DISCLAIMER: La trama e le situazioni di questa fiction sono unicamente frutto della mia fantasia, anche se i nomi degli attori principali sono quelli veri - Nella realtà Emma Watson e Daniel Radcliffe sono soltanto amici e colleghi di lavoro. Non li conosco personalmente e purtroppo mai li conoscerò, ho soltanto lavorato un pò di immaginazione, prendendo spunto da foto e articoli trovati su internet
(N/A: Eccomi finalmente a voi. Vi annuncio che questo è l'ultimo capitolo! Scusate se vi prendo alla sprovvista, ma è così! Spero che vi piaccia e buona lettura...)Capitolo 19. QUEL CHE SARA’,
SARA’...
Subito dopo quello sconvolgente annuncio, Daniel sentì il
sangue ribollire nelle vene. Cercò Emma con lo sguardo ma la folla di ospiti lo
aveva completamente travolto ed era difficile riuscire a vedere al di là. Una
volta che l’euforia iniziò finalmente a placarsi e l’orchestra riprese a
suonare, l’unico pensiero del ragazzo fu quello di
trovare Emma e darle una spiegazione.
Daniel si stava già avviando verso l’uscita della sala,
quando Sarah gli si mise davanti bloccandogli il passaggio. I due ragazzi si
fissarono alcuni secondi in silenzio, ma Daniel poteva chiaramente vedere un
pressante senso di colpa nello sguardo di lei.
“Daniel, io…”
“Non dirmi niente, per favore!” la interruppe lui con
un gesto della mano; sentiva che quanto era accaduto quella sera era anche colpa
di Sarah, oltre che di sua nonna.
“Ti prego, devi ascoltarmi! Sapevo che tua nonna avrebbe
tanto voluto che noi due ci fidanzassimo e non le ho mai nascosto di avere un
debole per te,” Sophie abbassò lo sguardo e riprese a parlare, mentre Daniel
continuava a fissarla furente, ”ma non avevo assolutamente idea che avesse
deciso di parlarne apertamente questa sera.”
“NO SOPHIE! Mia nonna non ne ha soltanto parlato
apertamente, lei ha fatto un annuncio ben preciso, davanti a tutti, dando per
scontato che noi due uscissimo insieme quando invece non è affatto vero! Emma
è la mira ragazza e devi capirlo una volta per tutte! Non riesco ad immaginare
come Emma si possa sentire in questo momento!”
Sophie prese a giocherellare nervosamente con le dita,
senza avere nemmeno il coraggio di guardare Daniel in faccia. In quel momento,
Alfred venne loro incontro con in volto un espressione sconvolta.
“Daniel, ho una brutta notizia! Non riesco a trovare Emma
da nessuna parte, ho guardato in tutti i salotti e anche in giardino, dove tra
l’altro ha iniziato a piovere.”
I tre ragazzi si guardarono preoccupati, quindi Sophie
prese subito la parola con decisione.
“Andrò a cercarla in camera sua!”
“Vengo con te!”
Aggiunse Alfred ed entrambi uscirono dalla sala ancora
gremita di gente. Daniel li osservò uscire, con il cuore gonfio di ansia, poi
lentamente, reggendosi sulle sue stampelle, si avviò verso un vicino salottino
desideroso di trovare finalmente un po’ di quiete; si sedette pesantemente su
di una poltrona e si portò le mani alla testa, sfinito.
Nonostante avesse continuato a ripetersi che soltanto sua
nonna e Sophie fossero da biasimare, non poteva fare a meno di sentirsi
l’unico responsabile di tutto quello che era appena successo. Se solo avesse
messo ben in chiaro con i suoi nonni e con tutti quanti cosa c’era veramente
tra lui ed Emma, se solo fosse stato più deciso, invece di preoccuparsi di non
fare arrabbiare la sua famiglia.
“Daniel? Come ti senti caro? Sono molto preoccupata per
te, forse dovresti congedarti e tornare in camera tua!”
