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Autore: Kimberly Heiwa    02/12/2013    3 recensioni
Sono in atto le estenuanti lotte con Logan e Rory si sente persa. Sciolta, vuota dentro l'anima. Ha bisogno di qualcos'altro. Ha bisogno di qualcun altro. Ovunque lei si giri tutto crolla sotto i suoi occhi e le lascia scoperto un muro, una parete alta e impolverata. Una volta pulita, rivela la sua reale bellezza: colori sgargianti ricoprono la sua superficie, i mattoni scoperti permettono di capire da quanti anni è stato costruito, i chiodi testimoniano un tentativo di abbattimento, e poi ci sono i ricordi. Tanti e importanti ricordi, ricordi di tante cose, cose condivise come CD e videocassette, come baci rubati e un amore lasciato in sospeso. Ma il muro è ancora solido, è ancora in piedi. È soltanto stato ricoperto dai detriti che ha portato il tempo. Quando Rory infila la mano in una fessura, scova una piccola chiave. A cosa possa servire non lo sa, ma lo scoprirà presto. Nel momento in cui avrà bisogno le tornerà utile, poiché le permetterà di aprire una porticina con su scritto «Solo in caso di emergenza», dove sarà custodita la foto di una persona nascosta per non soffrire: Jess Mariano. È lui l'unica ancora di salvezza, l'unica via d'uscita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Logan Huntzberger, Nuovo personaggio, Rory Gilmore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5. Disenchanted

You're just a sad song

With nothing to say

About a life long

Wait for a hospital stay.”

My Chemical Romance, Disenchanted

È da una buona manciata di minuti che la sta osservando dalla vetrina del locale.

È così bella, lei. Circondata da un'aura che trasmette dolcezza ed estrema grazia. Quando pensa a lei si sente a casa. Forse non ha mai smesso di amarla.

I suoi occhi chiari dalle sfumature quasi pastello di un oceano ancora da scoprire; i suoi capelli, rossi come la passione. La sua pelle bianca, come la neve. I pensieri e le emozioni trasparono da quelle fessure così luminose, e fanno sì che niente di lei possa passare inosservato.

Si ricorda quando erano le sue di mani ad accarezzarle i lunghi capelli ramati, quando erano i suoi di occhi ad amarla soltanto guardandola, quando erano le sue labbra a sfiorare la sua bocca e ad esportarle, ad ogni bacio, un pezzo di anima. Ma adesso tutto è cambiato.

Un battito tra i tanti colpisce più forte le pareti del suo petto, un macigno che precipita all'improvviso come una bomba durante una guerra, coinvolgendo anche parti del corpo che non vorrebbero partecipare allo scontro.

Forse il problema maggiore è quello: non ha mai smesso di amarla. Solo il pensiero di Rory gli faceva venire il batticuore, ad ogni ora, ogni giorno, ogni anno. Sempre.

Ma adesso c'è Charlie, e lui si sente colpevole.

È combattuto: da una parte c'è la ragazza che ha sempre voluto amare; dall'altra la donna della sua vita.

Charlotte non è una qualunque, non è Shane. Lei è una donna, una donna con cui metterebbe su famiglia, una donna a cui giurerebbe amore eterno dinanzi ad un altare, la donna che riempirebbe di regali, la donna che sa che lo amerebbe e che ci sarebbe sempre. Charlotte non scappa.

Invece vede Rory ancora come quel suo amore adolescenziale, così intenso da perdere il controllo.

Sorride al ricordo dei suoi occhi che brillavano quella sera, davanti alla pompa di benzina.

Sorride al ricordo dei suoi improvvisi gesti impacciati e al ricordo di quelle parole che s'erano fatte timide ed impaurite e che non uscivano mai al momento giusto.

Sorride al ricordo di lei e di lui insieme.

E infine l'ultimo sorriso si dipinge sul suo volto quando ripensa che, per la prima volta, si era sentito amato e necessario: era stato lui il motivo dei suoi sorrisi, ma anche delle sue lacrime.

La sera precedente aveva detto di mantenere il segreto e di parlarsi di nascosto. Ma a che scopo, alla fine? A quale scopo, se alla fine non riuscirà ad affrontarla?

Il cellulare gli squilla in tasca, insistente.

«Pronto?»

«Jess! Questa sarà la quinta volta che ti chiamo! Ma avevi il silenzioso?» è lei.

La sua voce lo fa ritornare alla mera realtà. Alza per l'ultima volta lo sguardo e vede Rory, dall'interno del locale di Luke, sorridergli con innocenza.

Fa un passo avanti, attraversa la strada, calpesta il suo cuore.

Rory china di poco il capo, quasi come se si sentisse un'illusa.

«Scusami, Charlie. Scusami.» le chiede scusa per tutto. Il suo tono è mortificato. I suoi sentimenti in subbuglio.


