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Autore: emotjon    26/11/2013    15 recensioni
Un angelo. Capelli ricci, occhi smeraldo.
Un demone. Pelle ambrata, occhi cioccolato fuso.
E lei. La ragazza da cui dipende il destino di... tutto.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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*buongiorno pasticcini miei (?)
al solito, ignorate il delirio, non ci fate proprio caso.
allora. strano ma vero sono in orario, nonostante il calo vertiginoso di recensioni...
non mi interessa, io aggiorno lo stesso u.u
parlando del capitolo... finalmente si inizia a profilare la storia, spero.
vi lascio alla lettura, e in fondo vi ho messo i prestavolto e i soliti contatti, yeeeh.
alla prossima bellezze c:
xx Fede.*
 


3. Cassiel.
 
 
“And your eyes… irresistible”.
 
 
Cassiel lasciò che il telefono squillasse, mentre finiva di tatuare un particolare del veliero sulla spalla del suo migliore amico, per poi alzarsi e correre fino all’ingresso, facendo ondeggiare la lunga coda di capelli neri. Prese il telefono appena in tempo e incastrò sapientemente la cornetta tra l’orecchio e la spalla.
«Pronto, Angels Tattoo, posso esserti utile?», disse, leggermente affannata, giocando con un orecchino. E per poco non le venne un colpo, a sentire la voce all’altro capo del telefono. Per poco non tornò nell’altra stanza da Harry, per abbracciarlo fino a stritolarlo. Per poco non la chiamò per nome, rischiando di sconvolgere l’ordine delle cose.
«Ho letto che vi serve una ragazza come aiutante», le disse Madeleine cercando di rimanere calma. Parlare con chi non conosceva la intimidiva. Da sempre, per quel che ricordava.
«Assistente», la corresse Cassie con un sorriso a trentadue denti. «Puoi venire nel pomeriggio per un colloquio, se ti va», aggiunse mentre Harry arrivava al suo fianco scompigliandosi i ricci. Ad un suo cenno, la ragazza annuì felice, facendo comparire sul viso dell’angelo uno dei sorrisi migliori di sempre, con tanto di fossette.
«Certo, nessun problema… mi chiamo Madeleine», aggiunse dopo una manciata di secondi. La ventiduenne sorrise inconsciamente, contenta almeno di aver ottenuto un colloquio. Fece un cenno alla madre, che battè le mani eccitata, le lasciò un bacio sulla fronte e uscì dal monolocale ridacchiando tra sé.
Mad tornò alla realtà sentendo la voce melodiosa della ragazza del negozio.
«Io sono Cassiel, quando vieni però dovresti chiedere di Cherubiel, okay?», le disse Cassiel, navigando con lo sguardo negli occhi di Harry, addirittura più verdi del solito. Intanto Madeleine annuiva tra sé, cercando di ricordare quei nomi tanto strani. «Mad, ci sei?».
E alla castana quasi non venne un colpo.
Nessuno la chiamava così, nessuno l’aveva mai fatto. Eppure era come se stesse avendo un deja vu, come se quel diminutivo fosse molto più familiare di quanto dovesse esserle. Come se conoscesse Cassiel, cosa che ovviamente non era possibile. «Ci sono, okay… chiedo di Cherubiel», mormorò, decisamente confusa e fuori fase.
Erano nomi familiari. La voce di Cassiel le era familiare.
Eppure, prendendo appuntamento per quel pomeriggio, Madeleine proprio non capiva dove avesse sentito quei nomi, o la voce di Cassiel. Fece spallucce, arrendendosi miseramente, e decise di farsi una doccia. Magari l’acqua calda le avrebbe schiarito le idee. O magari l’avrebbe confusa più di quanto non fosse già.
Fatto sta che le serviva una doccia più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Almeno in quel momento.
Cassiel intanto era letteralmente saltata in braccio a Harry, che come la mora non sembrava avere intenzione di smettere di ridere, mentre la stringeva come se fosse appena capitato l’evento più importante dell’universo. E in effetti era proprio così. «Mi ha trovata, te l’avevo detto!», cantilenò la ragazza saltellando allegramente sulle sue tacco dodici.
Harry rise, riprendendola stretta a sé, mentre Cherubiel compariva praticamente dal nulla, un sopracciglio biondo elegantemente inarcato. Lei era davvero l’angelo per antonomasia. Capelli biondi, chiarissimi, lunghi fin sotto le spalle e mossi. E quegli occhi tanto cerulei in cui chiunque sarebbe annegato davvero troppo volentieri.
Bionda, occhi celesti, le labbra naturalmente rosa – tipo gomma da masticare – e il fisico che milioni di donne nel mondo avrebbero voluto avere. Sembrava un angelo, come venivano descritti dagli umani dai secoli dei secoli.
