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Autore: _TAO_    25/11/2013    1 recensioni
Avete presente quel momento in cui pian piano realizzi il tuo più grande sogno ed è così inverosimile che l'ansia che tutto possa andare in fumo ti devasta ogni minuto che passa? Ecco, questo è quello che ho provato io per quasi un giorno di viaggio in macchina.
E' stato un continuo fermarsi e ripartire, ma finalmente eravamo lì, e ora dovevo solo trovare la casa della mia migliore amica. Semplice, no?
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di inoltrarci nell'aereoporto, mia madre ci fece ogni genere di raccomandazione, facendoci quasi perdere il volo.
Carezzai i capelli di Im, addormentata nel sedile di fianco a me, mentre l'azzurro dell'oceano sotto di noi quasi si confondeva con quello del cielo che stavamo attraversando.
Presi un fogliettino dalla tasca e rilessi per la centesima volta l'indirizzo buttato lì velocemente da mia madre. “Mi raccomando, appena arrivate prendete un taxi e andate a questo indirizzo” e fu così che mi lasciò quel pezzettino di carta tra le mani, salutandoci con gli occhi lucidi e un gran sorriso. Era felice per me. Per noi.
Strinsi il foglio e mi addormentai, stringendomi alla mia migliore amica.

La voce in lontananza dell'hostess mi fece abbandonare il mio sonno senza sogni. Cercai di zittirla con la mia mente e tornare a dormire, ma fu quasi inutile
-Ser...hey Ser, svegliati- Sentendo Imogen scuotermi abbandonai del tutto il mio tentativo di dormire, e meno male!
Aprii gli occhi e feci appena in tempo a vedere dall'alto Los Angeles, che si faceva sempre più vicina man mano che l'aereo perdeva quota. Mi voltai verso Imogen, e sorrisi nel vederla felice come una bimba, incapace di staccare gli occhi dal finestrino
-Ci siamo...siamo arrivate!- Disse euforica, e appena l'aereo toccò terra scattammo in piedi, arrivando per prime all'uscita. Riuscimmo appena a sentire un “Welcome in America” prima di cominciare un frenetico viaggio per prendere le nostre valige e uscire da quel posto troppo chiuso per i nostri gusti.

Dalle porte trasparenti dell'aereoporto potevamo vedere il via vai di gente, le palme decorare le strade e i grattaceli in lontananza. Presi la mano ad Imogen e la strinsi, uscendo con lei. L'aria calda ci invase, e rimanemmo lì qualche secondo solo per inspirare quell'aria nuova.
-Ce l'abbiamo fatta Im...eccoci qua- L'abbracciai e altre lacrime scesero per i nostri visi
-si...insieme – sorrise e ci asciugammo le lacrime prima di cominciare a cercare un taxi che ci portasse alla nostra nuova casa.
Ci mettemmo poco meno di un ora ad arrivare nel nostro nuovo quartiere. Passammo davanti ad una sfilza di villette bianche, finchè non ci fermammo davanti ad una di esse
-Dev'essere questa- Constatò Imogen, quasi completamente schiacciata contro il finestrino dell'auto. Pagammo il tassista e scendemmo da quella macchina gialla, fermandoci per qualche minuto ad ammirare la nostra nuova casa. Era una villetta su due piani, circondata da un piccolo giardino recintato da uno steccato bianco. Sia io che Imogen storcemmo il naso alla vista di quelle asticelle dipinte di vernice bianca
-Promettimi che rimedieremo a questo orribile bianco- Le sussurrai a denti stretti, guardandola lateralmente
-Sicuro- Annuì, imitando un vocione disperato che fece scoppiare a ridere entrambe.
Trascinammo le nostre valige fino all'entrata e finalmente riuscimmo ad aprire la porta senza far cadere le chiavi dall'emozione. Ci soffermammo entrambe ad osservare quello che sembrava il luogo migliore nel quale avremmo potuto stare : a qualche metro dall'entrata, una scala centrale portava al piano di sopra, che si di divideva in due corridoi, uno a destra e uno a sinistra. Alla destra dell'entrata c'era un salotto aperto, composto da tre divani in pelle nera e un tavolino basso di vetro. Alla sinistra, c'era una cucina abbastanza larga per più persone. Dietro le scale, si intravedevano lunghe porte finestre che davano sul giardino.
Uno scintillio azzurro mi fece illuminare,
-Im...guarda!- La presi per mano e la trascinai fino al retro della casa. Ci arrampicammo su un albero abbastanza alto e, una volta arrivate in un punto abbastanza elevato da permetterci di osservare dietro i tetti delle case, ci soffermammo su un ramo ad osservare il mare scintillante in lontananza. Sorrisi emozionata e strinsi la mano ad Imogen.
Eravamo nel paese dei nostri sogni, in una casa stupenda e finalmente eravamo insieme.
grazie mamma”.

Quella notte, un po' per l'emozione, un po' per il fuso-orario, rimanemmo sveglie fino all'alba. Di pomeriggio eravamo riuscite a trovare un piccolo negozio da cui comprare qualcosa da mangiare e schifezze a volontà, e la notte passammo ad ascoltare i nostri cd, a confrontare i nostri disegni, fare barzellette su dita e conti vampiri e a fantasticare su come sarebbe stata la nostra vita da qui in avanti.
-Credo che ci dovremmo trovare un lavoro- Disse di punto in bianco Imogen, sdraiata sul suo letto con delle merendine al miele in mano -Sai, con i nostri risparmi potremo tirare avanti si e no due settimane- continuò
-Un modo...- Sbadigliai -un modo lo troveremo- Dissi, accucciandomi assonnata. Guardai l'ora sul mio cellulare, erano le prime ore del mattino. Chiusi gli occhi e sprofondai dolcemente nel sonno, e quando sentii il calore di una coperta che Im mi stava mettendo addosso mi persi completamente nei sogni, e, come sempre, nei miei sogni c'era anche lei, la mia compagna di vita.

 

 

  
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