 

Jess non ha risposto al suo piccolo saluto: che fosse arrabbiato con lei?

Il suo stomaco serra la membrana che è addetta a far entrare il cibo. La fame che aveva fino a poco fa non c'è più; non si ha più fame quando si è tristi, quando si è delusi, quando ci si sente in colpa.

«Ehi, Rory. Va tutto bene?» le chiede una voce famigliare. È Lane.

Vorrebbe tanto dirle la verità, ma non le pare né il posto e né il momento adatto. È un'impresa ardua rispondere a quella così facile domanda, a quel “va tutto bene?”. No, niente adesso va bene. No, non va bene perché c'è sempre qualche ostacolo che la separa da lui. No, non va bene perché si sente sola ad affrontare la rottura con Logan e ad affrontare, dopo parecchi anni, Jess.

«Sì... tutto a posto.» decide di dire, facendo scivolare le parole in un sospiro.

Lane, con fare materno, si china di un po' e le poggia le labbra sulla fronte. Poi, le versa del caffè anche se la tazza era quasi piena.

Beve tutto d'un sorso e sgattaiola via dal locale.

Sul viso asiatico di Lane compare un'espressione di preoccupazione.


 

I suoi passi sono veloci, i singhiozzi le torturano il petto, il cuore si dilania.

Non ha risposto al suo sorriso, e lei lo ama, lo ama più di prima ma, nel contempo, lo odia, lo odia come non mai. Odia il suo carattere, odia la sua non comunicazione, odia tutto ciò che hanno fatto insieme. E odia se stessa, odia il suo modo di fare, odia la sua incapacità di rimanere sola dopo una fine di un rapporto, odia questa dipendenza da lui, da Logan o da Dean. Odia se stessa e basta.

Odia Jess con tutto il cuore. Ama Jess con tutta la sua anima.

Scappa, scappa da una realtà troppo concreta e si rifugia nel suo luogo preferito: il vecchio ponte.


 

«Comunque, tornando a noi, Jess: ho una notizia cattiva da darti.»

«Dimmi.» deglutisce.

«Purtroppo non riesco a venire per l'inizio del mese, ma dovrai aspettare fino alle vacanze di Natale.» gli comunica, un poco mogia.

«Oh. E come mai?» si siede sul ponte.

«Miranda è andata da poco in maternità, e il capo mi ha chiesto se potessi sostituirla io... non sai quanto mi dispiace!»

Quella notizia, stranamente, non gli provoca nessuna reazione. Non è né triste, né malinconico... nulla. Deglutisce nuovamente. Si sente in colpa.


 

Le lacrime, come fiumi in piena, le travolgono il viso, colano come lava lungo gli zigomi, la affogano finendole sulle labbra e la acciecano, annebbiandole la vista.

Giunge al ponte e intravede Jess che guarda l'acqua nera, giocherellando nervosamente con il cellulare.

I singhiozzi sono divenuti fastidiosi; si è stufata di piangere, ma le lacrime scendono, scendono come sangue da una ferita.

Lui allora, appena di accorge della sua presenza, fa per alzarsi, come se volesse soccorrerla, ma Rory lo respinge sia verbalmente che fisicamente.

«Non voglio il tuo aiuto! Va' via!» la sua voce s'è fatta stridula, le corde vocali sono talmente sottili che le dolgono.

Tenta invano di cingerla in un abbraccio, di tirarla a sé, ma le mani di Rory lo allontanano, gli graffiano il cuore, gli tolgono la forza.

«Rory, per favore... ti prego!» la implora, cercando i suoi occhi chiari.

Lei scuote la testa.

«Lasciami in pace!» piagnucola, divincolandosi dalla morsa di Jess.

Guarda altrove, mentre è alla ricerca di una via d'uscita.

«Io non ti voglio! Vattene, lasciami in pace, per l'amor del cielo!» inizia urlando, ma conclude quasi senza voce. Ansima, disperata. «Lasciami, Jess... lasciami...» lo implora, fissando la piattaforma scricchiolante.

«Vuoi che me ne vada? Va bene. Ma dimmelo guardandomi negli occhi, almeno.» le dice, cercando il suo viso sotto tutti quei capelli. «Ti prego, guardami.»

Lei scuote di nuovo la testa. Poi, la alza piano, inspirando lentamente e con gli occhi chiusi.

Quando li apre, Jess ha tra le mani il suo viso bagnato dalle lacrime. I suoi occhi tremano, in attesa che lei dica la sua volontà. Ma non riesce, non riesce ad allontanarlo se lo guarda negli occhi; non è più come quando era andato a trovarla al campus, quell'orgoglio era scemato nel tempo. Adesso è diverso.

