subito l’autrice di “La leggenda dei nove
medaglioni”
che mi ha dato l’idea sul titolo. Un grazie anche agli autori
che mi hanno
sostenuto: dragonball93 e i miei fratelli bankotsu e jakotsu. Ora posso solo augurarvi
buona lettura!
Rannek
Rannek
spolverò il terreno ai suoi piedi: orme di orco. Erano
ancora fresche.
Si
voltò di
scatto, facendo ondeggiare i lunghi capelli raccolti a coda di cavallo.
“Affrettiamo
il passo!”- ordinò a dieci uomini dietro di lui.
“Sì
signor
capitano!”
Da due giorni
erano sulle tracce dei mostri, dopo che questi avevano rapito alcuni
loro
compagni.
Gli orchi non
si erano accorti di essere seguiti, poiché i loro
inseguitori-avanguardia del
grosso dell’esercito- erano pochi, e la vegetazione copriva
il loro odore.
La guerra sul
fronte infuriava già da 15 anni. Ma presto sarebbe finita.
I soldati
proseguirono per altre 5 ore.
“Eccolo”-
disse Rannek-“L’accampamento degli orchi
è in vista”
I soldati
seguirono il dito del comandante: l’accampamento era molto
grande, con torrette
e fortificazioni in legno.
“Stregone!”-
ordinò il capitano rivolgendosi ad un
soldato-“Informa le truppe di affrettare
il passo. Poi resta qui per intercettarli quando arriveranno. Voi altri
lo scorterete.
Io entrerò nell’accampamento. Se vado da solo
nessuno si accorgerà di me.
Entrerò e ucciderò il capo.”
“Signore,
è
troppo pericoloso!”
“Non
temere.
Sono dieci anni che combatto questa guerra. E sono ancora vivo e
vegeto.”
Detto questo
salutò le truppe e si allontanò. Percorse alcuni
chilometri, e raggiunse un
portone secondario, protetto da due grossi orchi armati di asce.
Rannek prese
l’arco e lo incordò, sistemando una feccia.
“Si
comincia!”- si disse.
La freccia
partì, uccidendo il primo orco sul colpo. La seconda
raggiunse la gola
dell’altro prima che avesse il tempo di dare
l’allarme.
Uccisi i
mostri, Rannek li prese e li nascose nella vegetazione. Poi con la
chiave tolta
ad uno dei cadaveri entrò nell’accampamento. Si
mosse con cautela, attento a
non attirare l’attenzione. Ad un certo punto udì
un rumore di battaglia.
Proseguì lentamente, e sbirciò da dietro un muro:
decine e decine di orchi si
stavano affrontando, - una loro usanza nei riti - altri danzavano
intorno al
più grande dei tre falò visibili. E sul
falò… Rannek lanciò
un’imprecazione:
uno degli uomini catturati era morto, impalato e circondato dalle
fiamme, che
di lì a poco lo avrebbero incenerito.
“Devo
salvare
gli altri prima che sia troppo tardi!”- si disse. Ma qualcosa
lo avrebbe
trattenuto. Udì un rumore di ferro e passi, e
una voce da orco.
“Bene
bene, la
cena è servita! Ha ha!”
Rannek si
voltò di scatto: i suoi occhi scuri si posarono su cinque
orchi armati di asce
e spade che lo fissavano sbavando.
“Addosso!”-
ruggì uno di loro.
Il capitano
non fece una piega. Si lanciò alla carica, atterrando con un
sinistro il nemico
più vicino per poi infilzarlo. Gli orchi sembrarono sorpresi
della ferocia
dell’attacco, ma non cedettero.
Uno
tentò un
affondo, che Rannek schivò, per poi rompere la mandibola
dell’avversario con
un pugno. Poi si
voltò sfidando un orco
in una prova di forza con le spade. Il guerriero ebbe la meglio, e
conficcò la
lama nel cranio del nemico. Gli altri
due gli erano
dietro: schivò un colpo, afferrò un avversario e
lo sbatté per terra, poi
lanciò una delle asce da lancio contro l’ultimo
orco, spaccandogli il cranio.
Nel frattempo,
l’orco con la mandibola rotta stava cercando di dar fiato al
corno e dar così
l’allarme, ma un’ascia sulla schiena lo
fermò, e per sempre.
Rannek
guardò
soddisfatto la scena. Estrasse la spada dal cranio un nemico, la
pulì e si
voltò sull’unico orco superstite.
“Dove
sono i
prigionieri?” – gli chiese alzandolo abbastanza da
potersi guardare negli
occhi.
“Non
so di che
parli, umano”
Ma Rannek era
un tipo convincente: sbatté due volte il pomo sul cranio
dell’orco, per poi
dargli qualche pugno.
“Segui
il
sentiero, poi a sinistra, a destra e ancora a sinistra. Poi prosegui
per 20
metri e li troverai.”
“Grazie”
–
sorrise Rannek, che poi stese l’orco con un pugno.
