Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: GhostFace    30/11/2013    2 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Qualche secondo dopo, Bulma e Muten, assorti nei loro pensieri, udirono un sibilo di sottofondo, come di un velivolo ad alta quota. «Guarda, Bulma!» disse Muten indicando la fonte di quel sibilo, ossia le due figure umane che solcavano il cielo.
«Dunque quei due della televisione hanno lasciato l’isola! È ora di tornare… speriamo che gli altri siano ancora vivi!»
Pochi minuti dopo, il vecchio, la madre e il figlio si ritrovarono sul limitare delle rovine dell’ex stadio; nessuno dei loro amici era visibile sul posto. Muten si incamminò sulle macerie, appoggiandosi al bastone. Fu allora che notò quello che non avrebbe mai voluto notare: Crilin. Subito dopo, Yamcha. Un po’ distanti da loro, gironzolando, trovò Tenshinhan e Jiaozi, anch’essi in condizioni atroci, persino peggiori dei loro due amici. In altri due punti, riconobbe la salma di Piccolo e quella di Vegeta. Possibile che fossero morti tutti i migliori e più potenti guerrieri dell’universo in un colpo solo, sconfitti in così breve tempo? Che razza di nemici erano quei due ragazzi visti in televisione? Per di più, se Piccolo era morto, anche Dio e le Sfere del Drago erano andati a farsi benedire; così la Terra aveva perso in un colpo solo tutti i migliori difensori di cui disponesse, e la speranza rappresentata dalle Sfere che, fino ad allora, in un modo o nell’altro li avevano sempre aiutati a risolvere problemi e superare le difficoltà, operando veri e propri miracoli.
Bulma, che ancora non aveva capito cosa fosse accaduto, si portò la mano al lato della bocca ed urlò: «Ehi, tartarughina! Hai trovato qualcosa??»
«Avrei preferito non trovare nulla…» mormorò tra sé l’anziano barbuto a testa bassa, visibilmente scosso. “E ora come glielo dico? Oltretutto, gli assassini non sono nemici qualsiasi… non volevano solo togliere di mezzo gli avversari, ma a giudicare da come hanno infierito sui loro corpi sono esseri dalla cattiveria inaudita. Le ferite inferte parlano chiaro. Che crudeltà… poveri ragazzi…”
Bulma capì che c’era qualcosa che Muten preferiva nasconderle, ragion per cui la sua innata curiosità la indusse ad agire di testa sua: corrucciata, prese in braccio il pargolo – addormentatosi dopo aver mangiato - e si mise ad esplorare. Ciò che vide la gelò, letteralmente: sentì il gelo invaderle le vene. Non esistevano, non esistono parole adatte a descrivere quello che si prova nel vedere i corpi dei propri amici di una vita, inerti; oltre tutto, straziati in un modo che definire orribile era riduttivo. Non potè fare a meno di constatare quanto quello spettacolo fosse incredibile, ripensando che solo poche ore prima erano tutti insieme in allegria e spensieratezza: Crilin innamoratissimo della sua Soya, Olong e la sua depravazione, le ragazze ed i ragazzi fuori di testa come sempre. Persino Tenshinhan, accompagnato da Jiaozi, sembrava apprezzare l’atmosfera leggera e il buonumore che regnavano nel gruppo… e Yamcha, così pensieroso quella mattina, a cosa pensava? Solo in quel momento Bulma si rese conto che lo aveva perdonato già da un pezzo per tutte le colpe che gli aveva addebitato; se non gli aveva mai espresso quello che pensava su di lui, era a causa di quel tremendo orgoglio di cui entrambi erano stati colpevoli, e per il quale avevano rifiutato di cogliere le occasioni propizie per chiarirsi.
La turbò ancora di più constatare che persino un guerriero del livello di Piccolo era stato sopraffatto in così poco tempo, ma vedere il cadavere di Vegeta ridotto in condizioni orrende le suscitò un’emozione indefinibile. Bulma e Vegeta avevano smesso di frequentarsi in modo assiduo praticamente fin da subito, ossia fin da prima che nascesse il piccolo. Ciononostante, la donna non era mai riuscita a cacciare via di casa Vegeta; anzi, a dirla tutta, l'idea non le era mai nemmeno balenata per la testa. Non era solo uno scrupolo della sua masochistica morale da crocerossina: era un istinto dettato dalla consapevolezza che lei a quel Saiyan aveva voluto bene, seppur in modo velato e ineffabile. Tanto che non era mai riuscita ad odiarlo, e che probabilmente – a voler leggere fra le righe – molti comportamenti passati di Vegeta rivelavano che anche lui aveva provato un sentimento analogo, ancor più velato ed ineffabile, fosse anche in maniera meno coinvolgente. E poi, in fondo al suo cuore, nei mesi che seguirono il loro allontanamento non aveva smesso di coltivare la recondita speranza che prima o poi sarebbe capitato un qualche episodio, una qualche occasione per la quale Vegeta sarebbe stato spinto ad interessarsi a Trunks, a riconoscersi nei lineamenti del suo sguardo, ad averlo a cuore come ultimo appartenente alla gloriosa casata reale del popolo guerriero più temibile dell'universo. Quanto tempo era trascorso da quando aveva avuto a che fare con Vegeta, l’ultima volta? Boh… e chi se lo ricordava?! Quel che era certo, ormai, era che non l’avrebbe più rivisto vivo.
