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Autore: AboutGre    04/12/2013    5 recensioni
[Raccolta di Flashfic/OneShot]
Entrare nell'arena ti trasforma, ti rende una persona diversa: o muori o perde te stesso. Ma per i bambini di Panem, l'innocenza è una cosa che si perde molto prima.
Brevi One Shot sui bambini che poi sarebbero diventati tributi.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Cresta, Tributi edizioni passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                      Thresh, Distretto 11:

              
               - Un Ometto-

 
Il gioco che più piaceva a Thresh era esporare. Non esisteva cosa che lo entusiasmava di più, per lui niente era meglio della sensazione che aveva prima di partire per un'avventura.
Aveva iniziato quando aveva solo cinque anni, praticamente un bambino. All'inizio si avventurava soltanto fino a dove arrivavano i fruttetti, non voleva certo essere frustato, visto che oltrepassare la staccionata era severamente proibito.
Per quasi tutta l'estate dei suoi cinque anni aveva osservato il prato oltre il confine, era rigoglioso e continuava fino a dove gli occhi del bambino potessero arrivare. Sembrava una distesa d'erba senza una fine, con grandi fiori e infiniti alberi da frutta che lo popolavano rendendolo ancora più invitante a gli occhi del piccolo Thresh. Ogni notte, si immaginava di poter esplorare quei prati trovando creature mitologiche, cunicoli segreti e nascondigli introvabili. 
Ma arrivò l'inverno e Thresh fu costretto a tornare a scuola, a badare alla sua vecchia nonna e a lavare i pochi frutti del raccolto che erano concessi alla sua famiglia. Fortunatamente ,però, tornò anche l'estate. Ora gli anni di Thresh erano diventati sei e il bambino si sentiva ormai praticamente un ometto. Sua nonna glielo sussurrava  sempre, con la sua voce roca e fiocca:  era così cresciuto che dalla sua altezza poteva essere considerato un "piccolo uomo".
Nonostante fosse cresciuto, Thresh non riusciva proprio a dimenticare l'immenso prato che l'estate prima l'aveva così tanto affascinato. Così, all'insaputa di tutti, in un caldo pomeriggio di Luglio tornò alla  staccionata.
Era imponente, di legno secco e il cartello a sfondo nero a scritte rosse che vi era attaccato avrebbe messo a disagio chiunque.
"Confine del Distretto 11.Vietato oltrepassare la staccionata, reato punibile con la fustigazione"
Tutti sapevano che quelle parole non erano uno scherzo. Thresh per primo, visto che ricordava benissimo quando il padre del suo migliore amico  Kyle fu frustato per molto meno.
Thresh appoggiò le mani sul legno tarlato, ruvido e solcato dalle intemperie. I suoi occhi si fermarono sul gruppo di alberi poco lontano da lui.
"Se riuscissi a correre fino a laggiù e ad inoltrarmi nel prato, nessuno riuscirebbe a vedermi", pensò Thresh.
Certo, era proprio un bell'affare. L'avrebbe visto sicuramente qualche pacificatore e sarebbero stati guai.
Però il bambino doveva riconoscere di essere molto veloce e poi ,intorno a lui, il frutteto sembrava deserto.
Si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore, il sole picchiava forte quel giorno e rendeva l'aria terribilmente afosa e irrespirabile. O forse,così sembrava a Thresh ,perché stava per fare una cosa altamente illegale.
Si strofinò le mani nella canotta bianca lasciandoci due aloni verdi e deglutì terrorizzato, solo al pensiero che l'avrebbero potuto frustare. Si alzò in piedi e fece due passi in dietro, come se stesse per tornare a casa. Sì,lo stava per fare... ma poi buttò un'occhiata verso il prato e ricordò i fantastici sogni che avevano popolato i suoi sogni nell'estate precedente.
Non voleva rinunciare a tutto questo. No, lui era un'avventuriero. Lui era un ometto. Non poteva avere paura.
