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Autore: jewellangela    03/05/2008    15 recensioni
A Jusendou, Akane ritorna in vita… ma a che prezzo?
ATTENZIONE: Questa storia appartiene ad Angela Jewell ed io la sto traducendo con il permesso dell’autrice. ChiuEs
WARNING: This story belongs to Angela Jewell, and I’m translating it with author’s permission. ChiuEs
Dal terzo capitolo, con il permesso di ChiuEs, la traduzione sarà portata avanti da Stray cat Eyes.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tre Giorni per Dire Ti Amo

di Angela Jewell



Sommario: A Jusendou, Akane ritorna in vita... Ma a che prezzo?

Disclaimer: Come la maggior parte delle persone sa, questi personaggi non mi appartengono (sfortunatamente!) e li sto semplicemente prendendo in prestito per questa storia. Quindi, se mi farete causa, perderete e vi farete anche del male...


[Questa storia appartiene ad Angela Jewell ed è tradotta con il permesso dell’autrice.]

Stray cat Eyes





Capitolo 4
Il Terzo Giorno

La Hannya era di nuovo nella sua mente, e questa volta non c’era niente che potesse fermarla. Ma sembrava... diverso da prima. La prima volta, l’Oni aveva cercato ricordi e sensazioni felici - qualunque cosa potesse aiutarla a capire i sentimenti di lei per Ranma. Ma ora le immagini che le invadevano la mente sembravano fare l’esatto contrario; questa volta lui le gridava contro, la chiamava stupida.

I loro rispettivi nomignoli infantili echeggiarono nella sua testa mentre riviveva lotte e litigi passati - maschiaccio, stupida, senza fascino, priva di sex-appeal, pervertita - e non ci volle molto perché lei sentisse quella rabbia familiare, quella frustrazione e la tristezza caderle addosso.

La ragazza cercò di combattere quelle crudeli memorie con altre, felici e piacevoli: tentò di ricordare la volta in cui lui le aveva detto che era carina, o una volta in cui le aveva detto qualcosa di gentile - ma anche quei momenti erano troppo pochi e lontani, e subito ricordi più dolorosi vennero a rimpiazzarli...

Provò a chiuderli fuori dalla sua mente, ma niente sembrava funzionare.

E poi, senza preavviso, i ricordi svanirono e Ranma era lì, davanti a lei. Lentamente Akane cominciò a camminare verso di lui, il suo cuore palpitante - solo per fermarsi improvvisamente durante il percorso. Gli occhi di lui erano stretti dalla rabbia, e il ghigno sul suo volto la fece esitare sul parlargli.

Allora, Shampoo e Ukyo comparvero accanto a lui. Un sorriso irreale si affacciò sul viso di Ranma mentre ciascuna delle due gli afferrava possessivamente una delle braccia. “Vedi, Akane,” sembrava dire, prendendo a ridere. “Perché dovrei scegliere una stupida ragazza priva di fascino come te, quando potrei averle entrambe?” E poi si tendeva per baciare dolcemente ognuna di loro sulle labbra...

... E i ricordi ritornarono, ora più insistenti che mai.

Di nuovo stava rivivendo ogni momento che Ranma aveva trascorso con le sue altre fidanzate - le tante volte in cui era stato baciato da Shampoo - tutte le volte in cui lei lo aveva visto in una posizione sospetta con Kodachi o con l’Amazzone...

... Ranma che mangiava felice il cibo di Ukyo mentre la cuoca di Okonomiyaki lo guardava, sospirando beata. E ancora, i ricordi erano svaniti, e Shampoo, Ukyo e Kodachi la stavano guardando, soddisfatte, dei sorrisi gongolanti sui loro visi.

E fu allora che sentì la voce della Hannya nella sua mente... che insultava, che rideva. Poi, fu circondata dalle tenebre.


*----------*----------*


Akane si svegliò dal sogno; il cuore che batteva, il corpo teso.

Le parole della Hannya risuonavano nella sua testa, nonostante lei combattesse l’improvvisa paura che l’attanagliava. “Riprenditi,” ordinò, determinata, stringendo forte la coperta nei pugni. “E’ solo un sogno. Non era reale.”

Sedendosi sul letto, Akane scosse la testa, spingendo via quelle memorie indugianti. Sapeva che era inutile combatterle; una sensazione di urgenza la prese ora più che mai.

Quello era l’ultimo giorno.

Saltando giù dal letto, Akane agguantò i vestiti e si diresse velocemente in bagno. Era consapevole di avere molto tempo per rimediare. Il giorno precedente non era stata tanto aggressiva quanto avrebbe voluto...

E ora, non c’era tempo da perdere.


*----------*----------*


Giorno 3
Tentativo #3: Nabiki
(Usando il Fattore Gelosia)

Akane guardò sua sorella da vicino.

