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Autore: Pandora86    27/11/2013    3 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
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Ecco il nuovo capitolo.
Come il solito, grazie per le bellissime recensioni.
Grazie anche a chi continua a inserire la storia tra le preferite le seguite e le ricordate.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura.
 
 
 
Capitolo 11. Kyle
 

I tre guardiani camminavano veloci nei corridoi del Palazzo, apparentemente incuranti delle occhiate di tutti quelli che incontravano all’interno delle mura.

Gabriel aprì veloce la porta e, dopo aver aspettato che anche gli altri due entrassero, la chiuse velocemente alle sue spalle con un sospiro pesante.

“Tra un po’ qui succederà il putiferio” disse Lenn massaggiandosi gli occhi con il pollice e l’indice.

“Di sicuro, dovremo andare a nasconderci da qualche parte!” intervenne Merlìha guardandosi allo specchio con aria critica.

I suoi occhi si tinsero d’oro e gli abiti medievali che indossava si trasformarono all’istante in comodi abiti moderni, adatti a una ragazza del ventesimo secolo.

“Anche se dubito che oseranno venire a bussare nelle stanze di Gabriel” concluse, osservando compiaciuta il suo nuovo look e andando a stravaccarsi nella poltrona di fronte a Lenn.

“Nh” mugugnò in segno d’assenso Gabriel, andando anche lui a sedersi.

“Non ne potevi proprio più, eh?” Lenn prese in giro la guardiana.

“Vorrei vedere te, con quel tappeto che si ostinano a chiamare gonna!” rispose noncurante, giocando con uno dei suoi riccioli.

Nel frattempo però, la guardiana guardava suo fratello perplessa.

Nessun rimprovero era uscito dalla sua bocca per aver utilizzato il suo potere per una cosa banale come il cambio d’abiti.

Segno che era più irritabile del normale.

E soprattutto, molto preoccupato.

“Comunque” parlò ancora Lenn intercettando lo sguardo della guardiana e capendo al volo i suoi pensieri, “abbiamo tempo. Per ora, dobbiamo solo aspettare che i Saggi finiscano la riunione” concluse con tono paziente guardando Gabriel.

“Nh” mugugnò ancora questi, senza spiccicare parola.

Merlìha e Lenn si guardarono, abituati al mutismo dell’altro, e continuarono a conversare come se nulla fosse, decidendo di soprassedere.

Quando Gabriel era di quell’umore era meglio lasciare correre, considerato che, dato il suo orgoglio, li avrebbe mandati al diavolo, buttandoli fuori dalle sue stanze, se solo avessero provato a rassicurarlo.

“A che punto sono, piuttosto?” domandò Merlìha.

“Dovrebbero aver incominciato la riunione al Tavolo nel momento esatto in cui siamo rientrati” rispose Lenn.

“Però, non mi sembrava fossero già riuniti” parlò ancora la ragazza.

“Quando ci sono riunioni di tale portata” continuò ancora, “di solito, tutti quelli del palazzo sono fuori dalla porta della Grande Sala in attesa del verdetto” rifletté, aggrottando le sopracciglia.

“In pratica, stai dicendo che avremmo dovuto trovare i corridoi del palazzo deserti” le rispose Lenn.

“Beh” continuò la ragazza, difendendo la sua tesi.

“È sempre così, per le riunioni minori. Figuriamoci per questa in particolare” ragionò Merlìha.

“Chi non aspetta fuori dalla porta, si ritira nella sua stanza. Quando i Saggi si riuniscono si evita di fare troppa baldoria a Palazzo” aggiunse, a favore della sua tesi.

“Tutto questo, però, è strano” rifletté Lenn con sguardo crucciato.

L’ombra del sospetto iniziava a prendere forma anche nella sua mente.

Gabriel, a quelle parole, si alzò premendo un tasto su un apparecchio situato sulla sua scrivania.