Thresh si guardò in giro velocemente e ,accuratosi che non ci fosse anima viva, scavalcò la recinzione arrampicandocisi sopra e rimbalzando dall'altra parte. Non appena le sue scarpe trasandate toccarono l'erba, sentì il petto gonfiarsi d'orgoglio per tutto il coraggio che aveva avuto. Ma non era quello il momento di crogiolarsi in sè stessi, così il bambino riprese a correre verso la macchia verde scuro che costituivano gli alberi.
Continuò fino a che non venne inghiottito dagli alberi da frutta, che grazie alle loro folte chiome, lo coprivano da eventuali pacificatori. Aveva il fiatone, non aveva mia corso così velocemente nella sua vita. Ma cel'aveva fatta, era nel prato proibito. Ora sì,che era un vero esploratore.Un vero ometto.
Thresh iniziò a vagare in mezzo al frutteto, tenendo un lungo bastone in mano. Naturalmente, quello per lui era una vera spada da avventurieri. Camminò per quelli che gli sembrarono anni, fino a quando arrivò in una specie di radura.
Notò subito che in quel luogo non vi erano frutti e le corteccie degli alberi erano particolarmente scorticate. Thresh capì subito che dovevano essere stati dei terribili mostri ad aver causato quello scempio, uno di quelli con le zanne e gli artigli affilati. Nella sua tenera età, certo non poteva sapere che era stata Capitol City a rendere inusabile quella parte di Distretto per i suoi sporchi interessi. Ma certo, per il piccolo Thresh era stato il mostro che da anni infestava il Distretto 11. Terribile mostro che lui stesso si preoccupò di uccidere nei giorni seguenti, quando tornò al prato senza farsi scoprire da nessuno. Così facendo,diventò il re. Tutti gli abitanti del prato -scoiattoli,ghiandaie imitatrici,volpi,gnomi  e piccoli elfi-  gli erano grati, per questo l'avevano proclamato loro re.
Thresh, l'ometto avventuriero divenuto re.
Con il tempo, il prato diventò proprio il suo piccolo regno. Si trovò un nascondiglio -una piccola rientranza in una roccia- dove nascondeva  la sua fedele spada e dove si rifugiava per leggere un buon libro, quando faceva troppo caldo per esplorare.
Fu così che il tempo passò, un'altra estate finì e l'inverno si ripresentò puntuale come ogni anno. Thresh non smise di frequentare il prato, anche se a causa della neve  e della scuola le sue visite erano notevolmente diminuite. Ma arrivò un giorno, quello prima del suo settimo compleanno, che Thresh ricordò sempre come il peggiore della sua vita.
Qualche giorno prima Distretto 11, arrivò un nuovo pacificatore. Si chiamava Maclintyre e veniva direttamente da Capitol City. Aveva una grande pancia e dei baffi bianchi sempre curati, a Thresh non piacque da subito... forse perché, un po', somigliava a Snow.
In quell'orribile giorno Maclintyre ordinò alle sue guardie di bruciare tutto ciò che si trovasse aldilà del prato. E così fu.
Tutto il regno del piccolo Thresh venne inghiottito dalle fiamme e aldilà della recinzione non rimase altro che erba abrustolita e sterpaglie varie. Tutti gli animali, gli elfi e gli gnomi che lo abitavano morirono insieme ai sogni del loro piccolo re.
Thresh pianse molto, non poteva sopportare che il suo posto preferito fosse andato distrutto, tutto per colpa di un pacificatore arrogante e presuntuoso.
Quella notte strinse a se il cuscino e ricordò ogni singolo istante in cui si era divertito al prato. Nella sua mente raffiorarono innumerevoli ricordi, da quando aveva sconfitto il mostro all'ultima che aveva vagato fra gli alberi e sentito il tipico odore dei fiori. Si addormentò cullato dai dolci ricordi e il giorno dopo venne svegliato alla buon'ora da sua madre. Ma certo,era il suo compleanno!