Sapeva di dover fare molta attenzione a ciò che diceva. Prendere in prestito il vestito era stato abbastanza per sollevare i sospetti di Nabiki; era sicura che sapesse già che qualcosa non andava. E ora, il fatto che fosse di nuovo da lei, chiedendole un favore, stava probabilmente solo incrementando la sua curiosità.

E l’ultima cosa che Akane voleva era una Nabiki curiosa.

“Dunque,” cominciò sua sorella, sorridendo appena. “Come posso aiutarti stavolta? Sei pronta per passare alla lingerie?”

Akane si accigliò in risposta, ma ignorò il commento. “Ho bisogno di un aiuto,” iniziò esitante.

“Per cosa?” domandò Nabiki, protendendosi verso di lei impaziente.

Akane deglutì nervosamente. “Ranma.”

La bocca di Nabiki si spalancò per la sorpresa, mentre la guardava meravigliata. “Wow,” disse infine, con gli occhi larghi. Si spinse verso di lei, osservando sua sorella con un ritrovato rispetto. “Devo ammetterlo, non pensavo che l’avresti detto direttamente: soprattutto non così presto. Di solito ostenti indifferenza o lo neghi - e poi attacchi.”

“Nabiki!” la riprese Akane, aggrottando le sopracciglia. “E’ una cosa seria. Mi serve il tuo aiuto.”

Nabiki si sporse dal letto, la sua espressione che diveniva cupa. “Certo che lo è,” replicò, nascondendo un ghigno. “Cos’ha fatto questa volta?”

Akane arrossì, dando le spalle alla sorella, troppo imbarazzata per incontrare il suo sguardo. “Non è tanto quello che ha fatto, quanto quello che non ha fatto.”

Gli occhi di Nabiki si accesero. “Ah, vedo,” rispose, con aria cospiratoria. “Così sei finalmente pronta per passare al livello successivo?” Guardò sua sorella con approvazione, poi annuì. “Beh, non posso dire che non sia stato divertente guardarvi girare intorno ai vostri sentimenti l’uno per l’altra, ma penso che quando è troppo è troppo. Quindi,” domandò, una scintilla nei suoi occhi. “Cosa posso fare per aiutarti?”

Akane si fermò, persa fra i suoi pensieri. Questa era la parte che la terrorizzava. “Ho bisogno di qualche idea,” spiegò piano, avvampando. “Voglio che mi dica - che ammetta di...” si bloccò, frustrata. Perché era così difficile dirlo? Quella era sua sorella - era Nabiki! Non era Ranma. Traendo un respiro profondo, prese il coraggio a quattro mani. “Voglio che mi dica che mi ama,” proruppe. Poteva sentire il proprio viso ardere dall’imbarazzo, mentre si accucciava giù sul pavimento.

Nabiki la guardò attentamente.

“Akane,” disse, lentamente, curiosa. “Cos’è successo esattamente a Jusendou?”

Akane alzò lo sguardo, sorpresa. Lei non poteva sapere del suo patto, vero? “Cosa vuoi dire?” domandò, cercando di sembrare indifferente.

Nabiki la guardò stranamente. “Non può essere una coincidenza,” replicò, con gli occhi stretti. “Quando Ranma se n’è andato, voi due vi parlavate appena, e poi, improvvisamente, dopo Jusendou, desideri sposarlo?” Nabiki s’interruppe, scuotendo la testa. “So che dev’essere successo qualcosa, là - e sono sicura che sia qualcosa di grosso - qualcosa che non ci hai detto. Non avresti accettato di sposare Ranma senza una buona ragione.”

“Avevo una buona ragione,” ribatté lei sulla difensiva, raddrizzando la schiena. “Dovevo farlo, o non avrebbe ottenuto la Nanniichuan!”

Nabiki rise. “Akane,” disse, incredula. “Pensi davvero che crederei che quella era l’unica ragione? Sappiamo entrambe che papà gliel’avrebbe data lo stesso. Avresti potuto più semplicemente dire di no.”

“Ti ho già detto che cosa è successo,” disse lei, a disagio, cambiando velocemente argomento. “Non so cos’altro vuoi che ti dica.”

Sua sorella alzò un sopracciglio. “Non ti sto chiedendo di quello che ci hai detto,” spiegò, incrociando le braccia contro il petto. “Ti sto chiedendo di quello che hai tralasciato.”

Spostando i suoi occhi sulla finestra, Akane sospirò. A volte Nabiki era troppo percettiva per poterle piacere. Sapeva che avrebbe dovuto andare prima da Kasumi...

“Beh?” incalzò Nabiki impazientemente.