Quello era un meccanismo presente nelle stanze di tutti i guardiani nobili, e consentiva di richiamare uno dei tanti servitori del Palazzo.

Merlìha e Lenn si guardarono con un sorriso curioso chiedendosi chi, tra i tanti servitori del Palazzo, sarebbe stato così coraggioso da rispondere a quel richiamo ed entrare nelle stanze dell’orso per eccellenza.

Non si stupirono quando un ragazzo bassino dai folti riccioli fece il suo ingresso nella stanza con un sorriso smagliante.

Era l’unico servitore che faceva di tutto per incontrare Gabriel, avendo per lui un’ammirazione che rasentava la venerazione.

Non che gli altri non lo ammirassero; diciamo che preferivano farlo a debita distanza dal guardiano, considerati il suo carattere scostante e la sua poca tolleranza verso chiunque entrasse nei suoi appartamenti privati.

“Mi avete chiamato?” domandò questi avvicinandosi, come Merlìha e Lenn avevano previsto, molto più del necessario al guardiano.

Il suo sguardo, inoltre, era tutto per Gabriel.

Anche se doveva sicuramente aver notato la presenza di altre persone nella stanza, l’unico a cui si rivolgeva era lo scostante guardiano.

“Da quanto tempo i Saggi sono riuniti?” chiese Gabriel, andando dritto al punto.

“La riunione non è ancora cominciata” disse questi con efficienza.
Gabriel lo guardò dubbioso.

“E perché mai?” domandò Lenn ricevendo, solo allora, l’attenzione del servitore.

“Il Sommo Kyle non è ancora rientrato” rispose ancora il ragazzo riportando il suo sguardo a Gabriel che, in tutta risposta, emise uno sbuffo contrariato evitando però di sbottare davanti al servitore.

“Puoi andare!” lo liquidò senza mezzi termini.

“Grazie!” aggiunse automaticamente con la mente già altrove.

Merlìha guardò il fratello pensando che se la buona educazione e la classe fossero state oggetti, allora sarebbero state le prime cose che Gabriel avrebbe portato in valigia in previsione di un viaggio.

I modi regali non lo abbandonavano mai, anche se Merlìha li definiva teatrali.

Con l’abbigliamento medievale che avevano indossato negli ultimi tempi poi, la cosa era ancora più accentuata, visto come il fratello facesse continuamente svolazzare il suo mantello.

Il ragazzo s’inchinò con rispetto.

“Posso?” domandò, prima di andare via.

Gabriel gli fece un cenno con il capo invitandolo a continuare.

“Volevo farvi i complimenti per il primo, e aggiungerei brillante, successo della missione!” esclamò con reverenza e adorazione pura.

“I Saggi non si sono ancora pronunciati in proposito!” liquidò la faccenda Gabriel.

“Ma sappiamo tutti che la riunione, questa volta, sarà solo una formalità” non si arrese il ragazzo.

“Con premesso!” salutò un’ultima volta.

“Chiamatemi quando lo desiderate!” aggiunse con un luccichio negli occhi, prima di uscire definitivamente dalla stanza.

“Dici che ci ha notato?” domandò Lenn con un sorriso, rivolto a Merlìha.

“Il fascino di Gabriel colpisce ancora!”rise di gusto la ragazza.

“Già lo vedo, il fedele servitore, lanciare petali di rose al passaggio del Sommo Gabriel” incominciò Merlìha con tono sognante.

“Non è il momento per parlare di queste sciocchezze” interruppe i suoi vaneggiamenti il
fratello.

“Quindi” cominciò Lenn, “aspettano tutti Kyle!” disse con tranquillità.

“Perché sei così contrariato, fratello?” domandò Merlìha.

“E me lo chiedi anche?” disse questi guardandola storto.

“Kyle è uno di quelli che ha votato favorevolmente per la nostra partenza a Camelot” spiegò paziente Lenn.

“E allora?” domandò ancora Merlìha, non afferrando il punto.