Thresh trascorse tutta la giornata insieme ai suoi genitori, riuscì anche a sorridere..ma il ricordo del suo prato era ancora vivido nella sua mente. Ogni tanto buttava qualche lacrima e sentiva lo stomaco arrovellarsi dal dolore.
Fino a quando suo padre, l'uomo pià forte di Panem a detta di Thresh, lo prese sulle sue ginocchia.
"Adesso sei un vero ometto, Thresh" gli disse con un sorrisone stampato sulle labbra "Hai già sette anni, perciò da domani inizierai ad aiutame me e mamma al frutteto ... proprio come un vero giovanotto"
Thresh non sapeva se esserne contento. Non era certo quello che si definiva uno scansafatiche, ma naturalmente preferiva esporare al lavorare. Però sorrise, perché non voleva deludere il suo papà.
"Quindi se sono un ometto sono forte e coraggioso, giusto?" chiese Thresh asciugandosi il naso sulla camicia
Suo padre annuì e gli battè la mano sulla spalla, proprio come si fa tra uomini "Tu diventarai il ragazzo di forte del Distretto 11"
Il petto di Thresh si riempì nuovamente d'orgoglio, proprio come quando era andato al prato per la prima volta. Suo padre era fiero di lui, lo riteneva forte. Perciò era vero. Suo papà non si sbagliava mai, mai.
Thresh quella sera, quando tutti furono a letto, tornò alla recinzione. Nel buio della notte tutto quello che riusciva a vedere era qualche filo d'erba annerito, niente di quello che c'era prima però. Le lacrime tornarono, ma il bambino le ricacciò prontamente dentro.
"Sii forte Thresh, sei un ometto" sbisbigliò tra se e se.
Ed era così, non avrebbe mai più pianto per il suo regno. Perché gli ometti non piangono, figuriamoci gli ometti forti. Sarebbe stato proprio come il suo papà, sarebbe stato forte.
Dal quel giorno Thresh perse la sua innocenza da bambino e divenne veramente un ometto: non sognò mai più mondi immaginari, non credette più ai mostri che lui stesso aveva ucciso e , soprattutto, non pensò mai più al suo regno.
Ad eccezione di una volta, quando si trovava su un grande palco di legno in compagnia di una graziosa bambina dai capelli riccioli e uno strambo uomo che aveva appena estratto il suo nome in una boccia di vetro.
Quella volta, Thresh alzò lo sguardo. Il palco era abbastanza alto, così che si poteva scorgere il frutteto. E dopo il frutteto, in una distesa di verde da sembrare un oceano c'era il suo prato. Era tornato agli splendori di un tempo, dopo quasi dieci anni.
"Sii forte Thresh, sei un ometto" sussurrò il bambino, ormai diventato grande... ormai diventato il ragazzo più forte del Distretto 11 "In fondo, è un'avventura anche questa"

 
L'angolo di Katgale97:

 

Ciao a tutti, sono tornata :)

Alloooooora, questo "capitolo" mi ha piuttosto perplessa. Insomma, non so se precisamente  corrisponda ad il "perdere l'innocenza" del piccolo Thresh, ma mi è uscita di getto e non ho idea di come sia venuta. Spero bene, a me piace molto, anche se mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Bene, detto questo, prima di tutto ringrazio tutte le 4 ragazze gentilissime che hanno lasciato il loro parere e i loro accorgimenti nella ff precedente: GRAZIE!
Seconda cosa, visto che me lo chiedono in molto, apro una piccola parentesi per l'altra mia storia "You Belong with me" - una Everthorne, a chi interessa- . So che siamo al penultimo capitolo e che è passata una settimana e mi sono già scritta l'ultimo capitolo, ma il problema serio è che ... mi sono bloccata nel penultimo capitolo e non riesco ad andare avanti. C'è un punto del racconto davvero difficile e devo trovare il tempo di mettermici d'impegno, probabilmente questo Sabato.
Un'ultima cosa, piccolo spoiler per QUESTA raccolta: i due candidati per il prossimo capitolo sono Peeta e Cato. Quali preferite?
A presto
Katgale97

 
   
 
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