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Autore: AnneC    29/11/2013    2 recensioni
Si può abbandonare il proprio Paese e una volta all’estero cercare qualsiasi cosa che ti tenga aggrappato ad esso?
Si può ripartire da zero, iniziare una nuova vita, creare una nuova versione di te senza sentirsi spaesati e soli in una metropoli che ti attende oltre le finestre?
Riuscirai a ristabilire l’ordine o andrà tutto a rotoli?
Resterai o tornerai indietro?
In ogni battaglia serve qualcuno che ti copra le spalle nei momenti di difficoltà e che esulti con te della vittoria. Ma puoi trovarlo in mezzo ad una folla sconosciuta?
C’e chi riesce nel suo intento e chi invece rimane sconfitto.
Cos’è successo a me? Stavo precipitando, ma qualcuno mi ha portata in salvo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23

~•~

Neither one of us is getting out of here alive.


Quando mi sono svegliata stamattina non c’era traccia di Josh. Appena ho aperto gli occhi, ammetto che ho pensato di aver sognato tutto, ma quando ho realizzato di aver trascorso quello che restava della notte sul divano, non ho potuto più negare l’evidenza.
Josh è piombato qui, dopo aver bevuto come una spugna, a dirmi che crede di amarmi.
Mi trascino a fatica in cucina, a reclamare una tazza di quella specie di bevanda preparata con una tazzina regolare di espresso diluita in mezzo litro d’acqua. Non la chiamerò mai caffè, sia ben chiaro. Marisol e Rose dormono ancora e nell’appartamento regna un silenzio surreale che mi fa gelare il sangue nelle vene. Basta un secondo per sentirmi di nuovo come quasi un mese fa. Come si ci può sentire soli in quella che ormai è diventata la tua casa? Non lo so, ma è bastata una semplice frase a scombussolare l’equilibrio.
Ho bisogno di un po’ d’aria fresca e non mi importa se fuori ci sarà ad aspettarmi un leggero strato di brina sui marciapiedi. Lascio la mia mente vagare, così come lascio i miei passi susseguirsi senza una meta precisa. Il tragitto tra il mio appartamento e la metro non ha più segreti ormai, so perfettamente che ventiquattro gradini mi separano dal binario e che una volta lì ci sarà una voce femminile a ricordare ai passeggeri di far attenzione al vuoto che si crea tra il treno e la piattaforma. Ogni movimento è diventato meccanico, come se lo ripetessi da tempo immemore, facendomi sentire parte di questa immensa e frenetica città. E così mi lascio trasportare dal flusso di persone che si riversa per le strade e assapora ogni particolare che Londra ha da offrire.
 
Respiro profondamente e riapro gli occhi. Il Tamigi scorre rumorosamente sotto il ponte e  la cupola di St. Paul si scaglia maestosamente contro il cielo grigiastro. Mi serviva un po’ di tempo per riflettere, per capire una volta per tutte cosa voglio davvero, senza che nessuno mi condizioni o cerchi di corrompermi. E dove mi ha portato il mio inconscio? Sul Millennium Bridge.  
È davvero un luogo perfetto per pensare, anche se devo ammettere che di notte il ponte diventa quasi un posto magico. D’accordo, forse questa metamorfosi è semplicemente dovuta alla presenza di qualcun altro accanto a me, ma non posso negare che trovarsi lì, col vento che ti scompiglia i capelli e l’acqua che scorre rumorosamente, mi fa sentire in pace con me stessa.
Sono arrivata ad una conclusione, finalmente. Josh è un abile giocatore e non si arrenderà fin quando non avrà giocato tutte le sue carte. Sì, è vero gli ubriachi dicono la verità, ma se fosse solo un tentativo per farmi cadere definitivamente tra le sue braccia?
E poi, che significa che crede di amarmi? Una persona si ama o no, non esiste una via di mezzo, oppure mi sbaglio? In ogni caso, io non provo la stessa cosa per lui. Andrò lo stesso all’appuntamento, ma solo per mettere in chiaro una volta per tutte che non abbiamo un futuro come coppia. Abbiamo avuto la nostra occasione, ma non è colpa mia se provo qualcosa di più forte per un’altra persona, che ha affollato la mia mente ed il mio cuore e non dà segno di abbandonarli.
 
