Fanfic su attori
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Autore: Petronilla    08/11/2004    15 recensioni
"ATTENZIONE! ULTIMO CAPITOLO APPENA PUBBLICATO! - STORIA D'AMORE TRA DANIEL RADCLIFFE ED EMMA WATSON - Avete mai avuto la curiosità di sapere cosa succede negli Studios durante le riprese dei film di Harry Potter? Gli amori, le gelosie, le amicizie? Ho provato ad immaginare come potrebbe essere ed ecco quello che ne è uscito fuori... ( La storia è frutto di pura fantasia, anche se i nomi degli attori principali sono quelli veri - Nella realtà Emma e Dan sono soltanto amici e colleghi di lavoro.)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daniel Radcliffe, Emma Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: La trama e le situazioni di questa fiction sono unicamente frutto della mia fantasia, anche se i nomi degli attori principali sono quelli veri - Nella realtà Emma Watson e Daniel Radcliffe sono soltanto amici e colleghi di lavoro. Non li conosco personalmente e purtroppo mai li conoscerò, ho soltanto lavorato un pò di immaginazione, prendendo spunto da foto e articoli trovati su internet

(N/A: Eccomi finalmente a voi. Vi annuncio che questo è l'ultimo capitolo! Scusate se vi prendo alla sprovvista, ma è così! Spero che vi piaccia e buona lettura...)
 

Capitolo 19. QUEL CHE SARA’, SARA’...

Subito dopo quello sconvolgente annuncio, Daniel sentì il sangue ribollire nelle vene. Cercò Emma con lo sguardo ma la folla di ospiti lo aveva completamente travolto ed era difficile riuscire a vedere al di là. Una volta che l’euforia iniziò finalmente a placarsi e l’orchestra riprese a suonare, l’unico pensiero del ragazzo fu quello di  trovare Emma e darle una spiegazione.

Daniel si stava già avviando verso l’uscita della sala, quando Sarah gli si mise davanti bloccandogli il passaggio. I due ragazzi si fissarono alcuni secondi in silenzio, ma Daniel poteva chiaramente vedere un pressante senso di colpa nello sguardo di lei.

“Daniel, io…”

“Non dirmi niente, per favore!” la interruppe lui con un gesto della mano; sentiva che quanto era accaduto quella sera era anche colpa di Sarah, oltre che di sua nonna.

“Ti prego, devi ascoltarmi! Sapevo che tua nonna avrebbe tanto voluto che noi due ci fidanzassimo e non le ho mai nascosto di avere un debole per te,” Sophie abbassò lo sguardo e riprese a parlare, mentre Daniel continuava a fissarla furente, ”ma non avevo assolutamente idea che avesse deciso di parlarne apertamente questa sera.”

“NO SOPHIE! Mia nonna non ne ha soltanto parlato apertamente, lei ha fatto un annuncio ben preciso, davanti a tutti, dando per scontato che noi due uscissimo insieme quando invece non è affatto vero! Emma è la mira ragazza e devi capirlo una volta per tutte! Non riesco ad immaginare come Emma si possa sentire in questo momento!”

Sophie prese a giocherellare nervosamente con le dita, senza avere nemmeno il coraggio di guardare Daniel in faccia. In quel momento, Alfred venne loro incontro con in volto un espressione sconvolta.

“Daniel, ho una brutta notizia! Non riesco a trovare Emma da nessuna parte, ho guardato in tutti i salotti e anche in giardino, dove tra l’altro ha iniziato a piovere.”

I tre ragazzi si guardarono preoccupati, quindi Sophie prese subito la parola con decisione.

“Andrò a cercarla in camera sua!”

“Vengo con te!”

Aggiunse Alfred ed entrambi uscirono dalla sala ancora gremita di gente. Daniel li osservò uscire, con il cuore gonfio di ansia, poi lentamente, reggendosi sulle sue stampelle, si avviò verso un vicino salottino desideroso di trovare finalmente un po’ di quiete; si sedette pesantemente su di una poltrona e si portò le mani alla testa, sfinito.