“Ti ricordo che noi siamo stati mandati a Camelot per fallire, sorella” intervenne accigliato l’altro guardiano.

“Ma abbiamo concluso la missione, no?” rispose la ragazza con ovvietà.

“Sì” assentì Lenn. “Ma non ti sembra strano che Kyle sia assente proprio quando i Saggi devono riunirsi per valutare il nostro operato?” domandò perplesso.

“Stiamo parlando di un Saggio minore, però!” parlò ancora Merlìha.

“È un Saggio minore solo perché ha appena centocinquanta anni” le ricordò Gabriel.

“Stiamo anche parlando di uno dei Guardiani più potenti, sia per nascita sia per poteri!” aggiunse Lenn.

“Tra l’altro, voglio aggiungere che non è un Saggio a tutti gli effetti perché ha rifiutato, qualche anno fa, la proposta di essere ammesso al Tavolo” parlò ancora Gabriel.

“Ma, in pratica, anche se si tratta di un Saggio minore sulla carta, nella realtà stiamo parlando di un Saggio a tutti gli effetti” concluse per lui Lenn.

“E il suo volere ha molto peso al Tavolo!” rifletté Gabriel.

“Sì, ma perché sospettate della sua assenza?” domandò Merlìha.

“Perché, in pratica, anche se dobbiamo aspettare il verdetto dei Saggi, noi abbiamo concluso la missione con successo” le spiegò Lenn.

“Temete che voglia sabotarci?” domandò Merlìha preoccupata.

“Ma come potrebbe fare?” chiese, sempre più allarmata.

“Se lo sapessimo, non staremmo qui a fare ipotesi!” le rispose il fratello con ovvietà.

“E noi, stiamo qui ad aspettare?” continuò la ragazza.

“Non possiamo fare altrimenti, Merlìha” le rispose Lenn con tono stanco.

“Solo sperare che, qualunque sia il suo piano, fallisca nei suoi intenti” concluse non aggiungendo altro.

Merlìha si avvicinò al fratello sedendosi ai suoi piedi.

Gabriel le posò una mano in testa, per rassicurarla.

Ora, potevano solamente aspettare.
 

***
 

Merlino sedeva di fronte al fuoco acceso dall’altro.

La radura era silenziosa e il mago non era dello stato d’animo adatto per spezzare quel silenzio.

Tuttavia, accanto al dolore che provava per la perdita appena subita, era nata la curiosità verso chi gli sedeva di fronte.

Troppe domande gli balenavano in testa; prima fra tutte, la frase dello sconosciuto.

Non hai fallito!

Questo gli aveva detto.

Lo aveva ripetuto due volte, prima di farlo alzare e invitare a seguirlo.

Non aveva più parlato; si era limitato ad accendere un fuoco e a guardarlo sorridente.

Merlino però non era certo di aver capito il significato della frase; possibile che fosse la risposta ai suoi pensieri?

Ma questo era assurdo!

Forse, non si era accorto di aver espresso quel pensiero ad alta voce e quel ragazzo, vedendolo così disperato, si era impietosito.

Sì, doveva essere andata sicuramente così!

Però, c’era qualcosa che non tornava.

O forse, era il suo dolore a fargli vedere cose che in realtà non c’erano?

Merlino non lo sapeva; quello che però voleva, in quel momento, era rimanere così, in silenzio, accanto a quel fuoco così rassicurante, di fronte al sorriso incoraggiante dello sconosciuto.
 

***
 

“Non è normale che non sia ancora rientrato!” esclamò Lenn, alzandosi in piedi e camminando per la stanza.

“Ti pareva che l’idiota non ci dovesse creare problemi!” esclamò Gabriel con profondo disgusto nella voce.

“Ho sempre detestato quell’imbecille” parlò ancora, non facendo nulla per nascondere il disprezzo che provava.