A quel punto, sconvolta da tutte quelle scoperte avvilenti, una dopo l’altra, la donna sentì il bisogno di sedersi e di reggersi la testa fra le mani; Muten giunse al suo fianco, prendendo fra le braccia il bambino per permetterle di lasciarsi andare ad un pianto che avrebbe voluto fosse liberatorio… avrebbe voluto.
 
Passarono così molti lunghi minuti. Nel silenzio della città, interrotto dal sibilo dell’aria e dal ronzio di qualche sparuto mezzo di trasporto volante, si cominciarono ad udire degli scricchiolii di rovine e pietruzze. In un circoscritto affossamento del terreno, la polvere e le pietre avevano cominciato a muoversi in modo poco percettibile, poi via via sempre più evidente, fino al formarsi di una montagnetta dalla quale fece capolino una figura umana di bassa statura. La sua comparsa inattesa lasciò attoniti i due, che lo conoscevano bene.
«Ma quello…» balbettò Muten.
«Gohan! È Gohan!» riconobbe Bulma.
Il bambino riaprì a fatica gli occhi, se li stropicciò, riprendendo coscienza dopo il sonno dello svenimento. Si scosse di dosso la polvere che gli sporcava la tuta logora; si massaggiò la nuca, che gli pulsava dal dolore. «Ahia… che male…»
«Ehi! Gohan! Ma allora sei ancora vivo, almeno tu!» esclamò Bulma, che nel frattempo stringeva di nuovo in braccio Trunks. In quel momento luttuoso, distratta da quei pensieri, non aveva pensato che anche Gohan poteva aver partecipato alla battaglia, e di conseguenza non si era chiesta quale fosse stata la sua sorte.
«Come, “almeno io”…?» disse Gohan schiarendosi la voce e tossendo polvere, dirigendosi verso i due amici a passo lento, accarezzandosi la pancia dolorante su cui sentiva essersi formato un livido. «Che ne è stato di Piccolo e Vegeta? E i due cyborg dove si sono cacciati?» domandò allora il figlio di Goku, quasi chiedendosi che fine avessero fatto i protagonisti di un incubo che il risveglio aveva appena interrotto.
«Non sai niente?» bofonchiò il vecchio. «Non eri presente al momento dello scontro?»
«Sì, maestro Muten… insistevo per aiutare Piccolo in battaglia, e lui per tutta risposta mi ha colpito… Da lì in poi non ricordo nulla…» raccontò il meticcio. «Ma dov’è Piccolo?»
“Piccolo… deve aver tramortito Gohan, per metterlo in salvo… poi ha combattuto, con esiti disastrosi…” ricostruì il maestro Muten, guardando in direzione del cadavere del demone. Anche Gohan guardò in quella direzione, e riconobbe senza indugi il suo maestro. Si avvicinò incespicando, tremante, animato da un orrido e lancinante sospetto, e si chinò su di lui. Morto… il suo più caro amico… colui che era stato per lui un secondo padre, quando il primo non aveva potuto essere al suo fianco; colui che lo aveva aiutato a sviluppare un talento nella lotta nonostante l’innato carattere docile e pacifista, sforzandosi di mantenere una pazienza e severità di cui Goku con la sua bontà non sarebbe stato capace; lui, Piccolo, adesso era un cadavere con gli occhi aperti, il collo fracassato e la pancia squarciata. Ucciso da quei due mostri di spietatezza, mentre Gohan si era lasciato prendere alla sprovvista e mettere in disparte, troppo impegnato a giacere sotto qualche centimetro di terra, come un cretino. Non solo non aveva potuto far nulla per Crilin e gli altri; il suo contributo nello spalleggiare il maestro e compagno di battaglia era stato praticamente zero. Fu in quell’esatto momento che Gohan poté sentire netto, dentro di sé, nell’animo, il rumore di qualcosa che si spezzava. Restò fisso a guardare il corpo verde con gli abiti viola stracciati che lo rivestivano, tremando, stringendo i denti e fremendo, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime che scendevano lungo le guance a rigare il viso; i suoi capelli, già naturalmente dritti sulla sua testa, cominciarono ad illuminarsi ad intermittenza di luce dorata… poi, sentì la frustrazione e la malinconia furiosa montare dal suo petto, e prorompere dalle sue labbra in un urlo esplosivo: «PICCOLOOOOOOOOOOOOO!!» I suoi capelli si tinsero del colore dorato del Super Saiyan; i suoi occhi, divenuti di un limpido verde acqua, non smettevano di fissare il corpo di Piccolo; la sua ira esplose in un secondo urlo di rancore.
Sprigionava un’energia tale che Bulma, pur rimasta a diversi metri da lui, fu spinta all’indietro e sbatté a terra il sedere; Trunks le scivolò dalle braccia ma, in quanto neonato dalle potenzialità superiori, non si ferì; tuttavia si svegliò e scoppiò in un vagito assordante, causato dalla tensione che avvertiva.
«Che strano fenomeno! Cosa vuol dire??» si domandò Muten sorpreso, osservando quella luce che gli scompigliava la barba, attraverso gli occhiali che riflettevano la luce emessa dal ragazzino.
«È un Super Saiyan, lo riconosco! Gohan è riuscito a trasformarsi…» asserì Bulma.
«Non avevo mai visto questa trasformazione…! A prima vista sprigiona una potenza mai vista!» commentò il vecchio.