Nonostante avesse continuato a ripetersi che soltanto sua nonna e Sophie fossero da biasimare, non poteva fare a meno di sentirsi l’unico responsabile di tutto quello che era appena successo. Se solo avesse messo ben in chiaro con i suoi nonni e con tutti quanti cosa c’era veramente tra lui ed Emma, se solo fosse stato più deciso, invece di preoccuparsi di non fare arrabbiare la sua famiglia.

“Daniel? Come ti senti caro? Sono molto preoccupata per te, forse dovresti congedarti e tornare in camera tua!”

La signora Radcliffe era appena entrata nella stanza e si stava dirigendo verso suo nipote con fare materno. Daniel invece, rimase gelido e continuò a fissarla corrucciato.

“Cosa succede, caro?”

“Cosa succede? Mi stai chiedendo COSA SUCCEDE?” Daniel non ci vide più dalla rabbia e decise che era arrivato il momento di reagire ai soprusi di sua nonna, “se veramente ti importasse qualcosa di me, non avresti detto tutte quelle menzogne poco fa. Se veramente ti importasse qualcosa di me, ti saresti comportata diversamente con Emma!”

“Ti prego smettila di urlare, potrebbero sentirci!”

“IO URLO QUANTO MI PARE E PIACE!”

Daniel era fuori di sé e aveva preso a fissare sua nonna ad occhi sgranati. La signora cercò di mantenere la sua solita compostezza e si avvicinò all’ingresso del salottino chiudendo la porta.

“Ho capito, sai? L’opinione della gente ti importa più della felicità di tuo nipote, vero?”

“Ma di cosa stai parlando?” protestò la padrona di casa cadendo dalle nuvole.

“Te lo dico subito di cosa sto parlando! Io amo Emma e lei ama me! E’ con Emma che voglio stare, non con Sophie! Cerca di fartene una ragione una volta per tutte, perché non cambierò idea per niente al mondo!”

La signora Radcliffe si avvicinò lentamente a suo nipote e gli mise una mano sulla spalla, poi gli sorrise dolcemente, guardandolo con compassione.

“Sei così giovane e così ingenuo, nipote mio. Adesso parli così, ma quando sarai adulto, stai certo che ti piacerà avere una moglie del tuo stesso rango, ammirata ed apprezzata da tutti.”

“NONNA SMETTILA! Sono stufo delle tue farneticazioni!” rispose Daniel scostandosi con uno strattone, “non sto parlando né del mio fidanzamento e né del mio matrimonio, voglio soltanto vivere la mia vita a modo mio! Voglio vivere al presente e voglio farlo con Emma!”

La signora Radcliffe non ebbe il tempo di replicare, perché la porta del salotto si aprì di scatto ed entrarono Alfred e Sophie, trafelati e con il fiatone.

“Emma non c’è da nessuna parte!” esordì Alfred riprendendosi lentamente dalla corsa che aveva appena fatto e Daniel si alzò in piedi sentendo il cuore battere furiosamente.

“Cos’hai detto? C-com’è possibile, siete sicuri di aver cercato da per tutto?”

“Ovunque!” commentò Sophie, “ma sembra proprio che Emma si sia dileguata nel nulla e che nessuno l’abbia vista.”

“Di sicuro in casa non c’è, forse dovremo cercare fuori, nella tenuta!” aggiunse Alfred preoccupato.

“Vi prego, chiedete aiuto a James e andate a cercarla” supplicò Daniel.

“M-ma non potete! Il temporale sta aumentando d’intensità là fuori, vi prenderete un malanno!”

Daniel si girò verso sua nonna e le rispose aspramente, stringendo i pugni con rabbia.

“E’ tutta colpa tua! Se dovesse succedere qualcosa ad Emma, io… io…” il ragazzo non riuscì a terminare la frase, ma sua nonna comprese a pieno tutto il suo astio e la sua insofferenza e abbassò lo sguardo mortificata.

Quindi i tre ragazzi uscirono dal salotto ed iniziarono le ricerche fuori dalla villa.

