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Autore: Feel Good Inc    25/11/2013    7 recensioni
{ Dragon Trainer / Frozen: il regno di ghiaccio / Hotel Transylvania / Le 5 Leggende / Lorax: il guardiano della foresta / Rapunzel: l'intreccio della torre / Ribelle - the brave / vari ed eventuali }
Lui non ha il tempo di spostarsi: il fulmine rosso gli è addosso, e così da vicino si direbbe che più che un fulmine è una ragazza. Scontro frontale, come previsto.
«Ahi! Levati dai piedi, quello scompartimento è
mio
Si è sentito invisibile per tanto di quel tempo che ritrovarsela tra le braccia non gli dà alcun fastidio, ma questo la ragazza-fulmine non deve saperlo.

~
«Uhm... Scusa, ma... I tuoi capelli...»
La ragazza sorride e di colpo è come se il sole, in tutta la sua luce, filtrasse dalle nuvole fitte oltre i finestrini del treno in corsa. Stringe una ciocca all’altezza della guancia, come un fiore. «Ti piacciono?»
Hiccup non osa andare oltre e si dà l’aria di chi ha sempre frequentato gente con capelli lunghi quindici metri.

{ AU: Hogwarts!verse; foursome: Jack/Hiccup/Merida/Rapunzel; hints Jack/Elsa, Jack/Mavis, Johnny/Mavis, Mavis/Rapunzel, Once-ler/Merida, Once-ler/Rapunzel, & whatever you like }
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Hoggy Warty Hogwarts'
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Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre ~

~ once upon another tale.

 

 

 

 

V

Diagon Alley

{ ... e per questo va trattata con cautela. }

 

 

 

 

 

 

# Il Ghirigoro

 

Rapunzel volteggia estasiata da uno scaffale all’altro. Hiccup non si stancherebbe mai di guardarla, con quello sguardo incantato, i fiori – tanti – nei capelli sempre lunghissimi e l’aria di chi, anche a distanza di molto tempo, continua a chiedersi se la bellezza del mondo circostante non sia altro che un lungo sogno fantastico. È così grato di averla incontrata anche qui, anche ora. È così diverso dalla sua prima, intimorita visita nella sua nuova vita...

Lascia scorrere gli occhi sui corridoi, sugli stessi passi che appena un anno fa ha percorso al fianco di suo padre – suo padre che non era mai stato così fiero, prima, né dopo, mai così burberamente emozionato come mentre lo guidava verso i titoli più altisonanti dell’intera libreria: Sulle orme dei draghi; De interfector draconis: grandi cacciatori del nostro tempo; Storie di draghi e di uomini. In pratica la storia della sua famiglia.

Si ferma davanti all’espositore di un volume spesso e rigido, dalla copertina di pelle finemente trattata fino a incresparsi con naturalezza nelle forme di un drago elegante e nero come la notte. «Un giorno» gli ha detto lui, «tra quelle pagine vedrai anche il tuo nome.» Ma Hiccup non ha bisogno di veder scritto il proprio nome, non ce l’aveva allora e non ce l’ha adesso; non ha avuto il coraggio di dirgli che, piuttosto che appendere un cranio maestoso sul caminetto della stanza per gli ospiti e vantarsi del coraggio e della forza necessari per garantire loro un tale fregio, il suo vero sogno non è più presuntuoso dell’ammirare la linea di due immense ali in volo, una forza che trascende l’aria e la terra, perché creature come quelle non vanno comprese, non vanno distrutte, forse vanno soltanto ammirate.

Egoista o codardo?

Rapunzel è al suo fianco e Hiccup torna al presente, alla sua vicinanza buona. Si volta e vede che anche lei è caduta nell’incantesimo della copertina che sembra animata di vita propria.

«Ehi, Hic. Pensi che un giorno volerai su un drago?»

Hiccup cerca di non ridere, perché lei non sa, non immagina – non potrebbe essere più lontana da quel mondo di aspettative e delusioni che erano e sono gli occhi di suo padre.

