Tre Giorni per Dire Ti Amo
di Angela Jewell
Sommario: A Jusendou, Akane ritorna in vita... Ma a che prezzo? Disclaimer: Come la maggior parte delle persone sa, questi personaggi non mi appartengono (sfortunatamente!) e li sto semplicemente prendendo in prestito per questa storia. Quindi, se mi farete causa, perderete e vi farete anche del male...
[Questa storia appartiene ad Angela Jewell ed è tradotta con il permesso dell’autrice.]
Stray cat Eyes
Capitolo 4
Il Terzo Giorno
*----------*----------*
Akane si svegliò dal sogno; il cuore che batteva, il corpo teso. Le parole della Hannya risuonavano nella sua testa, nonostante lei combattesse l’improvvisa paura che l’attanagliava. “Riprenditi,” ordinò, determinata, stringendo forte la coperta nei pugni. “E’ solo un sogno. Non era reale.” Sedendosi sul letto, Akane scosse la testa, spingendo via quelle memorie indugianti. Sapeva che era inutile combatterle; una sensazione di urgenza la prese ora più che mai. Quello era l’ultimo giorno. Saltando giù dal letto, Akane agguantò i vestiti e si diresse velocemente in bagno. Era consapevole di avere molto tempo per rimediare. Il giorno precedente non era stata tanto aggressiva quanto avrebbe voluto... E ora, non c’era tempo da perdere.
*----------*----------*
Giorno 3
Tentativo #3: Nabiki
(Usando il Fattore Gelosia)
*----------*----------*
L’incontro con Nabiki era andato sorprendentemente bene. Non si era lasciata sfuggire nulla sulla Hannya, o sul patto che aveva fatto con lei. E più pensava al suo piano, più le piaceva. Nonostante detestasse il pensiero di fingere di essere innamorata di Kuno, sapeva che avrebbe potuto essere ciò di cui Ranma aveva bisogno per dirle quelle parole... Dopotutto, quando lei aveva inghiottito la pillola che l’avrebbe fatta innamorare per un giorno, Ranma aveva voluto ritrasformarsi in un ragazzo solo per lei - e quello era stato soltanto per un giorno! La sua situazione con Kuno non sarebbe stata tanto diversa, cercò di convincersi. Akane rinforzò la propria determinazione, dirigendosi fuori della porta verso il dojo, raccogliendo tutto il suo coraggio. Sapeva che Ranma era lì che si allenava - era l’unico posto in cui sapeva di poterlo trovare sempre, ogni volta che lui non era a tavola, divorando la cucina di Kasumi. Con mano salda e sicura, Akane fece scivolare la porta scorrevole, solo per essere più vicina ad avere altre difficoltà. Ranma era là, davanti a lei, un’espressione sorpresa sulla sua faccia mentre guardava la sua fidanzata. Akane scacciò via il ricordo del suo sogno, sorridendogli impacciata. “Ah, ehi, Akane,” disse lui, sorridente. “Che c’è?” Akane arrossì, abbassando lo sguardo sul pavimento. “Veramente, stavo cercando te,” rispose, cercando di suonare indifferente. Gli occhi di Ranma si allargarono, guardandola. “Me?” domandò, deglutendo nervosamente.
“Guarda, Akane, giuro che non ho fatto niente,” disse, sulla difensiva. “Quando mi sono svegliato lei era già...” s’interruppe, accorgendosi dello sguardo assente negli occhi di lei. “Ehm, comunque, è stato solo un malinteso,” terminò ingenuamente. Akane lo fissò, colta di sorpresa. Di cosa diavolo stava parlando?, avrebbe voluto sapere. “Lo so,” replicò, cercando di fare del suo meglio per non suonare confusa dal suo commento. L’ultima cosa che voleva era litigare con lui. “Speravo solo che tu potessi incontrarmi al parco tra una mezzora,” disse, tentando di sorridere. Ranma appariva visibilmente rilassato alle sue parole, e la mano gli scivolò inavvertitamente dietro la testa. “Ah, sì, certo,” disse, sorridendo. “Ma perché vuoi che ci incontriamo lì, Akane? Voglio dire, non possiamo semplicemente andarci insieme?” Era tipico di Ranma essere gentile proprio quando lei era in procinto di mentirgli, pensò abbattuta. Scuotendo la testa, si accigliò. “Ho alcune cose da sbrigare, prima,” rispose, anche se dovette lottare contro un improvviso senso di colpa.
