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Autore: Angie Mars Halen    27/11/2013    3 recensioni
Nikki sta attraversando il periodo più buio della sua vita e ha l’occasione di incontrare Grace. Dopo il loro primo e burrascoso incontro, tra i due nasce una profonda amicizia e Grace decide di fare del suo meglio per aiutare e sostenere il bassista. Inizialmente Nikki è felice del solido rapporto che si è creato tra lui e questa diciassettenne sconosciuta, ma subentrerà la gelosia nel momento in cui lei inizierà a frequentare uno dei suoi compagni di band. Mentre dovrà fare i conti con questo, Grace, che è molto affezionata a lui e quindi non vuole abbandonarlo, dovrà fare il possibile per non essere trascinata nell’abisso oscuro di Sikki.
[1987]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13) GRACE

Nikki mi aveva portata in un luogo buio e isolato dal resto del mondo che, francamente, non mi ispirava molta fiducia. All’inizio mi ero pentita di essere salita in moto con lui, poi avevo seguito il suo consiglio di andare a guardare cosa c’era oltre i cespugli e avevo cambiato completamente idea. Da lì avevo una vista suggestiva di tutta Hollywood: le luci tremolavano in silenzio nell’atmosfera come un campo di lucciole, e i viali principali, come il Sunset, l’Hollywood e il Santa Monica, sembravano fiumi luminosi che scorrevano nella pianura. Mi appoggiai al guardrail e inspirai l’aria fragrante di oleandro e arbusti, provando un inebriante senso di libertà. La mia casa distava solo pochi chilometri da quel posto in cima al mondo, ma a me sembrava di essere lontana anni luce da tutto e tutti. Non riuscivo a concepire l’idea che quell’angolo di paradiso si trovasse vicino a una metropoli rumorosa e affollata come Los Angeles, che ora stava brulicando sotto di me senza che ne sentissi i rumori. Ebbi la sensazione di essere sorda. Sentii la mano di Nikki appoggiarsi appena sulla mia spalla e mi voltai di colpo, accorgendomi solo in seguito che stava sorridendo, soddisfatto di avermi colta di sorpresa un’altra volta.

“Hai visto che posto figo?” domandò.

“Sì, è proprio bello. Pensa alla confusione che c’è là sotto e alla pace che c’è qui. Non è assurdo?”

Nikki annuì e puntò un dito verso un ammasso di luci davanti a noi. “Laggiù c’è lo studio di registrazione in cui lavoro. Là, invece, vicino al Sunset, c’era la casa in cui abitavamo prima.”

“Abitavate tutti insieme?”

“Tutti tranne Mick, ma te ne parlerò in un altro momento,” precisò, poi riprese a indicare. “E per finire, circa là, c’è il benzinaio da cui siamo partiti.”

“Abbiamo fatto un sacco di strada,” constatai stupita.

Nikki prese posto accanto a me sul guardrail. “Non sembri una abituata a spostarsi molto da Van Nuys.”

“In effetti, no,” ammisi. “Senza contare Long Beach e San Diego, il massimo che ho visto è stata San Francisco. Per il resto non sono mai uscita dalla California. Ho fatto qui tutte le mie vacanze perché i miei dicono che abbiamo il mare e quindi non ha senso andare altrove.”

“Da stasera potrai dire che hai visto Hollywood dall’alto,” esclamò Nikki, ed era proprio così.

“Tra quanto ripartiamo?” domandai all’improvviso, pentendomi subito dopo di aver rovinato la magia di quell’attimo.

Nikki aggrottò le sopracciglia. “Siamo appena arrivati e vuoi già andare via? Aspetta almeno che mi riposi prima di tornare a guidare fino a Van Nuys!”

“No, però a casa ho una famiglia che mi aspetta,” ribattei con l’agitazione che cominciava a salire al solo pensiero della ramanzina che mi avrebbero fatto per il ritardo che stavo accumulando. E se poi, preoccupati, i miei genitori avessero chiamato Elisabeth per chiederle se fossi da lei? E se Beth, tragica com’era, temendo che potesse essermi successo qualcosa, avesse raccontato loro che ero entrata nella Villa e che mi aveva vista tornare a casa con uno strano individuo dalla faccia poco raccomandabile?

Nikki allungò un braccio per strappare un filo d’erba verde che cresceva miracolosamente sotto il guardrail. “Appunto, tu hai una famiglia, mentre io sono da solo. Resta un po’ di più qui con me.”

Era triste che non avesse nessuno e che si fosse ridotto a chiedere a me, che conosceva da poco, di restare a fargli compagnia, ma mi sembrava assurdo dal momento che era una persona famosa. Quando gli chiesi che fine avessero fatto i suoi compagni di band e i suoi amici, lanciò il filo d’erba giù dal fianco della collina con un movimento secco del polso.

