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Autore: tortuga1    01/12/2013    0 recensioni
Gli uomini e le donne sono spesso lontani pur vivendo vicini, così tanto da avere difficoltà ad incontrarsi. Pensando a questo mi è venuta l'idea di SPLIT, una storia ambientata in un futuro possibile, nella quale uomini e donne sono stati separati per un esperimento che aveva il fine di salvare l'umanità dall'estinzione. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto, e alla fine del viaggio uomini e donne non si sono più incontrati...
La storia comincia così, nella comunità di sole donne che ha colonizzato come previsto il pianeta Terra Due, e da secoli ormai ripete un rituale di clonazione.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XV.

 

Il modulo di emergenza rappresenta il meglio della tecnologia della vecchia Terra, sviluppato proprio quando la civiltà era vicina alla fine. Seduto su una delle poltrone integrali Sebastian pensa che la tecnologia più sofisticata non è servita a salvare l’umanità, anzi ha dato una mano a distruggerla prima. Come dovrebbe essere il mondo nuovo, arretrato come l’Arcadia, o troppo fiducioso nella scienza, tanto da essere fragile e vulnerabile nel momento del suo massimo splendore?

Nelle ultime settimane Sebastian ha avuto poco da fare, le connessioni del modulo con il vecchio scafo sono state interrotte dall’interno, i dati del terminale sono stati trasferiti. Molte informazioni saranno necessarie sulla nave madre. Ora bisogna solo aspettare il disgelo, quando solo un sottile strato di terra separerà la prua della nave dall’aria aperta. Allora, al momento giusto, piccole cariche esplosive faranno saltare lo scudo anteriore e il modulo potrà sollevarsi verticalmente. A cento metri di quota spiegherà le grandi ali a geometria variabile e i reattori lo faranno salire fino a trentamila metri. Solo allora si accenderanno i razzi alimentati dal combustibile sviluppato nel centro sperimentale di Houston, poco prima che venisse distrutto insieme a tutta la città da un kamikaze provvisto di bomba atomica. Ne avevano fatto abbastanza per i moduli d’emergenza, comunque, e sembrava che funzionasse.

Sebastian guarda gli schermi piatti spenti e i comandi per lui incomprensibili, per fortuna ci sarà il pilota, quella Geneviève con le trecce e la frangetta che lui ha guardato di nascosto mentre prendeva possesso del posto di guida con l’entusiasmo di una bambina. Nessuna di loro sa della sua esistenza, Paula ha approvato l’idea, anche se negli ultimi tempi non è più troppo gelosa. Pensando a Paula Sebastian sorride, appoggiandosi meglio alla poltrona avvolgente. Al diavolo i consigli del vecchio, era certamente un uomo eccezionale, ma in fondo poteva sbagliarsi anche lui come tutti gli altri. Qui si è sbagliato. Come fare a rinunciare all’amore, quando lui e lei lo desideravano con tutto il cuore, con ogni fibra? Ma sì, di certo il vecchio era troppo cauto, troppo sospettoso. Invece tutto sta andando per il meglio, le ragazze della squadra sanno il fatto loro, e ognuna ha dato il suo contributo. Flavia ha verificato tutti i sistemi e ha riparato il variatore di geometria di un’ala, danneggiato dall’impatto. Ernesta ha rimesso in funzione il generatore del modulo, fermo da secoli e con le batterie scariche. Adele ha trasmesso in una notte di temporale la sequenza di attivazione dei sistemi di supporto vitale della nave madre e ha ricevuto conferma che la nave è integra e pronta alla manovra di attracco.

Ora bisogna solo aspettare, un altro paio di settimane e la neve si scioglierà del tutto. Sebastian pensa alle ragazze, alcune ancora quasi bambine, ma tutte determinate e perfettamente addestrate. Un successo, il sistema educativo sperimentale è stato un successo. In fondo, malgrado le nuove direttive, è rimasta abbastanza conoscenza da ricominciare. Però il mondo nuovo dovrà essere profondamente diverso dal vecchio. Ci sarà un mucchio di cose da pensare, un mucchio di cose da fare, e gli errori saranno inevitabili. E se…

- A cosa pensi? – Paula si è avvicinata senza rumore, dopo aver chiuso il portello del modulo. Sebastian si gira a guardarla, sembra splendere nella penombra, la pelle nuda bianchissima.

- Pensavo al mondo nuovo… – Paula si avvicina ancora e Sebastian non riesce più a trattenere l’ansia del respiro. Allunga una mano verso il fianco tiepido e appena la tocca sente il solito brivido. Tutte le volte è così. – pensavo a te.