La signora Radcliffe era appena entrata nella stanza e si
stava dirigendo verso suo nipote con fare materno. Daniel invece, rimase gelido
e continuò a fissarla corrucciato.
“Cosa succede, caro?”
“Cosa succede? Mi stai chiedendo COSA SUCCEDE?” Daniel
non ci vide più dalla rabbia e decise che era arrivato il momento di reagire ai
soprusi di sua nonna, “se veramente ti importasse qualcosa di me, non avresti
detto tutte quelle menzogne poco fa. Se veramente ti importasse qualcosa di me,
ti saresti comportata diversamente con Emma!”
“Ti prego smettila di urlare, potrebbero sentirci!”
“IO URLO QUANTO MI PARE E PIACE!”
Daniel era fuori di sé e aveva preso a fissare sua nonna
ad occhi sgranati. La signora cercò di mantenere la sua solita compostezza e si
avvicinò all’ingresso del salottino chiudendo la porta.
“Ho capito, sai? L’opinione della gente ti importa più
della felicità di tuo nipote, vero?”
“Ma di cosa stai parlando?” protestò la padrona di
casa cadendo dalle nuvole.
“Te lo dico subito di cosa sto parlando! Io amo Emma e
lei ama me! E’ con Emma che voglio stare, non con Sophie! Cerca di fartene una
ragione una volta per tutte, perché non cambierò idea per niente al mondo!”
La signora Radcliffe si avvicinò lentamente a suo nipote e
gli mise una mano sulla spalla, poi gli sorrise dolcemente, guardandolo con
compassione.
“Sei così giovane e così ingenuo, nipote mio. Adesso
parli così, ma quando sarai adulto, stai certo che ti piacerà avere una moglie
del tuo stesso rango, ammirata ed apprezzata da tutti.”
“NONNA SMETTILA! Sono stufo delle tue farneticazioni!”
rispose Daniel scostandosi con uno strattone, “non sto parlando né del mio
fidanzamento e né del mio matrimonio, voglio soltanto vivere la mia vita a modo
mio! Voglio vivere al presente e voglio farlo con Emma!”
La signora Radcliffe non ebbe il tempo di replicare, perché
la porta del salotto si aprì di scatto ed entrarono Alfred e Sophie, trafelati
e con il fiatone.
“Emma non c’è da nessuna parte!” esordì Alfred
riprendendosi lentamente dalla corsa che aveva appena fatto e Daniel si alzò in
piedi sentendo il cuore battere furiosamente.
“Cos’hai detto? C-com’è possibile, siete sicuri di
aver cercato da per tutto?”
“Ovunque!” commentò Sophie, “ma sembra proprio che
Emma si sia dileguata nel nulla e che nessuno l’abbia vista.”
“Di sicuro in casa non c’è, forse dovremo cercare
fuori, nella tenuta!” aggiunse Alfred preoccupato.
“Vi prego, chiedete aiuto a James e andate a cercarla”
supplicò Daniel.
“M-ma non potete! Il temporale sta aumentando
d’intensità là fuori, vi prenderete un malanno!”
Daniel si girò verso sua nonna e le rispose aspramente,
stringendo i pugni con rabbia.
“E’ tutta colpa tua! Se dovesse succedere qualcosa ad
Emma, io… io…” il ragazzo non riuscì a terminare la frase, ma sua nonna
comprese a pieno tutto il suo astio e la sua insofferenza e abbassò lo sguardo
mortificata.
Quindi i tre ragazzi uscirono dal salotto ed iniziarono le
ricerche fuori dalla villa.
***O***
Emma stava lentamente riprendendo conoscenza; aveva ancora
gli occhi chiusi e sentiva le palpebre pesanti, ma poteva udire chiaramente il
rumore di una pentola che bolliva sul fuoco e di un caminetto scoppiettante.
