3.Capitolo
“La lucentezza di mille schegge di ghiaccio”
Cercavo la luce, ma era come se non volesse venir da me. Difronte a me c’era un percorso che non aveva fine, e mai l’avrà. Qualcuno correva, e sentivo i suoi passi. Era molto veloce, più veloce di qualsiasi altra cosa al mondo, ed i suoi passi erano un insieme di suoni, che si combinavano tra loro, erano vibrazioni irregolari, che provocano una sensazione di fastidio.<< Guarda, si sta svegliando >> Di chi era quella voce? Clarisse. Si proprio lei. Dov’ero?
Ecco, avevo trovato la luce. Vedevo Clarisse che correva, anche se la vista era un po’ annebbiata, intravedevo il suo volto disperato. Non camminavo. Io non camminavo, ero in braccio a qualcuno. Alzai lo sguardo e vidi Kevin, ma non potei continuare a fissare i suoi occhi d’argento, perché le mie palpebre cedettero. Ero di nuovo sommersa da quell’oscurità quasi tentennante, che mi faceva oscillare su un filo. L’inizio di questo filo era chiamato “Vita” la fine “Morte”, invece quello che vi era sotto quel filo era l’Inferno. In un secondo la mia vita cambiò. Scomparse il filo e prese il suo posto quel percorso che doveva portarmi allo splendore della vita. Rividi lui, Lee, e lo riconobbi subito tra la folla, ma nessuno mi degnava di uno sguardo, fissavano tutti il mio polso, ed il sangue che continuava a gocciolare rumorosamente sul pavimento.
<< Renesmee, non chiudere gli occhi tienili aperti >> annuì con la testa. Non ero capace nemmeno di alzarmi, non riuscivo a muovere un solo muscolo. Mia madre si avvicinò a me, accarezzandomi i capelli. Mentre, Kevin e Clarisse discutevano nell’altra stanza e tutti gli altri stavano uscendo da lì, le mie palpebre si stavano chiudendo, ed ero certa che quello per me sarebbe stato l’ultimo secondo della mia esistenza. Clarisse stava tornando e io ritornai a non veder più la luce.
<< Renesmee guardami! Apri gli occhi! >> sentii questa voce risuonare assordante nella mia mente, cercai di seguirla e di farmi guidare da essa. Kevin.
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Si avvicinò a me, mi asciugò quella stupida lacrima, si morse il dito, fece uscire una goccia di sangue e me la portò in bocca, inghiottii quel sangue più amaro che mai, ed allora lui si allontanò, chiuse gli occhi e si lasciò cadere a terra. Era seduto, immobile ed imperterrito ad osservar le sue mani sporche del mio sangue; i suoi occhi erano sanguigni ed appena incontrò il mio sguardo scomparì.
<< N-Nonno >> balbettavo? Ma perché? Mi sentivo debole….
<< C-Cosa mi è s-successo? >> Nessuno mi rispose, tutti tacquero.
Seppi la verità dopo una settimana. Ero stata ferita da un’ inutile Grizzly. In quegli interminabili sette giorni, capì che Kevin non era un vampiro. No. Forse avevamo, solo una piccola ed insignificante particella che in comune, ma lui non era un vampiro. I vampiri non possono sanguinare, lui sì. I vampiri non hanno un cuore che batte, lui sì. I vampiri non possono camminare indisturbati sotto il sole, lui sì. Dovevo scoprire cos’era, ma ormai non mi degnava più nemmeno d’ uno sguardo, ed ogni volta che lui non mi guardava, sentivo una morsa che m’imprigionava il cuore, e se lo teneva stretto a sé. Perché non distruggi questa morsa che vi è dentro di me?
Meno male, che a farmi star meglio c’era sempre la mia famiglia attorno a me. La cosa che mi divertiva di più erano Clarisse e Jacob; Jacob con il suo calore che mi riscaldava dal freddo che sentivo, e Clarisse con i suoi illogici discorsi sulle sue parrucche e sui suoi ragazzi. Ogni volta che Jake mi abbracciava per riscaldarmi, mio padre lo fulminava con uno sguardo del tipo “Togli subito quelle mani da mia figlia” ed io facevo delle smorfie compiaciuta. Insomma, era stata, tutto sommato, una piacevole settimana, anche se un po’ movimentata. Quei giorni feci dei sogni strani. Sognai una donna, morta strangolata e con un colpo al cuore, ed una bambina che assisteva alla sua morte piangendo e strillando. Madre e figlia. Avevano capelli biondi e occhi azzurri, erano bellissime ma il dolore nei loro occhi m’incuoceva angoscia. Quella donna era stata assassinata da un vampiro dai capelli scuri. Era una scena orribile, sangue dappertutto, e lacrime d’una bambina chinata sotto il tavolo a soffrire, sola, per la perdita improvvisa della madre, che non rivedrà mai più. Il vampiro se ne andò con una lentezza quasi spettrale, con passi pesanti sui listelli di legno, che provocano la fuoriuscita del sangue e il cigolio del pavimento. La bimba gridava con tutta la forza che aveva nelle corde vocali la parola “Mamma”, quel suono che emetteva fra un pianto ed un altro, affliggeva la mia anima continuamente ed anche se cercavo di evitare i rumori e le voci non riuscivo ad eliminare quelle immagini devastanti dalla testa. Era un’ assillante freccia al cuore, che penetrava dentro me, facendo rientrare quell’ insensibile, glaciale, inverno, con i suoi ghiacciati e feroci frantumi d’un ghiaccio ormai giunto alla fine della sua era.
PS: TADAAAAA linciatemi se non vi piace :c