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Autore: xsecondchoice    25/11/2013    1 recensioni
Cosa faresti se all'improvviso tutto il tuo mondo iniziasse a crollare?
Se la vita ti mettesse davanti ad un scelta?
Ne usciresti fuori a pezzi o intatto?
Questa è la sua storia e questo è UNBROKEN.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20: Come sale sulle ferite.
 

«Non vedo l’ora di tornare a casa», dico accarezzando la mano di mia madre, seduta nel sedile affianco al mio sull’aereo che ci sta riportando in California.
Lei risponde con un sorriso, ma i suoi occhi mi trasmetto tanta preoccupazione.
«Mamma, mi dispiace per quello che è successo. Prometto che cambierò. Non farò mai più una cosa del genere».
Naturalmente non è vero, sicuramente mi terranno tutti sotto controllo e dovrò essere molto attenta.
«Sì Demi, me lo hai già detto cento volte da quando siamo su questo aereo. Senza contare quante volte l’hai detto mentre eravamo in ospedale». Nonostante sia una battuta il suo sguardo rimane fisso davanti a se, e riesce ad accennare solo un piccolo sorriso.
«Te lo continuo a ripetere perché voglio essere sicura che tu mi creda. Ok?», le stringo la mano. 
Odio mentirle così spudoratamente, ma non ho altra scelta.
«Certo», ancora una volta non mi guarda negli occhi.
Probabilmente ci vorrà un po’ di tempo prima che riesca a fidarsi di nuovo di me. Ma non è solo questo. C’è qualcos’altro. Qualcosa che non vuole dirmi.
Forse mi sto sbagliando, ma ho una brutta sensazione e non riesco a liberarmene.
Lentamente appoggio la testa e chiudo gli occhi.

Vengo svegliata dall’hostess che ci chiede di allacciarci le cinture di sicurezza durante l’atterraggio.
Guardo fuori dal finestrino in cerca della scritta “LAX” ma mi accorgo di non essere all’aeroporto di Los Angeles. 
«Mamma dove siamo?», chiedo preoccupata.
«In Illinois», mi risponde tranquillamente.
«In Illinois? Cosa? Perchè?»
«Demi, devo dirti una cosa», mi risponde mentre ci accomodiamo in auto.
Che sta succedendo? Mi gira la testa. 
«Dimmi pure», cerco di sembrare rilassata.
«Ti ricordi la dottoressa Woodley? Prima di parlare con te, ha parlato con noi, e le abbiamo raccontato i tuoi problemi con il cibo quando eri più piccola»
«Ok. Ma cosa centra? Pensavo che avessimo chiuso questa storia. Ho sbagliato, ma adesso voglio andare a casa!», i battiti del mio cuore aumentano sempre più.
«Aspetta, lasciami finire. 
Le abbiamo detto che abbiamo assunto un dottore che ti ha aiutata a superare questi problemi e che non avevamo idea che tu ti facessi del male.
Abbiamo visto le tue cicatrici, Demi. Il medico che ti ha salvato la vita ce le ha mostrate. 
Poi, la dottoressa Woodley, dopo aver parlato con te ci ha detto che i tuoi disordini alimentari non sono mai stati superati e ci ha consigliato...», prende un grosso respiro come se stesse per dirmi la cosa più brutta del mondo «Di portarti in un centro specializzato per questi tipi di problemi».
Il mio cuore è completamente fermo. Le mani tremano come non mai.
«Cosa? Ma non è vero! Mamma, come puoi credere ad una donna che non conosci? Io sto bene!»
«No Demetria! Tu non stai bene!» urla contro di me «Se staresti bene non avresti quelle cicatrici!».
I miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime. 
Non so cosa fare. 
«Mamma come puoi farmi questo? Ho avuto un momento di debolezza, ma ti giuro che non ho bisogno di farmi rinchiudere in un centro!».

«Demi, ascoltami», prende le mie mani tra le sue «Probabilmente mi odierai per questo, ma hai bisogno di aiuto. Io, tuo padre e le tue sorelle vogliamo che tu faccia questo per noi, ma soprattutto per te stessa».
«Hai ragione... ti odio!», strappo le mie mani dalle sue «Come puoi pensare di portarmi via la mia vita? Hai pensato alle conseguenze di questa cosa? La mia carriera sarà rovinata! E lo sarà anche la mia reputazione! Non mi interessa di quello che volete voi! Io non sono malata, nè pazza, nè quel diavolo che pensiate io sia!», volto la testa verso il finestrino mentre le lacrime mi rigano il volto.
Sono così arrabbiata. Come può pensare che questo mi possa essere d'aiuto?
L’auto si ferma davanti a un grande cancello, e qualcuno apre la mia portiera.

«Marissa!», il mio cuore si riempe di gioia.
Marissa è una delle mie migliori amiche, è come una sorella. 

«Demi! Mio Dio, ero così preoccupata per te», mi dice stringendomi in un abbraccio.
«Ma che ci fai qui? E dove siamo?», sorrido presa dall'enfasi del momento.
Marissa fa un passo indietro e vedo che non è da sola. Di fianco a lei ci sono mio padre, Dallas e Madison.

«Siamo al centro di riabilitazione Timberline Knolls», risponde mio padre «E siamo tutti qui perchè vogliamo che tu ti faccia aiutare, tesoro».
«Ditemi che è uno scherzo! Voi vi siete riuniti tutti insieme per farmi andare all'inferno?», inizio ad urlare.
«Demi, ti prego! Ascoltaci!», interviene Dallas.
«No! Non voglio ascoltarvi! Nessuno di voi! Non so perchè mi stiate facendo questo, ma sappiate che non lo dimenticherò facilemente», continuo ad urlare.
«D, lo sai che è la cosa giusta da fare», si avvicina Marissa.
«No Marissa. Tu no. Ti ho sempre trattato come una sorella. Non osare dire un'altra parola!», scoppio in lacrime.
Mia sorella Madison corre verso di me e mi abbraccia con tutta la forza che può avere una bimba di otto anni.

«Sorellona, ti prego», mi dice guardandomi negli occhi.
Quelle semplici parole bastano per farmi crollare. Non voglio farlo ma forse se faccio quello che vogliono, si fideranno di nuovo di me.
Ho deciso: andrò in questa maledetta clinica... per un paio di giorni... al massimo una settimana. Basterà fingere di stare bene e mi rilasceranno dicendo probabilmente quell'idiota di una psicologa si è sbagliata sul mio conto. 

«Okay, lo faccio. Solo per te Mad», abbraccio la mia sorellina di nuovo..
«Brava piccola mia. Sono fiera di te!», mi dice mia madre abbracciandomi.

«Mi dispiace di avervi trattato male», dico abbracciando anche mio padre, Dallas e Marissa.
Mia mamma e Madison mi prendono per mano e mi accompagnano verso l'entrata del cancello. Mi ritrovo davanti una grande casa circondata da un enorme giardino e un piccolo laghetto. Se non sapessi che è una clinica, l’avrei scambiata per una reggia di qualche nobile.
Un’infermiera, o almeno credo, si avvicina e si presenta.
«Ciao, io sono Mary. Tu sei Demi, giusto?»
Con un cenno della testa le rispondo. 
«Bene, Demi. Benvenuta al Timberline Knolls. Non appena avrai salutato i tuoi familiari ti accompagnerò a fare un giro per farti conoscere la struttura. Ok?».
Alzo lo sguardo verso quello di mia madre che è in lacrime, poi mi volto verso mio padre, Dallas, Madison e Marissa.
Corro verso di loro e li abbraccio.
«Vi prego, non lasciatemi qui».​

 
   
 
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