“Ma perché i Saggi non fanno nulla se non aspettare?” domandò Merlìha angosciata.

“Stiamo parlando del loro preferito, Merlìha” le rispose il fratello con uno sdegno sempre crescente.

Le ore passavano e i Saggi ancora non si riunivano.

Inoltre, Merlìha aveva provato a parlare con i suoi nonni ma si era rivelato impossibile.

I nonni, in qualità di saggi, erano inavvicinabili sia per i parenti che per gli altri guardiani visto che, non si sapeva quando, si sarebbero dovuti riunire nel più grande consiglio che il loro mondo avesse mai visto.

Il perché era presto detto: se l’esito fosse stato positivo, sarebbe stata la prima volta in assoluto che avrebbe visto dei guardiani uscire vincitori dal tempo di Camelot.

Questo non aveva fatto altro che gettare la ragazza in un’angoscia sempre più grande.

Il suo unico appiglio erano le mani del fratello, che non poteva fare a meno di stritolare e stringere nervosamente.

“Ora sono certo che ci sta sabotando!” parlò Gabriel.

“Perché?”domandò Merlìha sull’orlo delle lacrime.

“Rifletti” la incitò il fratello.

“Non sarebbe mai potuto intervenire quando noi operavamo a Camelot. L’epoca era nostra e nessun guardiano può operare nel tempo che gestisce un altro” le spiegò con calma.

“Comincio a capire” intervenne Lenn che aveva ripreso posto sulla poltrona.

“Io invece no!” sbottò la ragazza.

“Guarda un po’, Merlìha” continuò Lenn, afferrando il telecomando e accendendo la televisione.

“Schermo nero” costatò la ragazza con ovvietà.

“Appunto!” le disse il fratello.

“Ma è normale che non possiamo vedere Camelot in questo momento. Nessun guardiano può vedere il suo tempo dopo una missione, o quando i Saggi si riuniscono. Riacquistiamo questo potere una volta che il consiglio si è sciolto” disse con ovvietà la ragazza non afferrando il concetto.

“Più precisamente, il portale che viene momentaneamente interrotto durante la seduta, viene poi riaperto!” la corresse bonariamente Lenn.

“Aggiungici il fatto che Kyle non è mai potuto intervenire a Camelot. Cosa ne deduci?” le domandò poi, invitandola alla riflessione.

La ragazza scosse la testa, non afferrando il concetto.

“Kyle è un essere infimo fino al midollo” parlò Gabriel.

“È potente e vuole continue acclamazioni. Inoltre, ha sempre bramato Camelot. La potenza del mago è sempre stata una calamita, per lui che è nato così potente” parlò con disprezzo.

“Tuttavia, è sempre stato scaltro tanto da non occuparsi mai di quel tempo direttamente” concluse con una linea di disgusto che increspava le labbra.

“E qual è l’unico momento in cui può accedere in quel tempo senza che nessuno lo sappia e senza essere intralciato?” domandò Lenn con un sospiro.

“State dicendo che si trova a Camelot?” disse Merlìha, capendo appieno la gravità della situazione.

“Esattamente, sorella!” le rispose Gabriel con tono sepolcrale.

“Ma dobbiamo fare qualcosa!” urlò la ragazza.

“Non possiamo fare nulla!” esclamò Lenn con rassegnazione.

“Quel tempo è a noi precluso!” concluse.

“Allora andiamo dai Saggi!” disse ancora la ragazza.

“E che prove abbiamo per affermare che Kyle si trova a Camelot?” le domandò il fratello.

La ragazza scosse la testa in segno d’impotenza.

“Ma cosa vuole fare a Camelot” domandò, sull’orlo delle lacrime.

“Porre fine alla vita del Mago, nella peggiore delle ipotesi, per portare al Tavolo il nostro fallimento” parlò Gabriel con tono neutro.

“E nella migliore?” domandò la ragazza con un sussurro.

“Fare del Mago un giocattolino nelle sue mani” rispose ancora Gabriel atono.