Era perfetta, bellissima e affascinante.
E ispirava bellezza più di moltissimi altri angeli.
«Immagino ci sia un motivo per la vostra euforia incontrollata», suppose con un mezzo sorriso arrampicandosi con grazia decisamente innaturale su uno sgabello. Ecco, forse era il suo unico difetto. Non era umana. Ma mentre la maggior parte degli angeli e dei demoni provava ad esserlo, lei non ci provava. E nemmeno voleva provarci.
Harry scosse la testa con un sorriso, mentre Cassiel partiva col monologo, con la cronaca dettagliata della telefonata con Madeleine. «Mi raccomando, comportati da umana… nel limite del possibile», fu l’ultima frase di Cas, prima che Cher sbuffasse sonoramente. La bionda si lasciò scompigliare malamente i capelli da Harry, sorridendo appena. «Noi andiamo a cercare Zayn», aggiunse Cassiel lasciando un bacio sulla guancia dell’amica.
Cherubiel salutò con la mano, mentre i suoi amici uscivano nel sole caldo di marzo, alla ricerca del pezzo mancante del puzzle.
Zayn. Il demone, bellissimo come sempre. La parte mancante dell’equazione.
Zayn, che nel frattempo si era fatto convincere da Kismet a svagarsi, e che in quel momento girava per Los Angeles a bordo di uno skateboard, mentre lei si divertiva in pantaloncini inguinali e canottiera semi trasparente su un paio di roller.
Il moro si fermò all’improvviso, tirando su lo skateboard, vedendo due figure familiari andargli incontro. E Kismet, troppo concentrata sulla musica sparata nelle cuffiette, gli andò addosso, finendo contro la sua schiena. «Che cazzo fai, Malik?», gli urlò dandogli un pugno su una scapola e trattenendosi a fatica dallo spiegare le ali dalla rabbia. «Sei un coglione!», aggiunse un attimo dopo.
Ma si trattenne dal disintegrarlo con le proprie mani al sentire la risata cristallina di Cassiel risuonarle nelle orecchie. Le due ragazze erano sempre andate d’accordo, nel corso dei secoli. Forse perché cresciute come sorelle. Forse perché entrambe vivevano per il bene di Madeleine. O forse perché ognuna delle due era legata al nemico più di quanto volesse ammettere.
Si capivano, si rispettavano.
E nonostante tutto si erano sempre volute bene.
«Sappi che rimani un coglione», borbottò Kismet, pattinando fino ad abbracciare l’amica. Cassiel ridacchiò, lanciando un’occhiata a Zayn, per poi guardarsi intorno. Come se in quel quadretto mancasse qualcosa. O qualcuno. «Louis è non si sa dove, con non si sa chi a fare non so cosa», le disse in un sussurro, che fece sorridere Cas.
Un sussurro che sentirono tutti e quattro.
Un sussurro che fece ridacchiare Harry, ma più per attirare l’attenzione di Kismet che per altro. La mora era uno dei pochi demoni che l’angelo dagli occhi verdi riuscisse a sopportare. Forse l’unica che secondo lui si trovava nello schieramento sbagliato, da sempre.
Lei, dal canto suo, stava bene dove stava.
«Non sei cambiata per niente, Kis», scherzò tirandola a sé per un abbraccio.
«Doveva far ridere, Harold?», gli chiese lei con un sopracciglio inarcato.
«Sì, ma a quanto pare hai lasciato l’umorismo all’inferno».
La ragazza rise, trascinando nella sua risata persino Zayn, che fino a quel momento se n’era rimasto in disparte, guardando la migliore amica abbracciare i due angeli. E fu un attimo, prima che i suoi occhi color cioccolato fuso incontrassero quelli verde prato di Harry.
Si guardarono e basta, facendo cozzare i colori tanto diversi delle loro iridi, creando un intreccio che nessuno aveva mai capito appieno. Nessuno. O forse solo Madeleine.
«Come mai di buonumore?», chiese Zayn tirando fuori dalla tasca dei jeans scuri un pacchetto di sigarette e l’accendino. Si accese una sigaretta, fece un tiro e sbuffò fuori il fumo, aspettando una risposta, mentre Kismet e Cassiel si allontanavano parlottando tra loro. «Allora?». Zayn fece un altro tiro, cominciando ad agitarsi.
Che Madeleine fosse morta?
O, che si fossero incontrati?
L’aveva persa di nuovo?
«Ha chiamato Cassiel», disse semplicemente il riccio, con un mezzo sorriso sulle labbra. Il moro si rilassò visibilmente. E non ci fu nemmeno bisogno di fare il nome di Maddie. Zayn sapeva perfettamente che stava parlando di lei, solo dal tono di voce, o dal suo sorriso. «Ha il colloquio al negozio con Cher, in questo momento», aggiunse Harry dopo qualche istante di silenzio.