“Quei tre che suonano con me hanno i fatti loro da sbrigare. Per quanto riguarda gli amici, non ne ho molti. Tutti vengono da me perché sono chi sono, ho i soldi e la roba che gira in casa,” disse tutto d’un fiato, gli occhi strizzati per lo sforzo. Sembrava che si fosse appena liberato di un peso opprimente.

“Io non vengo da te solo perché sei famoso,” gli ricordai. Volevo fargli sapere che, per quanto strano, tenevo al nostro rapporto, ma appena sentì quelle parole vidi i suoi occhi brillare.

Si avvicinò a me strisciando sul guardrail impolverato, quasi arrancando. “Tendo a non fidarmi molto della gente perché ho imparato che bisogna fare così, quindi non prendertela se un po’ stento a crederci. Se però è tutto vero, ti ringrazio.”

“Ti assicuro che non ti sto prendendo in giro.”

Lo vidi avvicinarsi ancora, sempre di più, e non sembrava avere intenzione di fermarsi. Fui tentata ad allontanarmi ma non feci in tempo perché Nikki fu più veloce di me e mi fermò prendendomi delicatamente per un braccio. Mi fece sedere di nuovo sul guardrail e, senza che me lo aspettassi, mi baciò. Fu un bacio lento al quale mi abbandonai senza muovere un muscolo. Il tempo si era fermato di nuovo, stavolta su una collina sopra Hollywood, immersi nel silenzio e in un mondo parallelo a quello reale. Non riuscivo ancora a credere che fosse vero, ma pensai che se lo fosse stato non avrei saputo se restare o scappare. Nikki mi abbracciò e appoggiò una guancia sulla mia testa, e intanto io continuavo a pensare a come reagire perché non sapevo se esserne felice o interrompere tutto bruscamente. Come se avesse percepito la confusione che avevo in testa in quel momento, Nikki sciolse l’abbraccio all’improvviso e si alzò di fretta dal guardrail pulendosi i pantaloni dalla polvere.

“È già ora di tornare a casa?” domandai con una punta di delusione nella voce.

Nikki annuì. “Non eri tu quella che voleva ripartire subito?”

“Prima, ma adesso...” mi morsi l’interno di una guancia, incapace di trovare un seguito alla mia frase.

Nikki si avviò verso la moto. “Se vuoi puoi venire da me.”

“Non penso sia una buona idea.”

“No, forse non lo è,” ripeté tra sé mentre mi porgeva il casco, poi spalancò gli occhi e sorrise come se avesse appena avuto un’illuminazione. “Sai cosa facciamo? Ti porto in un posto che ti piacerà. Ci stai?”

“Dove?”

Ripescò la chiave dalla tasca e la inserì nella toppa. “La nostra sala prove. Ti piacerà, vedrai.”

Mise in moto e partimmo con un rombo, e stavolta riuscii a trovare la sicurezza di tenermi stretta a lui senza dovermi aggrappare alle maniglie sotto il sedile. Tornammo a Hollywood ma, anziché svoltare per raggiungere Van Nuys, Nikki tirò dritto lungo il Sunset e, tagliando per delle strade laterali, mi portò davanti a un edificio basso che aveva tutta l’aria di essere un garage o un’officina chiusa. Nikki scese dalla motocicletta, si guardò intorno con circospezione ed estrasse dalla tasca un mazzo di chiavi con le quali aprì una piccola porta di lamiera, a sua volta inserita in un portone più grande dipinto di un grigio-azzurro opaco. Lo seguii e mi ritrovai in un piccolo ingresso abbellito alla meglio con una pianta da interni sofferente e un tavolino con un paio di sedie. Un’altra porta, stavolta più spessa di quella principale, conduceva a una stanza enorme che scoprii essere la sala prove e il magazzino del gruppo. C’erano bauli ammucchiati ovunque, impilati senza criterio e molto pericolosamente, e più in là c’erano una batteria e, sul piedistallo e coperta da un telo nero, una chitarra o un basso. Nikki mi spiegò che era lì che a volte si trovavano per suonare, e che per questo motivo quel magazzino era diventato come una seconda casa. A prova di ciò che aveva appena detto, c’era anche un divano a quadri abbandonato in un angolo con tutti i cuscini ribaltati, un tavolino con dei posacenere e un plaid appallottolato.

“Opera di Tommy,” precisò mentre si affrettava a piegare la coperta. “Avrai modo di conoscerlo.”

Non ci tenevo molto a fare la conoscenza anche degli altri due, tuttavia sapevo che, se avessimo continuato a frequentarci, prima o poi sarebbe successo.

Nikki raggiunse a grandi passi un mobiletto privo di un’anta e ci infilò una mano dentro per prendere una bottiglia. “Vuoi qualcosa da bere? Dovremmo avere della birra da qualche parte.”

“Ho bisogno di qualcosa di leggero. Sei sicuro di non avere della soda o qualcosa di simile?”