Gohan non smetteva di guardarsi le mani che apriva e chiudeva convulsamente, in preda a meraviglia e incredulità. Avrebbe voluto partire, cercare quei due cyborg… non si era mai sentito così nervoso, agitato, adirato, nonostante non fosse nuovo a quegli scatti di furia… Malgrado lo stato d’animo stravolto, era in grado di riflettere e rendersi conto che non aveva tracce da seguire per trovarli; e chi gli garantiva che la sua nuova potenza gli avrebbe assicurato la vittoria? Non poteva gettarsi a capofitto contro i nuovi nemici… un gesto così stupido, lo avrebbe commesso solo quel cocciuto di Vegeta; e lanciarsi in quel modo contro i pericoli non rientrava negli insegnamenti che Piccolo gli aveva impartito. Si voltò di scatto verso Bulma, che cercava di placare il pianto di suo figlio cullandolo fra le braccia. Con gli occhi carichi di aggressività e rabbiosa determinazione, e il volto ancora rigato dalle lacrime, le chiese: «Bulma, hai una navicella spaziale??»
«S-sì, ma… perch-» rispose, venendo subito interrotta dal ragazzino.
«Mi allenerò! Sconfiggerò quei due cyborg! Poi cercheremo di nuovo i namecciani e riporteremo in vita tutti… Piccolo, Crilin e tutta quella povera gente innocente dello stadio, e tutti gli altri che i cyborg vorranno uccidere nei prossimi giorni! Sconfiggerò dieci, cento Freezer, se sarà necessario!» gridò scalpitando il figlio di Goku.
«M-ma…» provò ad obiettare Bulma, ma ogni parola le morì in bocca. Gohan fremeva tremante tra la rabbia e il pianto, incuteva timore in chi lo vedeva; i due amici rimasero ammutoliti. Di colpo, la trasformazione venne a mancare, Gohan ricadde a terra: lo sforzo era stato eccessivo. Col respiro affannoso, piegato carponi vicino al corpo di Piccolo, adesso il mezzosangue stentava a riprendere fiato.
Bulma corse alla volta del bambino, imitata in ciò da Muten che accorse al fianco di Gohan. «Gohan… stai bene?» chiese la donna.
“Non è un mistero che Gohan sia privo dello spirito guerriero di suo padre… ama la giustizia, ma non è un combattente nato…” rifletté il vecchio. “Da quanto ne so, la sua forza è sempre stata legata all’andamento dell’umore: essere fuori di sé dall’ira e dall’impotenza ha contribuito a scatenare la trasformazione in Super Saiyan, ma quello stadio sembra parecchio instabile… forse non è ancora in grado di gestire una forma di energia così stressante e faticosa…”
Dopo qualche istante di silenzio, l’anziano saggio prese la parola, con il tono pacato e paternamente affettuoso che in anni lontani aveva usato con il padre di Gohan e, prima ancora, con entrambi i suoi nonni, quello materno e quello adottivo, che erano stati suoi allievi. «Ascoltami, Gohan… in questo momento siamo tutti a pezzi per quello che è accaduto. Credo che la cosa migliore sia tornarcene a casa e rasserenarci, nei limiti del possibile. Solo dopo saremo in condizione di elaborare una strategia per affrontare il problema. Fortunatamente, sembra che questi nemici non siano per la distruzione rapida e gratuita del pianeta… dai segni lasciati dai loro combattimenti, deduco che non hanno voluto danneggiare di proposito l’isola, ma è accaduto come conseguenza dei combattimenti coi nostri amici… Non dico che siano delle brave persone, dico solo che hanno interesse a prendersela con comodo. La speranza è ancora ben lontana dall’abbandonarci del tutto, tienilo ben a mente.» Gohan non ebbe altra alternativa che quella di acconsentire alla strategia della pazienza ideata dal maestro Muten.
 
Il cyborg numero 17 non aveva nulla in contrario ad accompagnare sua sorella nello shopping; pretese, però, di poterla scarrozzare a bordo di un veicolo dal motore rombante, come ai vecchi tempi. Ciò presupponeva la necessità di procurarsi il suddetto veicolo, possibilmente in maniera giocosa, come a loro piaceva fare. Per questo motivo, sorvolarono la Città del Sud portandosi sul ciglio di una strada extraurbana, percorsa da numerosi mezzi che abbandonavano il centro abitato.
«Autostop?» domandò 18.
«Autostop.» rispose 17.
Il bello dell’autostop era il fatto di salire sulla macchina di un perfetto sconosciuto che accoglieva i passeggeri per un semplice atteggiamento di cortesia, instaurando una conversazione con lui; nella versione dell’autostop messa a punto dai due gemelli, però, il proprietario del mezzo veniva malamente privato di esso. Purtroppo, tuttavia, date le circostanze e il panico predominante, nessuno sembrava intenzionato a fermarsi per raccoglierli, e probabilmente qualcuno li aveva anche riconosciuti, anche se erano comparsi sugli schermi delle tv solo per pochi secondi. Si spostarono allora su una strada in una zona più rurale e periferica, e videro finalmente passare un camioncino. “Persino quel catorcio andrà bene, per cominciare” pensò il cyborg maschio. Lo guidava un giovane omaccione palestrato con tanto di mascellone, folti baffi e capelli neri, che indossava un cappello nero con visiera da poliziotto, e una canottiera giallo evidenziatore aderente. Il guidatore si fermò al gesto del pollice di 18; li squadrò e, leccandosi le labbra, li fece salire a bordo, facendoli accomodare nel cassone posteriore del camioncino. 17 e 18 si scambiarono un sorriso vedendogli leccarsi le labbra: “Ecco l’ennesimo pervertito che cerca di adescare vittime. Un classico dell’autostop.”