- Anch’io pensavo a te. – fanno l’amore piano, come hanno imparato da soli, a costo di sbagliare e ricominciare. Paula ha capito che in fondo la donna nuda del filmato non era così disgustosa, e una mano vera può toccare nello stesso identico modo senza offendere, basta che lo faccia con amore. Sebastian ha scoperto che gli piace baciarla dovunque, anche proprio lì, e adesso lo fa sempre prima di finire, in quell’ultimo confuso tumultuoso momento che arriva sempre troppo presto, dentro di lei. E poi non importa se ci si sente stanchi e anche sazi, perché tanto bastano pochi minuti e il desiderio ritorna più forte di prima. Alla fine rimangono strettamente abbracciati, respirandosi. – cosa pensavi del mondo nuovo…

- Sarà difficile farlo, e intanto dobbiamo essere noi, capisci, a prendere le decisioni. Pensavo che il sistema di addestramento è buono, non dobbiamo abbandonarlo, solo applicarlo su vasta scala. Le cose importanti dovremo insegnarle ai bambini, perché siano naturali, quasi innate.

- Innate… cosa vuoi dire?

- Nel vecchio mondo c’era troppo odio. Per chi era diverso, per chi aveva una fede differente, e anche per l’altro… sesso.

- Odio, dici tu…

- Sì, odio. Insegnato fin da bambini, contro gli altri, i nemici. Hanno fatto così con i poveri disgraziati che hanno distrutto intere città uccidendosi a loro volta. Loro erano sinceramente convinti di fare la cosa giusta. E noi ora dovremo imparare da loro, usare i loro metodi per ottenere l’effetto opposto. I nostri bambini sapranno fin dal principio che non ci sono nemici, che non ci sono differenze, che…

- Basta. – Paula si muove leggermente su Sebastian e si fa penetrare. – ora non si lavora.

 

La neve è scarsa e sporca, sostituita da una melma gelida. Piove spesso, ed è un bene, però il troppo è troppo. Paula si stringe nel mantello rabbrividendo, le nuvole nere coprono il sole al tramonto, sembra già notte malgrado le giornate siano ormai molto più lunghe. Le pesa dover tornare a casa, le pesa qualunque cosa che non sia stare nella navetta insieme a Sebastian. È irrazionale, però forse l’amore deve esserlo. Hanno visto insieme Giulietta e Romeo, usando i caschi della realtà virtuale per immergersi nell’azione. Paula ha tentato di fermare la mano di Romeo, accorgendosi troppo tardi che era fatta d’aria, e poi ha pianto quando anche Giulietta lo ha seguito nella morte. Amore. Prima non sapeva cos’era, ora le sembra l’unica cosa per cui vale la pena di vivere.

I suoi pensieri vengono interrotti bruscamente da una spinta, che le fa perdere l’equilibrio e la manda a ruzzolare nel fango. Resta immobile senza parlare aspettando le mani gentili e crudeli di Sarah, è finita, solo questo riesce a pensare. Però non succede niente, è ancora libera, che strano, forse quella carogna vuole divertirsi. Lentamente si gira, scrollando dalle mani il fango denso che la pioggia fa scorrere via. Qualcuno la sovrasta, non riesce a riconoscerla, è solo una sagoma scura controluce.

- Cosa è successo al tuo caratterino? – Paola manda giù la saliva e fa un respiro profondo, per fortuna è solo Giulia. – sembri paralizzata. Non ti va di giocare?

- Vaffanculo. Che scherzi del cazzo. – si rialza e rivolge il lato infangato del mantello verso la pioggia, lo sporco scivola via facilmente, il tessuto è fatto apposta. – perché l’hai fatto?

- Per gioco. Lo facevamo sempre da bambine. – Giulia saltella nel fango, sembra contenta per qualcosa. – dai, perché non ti lasci andare?

- Sei tutta matta. Ora me ne vado a casa, sono stanca. – fa un passo ma Giulia le afferra un braccio, la sua presa è sgradevolmente forte. Cerca di liberarsi e non ci riesce. – che cazzo vuoi da me?

- Ah, l’hai capito che voglio qualcosa. – la tiene ancora stretta, e si avvicina tanto da farle sentire l’odore dell’alito. Sa di ciambelle al miele. Paula cerca di rimanere calma, ma questa nuova Giulia non le piace affatto.

- Non ti preoccupare, non voglio farti del male. – allenta la stretta senza lasciarla. Paula resta inerte, furiosa perché sulla sua faccia si leggono tutte le sue emozioni, e ora Giulia ha capito che ha paura. – almeno non ancora, capito? – lascia bruscamente la presa e Paula barcolla. – non sei un granché come cospiratrice, la tua amica è meglio.

- Cosa… cosa vuoi dire?

- Non fare la furba. Non ti conviene, io sono dalla tua parte.

- Spiegati meglio o lasciami in pace. Sono stufa di farmi maltrattare da te.