Akane sospirò in segno di sconfitta, cedendo. Non ci volle molto per raccontare a sua sorella tutto ciò che era accaduto a Jusendou - specialmente la sua esperienza quasi-mortale. Quando erano tornati a Nerima, all’inizio, tutti avevano pensato che fosse meglio tralasciare il fatto che lei era stata vicina a morire: se non altro per evitare che Soun si preoccupasse inutilmente. Quando lei ebbe finito, Nabiki - la sua flemmatica, irremovibile sorella - la guardò un po’ impallidita. Non ci mise tanto, comunque, per riacquistare la propria compostezza.

Akane rabbrividì al pensiero di come avrebbe reagito se avesse saputo tutta la verità. Ma non c’era modo in cui potesse parlarle della Hannya e dell’accordo preso con lei...

“Lo ami davvero, è così?”

Lei alzò lo sguardo, stupita di vedere l’espressione seria sul viso di Nabiki. La sua sorella maggiore la stava guardando con un misto di ammirazione e sorpresa, nonostante vi fosse un’altra emozione, qualcosa di indecifrabile che stava sotto la superficie. Era invidia? L’espressione svanì altrettanto velocemente quanto era apparsa...

Akane, incapace di formulare parole, annuì semplicemente.

Sospirando, Nabiki si guardò attorno nella stanza. “Bene, non posso dire di capire davvero cosa ci trovi in lui... ma se è quello che vuoi, allora ti aiuterò.” Tornò a voltarsi verso di lei, con aria seria. “E la risposta è così semplice, che non ti chiederò nulla in cambio.”

Akane aspettò pazientemente, col cuore che batteva. Se qualcuno poteva risolvere il suo problema, sapeva che sarebbe stata Nabiki...

“Akane,” disse sua sorella lentamente, fermamente. “Diglielo.”

Lei sentì il cuore spezzarsi a quelle parole. Scuotendo il capo, cercò di mantenere la propria voce salda. “Non posso dirlo,” finì, vacillante.

Nabiki gemette. “Pensaci, Akane,” le disse, protendendosi verso di lei. “E’ di Ranma che stiamo parlando. Senza offesa, ma guardiamo in faccia la realtà: il ragazzo è troppo ottuso per immaginare una cosa simile tutto da solo. L’unico modo per farglielo dire, è che tu lo dica per prima.”

“Ma non posso,” insisté Akane, abbassando la voce. “Hai visto cos’è successo con Shampoo e Ukyo... dirglielo lo allontanerebbe soltanto.”

Nabiki rise. “Akane,” disse, “sei proprio una sciocca.”

La sua testa scattò a quelle parole. “E questo che significa?” domandò, fissando sua sorella.

Nabiki sospirò frustrata nell’incontrare lo sguardo di Akane. “Quello che intendo,” reiterò, “è che non puoi comparare la tua situazione a quella di Shampoo o di Ukyo. Primo, tu non gli hai mai dato la caccia - hai sempre negato il fidanzamento, e lottato con le unghie e con i denti.” Si interruppe per sorridere. “Questo vuol dire che una tua dichiarazione significherebbe qualcosa. Sei l’unica che non l’abbia trattato come un trofeo da vincere - e secondo,” continuò, contando sulle dita i punti che elencava, “quello stupido ama te. Se avesse amato una di loro, se ne sarebbe andato già da tempo.”

Akane si voltò, dandole la schiena. “Anche se mi ama veramente,” controbatté, “parte del motivo è anche il fatto che lui si senta in dovere. E l’ultima cosa che voglio è che si senta obbligato a ricambiare i miei sentimenti.” Si fermò, sorpresa dalla forza delle proprie parole. Fu solo allora che si accorse di credere davvero ad ogni cosa che stava dicendo. Si voltò ancora verso sua sorella, i suoi occhi preoccupati. “E’ per questo che voglio che sia lui a dirlo per primo. Allora saprò che non mi ricambia soltanto a causa dei nostri padri, e del suo onore.”

Nabiki annuì, comprendendo. “Cercherò di pensare ad una via alternativa,” la rassicurò.

Akane sospirò, sollevata. “Grazie,” rispose.

Nabiki rimase in silenzio per diversi minuti, riflettendo. “C’è un altro modo,” disse lentamente, sollevando lo sguardo. “Sai quanto geloso possa essere Ranma - quindi perché non sfrutti questo? Se penserà di poterti perdere, forse avrà più voglia di dirtelo per evitarlo.”

“Geloso?” Akane lasciò che quella parola le rotolasse sulla lingua. Sembrava una buona idea, “Ma come?” chiese.

Nabiki fece spallucce. “Usa Ryoga, o Mousse o chiunque altro. Ranma,” spiegò, battendo le palpebre, “penserà al resto.”