“Ma non può” disse ancora Merlìha, incominciando a piangere copiosamente.

“Come la mettiamo con i secoli a venire e con i nuovi guardiani che entreranno nel tempo dopo Camelot?” domandò ancora, sempre più sconsolata.

“Dimentichi che il Mago è immortale, sorella” le spiegò Gabriel con una strana gentilezza nella voce.

“Essendo immortale” continuò Lenn, “quando il suo tempo finisce, allora rimane una costante nella storia senza entrare in essa. Un po’ come una retta parallela che percorre la linea temporale, senza mai incontrarla veramente” concluse con pacatezza.

“In pratica, Merlino dovrà arrivare fino alla fine dei tempi, ma senza più entrare nella storia perché, la sua di storia, è già stata scritta. Quindi, i guardiani che verranno, procederanno tenendo conto del nostro operato ma senza più interferire nella vita del Mago” spiegò Gabriel.

“Sicuramente si occuperanno di Ginevra, che viene immediatamente dopo la storia di Camelot, essendo la regina ancora in vita”intervenne Lenn.

“Tra l’altro, dovrebbe essere proprio questo uno degli argomenti di cui si discuterà al Tavolo” parlò ancora Gabriel.

“Non dimentichiamoci che, in caso di successo, noi saremo i Guardiani che controlleranno quelli successivi.

Inoltre, se questi fallissero, i nuovi che prenderebbero il posto, andrebbero a occuparsi dalla morte di Artù in poi” concluse per lui Lenn.

“Non escludo, a questo punto, che Kyle si possa proporre come il guardiano successivo a noi” valutò Gabriel pensieroso.

“Sempre se non pone fine alla vita del Mago, per portare al tavolo il nostro fallimento” aggiunse Lenn.

“Ovviamente” assentì Gabriel.

“Come giustificherà la sua morte se noi, con l’estirpazione del male, l’abbiamo evitata?” domandò Merlìha con tono speranzoso.

“Dimentichi di chi stiamo parlando!” disse Lenn.

“Colui che indossa la pietra di Granato” aggiunse pensieroso, guardando la sua mano che recava uno Zaffiro blu.

Una pietra diversa, una per ogni guardiano.

Gli anelli venivano consegnati loro alla nascita in una forma grezza, fino a che le pietre non assumevano la loro forma definitiva una volta che il carattere del guardiano si fosse delineato.

I guardiani non le indossavano tanto per il loro potere magico quanto per la relazione che ognuno di loro aveva con la sua pietra.

La pietra, infatti, era principalmente un simbolo, un marchio che delineava la caratteristica dominante nel complesso carattere del guardiano.

Solo in seconda analisi veniva poi considerato il potere che le pietre potessero avere e, anche in quel caso, la pietra era potente solo se lo era il guardiano in questione e mai il contrario.

Lui, infatti, indossava uno Zaffiro blu segno di pace, gentilezza e di calma interiore, oltre che segno di un carattere riflessivo e pronto alla comunicazione.

“La pietra di Granato indica la devozione assoluta”.

La voce di Merlìha lo riscosse dai suoi pensieri.

“Già!” le diede ragione Lenn.

“Devozione assoluta verso gli amici, la famiglia e tutti coloro che rientrano nei propri interessi.

Ma soprattutto” e qui fece una pausa significativa, “devozione assoluta verso se stessi e i propri obiettivi!” concluse con un sospiro.

“Una delle pietre più ambigue” aggiunse Gabriel. “Non dimentichiamoci, inoltre, che si è formata quando Kyle aveva appena dieci anni. Cosa mai avvenuta prima d’ora” terminò riflessivo.

“Che significa?” domandò Merlìha.

“Che non si farà scrupoli nell’ottenere uno scopo” le rispose Lenn.

“Per colui che indossa quella pietra è, infatti, importante il fine, non il mezzo” aggiunse Gabriel.