Lanciandogli un rapido sguardo, sorrise. “Ma ti aspetterò alla fontana, okay? E non fare tardi!” aggiunse velocemente, prima di voltarsi per andarsene. Ranma annuì semplicemente. Incedendo oltre le porte esterne, Akane si diresse verso la residenza privata Kuno. Sapeva che convincere Kuno ad andare con lei sarebbe stato facile - bisognava solo che convincesse se stessa a pronunciare le parole che la terrorizzavano...
*----------*----------*
Una mezzora dopo, Ranma si stava dirigendo al parco, tenendosi facilmente in equilibrio sul recinto di rete d’acciaio nel correre. Avrebbe voluto sapere perché, per prima cosa, Akane desiderava incontrarlo al parco... Aveva diverse idee; sperava solo che nessuna di quelle fosse esatta. Non poteva negare che, da quando erano tornati dal viaggio, la sua fidanzata si era comportata stranamente. Non era necessariamente un cattivo cambiamento - infatti, per la verità gli piaceva, segretamente. Dopotutto, non era da tutti i giorni che la sua fidanzata, maschiaccio privo di fascino, si facesse in quattro per essere carina con lui. Ma, nonostante questo, lui ancora non riusciva a trovarsi a proprio agio con quel cambiamento. Non era sicuro del come o del perché, ma sapeva che aveva qualcosa a che fare con Jusendou. Jusendou. Ancora adesso, tre giorni dopo, il solo menzionare quel posto gli faceva venire i brividi lungo la spina dorsale. Aveva cercato di liberarsi dei ricordi - aveva provato con la meditazione e con l’immergersi nelle arti marziali - ma nulla sembrava funzionare. Non riusciva ancora a scacciare dalla sua mente l’immagine di Akane morente tra le sue braccia. Da che erano tornati, c’era sempre stata quella paura nascosta in un angolo della sua mente. Una paura irrazionale che ancora qualcosa non andasse bene. Il che sembrava completamente sbagliato. Dopotutto, aveva seguito tutte le regole del caso - sconfitto l’uomo cattivo, salvato la ragazza - quindi perché sentiva che c’era ancora qualcosa fuori posto? Ranma lanciò uno sguardo al cielo, infastidito dalla visione di nuvole nere che si addensavano sopra di lui. Grandioso, pensò arrabbiato, proprio quello che mi serviva - pioggia. Prima che potesse completare il pensiero, gocce di pioggia avevano cominciato a cadere, e presto si ritrovò più piccolo, più furioso, e donna. Sospirando dalla frustrazione, smise di correre. Sapeva che il locale “da Ucchan” era lì vicino, e non poteva fare a meno di bramare dell’acqua calda ed un ombrello - e magari anche del cibo caldo. Nonostante avesse appena divorato alcuni dei manicaretti di Kasumi, sapeva di avere ancora spazio per una Okonomiyaki o due. Ed era anche già in ritardo, quindi che differenza faceva qualche minuto in più? Almeno, quando fosse arrivato, avrebbe potuto dire di essersi fermato in un negozio per prendere un ombrello per lei. Inoltre, cercò di convincersi, Akane non sarebbe stata tanto stupida da aspettarlo in piedi sotto la pioggia. Probabilmente, appena aveva cominciato a piovere, lei aveva deciso di tornare a casa. Annuendo risoluto, Ranma cambiò velocemente direzione, dirigendosi verso il ristorante di Ukyo. Poteva sempre parlare ad Akane più tardi, decise.