Durante il viaggio, lo sconosciuto scambiò con loro qualche parola di convenevole. Dopo una ventina di chilometri percorsi, 17, intenzionato ad appropriarsi del mezzo, disse: «Scendiamo qui.»
«Aspettate un attimo.» li fermò l’uomo. «Nessuno fa niente per niente… è la regola basilare del grande libro non scritto del galateo della strada.»
«Che intende, scusi?» domandò 18, con uno sguardo da scolaretta innocentina, fingendo di non aver capito dove l’uomo volesse andare a parare.
«Fidatevi dello zio Otokoski…» rispose egli con un sorriso malizioso. «Tu puoi scendere, biondina…» disse inaspettatamente, lasciando di stucco la ragazza che già si immaginava come vittima designata delle sue molestie; poi, rivolgendosi a 17, lo invitò: «Vieni qui davanti con me, bel moretto…»
18 trattenne a stento un sorrisetto, mentre 17 salì dentro l’abitacolo del camioncino. «Allora… che ne dici?» domandò Otokoski. «Ti va di darmi un bacino con un paio di colpetti di lingua? Sei proprio il mio tipo…» propose poi, concludendo la sua richiesta con un occhiolino.
Qualche minuto dopo, 17 guidava il suo nuovo camioncino, mentre 18 col braccio fuori dal finestrino ammirava il panorama. Avevano lasciato il cadavere del malcapitato Otokoski sul ciglio della strada, con la gola strozzata, nel punto in cui l’uomo aveva fermato il mezzo per fare la sua avance al cyborg.
«Fai ancora furore fra le ragazze, eh?» disse 18 deridendo il fratello.
«Ma stai zitta… sai quanto detesto i froci.» borbottò seccamente il cyborg.
 
Qualche oretta più tardi, spaparanzato all’ombra di un albero del pianeta di Re Kaioh, Goku russava e ronfava alla grandissima, con Bubbles a sua volta addormentato sulla sua pancia. Re Kaioh si avvicinò loro e, con tono intenerito, li contemplò: «Ma che bel quadretto pacioso! Fa venire davvero voglia di finire all’Altro Mondo… anche se ci sono già! Ahahah!» e si mise a ridacchiare. I due dormivano tanto profondamente che la risata non li svegliò. La divinità sentì sorgere nel basso ventre l’impulso della pipì; decise di farsi una corsetta stimolante fino all’altra parte del pianeta; poi si abbassò i pantaloni e si sforzò di battere il record di distanza dello spruzzo; sicché, al termine dell’operazioncina, poté commentare: «Perfetto! Con questo record, riuscirò a sovrastare ancora di più Re Kaioh dell’Ovest quando faremo la prossima gara di pipì!»
In quel momento, sentì uno squillo di telefono nella sua mente: «Hm? Ma che…? Ah, è il telefono infernale di Re Enma!» Era il congegno di telecomunicazione che connetteva il dio dell’Aldilà ai custodi delle galassie, un quartetto divino di cui Re Kaioh era l’esponente del Nord. Si trattava di un grosso telefono vecchio stile, collocato sulla scrivania dell’ufficio della divinità dell’Inferno, che gli permetteva di contattare al bisogno i suoi colleghi. Bastava digitare il numero interno per chiamare il destinatario direttamente nella sua mente, ovunque egli si trovasse… comodo, no?
«Scusi, Re Kaioh del Nord… la disturbo? Era impegnato?» chiese il gigante barbuto in doppiopetto.
«Ehm… no! Mi dica pure, Re Enma. La ascolto!» bofonchiò la divinità azzurra, sistemandosi goffamente i pantaloni mentre le antenne da insetto fremevano per via del segnale elettro-telepatico.
«Potrebbe inviarmi il suo pupillo, Son Goku? Necessito del suo intervento per un’evenienza particolare…»
«Glielo mando subito. A proposito di allievi… Scusi un attimo, Re Enma: già che ci troviamo in contatto, volevo chiederle quando potrò impartirle le mie fantasmagoriche lezioni di comicità! È da un sacco di millenni che gliele avevo promesse…»
«Non ora, sono molto occupato… ehm…» rispose il vocione cavernoso dell’enorme divinità con un certo imbarazzo.
«Suvvia! Guardi, le offro una battuta-assaggio alla quale non potrà dire di no, e che le farà venire voglia di apprendere i miei metodi!» insistette Re Kaioh.
«Scusi, ho molto da fare quest’oggi! Sa com’è… c’è stato da poco un arrivo massiccio dal pianeta Terra…» si schermì Re Enma.
«Dalla Terra? Oh, capisco…» replicò Re Kaioh. Salutando in fretta e furia, Re Enma troncò il discorso lasciando un tut-tut nella mente dell’interlocutore.
Re Kaioh contattò telepaticamente Goku: «Goku… svegliati.» Dall’altra parte, si sentiva solo un russare di sega da falegname. «Svegliati, Goku. SVEGLIAAAAAAAA!» sbraitò il dio con voce da tenore. Nulla, Goku non si svegliava. Re Kaioh decise di ricorrere alle cattive. Scandì chiaramente una sola parola: «OKONOMIYAKI.»
