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Autore: Alex Wolf    03/12/2013    6 recensioni
Ultima parte della storia di LegolasxElxSauron. Ispirata al film "Il ritorno del re".
Dal 13° capitolo:
"Mi sono sempre chiesto perché amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo so.
- Alessandro D'Avenia"
« Stai lontano! Stai lontano da me! » Gli ordinai, facendo un passo indietro. I suoi occhi celesti mi guardarono stupiti dal mio comportamento e le sue labbra si socchiusero un poco. « Non voglio farti del male, ti prego. » Lo implorai, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii fragile, distrutta e vuota dentro, con le lacrime che minacciavano di scendere. Ma non volevo piangere, perché non volevo mostrarmi debole, non volevo essere debole.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sauron
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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You must go. ‘Cause it’s time to choose.
 
 
“Che Dio benedica le persone che tutti i giorni crollano ma hanno sempre il coraggio di dire che stanno bene.”
 
— Cristiana Tognazzi.

 


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La notte di Rohan mi accarezzò la pelle come seta, facendomi fremere leggermente di freddo. Abbracciai il busto con le braccia e mi sedetti sul primo scalino che conduceva alla reggia. Rimasi ferma a fissare le immense praterie che si estendevano al di la delle mura, nere come le ombre di Mordor. In alto qualche stella brillava solitaria, infondendo malinconia a chiunque alzasse il volto verso il cielo nero. Era in quei momenti che avevo nostalgia di casa; di mamma e papà, e persino di mia sorella. Ogni tanto mi capitava di sognarli e loro mi dicevano che andava tutto bene, che non dovevo preoccuparmi, che dovevo essere felice; ma erano solo sogni. Serrai le palpebre e rimasi in silenzio, abbracciata a me stessa.
« Mia signora, cosa fate qui da sola al freddo? » Una voce irruppe nei miei pensieri, risvegliandomi all’istante dal leggero dormiveglia che aveva iniziato ad aleggiarmi attorno. Aprii gli occhi e voltai il busto, la figura di un uomo mi si parò davanti. Aragorn fece ancora qualche passo e poi si accomodò accanto a me, poggiando il mantello che possedeva sulle mie spalle. Sorrisi riconoscente e lo guardai: la luce fievole che ardeva nelle torce poco lontano da noi disegnava sul suo volto ombre serpentine. I capelli castani smossi dal vento gli conferivano un aspetto stanco, così come e sue occhiaie.
« Osservavo le poche stelle rimaste in cielo, mio signore Aragorn, e pensavo. » Ammisi, abbassando lo sguardo sulle mani, ora nude senza più l’anello.
« E a cosa pensavate, Eleonora? » Domandò guardando diritto avanti a se.
« A casa mia », risposi, « alla mia famiglia. Mi domando come sia dall’altra parte quando il mio corpo è qui. Mi chiedo se gli manco, o se per loro è come se non fossi mai esistita. » Alzai il capo e lo guardai per qualche minuto. Non mi ero mai soffermata molto su quell’uomo, non ne avevo mai avuto interesse sinceramente; ma ora che l’osservavo potevo leggere tante cose di lui, come il fatto che quando ascoltava qualcuno triste fissava davanti a se, oppure prendeva a giocare con le proprie mani simile a un bambino. « E poi, pensavo a… Boromir. » Il re alzò la testa di scatto, colto alla sprovvista dalla mia affermazione. « Pensavo che avrei potuto salvarlo, come avrei potuto salvare Haldir e Titano, ma non ci sono riuscita. Non sono riuscita a salvare nessuno di loro, e adesso non riesco a perdonarmi questa cosa. Mi sento come un peso al centro del petto: come se cinquecento elefanti mi stessero calpestando