«Uh, non saprei.» Si passa una mano dietro il collo, ostentando incuranza. «Non ho intenzione di essere l’ennesimo Haddock che diventa famoso per aver salvato una città dall’attacco di un drago selvaggio... Ma immagino che volare sarebbe... forte, invece.» Batte le palpebre: non riesce a credere di aver detto così tanto, così, senza pianificarlo.

Rapunzel lo guarda col capo inclinato e con la curiosità di una bambina, e Hiccup quasi si aspetta un fuoco di domande, ma vede subito che lei non lo giudica, si limita a sorridere.

«Beh, vedi di venire a prendermi, quando lo farai.»

E ricambiare il sorriso è così naturale e semplice che gli ultimi echi di quelle aspettative e delusioni – e di quella domanda – si spengono del tutto.

«Voi due! Ma insomma, devo trovarveli io i libri di testo?»

Hiccup sussulta, poi ride e segue Rapunzel verso l’impazienza chiassosa di Merida, lasciandosi alle spalle il Libro dei Draghi e le sue serie impietose di ‘estremamente pericoloso – uccidere a vista’.

 

 

 

# Accessori di Prima Qualità per il Quidditch

 

«Ehi, dov’è finito Frost?»

«Uh, deve aver seguito Rapunzel al...»

«Ma dai. E se ne va così? Mi pianta nel bel mezzo di un acceso confronto tra le attuali scope più veloci del mondo? Non posso crederci! Che ne è del suo spirito di competizione?»

Hiccup scrolla le spalle. È immobile al centro del negozio, le mani sprofondate nelle tasche, e non guarda nulla in particolare – ma Merida potrebbe giurare che tutta la sua attenzione è monopolizzata dall’ultimo modello di Nimbus a meno di tre passi da lui. Sorridendo, gli si porta accanto.

«Ho intenzione di provare a entrare nella squadra di Quidditch di Grifondoro, quest’anno» annuncia.

«Oh.» Hiccup annuisce, distratto. «Congratulazioni.»

«Dovresti risparmiarle per quando avrò superato l’audizione, Hic.»

«Sì, scusa.»

Merida sogghigna tanto che sente gli angoli della bocca sfiorarle quasi le orecchie. «Frost sarà sicuramente nella squadra di Serpeverde. L’ho visto volare, è in gamba. Cioè, non andrò a dirglielo in faccia, però lo è. Sarebbe un peccato se tutto il divertimento spettasse solo a lui...»

«Mmm

«Ho visto volare anche te, sai.»

Hiccup sobbalza come se avesse preso la scossa. Finalmente si concentra su di lei, dimentico della Nimbus. «C-cosa? Q-quando?»

Lei scrolla le spalle. «Mah, a Storia della Magia, credo. Mi annoiavo, così mi sono messa a guardare la tua lezione di volo dalla finestra. Dubito che qualcuno se ne sia accorto.»

Hiccup si rabbuia. «Fantastico. Fa davvero piacere sapersi spiati, sul serio.»

«Intanto che ironizzi sulla cosa per non darmi a vedere che ti vergogni come un ladro di caramelle» lo stuzzica Merida, e lui arrossisce proprio del rossore tipico da ladro di caramelle, «non ti va di prendere in considerazione l’eventualità di seguire il mio esempio? So che il Cercatore di Corvonero si è diplomato l’anno scorso.» Gli indica la Nimbus, fingendo di non immaginare neppure di sfuggita che l’abbia fissata fino a cinque secondi fa. «Ti ci vedo bene, su quella.»

Hiccup bofonchia ancora qualcosa di incomprensibile, fissando la scopa come se gli avesse fatto un torto, ma con una traccia appena percettibile di struggente desiderio.

Merida non osa forzare troppo la mano, ma la verità è che muore dalla voglia di volare con lui.

 

 

 

# Serraglio Stregato

 

«Non so cosa dicesse la tua, biondina, ma la mia lettera d’ammissione all’epoca parlava chiaramente di un gufo o un gatto o un rospo.»