Da quando abbiamo cominciato il nostro turno alla caffetteria, Marisol non fa altro che chiedermi se sto bene. Non so più in che lingua dirle che va tutto a gonfie vele, ma lei sembra non credermi. È preoccupata per me, e dato che non l’ho messa al corrente della mia decisione, non ha tutti i torti se stia pensando che le parole dell’inglese mi abbiano fatto vacillare, di nuovo. Questa volta non è così.
“Uscirai con Josh domani?” mi chiede diretta, dopo essersi assicurata che io stia davvero bene.
“E tu verrai con me, me l’hai promesso” le rispondo annuendo.
“E dovrei assistere a come Josh ti trascini pian piano via da Danny?” domanda sistemando alcuni fogli sul bancone.
“Non mi trascinerà da nessuna parte. Sono determinata a non lasciarmi abbindolare” affermo decisa.
“E se ti dice di nuovo che ti ama?” domanda e conoscendola, credo che si sia pentita di averlo detto.
“Non può costringermi a provare lo stesso per lui. Mi dispiace, ma il sentimento non è ricambiato” ammetto seria, facendo strabuzzare gli occhi alla spagnola.
“Cosa?  Quelle parole non hanno fatto breccia nel tuo cuore?” chiede sconvolta.
“Non proprio. Ammetto che mi hanno spiazzata, facendomi vacillare”.
“Lo sapevo!” esclama Marisol puntandomi il dito contro.
“Ma stamattina ho riflettuto a lungo su tutta questa situazione e alla fine ho deciso. Sono stufa di essere un premio, il gioco adesso lo conduco io e ti comunico che abbiamo un vincitore” dichiaro non riuscendo a trattenere un sorriso.
“Non c’era già ieri un vincitore?” domanda la mia amica, smontando per un istante il mio entusiasmo. “Sì, sei tu che comandi. Come vuole lei, Altezza Reale” afferma facendo un inchino.
“Esigo rispetto per le mie dichiarazioni” la rimprovero con fare altezzoso.
“Cosa vuole fare stasera Sua Maestà?”.
“Voglio dormire su una nuvola. Il mio nobile corpo è a pezzi” dichiaro massaggiandomi un punto dolente.
“Ecco cosa si guadagna ad essere alti e a dormire su un divano troppo piccolo” conviene Marisol divertita.
 