«Mmmm…» gemette Goku riaprendo gli occhi ed uscendo dal torpore. «… si mangia? Giusto in tempo… avevo un po’ di appetito…»
«Sei impossibile, Goku! Io non riuscirò mai a capirti!» lo rimproverò il dio.
«Ma che ho fatto di male? Mi sembra normale avere un po’ di appetito…» disse Goku, che era pronto a divorare una vagonata di okonomiyaki.
«Lascia stare… devi andare da Re Enma. Ha chiesto di te, sembra che stia accadendo qualcosa di strano sulla Terra e sei desiderato nel suo ufficio.»
«Problemi sulla Terra? E la merenda?» domandò Goku deluso.
«Non c’è nessuna merenda!» sbottò Re Kaioh, stizzito.
«Re Kaioh…» domandò timidamente il Saiyan. «… perché mi sta parlando con la telepatia? Saremo ad appena duecento metri di distanza… venga direttamente qui, no?»
«Ah, già… la forza dell’abitudine…» rispose Re Kaioh, resosi conto di aver fatto una gaffe inutile. «Prima che tu vada, però, devo farti una bellissima battuta… ascoltami!»
«Non posso, Re Enma… ehm… mi desidera! Ciao, a più tardi!» disse Goku; intercettando l’aura del dio dell’Aldilà, sparì con il teletrasporto. Re Kaioh rimase solo, e decise di tornare nella sua casetta, meditabondo e sconsolato: “Uffi… a volte ho come l’impressione che i miei allievi non apprezzino le mie battute… Mah! Andrò a prepararmi un buon tè alla pesca… anzi no, lo preferisco all’arancia. Visto che non ho di meglio da fare…” “Supervisionare i pianeti a lei affidati sarebbe troppo, vero?” ci verrebbe da chiedergli, ma lasciamo perdere.
Proprio in quel momento, passava dal cortile antistante alla casa Bubbles che, svegliatosi e sentendo parlare di merenda, era stato in cucina a prendere una banana. «Almeno tu ascoltami, Bubbles… questa ti piacerà: sai perché il leone dà sempre la caccia all’antilope?? Perché è il suo pasto predAletto! Ahahahahah!» La scimmia, rassegnata, si sedette pazientemente ed iniziò a sbucciare il frutto.
«Ora una barzelletta! Un uomo appena uscito dal supermercato incontra un amico. Gli fa: “Mamma mia, certo che queste aringhe sotto sale costano proprio care…” e l’amico gli risponde: “Allora le hai pagate care e salate!” AAAhhhaahhahhahah!»
 
Arrivato nell’ufficio di Re Enma, Goku trovò un affollamento e un caos ancora maggiori rispetto all’ambiente confusionario da ufficio delle poste a cui era abituato. Appena Goku raggiunse l’ufficio di Re Enma, un’anima in forma di nuvoletta particolarmente agguerrita gli si fiondò addosso, gridando: «Kakaroth!»
«Ma questo spirito… Vegeta??» domandò incredulo il Saiyan, riconoscendo l’aura del suo compatriota.
«Chi diavolo vuoi che sia?? Idiota!» replicò aggressivo il Principe; non teneva presente che non era così immediato riconoscerlo, in quelle vesti… cioè senza vesti, né corpo. Era ormai diventato un puro spirito, come tutti coloro che muoiono senza aver compiuto atti eccezionalmente eroici.
«Son Goku…» lo invocò Re Enma. «Questo “signore” strepitava per vederti. E là ci sono altri che ti cercano, sebbene siano più educati, per fortuna…»
Si fece avanti un gruppetto di personaggi che Goku riconobbe subito, con lo stupore dettato dal fatto che non si aspettava di rivederli così presto: «Crilin! Tenshinhan! Yamcha! Jiaozi! E c’è pure lei, Dio!» Il gruppetto degli amici (ciascuno dei quali aveva mantenuto il corpo, ed era ora dotato di una bella aureola svolazzante) si fece avanti per salutare l’amico. Crilin saltò addosso all’amico, mostrando tutto il calore affettuoso di cui era capace. «Mi sei mancato, Goku!! Come stai? Ti trovo in piena forma!»
«Beh, certo non posso dire di avere problemi di salute… anche se sono morto…» sorrise Goku, grattandosi la testa perplesso. Tutti insieme, si misero a chiacchierare in disparte, in modo da non intralciare il lavoro del dio dell’Aldilà. «Non mi aspettavo che ci saremmo rivisti così presto!» osservò Goku.
Intervenne Tenshinhan, stringendo la mano all’amico Saiyan. «Per tutti noi è stato un duro colpo, quando ci hai lasciati… ma in qualche modo siamo riusciti ad andare avanti.»
«Sì… ho seguito le vostre vicissitudini, compresa la battaglia contro il fratello di Freezer.»
«Io mi sono pure sposato!» si vantò Crilin, ricevendo le felicitazioni di Goku; nessuno riuscì a trattenere il pelato dal tessere l’elogio della sua adorabile moglie, dei suoi splendidi occhi, del suo carattere soave e dei suoi pugni formidabili. «Pensa: dal momento che lei ha ottenuto il Paradiso, ho il permesso di andare a visitarla ogni tanto!»