- Ah sì? E allora cosa mi fai? Vuoi giocare con me nel fango? Se ricordo bene vincevo sempre io…

Basta! Sono stufa di stare qui a sentirti!

- Brava, hai detto una cosa sensata. Non è bene stare qui, andiamo a casa tua.

- Nemmeno per sogno.

- Ah no? – Giulia fa una piroetta e con il piede manda uno schizzo di fango sul mantello di Paula. – preferisci che vada a trovare Sarah? È una cara ragazza, sarebbe contenta se le raccontassi…

-E va bene. Andiamo.

- Lo vedi che diventi ragionevole. Basta dirti la cosa giusta. Quando ho nominato Sarah sei impallidita. Che cosa ti ha fatto, la cattiva?

- Lo sai benissimo, stronza, dato che sei amica sua.

- E qui ti sbagli. Dai, apri questa porta. – con gesti rabbiosi Paula apre la porta e accende una lampada fioca. La casa vuota le sembra triste, il suo odore di chiuso e di umido le stringe il cuore. Giulia la segue dentro e chiude bene. – che casa desolata. Si vede che non ci stai molto.

- È che… – Paula sente di arrossire e stringe le labbra. La odia, questa carogna. Ma cosa diavolo vuole…

- Non dire bugie alla tua amica. Io sono tua amica, lo sai?

- Bell’amica! Mi fai schifo!

- E va bene. Non mi capisci, però mi capirai. – Giulia con gesti rapidi accende la stufa, che fuma solo un po’ e poi si mette a tirare allegramente. Seduta sul divano Paula la guarda muoversi con sicurezza per la casa, ha i capelli umidi e li ravvia con le mani mentre mette sul fornello il bollitore. Paula rimane ostinatamente zitta e Giulia la guarda ogni tanto con un sorriso, mentre si asciuga i capelli vicino alla stufa. Alla fine Paula non riesce a trattenersi.

- Non ti sopporto! Che cazzo stai facendo qui…

- Sto preparando una buona tazza di tè. Così ci possiamo mettere a chiacchierare da brave amiche. E guarda. – fruga dentro la tasca interna del mantello e tira fuori un cartoccio. – qui c’è una sorpresa. Le ciambelle al miele.

- Le odio le ciambelle al miele.

- Ma davvero… – danzando per la stanza Giulia trova il barattolo del tè, ne versa un paio di cucchiaini nell’acqua bollente. – io invece so che ti piacciono. Me lo ha detto…

- No! Quella stronza carogna di una traditrice!

- Ma non è come pensi! – Giulia versa il tè nelle tazze e apre il cartoccio. Prende una ciambella e l’inzuppa. – che buona! Non è possibile che non ti piacciano! E dai, rilassati, bevi il tè, ti scalda.

- Sei odiosa, prima mi minacci e poi fai finta di essere gentile. Dimmi quello che vuoi e vattene da casa mia!

- Sì, dalla tua amata casa! Si vede che ci tieni tanto! Qui c’è puzza di chiuso, tu qui non ci vivi.

- Non sono fatti tuoi.

- E invece sì. Vengo anch’io.

- Dove, dove cazzo vieni? – Paula esasperata sbatte la tazza sul tavolo, spargendo intorno il tè. La tazza di plastica dura non si rompe nemmeno con il martello.

- Non la vuoi una ciambella?

- Vai a infilartela su per il culo, la ciambella del cazzo!

- Ma Paula, tu prima non eri così… colorita. Sempre seria e buonina. Ti preferisco adesso.

- Guarda che non m’importa se credi di essere più forte, io ti ammazzo!

- Che paura mi fai… – inzuppa l’ultimo pezzetto di ciambella e lo mette in bocca. – e va bene, il tuo tè è davvero buono, come il mio, eh eh!

- Io… – Paula le si lancia contro, ma Giulia la ferma con una mano sola, e intanto si asciuga la bocca con il dorso dell’altra.

- Ti ho solo detto che vengo anch’io. Tutto qui. Non vi serve un’esperta di computer? Saprò rendermi utile.

- Io quella maledetta di Ernesta l’ammazzo.

- Ma perché? Solo perché piangeva al pensiero di lasciarmi, e alla fine me lo ha confessato? Lo sai che significa, partire per sempre? E io soffrirò senza di lei.

- Tu e lei…

- Sì, che credi? A me piacciono tutte, però. Anche tu mi piaci. Ma Ernesta ha una marcia in più, le ciambelle.

-Fai schifo.