“Che gusti noiosi!” mi apostrofò divertito, poi tornò a cacciare la mano nel mobiletto. “Forse posso trovarti una delle tisane che si prepara Vince quando ha mal di gola. Sai, a volte si sveglia la mattina mezzo afono e viene qui a lamentarsi con noi quando dovrebbe prendersela solo con se stesso. Non è colpa nostra se va a fare bagordi nei locali, sbraita fino alla mattina presto e poi torna a casa raffreddato.”

Completai la frase, divertita. “Allora si prepara una tisana emolliente.”

“Proprio così. Fanno una puzza insopportabile. Mi chiedo come faccia a scolarsi una tazza di infuso di non so quali erbe tutte le volte,” borbottò Nikki, poi estrasse una scatolina di cartone dal mobile, ci guardò dentro e la lanciò via fingendosi dispiaciuto. “Peccato, niente soda e niente tisane di merda.”

Sbuffai e mi lasciai cadere in un angolo del divano impolverato. “Non importa, morirò di sete.”

Nikki si stappò una Budweiser, ne bevve un sorso e mi porse la bottiglia che io, pur di non sentire più la gola secca, accettai. Si era seduto accanto a me e mi osservava mentre bevevo con una strana espressione furba stampata in faccia.

“Cosa c’è?” gli domandai all’improvviso, incuriosita dalla sua insistenza.

Scrollò le spalle. “Niente, stavo solo guardando. Ti dà fastidio?”

“No, ma ti sarei grata se lo facessi con meno insistenza.”

“Scusa,” rispose mentre si rimpossessava della sua bottiglia.

“Posso farti una domanda, Nikki?”

Annuì e allungò una gamba sul tavolino davanti al divano. “Spara.”

Non sapevo come avrebbe reagito ma sentivo che dovevo chiederglielo, così raccolsi tutto il mio coraggio e sparai. “Cosa ci fa una rockstar come te con una come me?”

Nikki fece una smorfia divertita e allo stesso tempo seccata. “Perché, tu come sei?”

“Una tizia qualunque che hai baciato in un posto carino sopra Hollywood.”

Non disse nulla e si limitò a sollevare appena le sopracciglia prima di parlare. “Quello non è un posto carino, almeno non per me.”

“Quello che mi domando è perché, con tutte quelle che hai intorno, sei venuto a cercare proprio me.”

“Ho intorno delle donne interessate al mio portafoglio e alla mia scorta di droghe, non delle amiche.”

“E tu baci le amiche così a caso?”

“Dio, Grace, per me non aveva un significato così profondo. Quando voglio fare una cosa la faccio, punto e basta.”

Buttai indietro la testa, esasperata. “Nemmeno per me, se è per questo, però perché ora sei qui con me?”

Nikki appoggiò la bottiglia sul pavimento con un gesto lento. “Perché mi piace stare con te. Chiacchieriamo, ci facciamo compagnia e guardiamo la tv. Sono cose normali che non riesco mai a fare con nessuno.”

“Sempre per la faccende del portafoglio e delle scorte di droga?”

Un angolo della bocca di Nikki schizzò in una specie di sorriso-lampo molto sarcastico. “Sì. È difficile trovare persone che provano emozioni genuine perché c’è sempre sotto qualcosa. Con te è diverso, e spero che anche a te faccia piacere chiacchierare con uno come me, anche se a volte sono un po’ noioso.”

Ghignai e gli rifilai un colpetto innocuo sulla spalla. “Sì, a volte sei un po’ noioso, ma hai anche delle storie interessanti da raccontare, tipo quella di Mick che viene arrestato al posto di Tommy da qualche parte durante il tour.”

Nikki non batté ciglio quando ricevette il colpo. “Allora ti va di restare qui con me? Possiamo guardare le chitarre di Mick e provare la batteria di Tommy. Ogni tanto lo faccio quando non ci sono, però non glielo dire, soprattutto a Mars.”

“Affare fatto, Nikki,” approvai, poi indicai la porta con un cenno del mento. “Pensa se entrasse qualcuno. Potrebbero pensare che io sia minorenne, come succede tutte le cazzo di volte che entro da qualche parte, e potrebbero arrestarti.”

“Però non lo sei, quindi non sto facendo né ho fatto niente di illegale,” precisò mantenendo la calma, poi si rivolse a me e mi puntò un dito sulla fronte. “E comunque, io non lo sono mai stato, legale.”

“Su questo non avevo dubbi, Sixx.”




N. d’A.: Salve a tutti!
Ebbene sì, questo è un capitolo importante per la storia... ma attenzione a non farsi troppi trip mentali, perché, ricordate, nulla è come sembra.
Spero che sia stato di vostro gradimento. =)
Grazie infinite a tutti quanti! Grazie! ♥
A mercoledì prossimo. Un bacione Glam,

Angie

   
 
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