«Mi sembra giusto!» replicò Yamcha. «Altrimenti, che Paradiso sarebbe??» E il gruppo scoppiò in una risata amichevole.
«Peccato che quei cyborg abbiano rovinato tutta quella tranquillità.» osservò Jiaozi, introducendo per la prima volta nel discorso la causa che li aveva portati alla morte.
«Cyborg?» ripeté Goku, mostrando di non essere a conoscenza degli ultimi eventi. Gli amici cominciarono a raccontare la serie di scontri culminati con la sconfitta di Vegeta. Scarse erano le prospettive per il futuro; non esistevano più le Sfere del Drago sulla Terra e - anche ammesso che ci fossero state ancora - la maggior parte di loro non sarebbe potuta tornare in vita. Sarebbero stati collocati in uno stato di aspettativa temporanea, dato che le Sfere potevano riportare in vita le persone entro un anno dalla loro scomparsa; avevano saputo, infatti, che forse Gohan e Bulma sarebbero andati sul pianeta Neo Namecc. Dato che erano appena morti, Re Enma sosteneva che le ferree leggi dell’oltretomba vietassero di concedere loro un permesso per tornare sulla Terra, anche se avessero avuto una qualsiasi strategia di vittoria. Per finire, non erano ammesse deroghe a tali norme, dato che la presenza dei cyborg veniva considerata una crisi locale, confinata al pianeta Terra, come tante che si verificavano spesso in miriadi di pianeta nelle galassie; e che gli eroi terrestri non meritavano un trattamento ulteriormente privilegiato rispetto a quelli di altri pianeti. Oltretutto, secondo la valutazione severa e dura di Re Enma, da un punto di vista obiettivo la situazione non era estremamente grave, perché il figlio di Goku mostrava ottime speranze di vittoria a medio termine. Il tutto, in ossequio al principio della netta separazione tra le vicende dei vivi e quelle dei morti.
«È incredibile! Nemici che arrivano a frotte per cercarmi! Prima Freezer e suo padre, poi Cooler! Ora questi nuovi mostri veramente terribili, se nemmeno un Super Saiyan è riuscito a batterli… povero il nostro pianeta! Maledizione!» imprecò Goku all’apprendere tutte quelle novità, sentendosi in colpa per quanto era accaduto, e per quanto ancora sarebbe accaduto in futuro. Tutte quelle responsabilità ricadevano ora sulle spalle del giovanissimo Gohan… ce l’avrebbe fatta?
«Stramaledetti robot! Vorrei tanto mandarli dritti all'Altro Mondo!» esclamò Vegeta indignato.
«Ci sei già tu, all'Altro Mondo...» gli fece notare con aria soddisfatta una nuvoletta che si era aggregata alla combriccola, della cui presenza Goku si accorgeva solo in quel momento. Il Saiyan identificò immediatamente quello spirito: «Ma tu saresti Piccolo?! Come mai non hai il corpo?»
«Re Enma ha pronunciato il suo verdetto…» accennò il demone namecciano con un tono misto di disprezzo e rassegnazione. «Nonostante io abbia contribuito a lottare per il bene e ci abbia anche rimesso la vita, sono riuscito a malapena a compensare le colpe che pesavano sulla mia coscienza…»
«Questo perché Piccolo porta in sé le malefatte di suo padre, ossia il mio alter ego, di cui è la reincarnazione.» spiegò Dio, anch’egli intervenuto nella conversazione. «È stato giudicato come una persona neutra, che non merita la vita eterna. Purtroppo, ciò significa che il suo spirito è indegno di accedere nel Paradiso, a differenza di tutti gli altri tuoi amici; dopo un breve periodo di purificazione, dovrà reincarnarsi in una creatura innocente, sperando di non degenerare come nella vita precedente…»
«Adesso basta con queste sciocche assurdità!» sbuffò la nuvoletta-Vegeta. «Vi ho lasciato abbastanza tempo per disquisire della fidanzata di Testa Pelata o del destino ultraterreno del muso verde!»
«È mia moglie, non la mia fidanzata…» precisò Crilin.
«Il muso verde non ce l’ho più…» masticò seccato Piccolo.
«State zitti voi! Kakaroth, io e te abbiamo un conto in sospeso e una promessa in corso!» rimbeccò il Principe dei Saiyan.
«È vero…» ammise Goku. Non era un mistero che tra i due guerrieri Saiyan vi fossero faccende rimaste in sospeso; Goku ricordava come, poco tempo prima della sua morte, lui e il suo rivale si fossero scambiati una promessa in virtù della quale l’aristocratico guerriero chiedeva la rivincita al suo avversario. «Ma non gridare… non serve! E poi cosa credi, che non mi sia dispiaciuto perdere l’occasione di affrontarti di nuovo??»
«E allora forza… risolviamolo adesso il nostro conto in sospeso! Qui ed ora!»
«Puoi chiamarlo Kakaroth, oppure Son Goku... resta il fatto che tu non hai nessun diritto di affrontarlo. È finita l’epoca in cui pensavi di poter fare il bello e il cattivo tempo!» sentenziò Re Enma che sentì, grazie al suo udito infernale, le parole dei due Saiyan ed iniziò ad interessarsi alla discussione.