“Vuoi dire che potrebbe contraffare ciò che reca i nostri interventi?” chiese ancora la ragazza.

“Sicuramente non si farebbe problemi, se questo potesse facilitare il suo obiettivo!” le rispose Gabriel.

“Se lo facesse, al Tavolo non avrebbero esitazioni a dargli credito. Sicuramente, la giustificazione sarà la nostra giovane età!” aggiunse Lenn.

“Non avrà problemi a dire che il nostro incantesimo, seppur giusto nell’intento, sia stato eseguito male a causa della nostra inesperienza” terminò per lui Gabriel.

“E allora?” si disperò la ragazza.

“E allora, abbiamo contro di noi un avversario potente, oltre che tremendamente scaltro!” rifletté Gabriel.

“Ma non vincerà, vero fratello?” chiese speranzosa la ragazza.

“Non posso dirlo” le rispose il fratello con un sospiro.

Merlìha lo guardò, sentendo le lacrime rigare le sue guancie.

Se anche Gabriel la pensava in quel modo, allora non avevano scampo.

D’altro canto, non dubitava delle parole del fratello; era il più oggettivo di tutti e quando parlava, esprimendo una sua opinione, lo faceva sempre con precisione e neutralità.

E se la sua risposta, che Merlìha sapeva veritiera, era stata quella, allora le loro possibilità di averla vinta sulle macchinazioni di Kyle erano ridotte all’osso.

“Possiamo solo aspettare, Merlìha!” la consolò Lenn.

“Ora, è tutto nelle mani del giovane Mago. Sia la storia, che la nostra stessa vita!” disse Gabriel, non profferendo più parola.

Non rimaneva altro da fare che aspettare come si fossero svolti gli eventi e sperare in Merlino.

A quel punto, era l’unico che poteva salvare tutti.

Tuttavia, le possibilità che la spuntasse contro uno dei guardiani più potenti, erano veramente effimere.
 

***
 

Parsifal vide il sole che andava sempre più scomparendo.

 Molti interrogativi attraversavano la sua mente.

Non si spiegava, infatti, perché, seguendo dettagliatamente le tracce, non era ancora arrivato al luogo dove avrebbe dovuto trovarsi il suo Re.

Eppure, lungo la strada, aveva incontrato il cadavere di Morgana.

Da lì in poi, aveva visto due paia d’orme allontanarsi, segno che il Re doveva essere ancora vivo e che con lui c’era Merlino.

Queste orme però l’avevano riportato esattamente al punto di partenza, quasi come se fossero tornati indietro.

Ma che senso aveva tutto quello, se non li aveva incontrati lungo la strada?

Si sedette, appoggiando la schiena a un albero e decidendo di proseguire appena fosse spuntata l’alba.

Con quella luce così scarsa non sarebbe riuscito a vedere più nulla.

Volse lo sguardo sul corpo della strega che giaceva a parecchi metri da lui, con l’ombra di un sospetto.

Se le tracce fossero state confuse appositamente?

Eppure, Morgana era morta.

Gli indizi dicevano chiaramente che il Re e Merlino si erano allontanati dopo la sua morte.

Come aveva potuto quindi confondere le tracce?

Chiuse gli occhi, decidendo che l’indomani avrebbe seguito il percorso stando all’erta.

A quell’ora, purtroppo, non poteva fare più nulla.

Non si accorse di un uomo accanto a lui che lo guardava sorridendo.

In realtà, non avrebbe potuto mai percepirlo.

Quello era un uomo solo in apparenza.

In realtà era uno degli esseri adimensionali più potenti e scaltri che la storia avesse mai visto.

Non la storia comune degli esseri umani, certo, quanto piuttosto la storia dei suoi simili.

In realtà, nel suo mondo era un uomo o meglio essere umano, cioè ogni creatura vivente appartenente a una determinata specie che risponde a determinate caratteristiche.