Si sentiva talmente debole da non avere nemmeno la forza di
muovere un muscolo o di dire una parola. Con enorme sforzo riuscì ad aprire gli
occhi, ma da principio vide tutto annebbiato. La testa le pulsava dolorosamente
e la fronte scottava. Quando fu in grado di mettere a fioco, si rese conto di
trovarsi dentro una capanna di legno, illuminata dalla luce del caminetto acceso
di fronte e lei. Stava distesa si di un grande letto e qualcuno le aveva messo
addosso diverse coperte di lana, che la facevano stare al caldo. I vestiti ed i
capelli le si erano asciugati grazie al calore del fuoco.
Annusando un intenso odore di minestra di verdura, Emma udì
lo stomaco brontolare sonoramente, ricordandole che la sera prima non aveva
toccato cibo. Sentendosi un po’ più in forze, puntò i gomiti sul letto
cercando di mettersi seduta, ma la testa prese a girarle ancora di più e
dovette tornare distesa.
“Oh, io non lo farei se fossi in te, signorina!”
La voce di un uomo anziano la fece trasalire; Emma si girò
di scatto e nella penombra intravide la sagoma di un uomo basso e vestito di
stracci, che le si avvicinò zoppicando.
“C-chi è Lei? D-dove mi trovo?” riuscì a farfugliare
e l’uomo si avvicinò al suo capezzale, mettendole sulla fronte uno straccio
bagnato.
“Chi sono non ha molta importanza, l’importante è che
ti ho trovato là fuori e che ti abbia portato nella mia modesta dimora,” il
vecchio aveva una voce rauca e profonda, ma era evidente che si stesse sforzando
per parlare nel modo più educato possibile, “sei un’ospite della villa?
Credo di si, visti gli abiti eleganti che indossi.”
A quelle parole, Emma finalmente riuscì a ricordare quello
che le era accaduto: la festa, il ballo con Alfred, l’annuncio scioccante
della padrona di casa e le minacce della madre di Sophie; la folle corsa in
mezzo alla campagna, la pioggia e poi, buio e nient’altro.
Emma si portò una mano alla testa, confusa. Quegli
improvvisi ricordi le avevano portato una sofferenza indicibile ed una forte
tristezza nel cuore. D’un tratto desiderò ardentemente avere sua madre
vicina, la sua ultima ancora di salvezza, un porto sicuro verso il quale
rifugiarsi e poter sfogare tutta la sua sofferenza.
Poi il volto di Daniel comparve dinanzi a lei ed Emma si chiese se ne valesse veramente la pena: andare contro tutti per lui, calpestare la propria dignità per lui, sopportare offese e calunnie per lui.
Sarebbe riuscita ad affrontare tutto questo, forte
unicamente del suo amore per lui? Questa e tante altre domande si affollarono
nella sua mente, fino a quando il suo anziano salvatore non la interruppe
all’improvviso.
“Ecco, prendi questa ciotola di minestra, ti farà
bene.”
Dopo averla aiutata a sedersi sul letto, le porse la
ciotola ed Emma mangiò avidamente. Quando ebbe finito, lo guardò grata e si
rimise a letto, iniziando a sentirsi molto meglio.
“Vedrai che presto la febbre scenderà, fidati di me. La
mia nipotina abitava qui con me diversi anni fa, prima che i suoi genitori
decidessero di trasferirsi in città. A quel tempo la vita sembrava molto più
facile e tutti erano gentili con me. Ma adesso,” il vecchio abbassò
tristemente il tono della voce e aggiunse, “adesso sembra che chiunque abbia
paura di me. Nessuno mi rivolge più la parola e neanche si avvicina alla mia
casa. Il Vecchio Matto mi chiamano!”
Emma si ricordò improvvisamente della storia che Daniel le
aveva raccontato appena scesi dal treno ed un brivido di paura le salì su per
la schiena. Sperò con tutta sé stessa che quella storia fosse soltanto una
legenda e allontanò con forza la paura che quell’uomo potesse farle del male.
“Adesso è meglio che chiudi gli occhi e cerchi di
dormire. Io uscirò per una mezz’ora. Di sicuro ti staranno cercando come
matti, quindi sarà meglio avvisare i tuoi amici che sei qui con me.”