“Quindi a che ora passa a prenderci?” chiede Rose per l’ennesima volta.
“Alle otto” le rispondo. “Marisol, ma tu non hai una casa? Perché ti ostini ad occupare la nostra?” chiedo, bussando ripetutamente alla porta del bagno.
“Ecco, ho fatto” si difende uscendo dalla stanza accompagnata da una nuvola di vapore.
“Davvero, perché occupi abusivamente il nostro bagno?” le domando mentre Rose si fionda sotto la doccia, rubandomi il posto. “Scusate, ma quella che ha un appuntamento sono io” affermo esasperata.
“Un appuntamento di rottura” mi corregge Marisol senza staccare gli occhi dal suo cellulare.
“A chi mandi messaggi continuamente?”chiedo incuriosita.
“A Leslie” ammette titubante.
“E cosa vuole?” domando sospettosa. Sicuramente non sta parlando con la nostra collega.
“Voleva che le dessi il cambio domani” ammette prima di chiudersi in camera mia.
“Sol, domani Leslie ha il giorno libero. Non inventarti scuse se ti stai sentendo con qualcuno”. Ricevo una risata come risposta. Cupido sta facendo bene il suo lavoro.     
Dopo mezz’ora riesco ad entrare in quella stanza in cui c’è un caldo micidiale. Mi sembra di essere ai tropici, se non fosse per il vapore che assomiglia alla nebbia. Gradirei volentieri un cocktail, prima di immergermi nelle acque cristalline di un paradiso terrestre.
“Srigati, è tardi!” mi urla Rose oltre la porta.
Loro sequestrano la doccia e io sono quella che fa tardi? Cos’ho fatto di male per avere due amiche così?
“Ma Josh si è scusato per essere piombato qui ubriaco?” chiede la mia coinquilina non appena entro in camera mia, dopo aver fatto la seconda doccia più breve del Mondo.
“No, non l’ho più visto da allora. Marisol, sa che ci sarete anche voi stasera?”.
“Sì, anzi a dire il vero mi ha chiesto anche lui di venire” ammette pensierosa.
“E non ti ha detto perché?” domanda Rose, riempiendo una mia borsa con le sue cose. “Me la presti, vero?”.
Già sa la risposta, è inutile chiederlo. Ma perché Josh ha invitato anche loro? Sta tramando qualcosa, ne sono certa.
Un sorriso splendente mi attende oltre il portone. Con i suoi riccioli biondi ed i suoi occhi verde brillante, Josh mi accoglie a braccia aperte e non appena ha la possibilità, si scusa per il suo comportamento di venerdì notte. Ha esagerato con l’alcol e nonostante i suoi amici l’avessero accompagnato a casa, dopo un po’ aveva avuto la brillante idea di venire da me. È imbarazzato, simbolo che si è pentito davvero di averlo fatto.
“Da quanto hai questa macchina?” chiede sbalordita Marisol.
“Ti avevo detto che ne avrei comprata un’altra ed eccola” ammette, togliendo l’antifurto all’auto nera parcheggiata dietro di lui.
“Me la lascerai guidare?” chiede la sua coinquilina entusiasta.
“Non credo proprio” le annuncia scompigliandole i capelli, che lei risistema all’istante.
Uno strano imbarazzo aleggia nell’abitacolo, Josh tamburella le dita sul volante, Marisol continua ad inviare messaggi e Rose se ne sta in silenzio guardando fuori dal finestrino.
Ancora non riesco a capire per quale motivo Josh non si è opposto alla compagnia delle due ragazze. Che fine ha fatto la terza regola?
Questa sera abbiamo ben due terzi incomodi. Dopotutto non dovrei preoccuparmene, sono qui per chiudere definitivamente questa storia.    
Ma, se sa che questa è l’ultima occasione che ha prima della festa degli innamorati, perché mi sta portando allo Ye Olde Cheshire Cheese? Non è il luogo giusto per un appuntamento romantico.  
“È qui che tutto ha avuto inizio” mi sussurra Josh mentre entriamo nel pub.
È vero, è qui che lui ci ha provato con me la prima volta ed io l’ho lasciato fare.
“Ogni volta che ti vedo, sei sempre più bella” dice, quando prendiamo posto allo stesso tavolo alla quale ci siamo accomodati quell’ormai lontano primo venerdì londinese.
“Anche se sono in pigiama, alle tre passate, svegliata da qualcuno che bussa insistentemente?” chiedo non riuscendo a trattenere un sorriso.
“Soprattutto in quel momento. Che poi che ci facevi in pigiama in strada?” domanda divertito.
“Chiedilo a quel pazzo che è venuto ad urlare sotto casa mia. Ti avrei ammazzato volentieri in  quel momento” ammetto dandogli una pacca sulla spalla.
“Sono davvero mortificato, non avevo il controllo di me stesso. Mi dispiace anche per quello che ti ho detto” si scusa abbassando lo sguardo sul tavolo di legno scuro.
“Volevo parlarti proprio di questo”.
“Insomma, è quello che penso, però non posso obbligarti a stare con me” afferma guardandomi intensamente negli occhi.
Non riesco ad aprire bocca. Ho promesso a me stessa che non mi sarei lasciata spiazzare da Josh ed invece ecco che ci riesce, di nuovo.
“Non posso costringerti, finirei solo col farmi odiare da te e non voglio che questo accada” aggiunge, accarezzandomi la mano.
“Non voglio odiarti, ma non ti amo, mi dispiace Josh. Lo so, è brutto sentirselo dire, ma per me sei un amico” ammetto e lui accenna un sorriso. “Non fraintendermi, sono stata davvero bene con te, però non posso mentire a me stessa”.
Josh beve un lungo sorso di birra, senza staccare i suoi occhi dai miei.
“Mi dispiace e se vuoi che scompaia dalla tua vita, ti capisco” aggiungo, bevendo anch’io un po’ di alcol.
“Non succederà, tranquilla. È per questo che ho voluto che ci fossero anche loro stasera” afferma fissando le nostre due amiche, che finora avevano ascoltato in silenzio le nostre parole. “Prima di tutta questa storia, eravamo semplicemente quattro amici”.
“Non proprio” interviene Marisol. “Ci hai provato con lei dalla prima volta che l’hai vista” lo rimprovera.
“D’accordo, ma dato che non si può avere tutto dalla vita, ci accontentiamo di quello che abbiamo. Anche di una coinquilina che mi ha abbandonato per accamparsi altrove” dichiara sorridente.
“Ecco un altro che si lamenta” afferma sbuffando la spagnola. “Ora che fate parte della stessa squadra, dovete proprio allearmi contro di me?” chiede sarcastica infine.
Ed eccoci: una spagnola che nessuno difende, una fotografa che sabota la propria coinquilina trascinandola davanti ad un obiettivo, un inglese, che prova qualcosa per me, mi sta seduto accanto nonostante io abbia scelto qualcun altro. Siamo quattro amici in un pub la domenica sera, a chiacchierare e a bere birra ed ho la sensazione che nulla possa più distruggere questo nuovo equilibrio.
“Perché hai accettato di uscire con me?” mi domanda Josh d’un tratto.
“Non avevo nessun motivo per rifiutare e poi dovevo chiarire questa situazione” ammetto sincera. “Devo ammettere che mi hai facilitato il lavoro. Pensavo che non avresti accettato la mia decisione”.
“E invece ti ho sorpreso” aggiunge, come se leggesse i miei pensieri. “Ora che la situazione si è chiarita e Danny può dedicarti tutte le canzoni che vuole...”.
“Sei sempre il solito” affermo senza riuscire a trattenere un sorriso.
“Posso chiederti un favore?” chiede ignorandomi completamente. Annuisco, non sapendo cosa aspettarmi.
“Potreste evitare di baciarvi in mia presenza? Potrei non rispondere delle mie azioni e tirargli un pugno” dichiara beffardo. “Sai, avrei dovuto dargliene uno quella sera in quel pub”.
“Ma smettila. Il signor razionalità che si lascia guidare dalla rabbia?” chiedo divertita.
“Sì, non è uno spettacolo piacevole” afferma pensieroso.
“D’accordo, eviterò di baciarlo quando ci sei tu” lo rassicuro.
“E un’altra cosa, posso venire a bussare alla tua porta la prossima volta che sarò ubriaco?” domanda, scoppiando in una risata.
“Vieni pure, ma non ti assicuro che verrò ad aprirti”.
 