Akane ripensò a tutte le volte in cui Ranma era stato geloso. Ricordava ancora quanto arrabbiato e ferito fosse stato quando pensava che lei gli avesse preferito Shinnosuke... o quanto si fosse dato da fare per sabotare il suo appuntamento con Ryoga. Con Shinnosuke, aveva quasi rinunciato a lei...

Ma quello era prima di Jusendou, ricordò a se stessa.

Avrebbe voluto sapere come lui si sarebbe comportato, ora. Si sarebbe quietamente arreso come prima? O avrebbe combattuto per lei? In ogni caso, doveva ammettere che l’idea suonava interessante...

“E’ una buona idea,” disse lentamente, dando voce ai propri pensieri, “ma non credo che Ranma sia capace di essere geloso di Mousse - lui è innamorato di Shampoo. E non sono sicura di dove sia Ryoga. E’ scomparso proprio dopo il matrimonio fallito.”

“Beh, c’è sempre Kuno,” replicò Nabiki con un sorriso compiaciuto.

Akane la guardò come se le fossero spuntate due teste. “Neanche per idea,” ribatté, montandosi al solo pensiero. “Inoltre,” aggiunse, “Ranma non crederebbe mai che ho un appuntamento con Kuno. E non c’è modo in cui ne sia geloso - disgustato, sì - ma non geloso.”

Nabiki sembrò pensierosa per un momento. “Visto che Ranma sa che tu non daresti mai volentieri un appuntamento a Kuno, questo potrebbe giocare a tuo vantaggio,” ribatté, pensosamente. Un piccolo sorriso stava nascendo sul suo volto mentre l’inizio di un’idea prendeva forma. “Potrebbe immaginare da sé che sei sotto una sorta di incantesimo o qualcosa del genere,” fece spallucce.

“Ma non accadrà,” disse Akane, accigliandosi.

Nabiki sospirò frustrata guardando sua sorella. “La pensi come se fosse tutto sbagliato, Akane,” le disse. “Non c’è niente di male nel lasciargli credere che tu sia sotto una qualche maledizione. Oltretutto,” continuò. “Non si sa mai... potrebbe essere la spinta in più di cui ha bisogno.”

“Ma io non voglio indurlo con l’inganno a dirlo,” protestò lei, ricordando le parole dell’Oni.

Nabiki scosse la testa, guardandola un po’ seccata. “Non sto esattamente dicendo di ingannarlo,” disse lentamente. “Solo di... fuorviarlo un pochino.”

Akane la guardò dubbiosa. “Come può essere diverso da Shampoo che usa la spilla della discordia?” domandò.

“Perché,” replicò Nabiki, freddamente. “Non lo staresti forzando ad ammettere nulla - starebbe facendo tutto lui. Non è come se io fossi dietro di lui sussurrando ‘Hey, Ranma! Dille che l’ami - questo spezzerà l’incantesimo!’ Inoltre,” proseguì, “non è una solida garanzia che funzioni del tutto. Ma non puoi mai saperlo,” aggiunse con un’alzata di spalle.

“E se invece colpisse Kuno?” domandò Akane, ricordando i soliti modi di Ranma con il fastidioso Kendoista.

Nabiki si fermò. “Se ci prova, tu gettati davanti a Kuno per fermarlo. Sai che Ranma non farebbe nulla se ci sei tu fra loro. Aggiungi un paio di lacrime, e lui sarà in mano tua.”

Akane parve pensierosa per un attimo. C’erano molte cose che le piacevano, in quell’idea - ma altrettante che non le andavano giù. Ma, odiava ammetterlo, la parte più promettente del piano era che non c’era nessun altra idea a competere con quella... ed ora non c’era tempo per essere esigente.

“Beh, prendere o lasciare,” disse Nabiki, che sembrava improvvisamente disinteressata e annoiata. “Ma è tutto quello che posso inventarmi con così poco preavviso. Chiedimelo di nuovo domani, se non funziona. Magari allora avrò pensato a qualcos’altro.”

Akane annuì con fare assente, i suoi pensieri che vagavano. Non importava cosa sarebbe successo, doveva far sì che funzionasse - avrebbe anche potuto non avere un domani per tornare...


*----------*----------*


L’incontro con Nabiki era andato sorprendentemente bene. Non si era lasciata sfuggire nulla sulla Hannya, o sul patto che aveva fatto con lei. E più pensava al suo piano, più le piaceva. Nonostante detestasse il pensiero di fingere di essere innamorata di Kuno, sapeva che avrebbe potuto essere ciò di cui Ranma aveva bisogno per dirle quelle parole...

Dopotutto, quando lei aveva inghiottito la pillola che l’avrebbe fatta innamorare per un giorno, Ranma aveva voluto ritrasformarsi in un ragazzo solo per lei - e quello era stato soltanto per un giorno! La sua situazione con Kuno non sarebbe stata tanto diversa, cercò di convincersi.