Jess aspetta, paziente. Quando vede che Rory non riesce a dirgli di andarsene, un istinto naturale balza fuori all'improvviso: la bacia. Non sa il perché di quel gesto, ma lo fa. Non ci sta troppo a pensare su; la sua mente è completamente disconnessa.

Le mani di Rory sono aggrovigliate attorno ai polsi di Jess, quasi come se volessero trattenerlo.

Quando la bacia, la stretta di Rory si fa più potente. Lo vorrebbe allontanare, ma qualcosa glielo impedisce. Come sempre.

Quel bacio è dolce e li culla per qualche secondo. Quel bacio non permette ad entrambi di ragionare con lucidità. Quel bacio fa sì che non sia necessario respirare. Quel bacio è improvviso, istintivo.

Quel bacio è stato atteso.

Jess separa piano le sue labbra da quelle di lei e abbassa lo sguardo, rendendosi conto di quanto è appena accaduto o, meglio, di quanto ha appena fatto. Lui, solo lui.

Rory è senza parole, senza fiato, senza idee. Sbatte le ciglia bagnate come se fossero ali di una farfalla.

Le mani, che prima avevano trattenuto i polsi di Jess, scivolano lentamente.

Jess emula i suoi gesti: abbandona il viso di Rory.

Un enorme punto interrogativo vaga per la sua testa, ma le parole si nascondono, timide.

Al contrario di Jess, lei non ha abbassato lo sguardo. Gli occhi ancora sono lucidi e tremanti.

Rory si è divisa in due: una parte lo odia, l'altra lo ama. Durante il bacio, nessuna delle due parti aveva ancora risposto, ma entrambe avevano solo subito.

Ora, invece, la parte dell'odio balza fuori senza alcuna esitazione e le fa tirare uno schiaffo sulla guancia di Jess. Quest'ultimo non sembra tanto sorpreso da tale gesto. Il suo viso segue la direzione della sberla per sentirne di meno l'intensità. Infine, si porta una mano alla guancia offesa e se la copre con tutto il palmo. Non esige spiegazioni, poiché è ben consapevole di cosa ha appena combinato.

L'altra parte, tuttavia, come se volesse scusarsi di quanto appena fatto, interviene subito dopo.

Rory avanza, in balia del solo e nudo ritaglio di sé che lo ama fino a perdere il controllo, avanza verso di lui, lo incalza a guardarla negli occhi, avvicina il suo viso a quello di Jess e risponde al suo gesto con la stessa modalità: lo bacia. Lo bacia con semplicità, con le labbra asciutte.

Jess subisce in silenzio. È perplesso.

Una volta staccatosi, lei lo guarda con una dolcezza devastante e le parole, come scolari durante una disputa in classe, intervengono tutte assieme, senza seguire un ordine preciso.

«Jess... perché? Perché oggi non mi hai salutata? Perché mi hai baciata? Perché... perché di nuovo?» gli domanda.

«Rory... è complicato. Io non so come spiegartelo...» farfuglia.

«Perché scappi sempre? Perché mi hai tenuta all'oscuro della tua bocciatura, di tuo padre...?»

Jess espira. Al contrario di quanto avrebbe fatto da ragazzo, ora la fissa negli occhi, in quelle iridi così chiare.

«A volte è più facile non dire niente piuttosto che vedere come un rapporto si logora con il tempo. Io ero il disastro di Stars Hollow... chi mai avrebbe cercato di capirmi? Luke mi ha sbattuto fuori di casa, il preside mi ha bocciato e non mi ha dato i biglietti... quei dannati biglietti che tu volevi tanto! Come avrei potuto comunicarti una cosa del genere? Eh?» urla.

Rory scuote la testa. «Io, Jess, io avrei cercato di capirti! Io ho sempre cercato di capirti, sempre! Ma tu niente, non mi hai dato mai nessun aiuto! Litigavamo e te ne andavi; sparivi. Poi riapparivi con i biglietti per i Distillers. Tu non mi hai mai parlato... e io mi sono stancata di tutto questo!»

Quelle parole così taglienti le trafiggono il cuore da parte a parte. Fanno male. Le parole fanno male. Fanno male perché hanno avuto il tempo di affilarsi nel tempo, nel non detto.

E sbraita perché lo ama e lo ha sempre amato. Quando amiamo qualcuno, pretendiamo che la persona interessata sia perfetta, senza difetti; che ci dica sempre tutto, che non ci siano segreti di alcun tipo; che sia compatibile con noi così che non ci siano litigi. Ma, purtroppo, non sempre è così: gli esseri umani sono il peggior modello della perfezione. E, per di più, quando ci innamoriamo, le nostre paure crescono a dismisura: abbiamo perennemente paura, paura di non essere adatti, paura di non meritarci quell'amore, paura di non essere abbastanza empatici, paura di noi stessi, paura di metterci a nudo. Ed è per questo che spesso camuffiamo i fatti e raccontiamo bugie; ma bugie in principio bianche, innocenti. Perché abbiamo paura.