***
 
«Sono fantastici».
Semplicemente, Cherubiel non riusciva a smettere di dirlo, sfogliando i disegni che le aveva portato Madeleine. Erano a dir poco fantastici. Spettacolari, forse, era il termine più adeguato.
E la castana arrossì per l’ennesima volta, a quel complimento.
Non pensava minimamente che i suoi disegni fossero fantastici. Gli angeli che disegnava lei fin da quando era una ragazzina, non erano niente in confronto alla ragazza che le stava davanti. Disegnava angeli, da sempre. Semplici ali. O tratti del volto. A volte aveva come dei flashback. Vedeva un particolare che le piaceva e si ritrovava a disegnarlo, ovunque si trovasse.
Fu in quel momento, osservando l’espressione estasiata di Cher, che si rese conto di quanto le fosse familiare. Le tolse velocemente l’album dalle mani, e arrivò in fondo. Ai disegni che nessuno aveva mai visto.
Perché erano troppo personali perché qualcuno li vedesse.
Ma la somiglianza della ragazza che aveva di fronte con l’angelo seminudo che aveva disegnato qualche settimana prima era… impressionante. Solo, i capelli erano più lunghi, le labbra leggermente più pronunciate.
E aveva le ali, nel disegno di Mad.
«Somiglia troppo a te, Cher!», strillò Kismet comparendo dietro Madeleine. E facendola saltare sullo sgabello, costringendola a portarsi una mano sul cuore, che le batteva all’impazzata. «Oddio, scusa… ti ho spaventata?». Cherubiel ridacchiò appena, mentre Maddie lanciava un’occhiataccia alla ragazza che le aveva appena fatto prendere un colpo.
«Non fa niente…», si limitò a sussurrare, facendo spallucce e posando il disegno che teneva in mano sulla scrivania. E stavolta fu Cher a prendere un colpo, portandosi una mano alla bocca.
Lei e l’angelo nel disegno erano praticamente identiche.
Forse perché erano la stessa persona.
Solo che Madeleine non poteva minimamente immaginarlo.
«Fosse per me, dopo questo ti assumerei qui, ora. Immediatamente», esclamò la bionda gesticolando incessantemente, facendo comparire un mezzo sorriso sulle labbra della castana. «Ma penso di doverne parlare con Cassiel», aggiunse dopo un attimo, fin troppo professionale.
E più umana che mai. Strano. Molto strano.
«Oh, certo… nessun problema», le disse Mad, leggermente avvilita, iniziando a mettere via i disegni. Ma una mano color cioccolato si posò delicatamente sulla sua, all’improvviso, togliendole di mano il disegno di una piuma nera, che gocciolava sangue. Uno dei suoi disegni preferiti. Uno dei disegni fatti di getto, senza nemmeno immaginarne il significato.
«Wow», le disse Cassiel, sinceramente colpita.
L’angelo lanciò un’occhiata a Kismet, che era appena diventata di pietra. Quella su quel pezzo di carta poteva benissimo essere una delle sue piume. O di Zayn. O di Louis. O di Skylar, che in una vita precedente era stato molto vicino a Mad. Molto, molto vicino.
Ma questa è un’altra storia.
«Ne ho altri simili», disse loro la castana legandosi i capelli in uno chignon disordinato, per poi sfogliare velocemente l’album. Sorrideva felice, contenta di aver trovato qualcuno che apprezzasse i suoi bozzetti tanto strani. Fino a trovare il disegno che secondo la stessa Madeleine era il più bello in assoluto.
Un angelo dalla pelle scura e un demone dagli occhi chiarissimi.
Abbracciati, e avvolti a malapena da un velo, come un lenzuolo. Viola.
Le cui piume, quasi rosa pallido quelle di lei, e color tenebra quelle di lui, si sfioravano. Come fossero timide e timorose di toccarsi. Quasi come quel contatto gli fosse proibito, ma a loro non importasse.
Quasi come Cassiel e Louis.
E a Cassie venne da sorridere a vedere quel disegno. Non tanto per la perfezione col quale era stato messo su carta. Non tanto per la bravura di Madeleine, che conosceva già. Ma per il disegno stesso. Mad aveva disegnato, senza saperlo, una parte di una sua vecchia vita. Aveva disegnato Cassiel e Louis, senza averli mai visti.