Akane rinforzò la propria determinazione, dirigendosi fuori della porta verso il dojo, raccogliendo tutto il suo coraggio. Sapeva che Ranma era lì che si allenava - era l’unico posto in cui sapeva di poterlo trovare sempre, ogni volta che lui non era a tavola, divorando la cucina di Kasumi.

Con mano salda e sicura, Akane fece scivolare la porta scorrevole, solo per essere più vicina ad avere altre difficoltà. Ranma era là, davanti a lei, un’espressione sorpresa sulla sua faccia mentre guardava la sua fidanzata. Akane scacciò via il ricordo del suo sogno, sorridendogli impacciata.

“Ah, ehi, Akane,” disse lui, sorridente. “Che c’è?”

Akane arrossì, abbassando lo sguardo sul pavimento. “Veramente, stavo cercando te,” rispose, cercando di suonare indifferente.

Gli occhi di Ranma si allargarono, guardandola. “Me?” domandò, deglutendo nervosamente.
“Guarda, Akane, giuro che non ho fatto niente,” disse, sulla difensiva. “Quando mi sono svegliato lei era già...” s’interruppe, accorgendosi dello sguardo assente negli occhi di lei. “Ehm, comunque, è stato solo un malinteso,” terminò ingenuamente.

Akane lo fissò, colta di sorpresa. Di cosa diavolo stava parlando?, avrebbe voluto sapere. “Lo so,” replicò, cercando di fare del suo meglio per non suonare confusa dal suo commento. L’ultima cosa che voleva era litigare con lui. “Speravo solo che tu potessi incontrarmi al parco tra una mezzora,” disse, tentando di sorridere.

Ranma appariva visibilmente rilassato alle sue parole, e la mano gli scivolò inavvertitamente dietro la testa. “Ah, sì, certo,” disse, sorridendo. “Ma perché vuoi che ci incontriamo lì, Akane? Voglio dire, non possiamo semplicemente andarci insieme?”

Era tipico di Ranma essere gentile proprio quando lei era in procinto di mentirgli, pensò abbattuta. Scuotendo la testa, si accigliò. “Ho alcune cose da sbrigare, prima,” rispose, anche se dovette lottare contro un improvviso senso di colpa.
Lanciandogli un rapido sguardo, sorrise. “Ma ti aspetterò alla fontana, okay? E non fare tardi!” aggiunse velocemente, prima di voltarsi per andarsene.

Ranma annuì semplicemente.

Incedendo oltre le porte esterne, Akane si diresse verso la residenza privata Kuno. Sapeva che convincere Kuno ad andare con lei sarebbe stato facile - bisognava solo che convincesse se stessa a pronunciare le parole che la terrorizzavano...


*----------*----------*


Una mezzora dopo, Ranma si stava dirigendo al parco, tenendosi facilmente in equilibrio sul recinto di rete d’acciaio nel correre. Avrebbe voluto sapere perché, per prima cosa, Akane desiderava incontrarlo al parco... Aveva diverse idee; sperava solo che nessuna di quelle fosse esatta.

Non poteva negare che, da quando erano tornati dal viaggio, la sua fidanzata si era comportata stranamente. Non era necessariamente un cattivo cambiamento - infatti, per la verità gli piaceva, segretamente. Dopotutto, non era da tutti i giorni che la sua fidanzata, maschiaccio privo di fascino, si facesse in quattro per essere carina con lui. Ma, nonostante questo, lui ancora non riusciva a trovarsi a proprio agio con quel cambiamento.

Non era sicuro del come o del perché, ma sapeva che aveva qualcosa a che fare con Jusendou.

Jusendou.

Ancora adesso, tre giorni dopo, il solo menzionare quel posto gli faceva venire i brividi lungo la spina dorsale. Aveva cercato di liberarsi dei ricordi - aveva provato con la meditazione e con l’immergersi nelle arti marziali - ma nulla sembrava funzionare.

Non riusciva ancora a scacciare dalla sua mente l’immagine di Akane morente tra le sue braccia.

Da che erano tornati, c’era sempre stata quella paura nascosta in un angolo della sua mente. Una paura irrazionale che ancora qualcosa non andasse bene. Il che sembrava completamente sbagliato. Dopotutto, aveva seguito tutte le regole del caso - sconfitto l’uomo cattivo, salvato la ragazza - quindi perché sentiva che c’era ancora qualcosa fuori posto?

Ranma lanciò uno sguardo al cielo, infastidito dalla visione di nuvole nere che si addensavano sopra di lui. Grandioso, pensò arrabbiato, proprio quello che mi serviva - pioggia. Prima che potesse completare il pensiero, gocce di pioggia avevano cominciato a cadere, e presto si ritrovò più piccolo, più furioso, e donna.