«Io avevo paura, Rory, dannazione! Va bene così? L'ho detto! Sei contenta, ora?» sbotta, tutto in un colpo. Allarga le braccia di scatto e la guarda con la stessa intensità di quella sera a casa di Kyle.

Lei continua a non capire.

«Paura? Paura di che? I-io...» prova a dire, ma lui l'interrompe.

«Io, Rory, non tu! Ero io il problema, ero il problema per tutta questa stupida città! Tu non hai mai avuto paura? Be', non mi sorprende affatto.» termina con una tacca di acidità. Fa per andarsene, ma Rory lo rincorre: non hanno ancora finito.

«Che vuoi dire? Che vuoi dire con “non mi sorprende affatto”? Avanti, dimmelo! Parlami, porca miseria!» lo esorta a parlare una volta per tutte.

Jess sogghigna. Si arresta, proprio come desidera Rory.

«Non mi sorprende che tu non abbia mai avuto paura, crescendo in questa città da diabete! Tu hai avuto una famiglia, Rory. Sei cresciuta circondata da affetto. Io no! Mia madre è fuori di testa, mio padre mi ha abbandonato e io ho vissuto per strada! Sono cresciuto sentendomi dire che sono una nullità e che creo solo problemi! E scusami tanto se mi sono innamorato di te e avevo paura di non essere alla tua altezza!» conclude.

Dagli occhi ormai rossi di Rory scendono lacrime sottili. Tira su con il naso.

«Tu hai avuto l'occasione di avere una famiglia, Jess. Luke si è fatto in quattro per te e tu non hai voluto riconoscere il suo sforzo. Io, Jess, io... io, Dio santo!, io... io mi sono innamorata di te e ho fatto di tutto per capirti, per aiutarti, per farti dare una possibilità da tutti. Ma, a quanto pare, non è servito a nulla.» la voce le trema. Volge le spalle, decisa ad andarsene. Poi, però, si gira e torna indietro. Se il sacco è per tre quarti svuotato, tanto vale svuotarlo tutto.

«Io ho sempre scelto te. Ti ho sempre messo al primo posto. Ho lasciato Dean, ho litigato con mia madre. Io ti ho amato a prescindere da ciò che si diceva sul tuo conto. E se pensi che tu non sia stato alla mia altezza, mi deludi. E la sai una cosa? Che io... io ti amo ancora adesso. E non riesco a dimenticarti. Ogni cosa che faccio, ogni libro che leggo... mi ricorda te. Ma, a quanto pare, dovrò sforzarmi. Me ne vado io, adesso, per una volta, Jess. Me ne vado. Ti ho teso la mano milioni di volte ma tu non l'hai colta. Per quanto ti possa amare, non posso continuare in questo modo, mi capisci? Credo... credo sia tutto.» le esce a fatica. Stavolta volta le spalle definitivamente. Volta le spalle al suo passato, alla persona che sarà sempre nascosta in un recondito angolo del suo cuore, della sua anima. Ma adesso volta le spalle. Tutto questo è umano: nel momento che un'azione che facciamo ci ferisce, scatta in automatico la nostra personale difesa, ossia ci allontaniamo. Per quanto possa far male, è un sistema di protezione che ci permette di non autodistruggerci.

____Fine prima parte____


 

ANGOLO DELL'AUTRICE: I'm baaack! Scusate per la lunghissima assenza, ma è stato un periodo molto faticoso e non ho avuto il tempo di pubblicare nulla. :(
Comunque sia, la faccio breve:
1) Come state? Tutto a posto? Per le scrittrici: se avete scritto o aggiornato qualche vostra storia scrivetelo pure nelle eventuali recensioni, perché, molto probabilmente non ho fatto in tempo a leggere tutti i capitoli delle vostre fan fic o originali ;) ;
2) Che ve ne pare di questo capitolo? Cosa pensate di questa spessa discussione tra i nostri Rory e Jess?
3) E' la prima volta che faccio una prima e una seconda parte del capitolo, però provare non costa nulla, no? :) Anche perché sarebbe venuto un capitolo troppo lungo, e così ho optato per la divisione in due. Che ne pensate di questa scelta?
Mamma mia quante domande! 'o.o Non siete costrette a rispondere a tutte, sappiatelo! :)
Be', io ora vi lascio a questo capitolo e vi auguro buona lettura! 
Grazie per il tempo che avete dedicato a questa storia e, mi raccomando, recensite numerose/i! Sono accettati commenti d'ogni tipo.
Bacioni e a presto (sì sì, a presto! La prossima volta non vi farò aspettare troppo :( )
Kim.


 

 

   
 
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