Rapunzel sbuffa, senza smettere di osservare con attenzione la gabbietta in piena vista sul bancone. Jack sa essere davvero polemico, a volte. «Merida mi ha raccontato di un ragazzo Grifondoro che si è portato un topo: nessuno gli ha mai detto niente.»

Anche di spalle lo sente distintamente sospirare. «Beh, se vogliamo credere a tutto quello che dice Merida...»

«Ohh!» Rapunzel si scioglie letteralmente quando la bestiola nella gabbia decide di abbassare le difese e farsi più vicina alle sbarre: ora può vedere il suo colore naturale, e si sente un po’ una privilegiata per questo. «Ma sei adorabile. Sì, ho deciso... Ti chiamerò Pascal. Ti piace Pascal? Lo prendo» aggiunge ad alta voce, rivolta alla strega dietro il banco, che con un sorriso e un assenso si prepara ad accogliere il suo acquisto.

Jack si appoggia con una spalla all’unico angolo di parete sgombro da mensole e trespoli; Rapunzel si sente il suo sguardo addosso per tutta la durata dello scambio tra gabbietta e galeoni. Quando infine si volta, col suo nuovo amico sotto il braccio, vede che la fissa con un’aria esageratamente stralunata.

«Giuro su tutto quello che vuoi che non ti facevo un tipo da rane.»

Rapunzel si acciglia. «Pascal è un camaleonte

«Quello che è.» Jack si avvicina per scrutarne la figurina, tornata di un colore indefinibile. «Sei proprio sicura che nessuno ti farà storie, eh?»

«Beh» ride lei, «se proprio volessero impedirmi di tenerlo, prima dovrebbero trovarlo, ti pare?»

Come per dare conferma alle sue parole, Pascal si accoccola sul fondo della gabbietta, ne assume l’esatta tonalità e diventa quasi del tutto invisibile.

«Oh, diabolica.» Senza muoversi, Jack la scruta di sotto in su, da vicino. «Tu chi sei, che hai fatto alla vera Rapunzel

Rapunzel ridacchia, un po’ a disagio – sarà anche un anno che si conoscono, ma è praticamente la prima volta che Jack la chiama per nome: fa uno strano effetto – e volta il viso per scoprire che la strega si è dileguata nel retro del negozio; gli animali non devono gradire l’improvvisa mancanza d’attenzioni, perché scelgono proprio questo momento per iniziare a stridere, squittire, miagolare e strillare in vari toni.

«Sembra quasi che si stiano mettendo in mostra.» Rapunzel intrufola un dito nella gabbietta per giocare con Pascal, ritraendosi perché Jack si guardi intorno. «Tu non hai intenzione di prendere un animale?»

«Non direi» fa lui, di malavoglia. «I rospi non mi attirano e Testa di Tufo è allergico ai gatti...»

«Chi è Testa di Tufo?» chiede Rapunzel, curiosa.

«Un idiota.» Jack cammina con aria annoiata davanti ai posatoi per volatili. «Quanto ai gufi, non saprei che farmene. Non ho a chi scrivere. O comunque non saprei cosa scrivere.»

Rapunzel vorrebbe prendersi a schiaffi per non averci pensato prima. Già, anche la sua famiglia non è tutta rose e fiori... Ma poi un lampo di bianco, uno splendido bianco latte, attira la sua attenzione: si avvicina agli espositori e si ferma appena alle spalle di Jack, indicandogli la civetta più piccola che abbia mai visto.

«Non è che devi prenderne uno per usarlo, e basta. Vedi come ti sta guardando? È evidente che vuole fare amicizia!»

Jack segue il suo dito senza entusiasmo. La civetta, scoprendo ricambiato l’esame, si gonfia tutta e comincia a pavoneggiarsi.

 

 

 

# Gelateria Fortebraccio

 

«Che carina.»

Jack le scocca un’occhiata indagatrice sopra il confine del cono gigante, cercando di capire se lo stia prendendo in giro o no, ma Merida sta guardando la minuscola civetta con un sorriso vero. Si rilassa un po’.