Sospirando dalla frustrazione, smise di correre. Sapeva che il locale “da Ucchan” era lì vicino, e non poteva fare a meno di bramare dell’acqua calda ed un ombrello - e magari anche del cibo caldo. Nonostante avesse appena divorato alcuni dei manicaretti di Kasumi, sapeva di avere ancora spazio per una Okonomiyaki o due. Ed era anche già in ritardo, quindi che differenza faceva qualche minuto in più? Almeno, quando fosse arrivato, avrebbe potuto dire di essersi fermato in un negozio per prendere un ombrello per lei.

Inoltre, cercò di convincersi, Akane non sarebbe stata tanto stupida da aspettarlo in piedi sotto la pioggia. Probabilmente, appena aveva cominciato a piovere, lei aveva deciso di tornare a casa. Annuendo risoluto, Ranma cambiò velocemente direzione, dirigendosi verso il ristorante di Ukyo.

Poteva sempre parlare ad Akane più tardi, decise.


*----------*----------*


Akane s’infuriò silenziosamente correndo per le strade, cercando Ranma. L’ombrello che Kuno le aveva prestato volava dietro di lei mentre correva, sospinto dal vento. Nonostante facesse un buon lavoro nel proteggerla da gran parte della pioggia, piccole, occasionali raffiche di vento continuavano a spostarlo nel tentativo di metterlo in difficoltà. Il suo viso e le mani erano freddi mentre stringeva il manico, e malediva la propria stupidità per non essersi cambiata i vestiti nei pochi minuti che aveva usato per correre a casa. Aveva imparato a proprie spese che il vestito color rosa chiaro che aveva scelto specificamente per quella occasione non serviva a riscaldare. Aveva freddo, ed era bagnata e avvilita.

E sapeva che il tempo che le rimaneva stava lentamente scorrendo via...

Il suo fidanzato aveva mancato di venire al parco come aveva detto che avrebbe fatto e, come risultato, lei aveva dovuto difendersi da Kuno per un’intera mezzora mentre aspettava il suo arrivo. Il capoclasse aveva preso la pioggia come un segno degli Dei - affermando che avrebbero dovuto andare in una casa da té dove avrebbero riscaldato i loro corpi tanto quanto i loro cuori, ed era stato fastidiosamente insistente finché non avevano raggiunto la meta.

Avrebbe dovuto sapere che il piano non avrebbe funzionato.

Stare accanto a Kuno per cinque minuti era stato molto più di quanto lei potesse sopportare - fingendo che lui le piacesse, si era accorta che la cosa rasentava l’impossibilità - specialmente quando non sapeva se il risultato finale sarebbe stato quello di cui lei aveva bisogno. E dopo che il Kendoista l’aveva abbracciata per la centesima volta, aveva infine deciso che quando era troppo, era troppo. Con un calcio ben piazzato, lo aveva spedito in volo.

Ora, il suo piano era rovinato. Non aveva nessuna idea, il suo fidanzato non c’era, e il tempo stava scadendo.

E dove poteva essere Ranma? Akane diede uno sguardo alla vetrina di un altro negozio nel passare, cercando la familiare camicia rossa cinese e la treccia, solo per non trovare nulla. E perché, fra tanti giorni, proprio oggi quello stupido doveva farla aspettare, pensò furiosamente. Lanciando uno sguardo veloce all’orologio, Akane sentì il suo cuore stringersi dolorosamente nel petto.

Doveva trovarlo alla svelta.

Affrettando il passo, prese a dirigersi verso il locale “da Ucchan”. Sapeva che era un tiro a lunga distanza, ma se lui non era casa, sapeva anche che c’erano buone possibilità che fosse con Shampoo o con Ukyo. Ricordando il suo sogno, Akane fece del suo meglio per combattere la rabbia e la gelosia che riaffioravano al solo pensiero.

Pregò, per il bene di entrambi, che lui fosse da qualche altra parte...


*----------*----------*


Ranma, intanto, era da Ucchan. L’artista marziale era seduto di fronte alla sua “fidanzata carina”, e si agitava nervosamente. Le parole “Ran-chan, dobbiamo parlare,” avevano riacceso in lui una paura che poche altre parole avrebbero potuto. Sperava solo che non fosse qualcosa di eccessivamente serio. Akane si sarebbe già arrabbiata parecchio per il suo ritardo - l’ultima cosa che voleva era avere un’altra donna arrabbiata a suo carico.

“Allora, che c’è Ucchan?” domandò. Cercò di suonare indifferente e incurante, ma si trovò a fallire miseramente.