***O***

Emma stava lentamente riprendendo conoscenza; aveva ancora gli occhi chiusi e sentiva le palpebre pesanti, ma poteva udire chiaramente il rumore di una pentola che bolliva sul fuoco e di un caminetto scoppiettante.

Si sentiva talmente debole da non avere nemmeno la forza di muovere un muscolo o di dire una parola. Con enorme sforzo riuscì ad aprire gli occhi, ma da principio vide tutto annebbiato. La testa le pulsava dolorosamente e la fronte scottava. Quando fu in grado di mettere a fioco, si rese conto di trovarsi dentro una capanna di legno, illuminata dalla luce del caminetto acceso di fronte e lei. Stava distesa si di un grande letto e qualcuno le aveva messo addosso diverse coperte di lana, che la facevano stare al caldo. I vestiti ed i capelli le si erano asciugati grazie al calore del fuoco.

Annusando un intenso odore di minestra di verdura, Emma udì lo stomaco brontolare sonoramente, ricordandole che la sera prima non aveva toccato cibo. Sentendosi un po’ più in forze, puntò i gomiti sul letto cercando di mettersi seduta, ma la testa prese a girarle ancora di più e dovette tornare distesa.

“Oh, io non lo farei se fossi in te, signorina!”

La voce di un uomo anziano la fece trasalire; Emma si girò di scatto e nella penombra intravide la sagoma di un uomo basso e vestito di stracci, che le si avvicinò zoppicando.

“C-chi è Lei? D-dove mi trovo?” riuscì a farfugliare e l’uomo si avvicinò al suo capezzale, mettendole sulla fronte uno straccio bagnato.

“Chi sono non ha molta importanza, l’importante è che ti ho trovato là fuori e che ti abbia portato nella mia modesta dimora,” il vecchio aveva una voce rauca e profonda, ma era evidente che si stesse sforzando per parlare nel modo più educato possibile, “sei un’ospite della villa? Credo di si, visti gli abiti eleganti che indossi.”

A quelle parole, Emma finalmente riuscì a ricordare quello che le era accaduto: la festa, il ballo con Alfred, l’annuncio scioccante della padrona di casa e le minacce della madre di Sophie; la folle corsa in mezzo alla campagna, la pioggia e poi, buio e nient’altro.

Emma si portò una mano alla testa, confusa. Quegli improvvisi ricordi le avevano portato una sofferenza indicibile ed una forte tristezza nel cuore. D’un tratto desiderò ardentemente avere sua madre vicina, la sua ultima ancora di salvezza, un porto sicuro verso il quale rifugiarsi e poter sfogare tutta la sua sofferenza.

Poi il volto di Daniel comparve dinanzi a lei ed Emma si chiese se ne valesse veramente la pena: andare contro tutti per lui, calpestare la propria dignità per lui, sopportare offese e calunnie per lui.

Sarebbe riuscita ad affrontare tutto questo, forte unicamente del suo amore per lui? Questa e tante altre domande si affollarono nella sua mente, fino a quando il suo anziano salvatore non la interruppe all’improvviso.

“Ecco, prendi questa ciotola di minestra, ti farà bene.”

Dopo averla aiutata a sedersi sul letto, le porse la ciotola ed Emma mangiò avidamente. Quando ebbe finito, lo guardò grata e si rimise a letto, iniziando a sentirsi molto meglio.

“Vedrai che presto la febbre scenderà, fidati di me. La mia nipotina abitava qui con me diversi anni fa, prima che i suoi genitori decidessero di trasferirsi in città. A quel tempo la vita sembrava molto più facile e tutti erano gentili con me. Ma adesso,” il vecchio abbassò tristemente il tono della voce e aggiunse, “adesso sembra che chiunque abbia paura di me. Nessuno mi rivolge più la parola e neanche si avvicina alla mia casa. Il Vecchio Matto mi chiamano!”

Emma si ricordò improvvisamente della storia che Daniel le aveva raccontato appena scesi dal treno ed un brivido di paura le salì su per la schiena. Sperò con tutta sé stessa che quella storia fosse soltanto una legenda e allontanò con forza la paura che quell’uomo potesse farle del male.