«Mh» assente, «sai, la biondina ha insistito tanto.»

«Oh, sono sicura di sì.» Merida si sporge dall’altro lato del tavolo per accarezzare con un dito il becco della bestiola, all’apparenza ignara del gelato che già le si scioglie nell’altra mano. «A quale specie appartiene?»

«Pare che sia una civetta delle tane» risponde Jack senza particolare enfasi, anche se in cuor suo quell’animale gli piace, e molto: vive in un piccolo posto tutto suo, caldo e sicuro – non si può dire lo stesso di tutti i volatili, anzi, la libertà non è quasi mai sicurezza. «Non ho capito di preciso come mai questa qui sia così lontana dal suo ambiente naturale, ma magari è stata allevata in cattività.»

«Sembra quasi che ti abbia... beh... riconosciutoMerida solleva uno sguardo luminosissimo e Jack, confuso, comincia a chiedersi quanto tempo ci voglia a Madama McClan per aggiustare le divise di Hiccup e Rapunzel. È raro che Merida scivoli verso il sentimentale, e in tutta onestà lui da solo non sa affatto come gestirla. «Le hai già dato un nome?»

Jack mordicchia il cono. Scruta la civetta. Sarà il caldo, perché fa caldo adesso, o forse sarà Merida, perché no?; fatto sta che non ha voglia di scherzare neanche lui. E all’improvviso sa esattamente qual è il nome giusto.

«Dente da Latte.»

Merida sembra sorpresa. «Uhm. Le civette hanno i denti?»

«Non lo so e non m’importa» le risponde, e senza accorgersene fa scivolare a sua volta una mano tra le sbarre per sfiorarle la testolina, le piume lisce e morbide come i capelli di una bambina fiduciosa. «Ma è così che chiamavo mia sorella.»

Ormai non la guarda più in viso, ma non gli serve questo per sapere che sta sorridendo.

«È bello sentirti parlare di lei.»

Jack vorrebbe dirle tante cose, davvero, vorrebbe. La verità è che, in cuor suo, sotto strati e strati di quel ghiaccio protettivo solcato appena da crepe sottili – le stesse crepe che sono loro, Hiccup, Rapunzel, Merida – palpita come un sole l’esigenza di dirle quanto conti il fatto di averli incontrati, quanto gli abbia fatto bene il tocco gentile della timidezza dell’uno, della dolcezza dell’altra, del calore di lei; vorrebbe farle sapere che è grato al caso, alla sorte, a qualunque cosa sia stata a metterlo sulla sua strada il giorno dell’Espresso per Hogwarts, quando si è sentito travolto per la prima volta dal fulmine rosso, perché non gli ci è voluto molto per scoprire che il fulmine rosso aveva tutta la forza necessaria a spaccare il ghiaccio e sciogliere la neve e...

Alza gli occhi e sogghigna trionfante. «Parlerei di qualsiasi cosa, Ferguson, pur di distarti abbastanza da farti sprecare un gelato.»

Merida si ricorda di colpo, abbassa gli occhi sulle proprie dita pasticciate di cioccolato e fragola e comincia a borbottare, cercando di salvare il salvabile. Jack si prende volentieri tutti i suoi insulti, benevoli o meno che siano, senza quasi rendersi conto che per tutto il tempo ha continuato a coccolare la sua nuova piccola Dente da Latte.

 

 

 

# Il Paiolo Magico

 

«Se mia madre mi vedesse adesso le verrebbe una crisi isterica, poco ma sicuro.»

Jack sghignazza e Hiccup armeggia ostentatamente con le coperte, nascondendo così il viso, anche se è facile individuare di tanto in tanto le sue orecchie rosso fuoco. Dal canto suo, Rapunzel si limita a scuotere la testa sorridendo, senza smettere di pettinarsi con cura. Hanno sempre sentito Merida lamentarsi delle vedute ristrette della signora Ferguson – «talmente all’antica da organizzarmi persino un matrimonio combinato, ve lo dico io!» – ma qualche volta le viene il dubbio che l’amica esageri un po’. Per quanto, deve ammetterlo, anche lei in un primo momento si è sentita un filino a disagio all’idea di condividere una stanza con i ragazzi, la notte prima della partenza per Hogwarts... Anche se lei non ha più una mamma da contrariare oppure no.