*----------*----------*
Akane s’infuriò silenziosamente correndo per le strade, cercando Ranma. L’ombrello che Kuno le aveva prestato volava dietro di lei mentre correva, sospinto dal vento. Nonostante facesse un buon lavoro nel proteggerla da gran parte della pioggia, piccole, occasionali raffiche di vento continuavano a spostarlo nel tentativo di metterlo in difficoltà. Il suo viso e le mani erano freddi mentre stringeva il manico, e malediva la propria stupidità per non essersi cambiata i vestiti nei pochi minuti che aveva usato per correre a casa. Aveva imparato a proprie spese che il vestito color rosa chiaro che aveva scelto specificamente per quella occasione non serviva a riscaldare. Aveva freddo, ed era bagnata e avvilita. E sapeva che il tempo che le rimaneva stava lentamente scorrendo via... Il suo fidanzato aveva mancato di venire al parco come aveva detto che avrebbe fatto e, come risultato, lei aveva dovuto difendersi da Kuno per un’intera mezzora mentre aspettava il suo arrivo. Il capoclasse aveva preso la pioggia come un segno degli Dei - affermando che avrebbero dovuto andare in una casa da té dove avrebbero riscaldato i loro corpi tanto quanto i loro cuori, ed era stato fastidiosamente insistente finché non avevano raggiunto la meta. Avrebbe dovuto sapere che il piano non avrebbe funzionato. Stare accanto a Kuno per cinque minuti era stato molto più di quanto lei potesse sopportare - fingendo che lui le piacesse, si era accorta che la cosa rasentava l’impossibilità - specialmente quando non sapeva se il risultato finale sarebbe stato quello di cui lei aveva bisogno. E dopo che il Kendoista l’aveva abbracciata per la centesima volta, aveva infine deciso che quando era troppo, era troppo. Con un calcio ben piazzato, lo aveva spedito in volo. Ora, il suo piano era rovinato. Non aveva nessuna idea, il suo fidanzato non c’era, e il tempo stava scadendo. E dove poteva essere Ranma? Akane diede uno sguardo alla vetrina di un altro negozio nel passare, cercando la familiare camicia rossa cinese e la treccia, solo per non trovare nulla. E perché, fra tanti giorni, proprio oggi quello stupido doveva farla aspettare, pensò furiosamente. Lanciando uno sguardo veloce all’orologio, Akane sentì il suo cuore stringersi dolorosamente nel petto. Doveva trovarlo alla svelta. Affrettando il passo, prese a dirigersi verso il locale “da Ucchan”. Sapeva che era un tiro a lunga distanza, ma se lui non era casa, sapeva anche che c’erano buone possibilità che fosse con Shampoo o con Ukyo. Ricordando il suo sogno, Akane fece del suo meglio per combattere la rabbia e la gelosia che riaffioravano al solo pensiero. Pregò, per il bene di entrambi, che lui fosse da qualche altra parte...
*----------*----------*
Ranma, intanto, era da Ucchan. L’artista marziale era seduto di fronte alla sua “fidanzata carina”, e si agitava nervosamente. Le parole “Ran-chan, dobbiamo parlare,” avevano riacceso in lui una paura che poche altre parole avrebbero potuto. Sperava solo che non fosse qualcosa di eccessivamente serio. Akane si sarebbe già arrabbiata parecchio per il suo ritardo - l’ultima cosa che voleva era avere un’altra donna arrabbiata a suo carico. “Allora, che c’è Ucchan?” domandò. Cercò di suonare indifferente e incurante, ma si trovò a fallire miseramente. Ukyo si sedette ragguardevole davanti a lui, le mani in grembo. Ranma la guardò nervosamente, a disagio con la ragazza seria e determinata che gli sedeva di fronte. Guardando momentaneamente altrove, tentò di distrarsi gettando uno sguardo nella stanza di lei - come sempre, era per lo più vuota e spoglia. Un piccolo futon e una cassettiera erano l’unico arredo: non poteva evitare di compararla a quella di Akane, la cui stanza sembrava sempre riempita con di tutto e di più - un barbo, un giornale, un libro di scuola. Non si era mai accorto di quanto le due ragazze fossero diverse tra loro... e non riusciva a credere che due camere da letto potessero essere così differenti. “Deve essere destino,” disse Ukyo infine, alzando lo sguardo su di lui mentre rideva affabilmente. “Sei venuto proprio quando stavo pensando a te.” “Ehm, certo,” disse Ranma goffamente, muovendosi a disagio sotto il suo sguardo. “E grazie per avermi dato l’acqua calda,” aggiunse, accennando al suo attuale aspetto fisico. “Non pensavo che oggi avrebbe piovuto.” “Non è niente,” replicò Ukyo, sorridendo. “Allora, cosa c’è, Ucchan? Di cosa volevi parlarmi?” La sua amica d’infanzia lo guardò, per poi riportare velocemente il suo sguardo al pavimento. “Bene,” disse piano, la sua voce appena tremante malgrado i suoi sforzi per controllarla. “C’è qualcosa che ho bisogno di sapere: qualcosa che vorrei sapere già da molto tempo.” Fece una pausa, tornando a fissarlo, la sua mascella irrigidita con risolutezza. “Ranma,” domandò. “Tu ami Akane?” La bocca di Ranma si spalancò per la sorpresa mentre la guardava. Ukyo, comunque, non aspettò una sua risposta. “Quello che voglio dire,” proseguì, arrossendo furiosamente, “è che ho sentito di ciò che è successo a Jusendou, e poi con il tuo matrimonio...” deviò, scuotendo la testa con determinazione. “Ranma,” ripeté, la sua voce salda. “ho bisogno di sapere di chi sei innamorato. Se non è lei, allora significa che sono io, giusto?”