“Adesso è meglio che chiudi gli occhi e cerchi di dormire. Io uscirò per una mezz’ora. Di sicuro ti staranno cercando come matti, quindi sarà meglio avvisare i tuoi amici che sei qui con me.”

Emma annuì, osservandolo infilarsi il cappotto ed uscire dalla capanna; quindi chiuse gli occhi e sprofondò in un sonno ristoratore.

***O***

Erano quasi le tre del mattino quando la pioggia smise di venire giù, rendendo le ricerche molto più agevoli anche se il buio della notte non facilitava il compito.

Ad Alfred, Sophie e James si erano uniti anche altri ospiti della villa; tutti insieme stavano setacciando i campi attorno alla tenuta, armati di torce e di buona volontà.

Non potendo seguirli a causa della sua gamba rotta, Daniel continuava nervosamente ad andare avanti e indietro sulle sue stampelle, sentendosi un animale in gabbia. Il viso pallido e tirato, in maniche di camicia e con la cravatta slacciata, avrebbe voluto fare qualcosa di utile, aiutare nelle ricerche, ma per lui sarebbe stato impossibile in quelle condizioni. I suoi nonni comunque, si erano tenuti intelligentemente ad una certa distanza, per non farlo arrabbiare ancora di più.

All’improvviso, Brigida entrò con in mano un vassoio che appoggiò su di un tavolino tondo.

“Le ho portato un caffè e qualcosa da mangiare, signorino Daniel.”

Il ragazzo alzò gli occhi verso la cameriera e distrattamente le fece un cenno con la mano per congedarla, quindi tornò a misurare la stanza a lenti passi. L’ansia ed il senso di colpa gli stavano attanagliando il cuore, contribuendo anche a fargli passare completamente la fame.

Ciononostante, si avvicinò al vassoio e bevve il caffè tutto d’un fiato; era essenziale che rimanesse sveglio il più a lungo possibile. Daniel continuava a ripetersi che l’avrebbero trovata presto, che sarebbe finito tutto bene.

Finalmente, Alfred entrò dalla porta come una furia e Daniel sentì il cuore in gola.

“Allora?” chiese con un filo di voce e suo cugino annuì sorridendo.

“L’abbiamo trovata!”

***O***

Alle prime luci dell’alba, l’automobile della famiglia Radcliffe si fermò dinanzi la capanna del vecchio Samuel O’Brian, schizzando fango e terra da per tutto.

James scese dall’auto ed aprì la portiera posteriore, dalla quale uscirono Daniel ed Alfred. I due ragazzi si guardarono intorno; il legno con il quale era stata costruita la capanna stava marcendo, il tetto era semi distrutto e le finestre erano tappate con delle assi malandate. Ciononostante, il vecchio Samuel andava molto fiero della sua casa e fece strada aprendo la porta.

“Prego, prego entrate. Sono onorato di potervi ospitare nella mia umile dimora,” disse con un profondo inchino, mentre Daniel ed Alfred facevano attenzione a non sbattere la testa sul tetto più basso del normale.

Daniel non stava più nella pelle e appena dentro cercò subito Emma con lo sguardo. Quando finalmente la vide, provò una stretta al cuore e si avvicinò lentamente al suo capezzale. La ragazza stava ancora dormendo profondamente ed era molto pallida; i lunghi capelli le ricadevano scompigliati sul viso, facendola sembrare un angelo incantevole.

Non volendo rovinare quel momento privato, Alfred decise di rimanere sulla porta in silenzio e fece cenno al vecchio Samuel di fare lo stesso.

Quando Daniel le fu accanto, si sedette sul letto e le prese la mano, che era molto calda a causa della febbre, ma incredibilmente morbida come la seta.

Non volendola svegliare, il ragazzo continuò a fissarla senza dire una parola, sollevato per averla finalmente ritrovata e deciso più che mai a non farla soffrire ancora come la scorsa sera.