“Ha conosciuto qualcuno di interessante ultimamente?” mi sussurra Josh, dopo che il cellulare di Marisol emette un suono.
“Nessuna nuova conoscenza, ma forse è qualcuno che conosce già” ammetto a voce bassa, cercando di non farmi sentire dalla spagnola.
“Manda messaggi in continuazione” osserva il ragazzo.
“Quando le ho chiesto chi fosse, mi ha mentito” lo informo, provando ad immaginare chi possa essere l’autore di così tanti messaggi in una sola serata.
“Sun, hai un nuovo ammiratore?” le chiede Josh diretto.
“No, è Leslie. Aveva bisogno di un consiglio, ma ora è tutto a posto” ci rassicura, riponendo il cellulare nella sua borsa. Possibile che sia davvero la nostra collega?
“Andiamo? Si è fatto tardi” interviene Rose, infilandosi il cappotto.
Nonostante sia mezzanotte passata, il locale è ancora pieno e non è una bella sensazione passare tra un folto gruppo di persone e ricevere gomitate e spintoni su tutti i fronti. Ho anche rischiato che una ragazza mi rovesciasse il contenuto del suo bicchiere addosso. Intravedo la porta e mi faccio strada in quella direzione, sperando di uscire di lì al più presto. Quando sono vicino all’entrata, manca davvero poco che un nuovo gruppo di clienti mi sbatta la porta in faccia. Sono stufa di questi inglesi che bevono come se non ci fosse un domani. Mi correggo, irlandesi.
“Guarda un po’ chi c’è” afferma Mark stringendomi improvvisamente in un abbraccio, impedendomi di vedere se c’è qualcun altro di mia conoscenza con lui. Quando mi lascia, realizzo che non c’è traccia di Danny.
“Dove avete lasciato O’Donoghue?” chiedo, non vedendolo con loro.
“Non lo sai che è in Irlanda?” mi domanda sorpreso Glen.
Se n’è andato senza dirmi niente. Perché non me l’ha detto?
 E se fosse scappato di nuovo?
No, è impossibile che abbia fatto una cosa del genere.
“Credo che tu abbia bisogno di una birra” osserva Mark prendendomi sotto braccio.
Josh, è ancora valida l’offerta per quel pugno?.


 

~•~

Ciao bella gente! Come va?
Ecco a voi il nuovo capitolo :)
Finalmente Josh si è “messo” da parte, lasciando
spazio ad Anna e i suoi sentimenti per il nostro
irlandese preferito, che però a quanto pare,
ha appena compiuto un passo falso...
Come mai Danny è scappato, di nuovo?
Lo scopriremo nel prossimo episodio capitolo.
Ringrazio ancora tutte le persone che continuano a
leggere e a recensire, vi adoro tutte!
Alla prossima, baci

~ AnneC


   
 
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