«Sì che ne ho il diritto! Lo ripeto: ho un conto in sospeso!» strepitò Vegeta senza alcun riguardo per la divinità che gli stava di fronte. «Kakaroth mi aveva fatto una promessa e poi è morto! Ora che ci troviamo tutti e due all'Altro Mondo, dovrà rispettarmi e mantenere la parola! Esigo che mi sia dato il mio corpo!»
«Re Enma… mi sente?» la voce di Re Kaioh risuonò nella mente di Goku e i suoi amici.
«Ah… è lei, Re Kaioh del Nord! Mi spiace, non ho ancora tempo per le sue battute…» si schermì di nuovo Re Enma.
«Battute? No… non c’entra… Solo che stavo ascoltando la vostra discussione e volevo intervenire a favore di Vegeta! In fin dei conti, la sua esistenza volge ormai al termine… concedergli un privilegio del genere prima di andare incontro alla reincarnazione può essere considerato come un premio per aver salvato la Terra alcuni mesi fa nella battaglia contro Cooler!»
«Con tutto il rispetto, Re Kaioh, le ricordo che Vegeta era mosso da intenti egoistici, non certo altruistici…» obiettò Re Enma.
«Lo so che all’Altro Mondo le azioni vengono giudicate anche in base alla purezza dei pensieri di chi le compie, però dovremmo guardare con elasticità…»
«Elasticità? Ma quale elasticità??» tuonò Re Enma sfogliando nervosamente il suo mega-registro in cerca della pagina relativa a Vegeta. «Gliela do io, l’elasticità! Eccolo qua: genocidio, strage, cataclismi, sadismo, perfidia gratuita, superbia… crimini immondi, peccati mortali! E non voglio nemmeno perdere tempo a leggerli tutti! Questo Saiyan è uno dei peggiori peccatori che mi siano capitati! Senza contare che, a quanto risulta dal mio registro, si è irriducibilmente rifiutato di trarre profitto da tutte le occasioni di redenzione che il Destino gli ha offerto nel corso degli anni!!» Mentre il dio dell’Oltretomba si indignava per violenze e misfatti perpetrati dal Principe dei Saiyan, Vegeta sogghignava: tutte quelle colpe, tutti i peccati che gli avevano attribuito… che importanza avevano ora? Quel che era stato, era stato… che senso aveva a questo punto stare a recriminare su un passato oramai insignificante? Egli era già al capolinea, oltre il quale non si andava; gli avrebbero dato una pena che consisteva nella reincarnazione, lui avrebbe cessato di esistere come entità spirituale e sarebbe passato a nuova vita, forse migliore, forse peggiore, sicuramente diversa. Non sarebbe stato più lui. Perché non concedere quest’ultima sigaretta al condannato, prima della pena capitale? Non c’era più nulla che desiderasse più che sfidare Kakaroth per l’ultima volta. Infine il Principe si limitò a replicare: «Un vero Saiyan non si pente mai delle azioni commesse.»
«Ed è proprio per questo che non ci sono Saiyan in Paradiso!» sbraitò re Enma. «Li abbiamo reincarnati tutti!»
«E che mi dice della regola della prigionia altruistica?» insinuò la divinità dalla pelle azzurra, con la malizia di chi sa di avere ragione mediante un argomento decisivo.
Re Enma rimase fulminato. «M-ma… quella è una regola eccezionale! Uno spirito può scegliere di scontare qualche secolo di reclusione nella reggia d’oro degli Elisei, solo al fine di accordare dei privilegi ad un altro defunto verso il quale nutre una qualche forma d’interesse… ma deve trattarsi di una persona meritevole di tute, non mi sembra proprio il caso di salvaguard-»
«E invece è proprio questo il caso.» ribatté pacatamente Re Kaioh, tenendo le mani incrociate dietro le braccia. Seguì una mezz’ora di animata discussione fra le due divinità a base di articoli di legge, commi e controcommi, che l’autore di questa storia sceglie di risparmiare ai suoi lettori in quanto sa che il diritto amministrativo è una materia che può risultare coinvolgente solo agli addetti ai lavori (e talvolta nemmeno a loro). Quando ormai tutti gli occupanti della sala d’attesa sbadigliavano con le lacrime agli occhi, Goku riuscì a spuntarla, infliggendo il colpo decisivo alle argomentazioni di Re Enma, con una riflessione basata sul suo candido senso di giustizia: «Si è trattato pur sempre di una promessa, di un impegno preso… secondo me, sarebbe gravissimo venir meno ad un impegno solenne! Come potremmo parlare di giustizia noi del Paradiso, se negassimo a Vegeta questa ultima possibilità prima di dirgli addio?» La sua osservazione, così moralmente corretta, lasciò di ghiaccio i presenti.
«Basta, mi avete già fatto perdere troppo tempo! Sapete che vi dico…? Mi arrendo!» replicò infine il gigante barbuto. «Bah! Inaudito… usare il timbro Eroe per una canaglia simile!» brontolò Re Enma col suo vocione cavernoso, continuando poi: «Dovrò essere super efficiente, per recuperare il tempo perduto stamattina… mah…»
«Re Enma…» lo invocò ulteriormente re Kaioh.
«Hm? Mi dica…»
«Volevo dirle un’ultimissima cosa…»
«Ossia?» domandò il dio degli Inferi incuriosito.
«Sa che cos’è un peluche che fa il serial killer? È un pu-pazzo da legare! Aahahahaaahh!!»