Ed era incredibile.
«Vuoi prima la buona o la cattiva notizia?», le chiese Cassiel affiancando Cherubiel. Sedendosi come la bionda su una sgabello e guardando la ragazza davanti a sé dritta negli occhi. Dio, se le era mancata. Ma di certo non poteva abbracciarla come se la conoscesse. Doveva far finta di non conoscerla, anche se lo odiava, più di qualsiasi altra cosa.
Madeleine inclinò la testa da un lato. «La buona?».
Il tono con cui lo disse fece ridere i due angeli e il demone di fronte a lei. E la loro risata celestiale la fece arrossire come non mai. Sembrava più una domanda, in effetti. Come se Mad avesse paura di sapere, sia la notizia buona che quella cattiva.
«Cominci a lavorare domattina». Un attimo, e le labbra della castana si schiusero a formare una “o”. Incredula. Sorpresa. Ma anche felice. Felice come una ragazza che non ha intenzione di smettere di sorridere. Felice come non era quasi mai stata, nei suoi ventidue anni. «La cattiva invece è che dovrai sopportarci per parecchio tempo, perché io di certo non ti faccio scappare», aggiunse con un sorriso a trentadue denti.
«Scherzi?», esclamò Madeleine, eccitatissima.
Battè le mani come una bambina piccola, continuando a sorridere. E facendo ridere le tre ragazze davanti a lei. Il suo entusiasmo. Quello sì che era mancato, a tutti. Era sempre stata allegra e sorridente, di epoca in epoca. Ed era una delle cose per cui Harry e Zayn si innamoravano di lei ogni volta.
Il suo sorriso.
Tanto luminoso da spegnere il sole.
Tanto bello da schiarire la notte più buia.
«Puoi abbracciarmi, se vuoi», scherzò la mora vedendola indecisa se scendere dallo sgabello e stritolarla, o meno. E Madeleine non se lo fece ripetere due volte. In sostanza scese dallo sgabello con un saltello, girò attorno al tavolo… e quasi non le saltò addosso. Ah, e senza smettere per un attimo di mormorare una serie di “grazie”, facendo ridacchiare Cassiel.
«Grazie», ripeté a voce appena più alta, staccandosi, seppur di poco.
Cas la liquidò con un gesto della mano, ma senza smettere di sorridere. Finché non le venne in mente una cosa. «Domattina vieni mezz’ora prima, devo presentarti Eveline». Al che, Madeleine inarcò elegantemente un sopracciglio, confusa. E Cas rise, divertita. «La mia… “socia”, insieme a Cherubiel», le spiegò in breve.
«E i ragazzi», borbottò Cher mascherandolo con un finto colpo di tosse.
Maddie ridacchiò, scuotendo leggermente la testa. Le ragazze le piacevano, tanto. Per essere un primo incontro, forse le piacevano anche troppo. O forse era quel senso stranissimo di familiarità a fargliele piacere. Mah, chissà.
«E i ragazzi, giusto», la canzonò Cassiel alzando gli occhi al cielo. «Ma tu non pensi ad altro, bionda?», aggiunse spingendola leggermente, mentre Mad recuperava i disegni, senza perdere il sorriso nemmeno per un attimo. Sempre sorridente, finché… «A proposito, devo chiedere ad Harry di passare domattina per finire il veliero», buttò lì la mora, osservando attentamente la reazione di Madeleine.
La vide arrossire al solo sentire il nome del riccio.
Poi sbiancare. Poi chiudere gli occhi per un istante.
Per poi arrossire di nuovo e infine tornare a sorridere.
E quando dopo altre piacevolissime chiacchiere, la castana si decise a tornare verso casa, non fece altro se non pensare a quel nome. Harry. A quanto le fosse familiare. Alla sua stessa reazione al sentirlo dalle labbra di Cassiel.
E la prima cosa che fece una volta a casa fu tirare fuori l’album da disegno.
E buttare giù lo schizzo di un paio di occhi.
Verdi.


 
*nell'ordine, Madeleine, Cassiel, Cherubiel e Kismet*



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