contemporaneamente. » Slegai i capelli e li lasciai ricadere sulle spalle, morbidi e disordinati come sempre. « La verità è che non ho fatto abbastanza. » Mi accarezzai il viso con entrambe le mani e presi un bel respiro. « Se avessi ucciso quell’orco prima che fosse riuscito a scoccare le frecce contro Boromir, lui sarebbe ancora vivo. Se solo avessi fermato quell’Uruk-ai prima che alzasse l’ascia ora Haldir sarebbe qui. Se avessi seguito il piano di Titano, invece di costringerlo con la forza a intervenire, ora sarebbe qui. Se fossi stata più… più attenta ora sarebbero tutti qui. »
« Non dire così, Eleonora. »  Aragorn girò il busto verso di me e prese le mie mani nelle sue. « Non fare così, mia signora, perché la colpa non è  tua. » Sorrise per qualche secondo e rafforzò la presa fra le nostre dita. « Le cose che accadono quaggiù sono state predette da tempo dai Valar. Non siamo noi che decidiamo chi salvare, sono loro che scelgono chi prendere. E’ il cerchio della vita: tutto accade per un motivo. Ok? Non sentirti in colpa per nulla, perché non era colpa tua. »
« Si, ma se io avessi… » I suoi occhi mi zittirono severamente, mentre le sue gambe si flettevano fino a farlo alzare. Mi porse una mano e io l’accettai di buon grado alzandomi in piedi. Il suo mantello frusciò contro la mia pelle.
« Non è stata colpa tua, Eleonora. » Mi sistemò una ciocca dietro le orecchie e baciò la mia fronte. « Non stare male per questo. »
« Ok, ho capito. » L’allontanai dolcemente. « Torna alla festa: la gente si starà chiedendo dove tu sia. » Il re rise leggermente e poi, dopo avermi sorriso, rincasò. Rimasi sola li fuori ancora per un po’, finché non mi venne voglia di tornare dentro. Ormai le stelle erano apparse copiose nel mare blu che stava in alto, e le radure erano diventate ombre nere della notte. Poggiai una mano alla colonna più vicina e le ammirai per qualche secondo ancora, tentando di dare retta alle parole di Aragorn. Quelle morti non erano state una mia colpa.
Ma come posso non pensarlo, quando è così? Mi chiesi.
« El », la voce vellutata di Legolas arrivò al mio orecchio col vento. Pochi secondi dopo l’elfo era davanti a me e i suoi occhi mi scrutavano silenziosamente. Senza che nessuno dei due dicesse una parola, allungai le braccia sotto le sue e mi tirai contro il suo corpo stringendolo forte a me. Poggiai la testa sul suo petto e ispirai il suo profumo di pulito. Era buono, dolce e soprattutto era suo, ma in un certo senso non mi calmò. Qualcosa, nella sua figura, non m’infondeva quel calore necessario che serviva a calmarmi. C’era qualcosa in  me che necessitava di… di Sauron. Strizzai le palpebre tentando di non pensarci e baciai il collo di Legolas, che sospirò leggermente.
« Ho sonno », sussurrai. Ed era vero, stavo morendo dal sonno. Lui mi accarezzò la schiena e poggiò la guancia sulla mia nuca, cullandomi dolcemente mentre canticchiava in elfico. Ridacchiai leggermente e ribaciai la sua pelle candida e calda. « Leg, ho sonno. Dico sul serio. » Mi specchiai nei suoi occhi e inarcai le sopracciglia davanti al suo sorriso divertito. « Che c’è? Perché sorridi così? »
« Mi hai chiamato Leg. Non l’avevi mai fatto prima. » Mi disse e accarezzò i miei fianchi con la punta delle sue dita. « E’ stato strano… ma dolce. » Avvicinò il suo volto al mio e a fior di labbra continuò: « Non è che la gravidanza ti rende più dolce? »
« Tzé, non sia mai! » Esclamai allontanandolo, poggiando una mia mano sul suo volto. Lui rise divertito quando mi allontanai e mi raggiunse, circondando le mie spalle con il suo braccio.
« Come non detto. » Sospirò, stanco. « Andiamo a riposarci. »
 
 


°   °
 
 