Emma annuì, osservandolo infilarsi il cappotto ed uscire
dalla capanna; quindi chiuse gli occhi e sprofondò in un sonno ristoratore.
***O***
Erano quasi le tre del mattino quando la pioggia smise di
venire giù, rendendo le ricerche molto più agevoli anche se il buio della
notte non facilitava il compito.
Ad Alfred, Sophie e James si erano uniti anche altri ospiti
della villa; tutti insieme stavano setacciando i campi attorno alla tenuta,
armati di torce e di buona volontà.
Non potendo seguirli a causa della sua gamba rotta, Daniel
continuava nervosamente ad andare avanti e indietro sulle sue stampelle,
sentendosi un animale in gabbia. Il viso pallido e tirato, in maniche di camicia
e con la cravatta slacciata, avrebbe voluto fare qualcosa di utile, aiutare
nelle ricerche, ma per lui sarebbe stato impossibile in quelle condizioni. I
suoi nonni comunque, si erano tenuti intelligentemente ad una certa distanza,
per non farlo arrabbiare ancora di più.
All’improvviso, Brigida entrò con in mano un vassoio che
appoggiò su di un tavolino tondo.
“Le ho portato un caffè e qualcosa da mangiare,
signorino Daniel.”
Il ragazzo alzò gli occhi verso la cameriera e
distrattamente le fece un cenno con la mano per congedarla, quindi tornò a
misurare la stanza a lenti passi. L’ansia ed il senso di colpa gli stavano
attanagliando il cuore, contribuendo anche a fargli passare completamente la
fame.
Ciononostante, si avvicinò al vassoio e bevve il caffè
tutto d’un fiato; era essenziale che rimanesse sveglio il più a lungo
possibile. Daniel continuava a ripetersi che l’avrebbero trovata presto, che
sarebbe finito tutto bene.
Finalmente, Alfred entrò dalla porta come una furia e
Daniel sentì il cuore in gola.
“Allora?” chiese con un filo di voce e suo cugino annuì
sorridendo.
“L’abbiamo trovata!”
***O***
Alle prime luci dell’alba, l’automobile della famiglia
Radcliffe si fermò dinanzi la capanna del vecchio Samuel O’Brian, schizzando
fango e terra da per tutto.
James scese dall’auto ed aprì la portiera posteriore,
dalla quale uscirono Daniel ed Alfred. I due ragazzi si guardarono intorno; il
legno con il quale era stata costruita la capanna stava marcendo, il tetto era
semi distrutto e le finestre erano tappate con delle assi malandate.
Ciononostante, il vecchio Samuel andava molto fiero della sua casa e fece strada
aprendo la porta.
“Prego, prego entrate. Sono onorato di potervi ospitare
nella mia umile dimora,” disse con un profondo inchino, mentre Daniel ed
Alfred facevano attenzione a non sbattere la testa sul tetto più basso del
normale.
Daniel non stava più nella pelle e appena dentro cercò
subito Emma con lo sguardo. Quando finalmente la vide, provò una stretta al
cuore e si avvicinò lentamente al suo capezzale. La ragazza stava ancora
dormendo profondamente ed era molto pallida; i lunghi capelli le ricadevano
scompigliati sul viso, facendola sembrare un angelo incantevole.
Non volendo rovinare quel momento privato, Alfred decise di
rimanere sulla porta in silenzio e fece cenno al vecchio Samuel di fare lo
stesso.
Quando Daniel le fu accanto, si sedette sul letto e le
prese la mano, che era molto calda a causa della febbre, ma incredibilmente
morbida come la seta.
Non volendola svegliare, il ragazzo continuò a fissarla
senza dire una parola, sollevato per averla finalmente ritrovata e deciso più
che mai a non farla soffrire ancora come la scorsa sera.
“Come sei bella…” sussurrò movendo appena le labbra
e come spinto da un impulso irrefrenabile, allungò una mano e prese a
carezzarle dolcemente il viso, scostando una ciocca di capelli. In quel momento,
Emma dette un fremito ed aprì gli occhi all’improvviso, sbattendo le palpebre
diverse volte prima di poter mettere a fuoco la persona che aveva di fronte.
