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Autore: Sys    26/11/2013    1 recensioni
Il primo gioco si chiama: "Chi ben comincia è a metà dell'opera".
Non mi dice niente di buono.
Altrimenti detto: mettiamo in ordine la stanza.
Te l'ho detto che non c'era da fidarsi.
(Mary Poppins.)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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THE NANNY.

 

Il primo gioco si chiama: "Chi ben comincia è a metà dell'opera".
Non mi dice niente di buono.
Altrimenti detto: mettiamo in ordine la stanza.
Te l'ho detto che non c'era da fidarsi.
19 Novembre 2014, Sidney.
 
  «Emily, non tirarle i capelli.» le consigliò l’amica.
  «Non sto tirando.» replicò la mora.  «Se lo stessi facendo June me lo direbbe.»
  «Non riesce neppure a respirare normalmente da tanto che è eccitata, vuoi che ti dica anche che le stai tirando i capelli?».
  «Ragazze, finitela.»  disse la giovane di fronte a June che si stava occupando del trucco. «E’ già abbastanza stressata la ragazza senza che vi ci mettiate anche voi.»
  «Faccio la parrucchiera di professione, saprò capire se sto facendo male a qualcuno o meno.» rispose Emily. June aveva incrostato Emily quando, tornata a New York era andata a trovare suo fratello nel negozio che lui stesso aveva aperto. Quel giorno una ragazza la colpì, una che non aveva mai visto. Aveva dei capelli neri lunghi fin sotto il seno, lisci ed era impegnata a asciugare i capelli ad una signora. Non esitò a sorridere nel vederla entrare nel negozio nonostante non la conoscesse. Col tempo le due ragazze si conobbero di più visto che June passava molto tempo nel negozio di suo fratello, contenta di aver trovato una nuova amica.
Ma June riuscì anche a ritrovare qualcuna delle sue vecchie amicizie: la prima tra queste fu Grace. June aveva sempre invidiato Grace: lei non proveniva da una famiglia ricca come la sua ma grazie a dei piccoli lavoretti era riuscita a pagarsi da sola la scuola di ballo ed ora era una ballerina di fama nazionale. Nel periodo in cui June era stata via, la ragazza si era fidanzata, non che non ci fosse da aspettarselo. Grace, era alta, bionda, e con un fisico da urlo dovuto a tutte le ore di allenamento.
L’ultima ragazza nella sala era Mollee, forse la più ragionevole delle quattro e la più indaffarata per colpa del suo lavoro che la obbligava a cambiare città periodicamente.
  «Chiudi gli occhi tesoro.» disse gentilmente Mollee a June così da poter terminare il suo trucco.
La ragazza si alzò in piedi e si spostò vicino allo specchio. Era bellissima, non poteva negarlo ma non era felice come sentiva che sarebbe dovuta essere. Si girò verso le amiche e aspettò i loro commenti.
  «Sei bellissima, June.»
  «Non penso di aver mai visto una sposa più bella di te.»
La ragazza si voltò nuovamente verso lo specchio ammirandosi. Avevano ragione: era innegabilmente bellissima, ma allora perché non era felice?
Passò la mano sul corpetto ricoperto di brillanti e sulla gonna lucida e ampia. Scosse la testa dolcemente, prese il bouquet dal comò in legno scuro che si trovava vicino a lei e tornò a fissarsi. Aveva comprato quel vestito con i soldi guadagnati un anno prima. Non aveva voluto chiedere aiuto a lui, né alla sua famiglia.
Grace le si avvicinò e le sistemò il velo, poi le accarezzò una spalla e le disse dolcemente: «Penso sia proprio l’ora di andare, dolcezza.»
Uscirono dalla sala di quell’hotel, in cui poi si sarebbe tenuto anche il ricevimento e si diresse fuori. Salì in quella macchina d’epoca che tanto lui aveva desiderato e partì.
In un batter d’occhio si trovò di fronte alla chiesa in centro Sidney dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Non avevano scelto di sposarsi a New York perché avevano avuto voglia di cambiare aria e Sidney sembrava ad entrambi la meta perfetta.
Scese dall’auto, stando attenta al vestito, mentre qualche goccia di pioggia ancora scendeva annoiando gli invitati che man mano occuparono posto in chiesa.
  «Sei bellissima, tesoro.» le aveva detto suo padre. Lei gli sorrise.
Era così diverso dal sogno che aveva fatto quella notte di novembre. Abbie non c’era lì ad aspettarla per indurle coraggio e gli invitati parlavano tra di loro, senza neppure accennare ad un applauso come succedeva invece nelle sue fantasie.
Tornò alla realtà non appena la marcia nuziale suonò e le damigelle entravano man mano dirigendosi verso l’altare. Si accorse all’ultimo che era arrivato il suo turno. Prese un respiro e guardò il padre che cercava di incoraggiarla con il suo sguardo materno.
Passo dopo passo si ritrovò davanti allo sposo.
  «Siamo qui, riuniti oggi per unire nel sacro matrimonio quest’uomo e questa donna.»
Iniziò il prete. June non riuscì a prestare attenzione per l’intera cerimonia poi arrivò lo scambio degli anelli.
  «Drew Taylor vuoi prendere June Anne Evans, come tua legittima sposa per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?»
  «Lo voglio.» rispose lui, girando il capo verso la ragazza mentre sorrideva.