 
«Ahah!» rise trionfante Vegeta, riacquistando il corpo, benché temporaneamente, rivestito dell’ultima armatura indossata al momento della morte. «Non ho paura della reincarnazione! Anche se questa sarà la mia sorte ultima, vi ricorderete per sempre di Vegeta, colui che ha sfidato gli dei e ha vinto!» dichiarò Vegeta, a metà tra l’ironico e il tronfio. «Veniamo a noi, Kakaroth...»
«Fai meno lo spiritoso, delinquente!» lo ammonì Re Enma. «Combatterete all’Inferno: è un luogo disabitato di squallore, attraverso il quale le anime private delle loro spoglie passano brevi periodi di tortura e tormento, al solo scopo di reincarnarsi. Solo in casi eccezionali i condannati vi soggiornano per lunghi periodi di detenzione e tortura, quindi è un’area dell’Aldilà praticamente disabitata. È il luogo perfetto per il vostro duello, perché al termine Vegeta verrà scortato dal boia per scontare le sue pene, prima di reincarnarsi. L’unica regola a cui siete obbligati a sottostare è la seguente: non uccidetevi. Se lo faceste, i vostri spiriti cesserebbero di esistere definitivamente.»
“Che sciocchezza… chi se ne frega, tanto io smetterò di esistere comunque!” pensò Vegeta.
 
Pochi attimi dopo, Goku e Vegeta furono all’Inferno. Al di sotto dello spesso strato di nuvole che separavano questa regione  dalla Strada del Serpente, esso si presentava come un paesaggio a dir poco grigio e desolato, dominato da un’opprimente cappa di orrore e tetraggine, in un’atmosfera naturalmente funerea. Sopra il terreno color cenere, si stendeva un cielo plumbeo. Tutto spingeva alla paura, all’umanamente comprensibile desiderio di scampo e salvezza, e al pentimento. Ma per chi era ospitato in quei luoghi, era ormai troppo tardi. Non vi era possibilità di redenzione, solo di purificazione e di rinascita. Nell’aria riecheggiavano urla spaventevoli di anime sofferenti che spezzavano il cuore al solo udirle, e lamenti infiniti.
«Che postaccio… certo non mi aspettavo che l’Inferno fosse un villaggio vacanze, ma questo è persino più squallido delle miniere dove Freezer spediva i ribelli in villeggiatura...» commentò Vegeta, avanzando al fianco di Goku, per poi chiedere: «Che succederebbe se provassi a scappare?»
«Non ci riusciresti! Re Enma non è un combattente molto forte rispetto a noi, ma possiede poteri magici speciali che gli consentono di agire come vuole sugli spiriti delle persone defunte, a prescindere dalle loro forze combattive… Siamo tutti in suo potere… Tieni presente che da qui passano tutti i defunti dell’universo, compresi personaggi del livello di Freezer e Cooler… ma immagino tu abbia già testato quei poteri sulla tua pelle… anche se non ce l’avevi più, la pelle…!» concluse Goku sorridendo allegro.
Vegeta gli lanciò un’occhiataccia: «Piantala con queste battute, idiota! La beatitudine celeste ti ha proprio dato alla testa! Non c’è bisogno che me lo ricordi…» Dopo qualche altro passo, intimò al rivale: «Fermiamoci qua.»
In uno spiazzo anonimo e deserto, i due Saiyan si trovarono ancora una volta uno di fronte all’altro, in posizione d’attacco. «Finalmente il momento che attendevo da tanto, è arrivato…» disse Vegeta. “E dire che avevo smesso di sperarci…” pensò poi fra sé.
«Sai, Vegeta…» rivelò Goku, fissando l’avversario con gli occhi luccicanti di determinazione. «Ho insistito tanto… non solo perché mi sembrava giusto che tu venissi accontentato, ma anche perché volevo davvero affrontare un avversario degno di questo nome. Ho agito un po’ da egoista…»
«Come se non l’avessi capito: non per nulla, sei un Saiyan!» ribatté Vegeta, sogghignando a sua volta. «In fondo, si vede che a voi eroi è concesso di essere egoisti!»
 
***************************
L’ANGOLO DELL’AUTORE
Curiosità: il personaggio di Otokoski che compare nell’episodio dei cyborg è lo stesso che nel manga originale comparirà nel Torneo che si svolge dieci anni dopo la sconfitta di Majin Bu, nei panni di un uomo maturo che corteggia Trunks adolescente. :-) A scanso di equivoci: no, non sono omofobo, 17 lo è (meglio precisare certe cose, di questi tempi). :-)
Quella del telefono infernale è una delle mie solite idee sceme, nata dal fatto che non mi pare che Re Enma mostri mai di avere un potere telepatico per contattare Re Kaioh. Se non sbaglio, anche nel movie di Janenba e Gogeta, è Re Kaioh a cercarlo con il suo potere speciale, e non il contrario… beh, comunque se guardate nel manga, Re Enma il telefono sulla scrivania ce l’ha sul serio. A qualcosa servirà.
Per il destino delle anime nell’oltretomba, mi sono basato soprattutto sul manga e quindi non tengo conto delle scene aggiuntive dell’anime in cui si vedono i cattivi con il corpo. Mi baso sul manga, e quindi: i malvagi e quelli “neutri” passano dall’Inferno e si reincarnano; i buoni vanno in Paradiso; gli eroi possono in più mantenere il corpo.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: GhostFace