“Come sei bella…” sussurrò movendo appena le labbra e come spinto da un impulso irrefrenabile, allungò una mano e prese a carezzarle dolcemente il viso, scostando una ciocca di capelli. In quel momento, Emma dette un fremito ed aprì gli occhi all’improvviso, sbattendo le palpebre diverse volte prima di poter mettere a fuoco la persona che aveva di fronte.

“D-daniel!” all’affermazione di Emma, il ragazzo si illuminò di un largo sorriso e annuì con la testa.

“Oh, Daniel, mi dispiace tanto, io non volevo, io non…”

“Shhhh,” Daniel le mise una mano sulle labbra prima di parlare, “non dire niente. Avremo tanto tempo per chiarirci, ma adesso ti prego di ascoltarmi.”

Emma rimase in silenzio, perdendosi in quei meravigliosi occhi celesti.

“Non mi importa di cosa dice la gente, non mi importa di cosa dice la mia famiglia, mi importa soltanto di te. In queste lunghissime ore mi sei mancata come non mi è mai mancato nessuno in vita mia” Daniel percepì un nodo alla gola e dovette fermarsi per alcuni secondi, mentre Emma sentì salire le lacrime agli occhi.

“Io… io non lascerò mai più che qualcuno si metta tra noi due, te lo prometto. Se tu vorrai ancora stare con me, se tu vorrai perdonarmi, mi renderai il ragazzo più felice della terra perché… perché io ti amo Emma.”

I due ragazzi rimasero occhi negli occhi per alcuni secondi, sentendo aumentare la commozione nei loro cuori. Ad Emma sembrò di toccare il cielo con un dito; senza badare alla testa che ancora le doleva enormemente, fece uno scatto in avanti e gli gettò le braccia al collo stringendolo a sé con tutte le sue forze. Daniel l’abbracciò a sua volta felice e non riuscì a trattenere le lacrime.

“Certo che voglio stare con te! E non hai proprio niente da farti perdonare! Ti amo anche io, Daniel…”

Emma si sciolse dall’abbraccio e prese a fissarlo intensamente negli occhi, asciugandogli le lacrime con le dita.

“Andiamo via da qui, partiamo!”

“Faremo tutto quello che vorrai!”

I due innamorati si sorrisero con calore; poi Daniel le sollevò delicatamente il mento con la mano e avvicinò le sue labbra a quelle di lei, baciandola con trasporto.

***O***

Emma trascorse ancora un paio di giorni in villa, ma quando si fu ristabilita completamente, lei e Daniel non persero altro tempo e partirono insieme per tornare agli Studios di Leavesden.

I nonni di Daniel di dimostrarono molto più gentili del solito in quei giorni, anche se Emma non ebbe mai la certezza che fossero sinceramente pentiti per il loro comportamento. La cosa positiva fu che per dimostrare al nipote la loro buona volontà, decisero di contribuire alla ristrutturazione della capanna di Samuel O’Brian per ringraziarlo di essersi preso cura di Emma e lo assunsero come aiuto giardiniere.

Alfred e Sophie partirono un giorno prima di loro, progettando di visitare insieme Parigi; chi sa, forse volevano anche trascorrere un po’ di tempo da soli per approfondire il loro rapporto.

Di sicuro, il rapporto tra Emma e Daniel aveva attraversato e superato con successo diverse vicissitudini durante le vacanze estive e questo significava che erano molto uniti e che si volevano veramente bene.

Per quanto riguarda il loro futuro insieme, beh, chi può dirlo? Come Daniel aveva detto a sua nonna, l’importante è vivere al presente. Quel che sarà, sarà...

FINE

 

 (N/A: E' finita anche questa meravigliosa avventura! Cosa dire? Ringrazio tutte voi che mi avete seguito con passione attraverso i 19 capitoli e vi abbraccio forte forte. Finalmente adesso potrò concentrarmi sulla stesura della mia nuova storia "Segreti dal Futuro", quindi mi raccomando, fate sempre attenzione, perchè tra qualche tempo (non so quando!), tornerò alla carica! Nel frattempo, CONTINUATE A SOGNARE....)

 

 

 

 

 

  
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