Merida gattona sul suo letto fino ad arrivarle alle spalle; Rapunzel la sente, prima ancora che vederla nello specchio, e in qualche modo sa che lei sa a cosa sta pensando.

«Com’era?»

Sorride. C’è stato un tempo in cui era difficile parlarne. C’è stato un tempo, lungo e doloroso, in cui l’unica cosa giusta da fare sembrava starsene immobili e in silenzio a veder crescere i propri capelli, quei capelli che alla mamma piacevano tanto, a guardare la luce del sole attraversarne ogni singola ciocca e vincere l’impulso di odiarla. Oggi non è più così, riflette abbassando il pettine e voltandosi per abbracciare con lo sguardo tutta la stanza – Hiccup che dà la caccia a Sdentato sotto le coperte senza guardarla, nel suo solito modo di dare spazio agli altri senza guardarli, e Jack che non ride più ma non ha neppure quell’aria arrabbiata che ogni tanto lo assale ancora, quella che sa che la spaventa tanto e che cerca di non mostrarle più, e Merida, naturalmente, che usa parole e voce e domande soltanto perché è il suo modo di starti vicina. Sono tutti così diversi, e tutti così speciali.

Si accoccola meglio sullo sgabello, si abbraccia le gambe, e canta loro quella stessa canzone che parla di fiori.

Capiranno. Capiscono sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Seconda parte della stessa citazione da La Pietra Filosofale; come vi accennavo, qui anche i background degli altri protagonisti si fanno un po’ più chiari.

Volevo assolutamente lasciare il destino di Hiccup legato ai draghi, e sì, so che nel mondo potteriano i draghi selvaggi vengono ‘domati’ in luoghi come la Romania, ma mi piaceva l’idea che Hic provenisse da una lunga stirpe di cacciatori dediti ad abbattere le bestie incontrollabili e a salvare paesi interi – più o meno come nel canon, insomma. E anche il mio Hiccup semplicemente non c’entra nulla con il suo mondo. Ricordate l’accenno che ha fatto a Jack sul voler rimandare il primo confronto familiare post-Smistamento? Ebbene, questo perché la sua famiglia si aspettava di vederlo a Serpeverde, in nome appunto di un’antica tradizione, e lui invece è finito a Corvonero... perché è il primo della sua gente a guardare oltre. Posso sembrare disarticolata ma alla fine ho sempre un headcanon che collega tutto, d’oh!

Per quanto riguarda Merida e Rapunzel, le loro sono family!issues sicuramente meno angst, ma allo stesso modo ho voluto mantenere il rapporto conflittuale tra Merida e sua madre e alludere al fatto che Rapunzel abbia perso la sua e ne sia rimasta profondamente toccata – e potete benissimo indentificarla come Gothel: sono convintissima che Punzie non supererà mai la perdita della donna che comunque, al di là di tutto, nel film è stata il suo unico punto di riferimento per diciotto anni, e mi piace sempre tornarci su. E in effetti non sono neanche sicura che sia una storia meno angst di quella di Hiccup.

Infine, era doveroso introdurre Pascal e Dente da Latte, anche se quest’ultima è stato l’ennesimo pretesto per angstizzare anche su Jack /O/ Sono pessima. (Oh, BTW: ho conosciuto le civette delle nevi grazie al romanzo Hoot e non sono certa che se ne trovino di bianche, così come d’altro canto sono sicurissima che non se ne trovino in Inghilterra... Invoco la licenza poetica per qualsiasi strafalcione in merito. XD)

Con questo se ne vanno i capitoli che avevo già pronti da una vita e mezza... Ora, beh, spero proprio di sbloccarmi.

Sempre grazie, grazie, GRAZIE. Non sarei mai arrivata a questo punto senza il vostro entusiasmo. Love you all.

Aya ~

   
 
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