In quel mondo, invece, era solo l’immagine speculare di un uomo.

Uguale nelle fattezze e nei sensi, ma completamente opposto per natura fisica.

Era fermo e osservava il cavaliere con interesse.

Si avvicinò, facendo ondeggiare il suo mantello rosso.

Si inginocchiò accanto a lui con un ghigno.

“Scusami tanto!” disse sapendo che, in ogni caso, non avrebbe potuto sentirlo.

“Ma sai com’è! Mi saresti stato tra i piedi” disse prima di scomparire, facendo ondeggiare il suo lungo mantello rosso.

“Ciao, ciao” lo salutò, agitando la mano in segno di scherno e scompartendo definitivamente.

Qualcuno si stava svegliando e lui non poteva mancare.
 
 
***
 

Merlino aprì gli occhi guardandosi attorno e costatando che, oramai, era sera.

Un profumo gli stuzzicò le narici e, guardando di fronte a lui, vide lo sconosciuto che armeggiava con una pentola.

Faceva abbastanza freddo eppure Merlino non tremava.

Presto, si spiegò anche il perché; vide, infatti, che era ricoperto con un mantello rosso.

Toccò quella stoffa riconoscendola come una delle più pregiate e assaporandone il tocco morbido sulle sue dita.

Si mise a sedere, lasciando che il mantello che l’aveva ricoperto scivolasse via dalle sue spalle e rinunciando a malincuore a quel tepore.

“Puoi tenerlo se vuoi”.

La voce gentile dello sconosciuto lo riscosse dai suoi pensieri.

Era la prima volta che parlava dopo la sua prima frase e Merlino pensò che avesse un tono di voce piacevole, oltre ai suoi modi gentili che inspiravano fiducia.

Si ritrovò ad annuire con il capo stringendosi addosso il mantello con gratitudine.

Davanti agli occhi, ancora l’immagine di Artù morente.

Il dolore ancora lacerante dentro di lui.

Sentì le lacrime rigargli le guance ma fu lesto ad asciugarle.

Lo sconosciuto, se lo notò, non lo diede a vedere.

“Vuoi?” disse invece con un sorriso porgendogli una ciotola che sembrava contenere una zuppa dall’odore molto invitante.

“Non me la cavo molto” disse ancora sempre con un sorriso che Merlino avrebbe potuto definire affettuoso.

“Dovrai accontentarti” concluse scrollando le spalle.

Merlino prese la ciotola ringraziando con il capo e non chiedendosi il perché di tutte quelle gentilezze.

Il viso dello sconosciuto sembrava un’oasi momentanea, lontana dal dolore ancora troppo bruciante.

Doveva essere un nobile di alto rango, considerò il Mago osservando i suoi abiti ricercati.

“Come vi chiamate?” si decise poi a domandargli, costatando il fatto che l’altro non si fosse ancora presentato.

“Io sono Merlino” disse ancora, aspettando che anche chi gli stava di fronte gli rivelasse il nome.

Questi si voltò con un sorriso disarmante, guardandolo con i suoi occhi verdissimi.

“Kyle!” disse inclinando la testa di lato e allargando il sorriso.

“Mi chiamo Kyle”.
 
 
Continua…
 

Note:

Questo è un capitolo di passaggio che ha avuto lo scopo di introdurre un nuovo personaggio.

Nel prossimo capitolo, andremo direttamente nel futuro non abbandonando però totalmente il passato; i capitoli saranno, infatti, divisi in due parti, una ambientata nei tempi che sono succeduti a Camelot e un’altra ambientata direttamente nell’anno attuale.

Userò questa struttura per narrare i fatti che sono succeduti a Camelot fino a che questi non si incontreranno con il futuro.

Per questi fatti mi terrò comunque sul vago, concentrandomi soprattutto sui guardiani e sulle loro successive mosse.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.

Come sempre, attendo i vostri pareri.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

Pandora86
  
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