“D-daniel!” all’affermazione di Emma, il ragazzo si
illuminò di un largo sorriso e annuì con la testa.
“Oh, Daniel, mi dispiace tanto, io non volevo, io
non…”
“Shhhh,” Daniel le mise una mano sulle labbra prima di
parlare, “non dire niente. Avremo tanto tempo per chiarirci, ma adesso ti
prego di ascoltarmi.”
Emma rimase in silenzio, perdendosi in quei meravigliosi
occhi celesti.
“Non mi importa di cosa dice la gente, non mi importa di
cosa dice la mia famiglia, mi importa soltanto di te. In queste lunghissime ore
mi sei mancata come non mi è mai mancato nessuno in vita mia” Daniel percepì
un nodo alla gola e dovette fermarsi per alcuni secondi, mentre Emma sentì
salire le lacrime agli occhi.
“Io… io non lascerò mai più che qualcuno si metta tra
noi due, te lo prometto. Se tu vorrai ancora stare con me, se tu vorrai
perdonarmi, mi renderai il ragazzo più felice della terra perché… perché io
ti amo Emma.”
I due ragazzi rimasero occhi negli occhi per alcuni
secondi, sentendo aumentare la commozione nei loro cuori. Ad Emma sembrò di
toccare il cielo con un dito; senza badare alla testa che ancora le doleva
enormemente, fece uno scatto in avanti e gli gettò le braccia al collo
stringendolo a sé con tutte le sue forze. Daniel l’abbracciò a sua volta
felice e non riuscì a trattenere le lacrime.
“Certo che voglio stare con te! E non hai proprio niente
da farti perdonare! Ti amo anche io, Daniel…”
Emma si sciolse dall’abbraccio e prese a fissarlo
intensamente negli occhi, asciugandogli le lacrime con le dita.
“Andiamo via da qui, partiamo!”
“Faremo tutto quello che vorrai!”
I due innamorati si sorrisero con calore; poi Daniel le
sollevò delicatamente il mento con la mano e avvicinò le sue labbra a quelle
di lei, baciandola con trasporto.
***O***
Emma trascorse ancora un paio di giorni in villa, ma quando
si fu ristabilita completamente, lei e Daniel non persero altro tempo e
partirono insieme per tornare agli Studios di Leavesden.
I nonni di Daniel di dimostrarono molto più gentili del
solito in quei giorni, anche se Emma non ebbe mai la certezza che fossero
sinceramente pentiti per il loro comportamento. La cosa positiva fu che per
dimostrare al nipote la loro buona volontà, decisero di contribuire alla
ristrutturazione della capanna di Samuel O’Brian per ringraziarlo di essersi
preso cura di Emma e lo assunsero come aiuto giardiniere.
Alfred e Sophie partirono un giorno prima di loro,
progettando di visitare insieme Parigi; chi sa, forse volevano anche trascorrere
un po’ di tempo da soli per approfondire il loro rapporto.
Di sicuro, il rapporto tra Emma e Daniel aveva attraversato
e superato con successo diverse vicissitudini durante le vacanze estive e questo
significava che erano molto uniti e che si volevano veramente bene.
Per quanto riguarda il loro futuro insieme, beh, chi può
dirlo? Come Daniel aveva detto a sua nonna, l’importante è vivere al
presente. Quel che sarà, sarà...
FINE
(N/A: E' finita anche questa meravigliosa avventura! Cosa dire? Ringrazio tutte voi che mi avete seguito con passione attraverso i 19 capitoli e vi abbraccio forte forte. Finalmente adesso potrò concentrarmi sulla stesura della mia nuova storia "Segreti dal Futuro", quindi mi raccomando, fate sempre attenzione, perchè tra qualche tempo (non so quando!), tornerò alla carica! Nel frattempo, CONTINUATE A SOGNARE....)