Le mura buie della stanza in cui il re aveva fatto disporre dei letti improvvisati era immersa nella luce soffusa delle fiaccole ancora accese. Legolas stringeva a se la madre di suo figlio e le accarezzava i capelli. Non erano mai stati così vicini da quando Isil l’aveva consegnata a Sauron, e il solo pensiero di quella cosa gli impediva di godersi a fondo quel momento. Gimli russava beatamente pieno, dopo la gara di bevute non aveva più aperto occhio, mentre tutti gli altri dormivano. Aragorn era l’unico che non stava assieme a loro, persino per il re era difficile dormire. Gli occhi azzurri dell’elfo diedero un ultimo sguardo alla sua compagna, che si era rannicchiata con la schiena contro il suo petto, e le sue labbra le lasciarono un bacio leggero sulla tempia. Si mosse piano, tentando di non svegliare nessuno e con calma cercò di levare la propria mano dalla stretta morbida di lei.
« Non andare via », piagnucolò Eleonora, nel dormi veglia che le alleggiava attorno.
« Torno presto », le sussurrò.
« Basta che non mi svegli con il tuo passo da rinoceronte », borbottò lei, prima di tirarsi le coperte fin sopra la testa. L’elfo accennò una risata sommessa e si alzò, indossò il proprio mantello e uscì all’aria fresca. La sua pelle gli fu subito grato di essere uscito all’aperto, dove finalmente poteva respirare. Quando però alzò il volto notò una cosa che lo colse impreparato.
« Le stelle sono velate. Qualcosa si smuove a est », annunciò con calma ad Aragorn, che l’aveva raggiunto silenziosamente. « Un insonne malanimo. » I loro occhi s’incontrarono per qualche secondo, per poi tornare a fissare le radure davanti a se. « L’occhio del nemico si muove. » Il cuore dell’elfo ebbe un sussulto. All’inizio non aveva pensato molto a quelle parole, ma quando aveva capito che Sauron si stava muovendo non solo per la sua battaglia, ma per la sua compagna, un ansia crescente aveva iniziato a conquistare il suo corpo. Se l’avesse trovata cosa sarebbe successo? Chi avrebbe scelto lei? Le avrebbe fatto del male perché l’aveva lasciato? Prima che le sue domande avessero una risposta, la sensazione di paura che prima si era insediata nel suo petto esplose. « Lui è qui. » Affermò, guardando Aragorn con occhi simili a fari. Qualche minuto dopo un grido si levò dalla stanza in cui tutti dormivano. « Eleonora! » Gridò l’elfo, precipitandosi verso la stanza. Aragorn lo seguì.
 
 
 


°   °
 
 