Ukyo si sedette ragguardevole davanti a lui, le mani in grembo. Ranma la guardò nervosamente, a disagio con la ragazza seria e determinata che gli sedeva di fronte. Guardando momentaneamente altrove, tentò di distrarsi gettando uno sguardo nella stanza di lei - come sempre, era per lo più vuota e spoglia. Un piccolo futon e una cassettiera erano l’unico arredo: non poteva evitare di compararla a quella di Akane, la cui stanza sembrava sempre riempita con di tutto e di più - un barbo, un giornale, un libro di scuola. Non si era mai accorto di quanto le due ragazze fossero diverse tra loro... e non riusciva a credere che due camere da letto potessero essere così differenti.

“Deve essere destino,” disse Ukyo infine, alzando lo sguardo su di lui mentre rideva affabilmente. “Sei venuto proprio quando stavo pensando a te.”

“Ehm, certo,” disse Ranma goffamente, muovendosi a disagio sotto il suo sguardo. “E grazie per avermi dato l’acqua calda,” aggiunse, accennando al suo attuale aspetto fisico. “Non pensavo che oggi avrebbe piovuto.”

“Non è niente,” replicò Ukyo, sorridendo.

“Allora, cosa c’è, Ucchan? Di cosa volevi parlarmi?”

La sua amica d’infanzia lo guardò, per poi riportare velocemente il suo sguardo al pavimento. “Bene,” disse piano, la sua voce appena tremante malgrado i suoi sforzi per controllarla. “C’è qualcosa che ho bisogno di sapere: qualcosa che vorrei sapere già da molto tempo.” Fece una pausa, tornando a fissarlo, la sua mascella irrigidita con risolutezza. “Ranma,” domandò. “Tu ami Akane?”

La bocca di Ranma si spalancò per la sorpresa mentre la guardava. Ukyo, comunque, non aspettò una sua risposta. “Quello che voglio dire,” proseguì, arrossendo furiosamente, “è che ho sentito di ciò che è successo a Jusendou, e poi con il tuo matrimonio...” deviò, scuotendo la testa con determinazione. “Ranma,” ripeté, la sua voce salda. “ho bisogno di sapere di chi sei innamorato. Se non è lei, allora significa che sono io, giusto?”


Ranma emise un respiro profondo, fissando arrabbiato fuori della finestra. “Diamine,” si lamentò, arrossendo un po’. “Perché la gente continua a chiedermelo? Prima Akane, ed ora tu?”

Gli occhi di Ukyo si allargarono per lo stupore, e lei si protese in avanti. “Quindi non la ami?” chiese conferma, la sua voce speranzosa. “Cioè, ho sempre pensato che non l’amassi, ma volevo esserne sicura,” aggiunse velocemente. Il suo viso era raggiante di felicità nel guardarlo.

Ranma fissò il pavimento, sfuggendo agli occhi di lei. Prendendo un respiro profondo, rialzò lo sguardo verso la ragazza. “Ukyo,” disse dolcemente, in tono di scusa. “Io non posso sposarti... Lo sai questo, vero?” Guardò, tormentato dal senso di colpa, il suo volto abbassarsi e le lacrime cominciarono a raccogliersi nei suoi occhi.

Lei scosse la testa, ricacciando indietro le lacrime. “Certo che puoi,” replicò quietamente, fissandosi le mani. “Tu non la ami, quindi non c’è niente che possa impedirtelo.”

“Non ho detto che...” Ranma si fermò e sospirò. “Vedi, la verità è che io e Akane ci sposeremo, che lo vogliamo o no. E’ solo questione di tempo.” Si interruppe, guardandola con la coda dell’occhio. “Ma voglio che continuiamo ad essere amici, Ukyo - non importa ciò che accadrà.”

Ukyo alzò lo sguardo, adirata e con gli occhi spalancati. “Amici?” chiese incredula. Rise amaramente, mordendosi il labbro tremante, il suo corpo scosso nonostante cercasse di controllarsi. “Mi hai mai vista come qualcosa di più?” domandò incerta, piena di risentimento.

Ranma rimase in silenzio.

“Non è giusto,” continuò arrabbiata, asciugandosi le lacrime. “Come potevo avere una possibilità, quando tu ti rifiutavi di ammettere il fatto che ero solo un’amica?”

“Ukyo...” Ranma la guardò vulnerabile, incerto su cosa dire. Odiava vederla così triste e addolorata.

Improvvisamente, Ukyo alzò la testa e lo fissò direttamente, uno sguardo indecifrabile nei suoi occhi, mentre sembrava prendere una qualche decisione a lui sconosciuta. Poi, prima che Ranma potesse accorgersi di cosa stesse succedendo, Ukyo lo aveva raggiunto e stava premendo fermamente le labbra contro le sue. Ranma s’irrigidì, non sapendo come reagire...

... E Akane lasciò cadere il suo ombrello nel guardare attraverso la finestra - non credendo ai suoi occhi. Il suo corpo era intorpidito e lei si volse indietro, l’ombrello completamente dimenticato mentre scendeva le scale alla cieca.