- Ma perché ce l’hai tanto con me? – Giulia la guarda dritto negli occhi, adesso ha la faccia seria, sembra sinceramente dispiaciuta. – io non posso vivere più così. Tutto si ripete, tutto resta uguale come in un cerchio magico. Voi volete partire, ebbene, portate anche me! Vi sarò utile e scapperò da qui. Io quelle stronze di Miko e Sarah non le filo affatto…

- Ma come, hai appena detto…

- Sì, l’ho detto per spaventarti. Ma non attacca, con Sarah. Lei sembra fatta di cera. Posso guardarla, posso anche toccarla forse, ma lei è lontana, in un altro mondo. Non mi piacciono, quelle della sicurezza.

- Ma tu…

- Ti prego! – accidenti, sembra davvero sincera. E poi, se voleva far fallire il piano, le bastava dire mezza parola a Sarah, questo è vero. Forse… – ah, grazie!

- Non ti ho detto di sì.

- No, ma lo hai pensato. È vero? – Giulia ha il viso raggiante e batte le mani come una bambina, sembra impossibile che pochi minuti prima sia stata capace di farle paura. Paula fa una smorfia e poi sorride apertamente.

- Si capisce così bene quello che penso, eh?

-Si capisce. E ora prendi. – le porge il cartoccio delle ciambelle, ne sono rimaste tre. – Due sono tue, una è mia.

 

Più tardi il villaggio è buio e tranquillo, ma c’è chi non dorme. Paula pensa a Sebastian e anche alla strana Giulia, in fondo è sempre stata un’amica, perché mai non crederle adesso? È insopportabile questa vita in cui tutto è già deciso, anche il giorno della morte. È ragionevole volersene fuggire via. E poi l’ha convinta il fatto che Giulia non le ha denunciate. Mangiando l’ultima ciambella Giulia le ha raccontato che sa da moltissimo tempo della squadra segreta, perché gliel’ha confidato Ernesta, ma credeva che fosse un gioco da bambine. Paula rabbrividisce al pensiero che ci siano altre falle nella squadra, sarebbe la fine. Però non è ancora successo proprio niente e il giorno della partenza si avvicina. Si rannicchia nelle coperte cercando una posizione impossibile, lei ormai è abituata ad avere vicino il corpo di Sebastian e il lettino vuoto le sembra gelido e duro.

Ernesta guarda il soffitto di legno, alla luce incerta del fuoco che si sta spegnendo. Giulia è passata da lei tutta contenta per dirle che non dovrà piangere più. Partirà anche lei, sulla navetta c’è spazio abbastanza e poi lei è così leggera… Non dovranno portare niente con sé, le tute spaziali d’emergenza sono di misura unica, con snodi che permettono di adattarsi a tutte le taglie. Immersa nella nuvola dei suoi capelli ricci e rossi Ernesta pensa alla vita che l’aspetta, sulla nave madre. Dovranno fare ripartire la missione, Paula non ha detto come, ma loro vanno lassù per questo. Sarà bello se in questo futuro ci sarà anche Giulia, il suo primo amore.

Attenta a spiare il respiro pesante di Anna, Giulia tiene gli occhi sbarrati nel buio assoluto della stanza. Partirà e non la vedrà morire. Non le ha chiesto quando succederà, ma ormai dev’essere vicino. Questa è la cosa che la fa soffrire di più, lasciare Anna, però è troppo malandata e non potrebbe sopravvivere all’accelerazione che sarà breve ma forte. Lei sa tutto, naturalmente. Come si fa a nasconderle qualcosa, nascondere qualcosa a sé stessa. Le ha ripetuto le minuziose istruzioni tramandate da tantissimo tempo, così tanto da sembrare leggendarie, e invece si riferiscono a cose solide e reali. Un addestramento complesso fatto solo per lei, che lo ha seguito senza discutere fin da bambina, però Anna non sapeva a cosa servisse, non sapeva se mai sarebbe servito. E ora invece lo sa. Bene, chi l’avrebbe mai detto che proprio lei, Giulia, avrebbe contribuito alla riuscita della missione. Sorride nel buio e pensa ancora un po’ a Paula, alla sua espressione terrorizzata quando l’ha spinta nel fango. Di certo si aspettava un’altra, Sarah per esempio. Cosa farebbe Miko se sapesse cosa sta preparando la squadra segreta? Botte, torture e segregazione. E poi forse si convincerebbe anche lei che in fondo è meglio provarci, a contravvenire alle direttive per salvare la missione. Dirglielo o no? Giulia decide di no. Miko e Sarah sono troppo rigide, incapaci di elasticità mentale. Buone per eseguire gli ordini, quali che siano, ma pessime leader. Capaci di fermare tutto per i prossimi seicento anni, e poi chissà cos’altro potrebbe capitare. No, al diavolo quelle due, al diavolo tutte quante. In fondo Ernesta ci sarà, e anche Paula. Forse sarà possibile convincerla a starci, chissà.

 

  
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