Ranma emise un respiro profondo, fissando arrabbiato fuori della finestra. “Diamine,” si lamentò, arrossendo un po’. “Perché la gente continua a chiedermelo? Prima Akane, ed ora tu?” Gli occhi di Ukyo si allargarono per lo stupore, e lei si protese in avanti. “Quindi non la ami?” chiese conferma, la sua voce speranzosa. “Cioè, ho sempre pensato che non l’amassi, ma volevo esserne sicura,” aggiunse velocemente. Il suo viso era raggiante di felicità nel guardarlo. Ranma fissò il pavimento, sfuggendo agli occhi di lei. Prendendo un respiro profondo, rialzò lo sguardo verso la ragazza. “Ukyo,” disse dolcemente, in tono di scusa. “Io non posso sposarti... Lo sai questo, vero?” Guardò, tormentato dal senso di colpa, il suo volto abbassarsi e le lacrime cominciarono a raccogliersi nei suoi occhi. Lei scosse la testa, ricacciando indietro le lacrime. “Certo che puoi,” replicò quietamente, fissandosi le mani. “Tu non la ami, quindi non c’è niente che possa impedirtelo.” “Non ho detto che...” Ranma si fermò e sospirò. “Vedi, la verità è che io e Akane ci sposeremo, che lo vogliamo o no. E’ solo questione di tempo.” Si interruppe, guardandola con la coda dell’occhio. “Ma voglio che continuiamo ad essere amici, Ukyo - non importa ciò che accadrà.” Ukyo alzò lo sguardo, adirata e con gli occhi spalancati. “Amici?” chiese incredula. Rise amaramente, mordendosi il labbro tremante, il suo corpo scosso nonostante cercasse di controllarsi. “Mi hai mai vista come qualcosa di più?” domandò incerta, piena di risentimento. Ranma rimase in silenzio. “Non è giusto,” continuò arrabbiata, asciugandosi le lacrime. “Come potevo avere una possibilità, quando tu ti rifiutavi di ammettere il fatto che ero solo un’amica?” “Ukyo...” Ranma la guardò vulnerabile, incerto su cosa dire. Odiava vederla così triste e addolorata. Improvvisamente, Ukyo alzò la testa e lo fissò direttamente, uno sguardo indecifrabile nei suoi occhi, mentre sembrava prendere una qualche decisione a lui sconosciuta. Poi, prima che Ranma potesse accorgersi di cosa stesse succedendo, Ukyo lo aveva raggiunto e stava premendo fermamente le labbra contro le sue. Ranma s’irrigidì, non sapendo come reagire... ... E Akane lasciò cadere il suo ombrello nel guardare attraverso la finestra - non credendo ai suoi occhi. Il suo corpo era intorpidito e lei si volse indietro, l’ombrello completamente dimenticato mentre scendeva le scale alla cieca. Nella stanza da letto, Ranma aveva infine allontanato Ukyo da sé. Guardò la sua amica, un’espressione preoccupata sul suo volto. “Ukyo,” disse, gentilmente, tranquillamente. “Mi dispiace, non...” Ukyo scosse il capo, fermandolo. Lacrime fresche si raccolsero nei suoi occhi mentre puntava lo sguardo altrove. “Vattene,” gli disse, indicando la porta. Ranma si alzò in piedi. “Stai bene?” domandò, preoccupato. Il dito di Ukyo rimase in aria, indicando silenziosamente. Lei restò calma, e continuò a rifiutarsi di guardarlo. Arrendendosi, Ranma aprì la porta e uscì dalla stanza. Si voltò un’altra volta, fissò tristemente Ukyo. Non avrebbe voluto ferirla, ma sapeva di non poter lasciare che lei si prendesse in giro... Più silenziosamente che poté, chiuse la porta. E lì, giacente a terra ai