Usando la
corda e il fazzoletto che aveva sempre con sé,
legò e imbavagliò il mostro, per
poi nasconderlo in una zona buia.
“Tenete
duro
ragazzi!” – disse – “Sto
arrivando!”
Proseguì,
seguendo le istruzioni dell’orco,
raggiungendo una zona molto ampia, e dietro di lui un
portone. Nessuno
in giro.
In quella
udì
un rumore: un orco gli stava venendo incontro. Rannek prese una delle
asce da
lancio, la scagliò e colpì il nemico in testa.
“Fuori
uno”-
sorrise soddisfatto.
Ma ecco che ne
arrivavano cinque.
Il capitano si
lanciò alla carica.
L’acciaio
cozzò con violenza mentre colpiva un avversario
sull’elmo, poi gli fece lo
sgambetto e lo infilzò. Piroettò su sé
stesso e ne colpì un altro al cuore. Un
mostro tentò un affondo con una lancia, che Rannek
evitò lasciando la spada sul
cadavere inerte. Sfoderò due asce da lancio: con una
deviò un affondo, per poi
rotolare alle spalle dell’avversario e tagliargli la gola;
subito dopo lanciò
le sue due asce contro due orchi, che caddero a terra morti. Fatta
piazza
pulita, si guardò intorno.
“Ne ho
fatti
fuori undici e neanche un graffio. Niente male.”
Ma ne
arrivavano altri.
“Fatevi
sotto!
– gridò “Che siate dieci, venti o trenta
vi ucciderò tutti!”
I nemici erano
un centinaio.
“Perché
non
tengo mai la bocca chiusa?”
In molti
saltarono addosso al capitano, che si difese bene, respingendoli; ma
non poteva
batterli tutti da solo: erano troppi.
Poi
udì un
rumore: un corno.
Seguì
una
pioggia di frecce infuocate, che falciò gli avversari.
Il portone si
spalancò, e decine di soldati fecero irruzione.
Mentre la
lotta infuriava, Rannek si rivolse ad un soldato:
“Teneteli occupati! Io mi occuperò del comandante!”
L’uomo
annuì
per poi lanciarsi nella mischia.
Il capitano si
allontanò dalla battaglia, seguendo le istruzioni
dell’orco e abbattendo tutti
i nemici che gli capitavano a tiro.
Dovunque
infuriavano scontri tra umani o orchi.
Infine
raggiunse la gabbia dove si trovavano i prigionieri. Con una spadata
scardinò
la porta e aiutò i tre ad uscire.
“Avanti,
coraggio, non dovete cedere”
“Gli
portiamo
via noi comandante!” – intervennero dei soldati.
“Bene,
ora…”
Rannek fu
interrotto dal rumore di metallo contro il metallo e dal tonfo di tre
soldati
che caddero a terra morti.
“…andatevene”
Un orco alto e
possente di quasi tre metri, con un’armatura
d’acciaio e armato di due spadoni
comparve davanti a Rannek.
Il mostro
scoppiò a ridere.
“Il
regno
degli uomini ormai è giunto al termine! Inizia
l’era degli orchi!”
Il capitano
gli puntò la spada contro.
“Il regno di Damara non crollerà certo per mano di un misero orco!”
“Ha
ha! Lo
vedremo! Io, il grande Durotan, vi distruggerò!”
Rannek
colpì
con violenza, e l’orco parò l’attacco:
l’acciaio stridette mentre le due lame
si scontravano. Subito dopo il capitano schivò il colpo
della seconda spada con
un balzo all’indietro; i due si fissarono truci per qualche
istante, per poi
lanciarsi l’uno contro l’altro: l’umano
fu più veloce dell’orco e roteando su
sé stesso lo colpì, schivandone la spadata.
Mentre
l’orco
barcollava, Rannek ne approfittò per sferrare un affondo al
fianco: il colpo
non fracassò la corazza, ma spinse le placche verso
l’interno, mozzando il
fiato del mostro. Nonostante ciò, l’orco
tentò di colpire il capitano con un
pugno, che venne evitato: il colpo provocò una buca nel
suolo, e l’onda d’urto
atterrò l’umano. Il mostro era sul punto di
sferrare il colpo di grazia, ma
Rannek rotolò di lato, si avventò
sull’avversario e lo tempestò di spadate.
L’orco, indebolito dai colpi, barcollò e cadde a
terra. E Rannek lo finì.
Il capitano
ansimò davanti alla carcassa. Ripensò al pugno.
“Quei
guanti
sono magici… mi torneranno utili.” –
pensò sottraendoli al cadavere.
“Ottimo
lavoro
capitano”
Un uomo
vestito da generale lo raggiunse.
“Comandante.”
“Riposo,
riposo. Ha ucciso il capo degli orchi, una volta ritornati
riceverà i meritati
onori…tuttavia, un messaggero mi ha avvisato che
l’intero esercito è richiesto
sui confini. Demoni e bestie sono molto attivi in questi tempi.
Dobbiamo
rientrare il prima possibile.”
“Sissignore!”