Strinsi le mani sulle tempie e repressi un secondo grido. Riuscivo a vedere il volto di Sauron fra le mura di Mordor, sorridente mentre mi tendeva la mano, ed io l’avrei stretta alla mia con forza, ma provavo un dolore immenso. Era come se tutto il mio corpo stesse andando in fiamme, come se nelle mie vene scorressero braci ardenti al posto di cenere. Ancora il viso dell’oscuro signore mi comparì davanti, e successivamente i miei occhi videro città in fiamme, bambini strillanti, uomini che correvano nel tentativo di salvarsi… un albero che bruciava. Strillai nuovamente in preda ad  un attacco di panico. Cosa mi stava accadendo? Perché mi sentivo andare a fuoco?
« Aiutatelo! » Sentii implorare da Marry, e qualche secondo dopo una grossa palla di vetro stava rotolando a terra e si stava fermando proprio dinnanzi a me. Feci in tempo a vedere l’occhio rosso di Sauron fissarmi magnetico, prima che Gandalf ci gettasse sopra uno straccio. Allora il dolore finì, e il mio corpo tornò alla sua temperatura. Mi abbandonai contro il materasso improvvisato e provai a riprendere fiato, intanto Legolas mi aveva tirato il busto verso l’alto e mi stava stringendo a se.
« Idiota di un Tuc! » Sbottò lo stregone verso Pipino, ma questo non rispose.  Allora l’uomo percorse a grandi passi la stanza e scostò malamente Marry, prendendo una delle mani dell’hobbit nelle sue.
No, non può essere morto anche lui. Non può. Implorai mentre respiravo a scatti. Aragorn si era ripreso bene, dopo aver tenuto in mano quella stana palla di vetro, perché Pipino no? Poggiai una mano sul braccio dell’elfo e strinsi per fargli capire che stavo bene, ma lui non allentò la presa; al contrario la strinse e mi poggiò contro il suo petto, come se avesse paura che da un momento all’altro io potessi fuggire.
« Guardami, che cosa hai visto? » Sbattei le palpebre e osservai il mago. Sotto la sua ombra Pipino stava tremando, era vivo. Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo.
« Un albero. C’era un albero bianco, in un cortile di pietra… era morto. La città era in fiamme. »
« Minas Tirith. E’ questo che hai visto? »
« La città dei re. » Dissi a mezza voce, e questa volta fui io a tirarmi leggermente più verso Legolas. Se Pipino e io avevamo avuto la stessa visione significava che Sauron era in procinto di eliminare sul serio tutta la specie umana, e sicuramente non con dolcezza. Questo significava che mi ero infatuata di un assassino.
« H-ho visto lui. » Balbettò ad un tratto lo hobbit. Allora m’irrigidii e così fece Legolas alle mie spalle, tesi le orecchie. « Sentivo la mia voce nella sua testa. »
« E cosa gli hai detto? Parla! » Chiese lo stregone.
« Mi ha chiesto il mio nome. Ma non ho risposto. Mi ha fatto male. » Il mio petto tornò a sentire i cinquecento elefanti tutti in un colpo. Sauron aveva ferito Pipino, gli aveva fatto del male.
« Che cosa gli hai detto di Frodo e dell’anello? »
« Nulla, nulla. Non gli ha detto nulla. » Intervenni io, alzandomi di scatto. Poggiai una mano sul ventre quando un giramento di testa mi accolse. Aragorn e Legolas si mossero veloci e mi adagiarono con delicatezza sul pavimento. « Sto bene, tranquilli. » Borbottai, sebbene quelle attenzioni non mi dispiacessero affatto in quel momento.
« E tu che ne sai, Eleonora? » Sussurrò Gandalf.
« Perché anche io l’ho visto, ma non mi ha parlato. Però potevo sentire quello che chiedeva a Pipino nel mentre. »
« E poi cos’è successo? » Il mago si accigliò.
« Il mio corpo mi è parso bruciare, finché non hai coperto quella sfera. » Sussurrai, le palpebre che minacciavano di cadere nonostante la situazione in cui ci trovavamo.
« Gandalf, discutiamone meglio domani. Ormai ciò che è fatto è fatto, sarà tutto più chiaro alla luce del sole. Non è il caso di far perdere ore di sonno a tutti. » Intervenne Aragorn lanciandomi un’occhiata. Gimli sorrise e si rimise a dormire, dopo poco il suo russare riempì la stanza. Il mago lasciò andare l’hobbit, richiuse in una tela la sfera e la portò lontana da me, che finalmente ero tornata a sdraiarmi sotto le coperte.
« Se mi lasci sola di nuovo… » Borbottai minacciosa a Legolas.
« E chi ti lascia più. » Rispose prima che io potessi continuare. Mi strinse a se e io non ebbi nemmeno il tempo di contare fino a tre che ero nuovamente nel mondo dei sogni, sebbene brutti; le mura di Mordor mi circondavano ancora, ma questa volta ero in un’altra stanza. In fondo alla sala stava un piedistallo lucido con due troni, entrambi avevano dei teschi sopra gli schienali: uno era di cervo, e sostava sul trono d’ossidiana, mentre un altro, che mi pareva di gnu – sempre che esistessero nella Terra di Mezzo – era poggiato sul trono più grosso. Feci un passo in avanti e mi bloccai. Dove prima non c’era nulla, ora si ergeva una figura alta e allenata, con una cascata di capelli neri e gli occhi… azzurri.
« Sauron? » La mia voce echeggiò fra le pareti varie volte, finché non si disperse nello spazio.




Ehy peipi,
allurs, capitolino dolce questo. Oggi mi andava così. 
Parlando dell'immagine del capitolo: NON E' FIGHISSIMA? L'ha fatta una ragazza che segue e recensisce la ff da un pò, la stessa che ha fatto anche le altre due. Mamma mia, non è stupenda? RDTCFVYGBHNJ :Q____
Ne approfitto per ringraziare ( tanto love ) le ragazze che hanno aderito al gruppo facebook:
- Viviana ( colei che ha fatto le immagini :Q__ )
- Giulia ( Mucho Love :3 )
- Zaira ( Yep ^.^ )
- Simona e Paola ( le nuove arrivate ).

Detto questo: Tschus, buona notte :3

 
  
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