Nella stanza da letto, Ranma aveva infine allontanato Ukyo da sé. Guardò la sua amica, un’espressione preoccupata sul suo volto. “Ukyo,” disse, gentilmente, tranquillamente. “Mi dispiace, non...”

Ukyo scosse il capo, fermandolo. Lacrime fresche si raccolsero nei suoi occhi mentre puntava lo sguardo altrove. “Vattene,” gli disse, indicando la porta.

Ranma si alzò in piedi. “Stai bene?” domandò, preoccupato.

Il dito di Ukyo rimase in aria, indicando silenziosamente. Lei restò calma, e continuò a rifiutarsi di guardarlo.

Arrendendosi, Ranma aprì la porta e uscì dalla stanza. Si voltò un’altra volta, fissò tristemente Ukyo. Non avrebbe voluto ferirla, ma sapeva di non poter lasciare che lei si prendesse in giro...

Più silenziosamente che poté, chiuse la porta. E lì, giacente a terra ai suoi piedi, c’era, abbandonato, un ombrello bagnato.

Da dove veniva? Si chiese, chinandosi per prenderlo.

Stringendolo tra le mani, Ranma scese le scale, per fermarsi quando si accorse dell’espressione di Konatsu. “Cosa c’è?” domandò, una paura improvvisa che si dibatteva nel profondo della sua mente.

Il Kunoichi inclinò la testa nel guardarlo. “Spero non le dispiaccia che io lo chieda,” disse timidamente, “ma potrei domandare cosa è successo al piano di sopra? Quando la signorina Akane è corsa via da lì, stava piangendo terribilmente.”

Ranma si fermò di colpo. “Akane?” Guardò l’ombrello, poi tornò a fissare Konatsu. “Akane era qui?”

Konatsu annuì.

Un’espressione di orrore attraversò il volto di Ranma e lui abbassò lo sguardo sull’ombrello. E poi, senza altre parole, corse via dal ristorante.



Fine del Capitolo 4



Note dell’autrice

Non preoccupatevi, trovere ciò che la Hannya ha detto nel sogno di Akane nel prossimo capitolo, quindi non pensiate che io l’abbia buttato lì e poi me ne sia dimenticata. =)

Confessione: Per Konatsu, l’ho chiamato Kunoichi. Ad essere onesta, non avevo idea di cosa significasse. Penso voglia dire “donna ninja” - o qualcosa del genere - ma l’ho sempre associato al suo nome, per qualche ragione, quindi pensavo, da qualche parte nel profondo della mia mente, “so quello che sto facendo”. Quindi, finché qualcuno non mi invii una e-mail e mi dica che si tratta di un dolce tipico giapponese o qualcosa di simile, credo che continuerò ad usare questo termine nella mia testa...

Spero che questa storia vi sia piaciuta fino ad ora... Mancano solo uno o due capitoli! Beh, quando l’ho cominciata, credevo di finirla in tre capitoli - dunque è ovvio che non sono mai stata brava nel giudicare questo genere di cose... ^^



Note della traduttrice

Salve a tutti, utenti di EFP! -_^

Innanzitutto, partiamo con il colmare gli eventuali dubbi che lascia la nostra mitica Angela Jewell.
La parola Kunoichi significa realmente Ninja donna, benché non sia riuscita a trovarne la radice. (Mi dispiace, ma dovrete accontentarvi! XD)

Per chi volesse poi saperlo, i capitoli mancanti (quelli che devo - in parte - ancora tradurre) sono sul serio due, più l’epilogo (povera me, in che guaio mi sono cacciata! XDD..).

Bene, vorrei intanto ringraziare tutti coloro i quali hanno voluto seguire ancora Three Days to Say I Love You, e chi ha posto fiducia in me (vorrei dirvi che fate male, ma non vorrei spaventarvi.. -_^); a questo proposito, colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta ChiuEs per avermi permesso di continuare la traduzione di questa fanfiction (non riterrò mai abbastanza i ringraziamenti! Grazie, grazie, grazie!), e chi ha recensito:

Robbykiss

akane_val

gabrychan

TheBestLady

Goten

DolceMella

lavs684

Laila

Vi ringrazio di tutto cuore per le recensioni: sono felice che il mio “adattamento” non vi causi problemi o noie, ma per qualunque cosa/critica/consiglio, ci tengo a ricordarvi che accetto tutto di buon grado: quindi sentitevi libere/i di dirmi ciò che sentite! ^^

E ricordate: come scrive sempre Angela Jewell (anche se finora non l’ho ancora tradotto)

Reviewers = motivation to write
(Recensioni = motivazione per scrivere)

Continuate a seguirci! -_^


  
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