  «E June Anne Evans, vuoi prendere in sposo il qui presente Drew Taylor, per amarlo ed onorarlo e rispettarlo in salute e malattia, in ricchezza e povertà finché morte non vi separi?»
  «Io lo v-»
Poi i ricordi riaffiorarono.
Il primo incontro con Liam, nel suo salotto quando lui nemmeno le aveva chiesto il nome.
Il racconto della cacciatrice di mostri per calmare Alex, quando lui la guardava affascinato.
Il picnic in Green Park finito in tragedia a causa della pioggia e delle anatre che rincorrevano Liam. Quante risate si fecero quel giorno June e Alex, e anche Abbie non fu da meno.
L’esperimento della torta quel giorno in cui Abbie doveva stare a casa per curare il figlio malato. June e Liam volevano fare una sorpresa ad Alex preparandogli una torta. Da quel momento entrambi capirono che la cucina non era la loro vocazione.
La visione del film Toy Story all’una di notte e la successiva de Il Re Leone.
I pianti di June durante la morte di Mufasa, e le carezze di Liam per calmarla.
Le sere passate a sperare che Liam si facesse vivo in soggiorno anziché continuare a spiarla dalle scale.
La loro notte d’amore il giorno di Natale.
Gli occhi improvvisamente le si velarono di lacrime. Guardò Drew, e scosse la testa. Guardò la platea della chiesa in attesa di quel “sì” cosicché potessero andare finalmente al ristorante. Guardò la madre preoccupata, e il padre che fissava l’orologio. Guardò il fratello mettersi apposto i capelli e l’altro tenere la mano di sua moglie, probabilmente rivivendo quei momenti felici.  Guardò le sue amiche, sedute in prima fila che la fissavano impazienti.
Guardò se stessa. Chinò il capo e notò un vestito che non sentiva suo in quel momento e un anello di fidanzamento che non aveva mai voluto.
Prese coraggio, sciolse l’acconciatura, sollevò il vestito e corse verso l’uscita senza voltarsi un solo secondo. Si unì al traffico delle macchine e attraversò la strada senza nemmeno guardare se qualcuno stesse arrivando. Iniziò a piangere e le sue lacrime si confusero con la pioggia che non accennava a smettere di cadere. La vista si appannò e i capelli le finirono tutti davanti al viso.
Ridicola, ecco ciò che era.
Poteva vivere una vita quasi felice e se l’era lasciata scappare solo per seguire il cuore.
Si bloccò in mezzo alla strada quando vide una macchina arrivare a tutta velocità verso di lei, impossibilitata a muoversi. Sentì un rumore di clacson assordanti. Posò le mani sul cofano della vettura ferma davanti a lei e iniziò a piangere quanto più poté dimenticandosi di tutto e tutti.
  «June.»
Quella voce.
  «June.» ripeté.
La giovane alzò il viso e lo vide.
Liam era di fronte a lei.
Si avvicinò cauta mettendo le mani avanti, così che arrivassero prima del suo corpo.
Lo toccò.
Mosse le mani su tutto il torace, e poi realizzò che lui era veramente di fronte a lei.
Lo abbracciò più stretta che poté e Liam fece lo stesso. Piansero insieme, lì, in mezzo alla strada principale di Sidney.
June sentì lo stimolo di alzare il viso, non seppe perché finché dall’altra parte della strada non notò Drew, con un’espressione corrucciata che la fissava.
  «Drew, mi dispiace, non ho mai voluto stare con te.» disse lei staccandosi da Liam, fra i singhiozzi. Lui d’altro canto non poté non notare la somiglianza tra se stesso e l’altro uomo. «Mi dispiace, sul serio.» poi tornò ad abbracciare Liam, mentre la pioggia ancora li bagnava.
  «Ti stavi sposando?» domandò d’un tratto lui. La ragazza annuì, tremando un po’ per il freddo un po’ per le emozioni che si erano scatenate in lei in così poco tempo. Liam la invitò a salire in macchina e lei accettò.
  «L’hai lasciato.» constatò Liam. «Perché?»
  «Lui non era te.» rispose lei. «Sposiamoci.»
  «Sei sicura, June?»
  «Ho passato un anno a soffrire per la nostra lontananza.» dichiarò lei. «Sono stanca di soffrire, ed è stata colpa mia, lo so.» continuò mentre le lacrime continuavano a scendere e il trucco ben fatto di Mollee a colare. «Sono stata una stupida, lo sono tuttora, ma voglio passare la mia vita con te, io ti amo.» confessò. «Ti amo, Liam, amo solo te, e ho sempre amato solo te.» ripeté. «Ti amo.».
Portò poi le mani sulle guance dell’uomo e le accarezzò dolcemente. Lui si avvicinò al viso di lei e la baciò. Fu uno di quei baci che nessuno dei due riuscì a dimenticare tant’è che fu uno degli ultimi ricordi di June quando chiuse gli occhi per l’ultima volte sul letto di casa sua circondata dai suoi amati figli e dai suoi amati nipoti, un’ottantina di anni dopo pronta a rivedere il suo amato marito Liam Payne.
 
«Liam James Payne, vuoi prendere June Anne Evans, come tua legittima sposa per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?»
«Lo voglio.»
«June Anne Evans, vuoi prendere Liam James Payne, come tuo legittimo sposo per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?»
«Lo voglio, con tutto il mio cuore.»
«Puoi baciare la tua sposa.»
 
THE END.




Alla prossima. ♥
Mi sono ispirata al film omonimo. 
I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Sys.
 
  
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