suoi piedi, c’era, abbandonato, un ombrello bagnato. Da dove veniva? Si chiese, chinandosi per prenderlo. Stringendolo tra le mani, Ranma scese le scale, per fermarsi quando si accorse dell’espressione di Konatsu. “Cosa c’è?” domandò, una paura improvvisa che si dibatteva nel profondo della sua mente. Il Kunoichi inclinò la testa nel guardarlo. “Spero non le dispiaccia che io lo chieda,” disse timidamente, “ma potrei domandare cosa è successo al piano di sopra? Quando la signorina Akane è corsa via da lì, stava piangendo terribilmente.” Ranma si fermò di colpo. “Akane?” Guardò l’ombrello, poi tornò a fissare Konatsu. “Akane era qui?” Konatsu annuì. Un’espressione di orrore attraversò il volto di Ranma e lui abbassò lo sguardo sull’ombrello. E poi, senza altre parole, corse via dal ristorante.
Fine del Capitolo 4
Note dell’autrice Non preoccupatevi, trovere ciò che la Hannya ha detto nel sogno di Akane nel prossimo capitolo, quindi non pensiate che io l’abbia buttato lì e poi me ne sia dimenticata. =) Confessione: Per Konatsu, l’ho chiamato Kunoichi. Ad essere onesta, non avevo idea di cosa significasse. Penso voglia dire “donna ninja” - o qualcosa del genere - ma l’ho sempre associato al suo nome, per qualche ragione, quindi pensavo, da qualche parte nel profondo della mia mente, “so quello che sto facendo”. Quindi, finché qualcuno non mi invii una e-mail e mi dica che si tratta di un dolce tipico giapponese o qualcosa di simile, credo che continuerò ad usare questo termine nella mia testa... Spero che questa storia vi sia piaciuta fino ad ora... Mancano solo uno o due capitoli! Beh, quando l’ho cominciata, credevo di finirla in tre capitoli - dunque è ovvio che non sono mai stata brava nel giudicare questo genere di cose... ^^
Note della traduttrice Salve a tutti, utenti di EFP! -_^ Innanzitutto, partiamo con il colmare gli eventuali dubbi che lascia la nostra mitica Angela Jewell.
La parola Kunoichi significa realmente Ninja donna, benché non sia riuscita a trovarne la radice. (Mi dispiace, ma dovrete accontentarvi! XD) Per chi volesse poi saperlo, i capitoli mancanti (quelli che devo - in parte - ancora tradurre) sono sul serio due, più l’epilogo (povera me, in che guaio mi sono cacciata! XDD..). Bene, vorrei intanto ringraziare tutti coloro i quali hanno voluto seguire ancora Three Days to Say I Love You, e chi ha posto fiducia in me (vorrei dirvi che fate male, ma non vorrei spaventarvi.. -_^); a questo proposito, colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta ChiuEs per avermi permesso di continuare la traduzione di questa fanfiction (non riterrò mai abbastanza i ringraziamenti! Grazie, grazie, grazie!), e chi ha recensito: Robbykiss akane_val gabrychan TheBestLady Goten DolceMella lavs684 Laila Vi ringrazio di tutto cuore per le recensioni: sono felice che il mio “adattamento” non vi causi problemi o noie, ma per qualunque cosa/critica/consiglio, ci tengo a ricordarvi che accetto tutto di buon grado: quindi sentitevi libere/i di dirmi ciò che sentite! ^^ E ricordate: come scrive sempre Angela Jewell (anche se finora non l’ho ancora tradotto) Reviewers = motivation to write
(Recensioni = motivazione per scrivere) Continuate a seguirci! -_^