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Autore: Lilian Potter    07/05/2008    8 recensioni
//-Cosa sono diventato?- Mormorai impaurito rivolto a quell’uomo dai capelli di miele.//
L'inizio di un'esistenza che mai avrà fine. Per Edward Cullen non ci sarà mai un ''The End''. Solo una vita immortale.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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My Immortal Life – Mia vita immortale {Chicago 1918 – Forks 2005}

[Certo, ho sempre saputo di essere immortale, ma non avrei mai immaginato di avere tanto da raccontare!

Mi ripeto sempre che la mia esistenza abbia iniziato a poter essere chiamata tale quando ho conosciuto Bella, ma in realtà, so che non è così. Tutto ha avuto inizio da quel morso di un secolo fa…]

 

Prefazione:

(Non è ‘’necessario’’ leggerla per chi volesse passare direttamente al vero inizio della storia, è solo una breve ‘’presentazione’’ al capitolo, una flash che introduce il capitolo cinque.)

 

Non avrei augurato a nessuno di diventare un vampiro:

non per il fatto che io fossi infelice o cos’altro,

ma per semplicemente mi sembrava malvagio

costringere gli altri a un’esistenza che non hanno scelto.

Con questo non giudico Carlisle e non lo colpevolizzo:

avrà avuto le sue ragioni.

Ormai avevo imparato a conoscerlo e

posso affermare con certezza che ogni suo gesto,

ogni suo movimento, sono stati decisi con cura.

Perché lui è Carlisle e questo spiega tutto.

 

 

                    *Quel sorriso –materno-*

 

 

Restai tre giorni a correre e, non avendo nulla da fare, andai pure a caccia.

Nonostante i miei buoni propositi nel lasciare Carlisle ed Esme soli,

in modo che lui potesse spiegarle tutto, non potei fare a meno di tornare a casa:

necessitavo di lavarmi  e di cambiare l’abito.

Quando varcai la soglia e percorsi il lungo corridoio che portava in salotto –dove stava la scala che mi avrebbe portato al secondo piano, quindi in camera mia-  intravidi Carlisle seduto accanto al divano. Cercai di non farmi notare per non disturbarlo, ma fu inutile.

…Vieni, Edward… Esme… Lei si sta svegliando…

All’udire i suoi pensieri, mi avvicinai, cercando di non ascoltare più niente altro.

Intanto Esme si stava risvegliando.

 

                                               ***

 

Seduta sul divano, ci guardava confusa. Era ovvio che non capisse cosa stesse succedendo.

Eppure non domandò nulla, continuava semplicemente  a guardarci.

Potevo leggere la sofferenza nel viso di quella giovane donna, nonostante cercasse di mascherarla. Non era terrorizzata, cosa insolita, trovandosi in una stanza sconosciuta con due persone di cui non sapeva nulla. Qualcosa nel suo atteggiamento, però, mi suggeriva che fossi solo io l’unico sconosciuto. Perché, dopo averci guardato per due minuti, sorrise lievemente a Carlisle,

con fare dolce. Aveva un bel sorriso: ispirava qualcosa di materno.

Rammentai subito dove lo avessi visto.

 

 

Era quel sorriso che tingeva le labbra di mia madre,

quando guardava la sua famiglia.

Quel sorriso che illuminava la sala da pranzo,

quando io e mio padre le portavamo un regalo.

Quel sorriso che le si espandeva fino agli occhi,

rendendo il suo viso più raggiante di quando solitamente non fosse.

 

Quel sorriso che, girandosi verso di me, Esme mi rivolde.

Per un secondo al posto del suo viso, comparve quello di mia madre:

I capelli legati in un’elegante acconciatura fatta velocemente,

gli occhi verdi smeraldo accesi dall’allegria e, infine, quel sorriso.

 

L’immagine sfumò rapidamente.

Sorrisi timidamente a Esme e rivolsi il mio sguardo altrove:

Non ero pronto per affrontare decentemente la perdita di mia madre.

 

-Ciao, Esme.- Spezzò il silenzio Carlisle.

-Dottor Cullen… È un piacere rivederla, ma, non capisco cosa ci faccia qui.

Insomma, è impossibile. Io… Ricordo solo un’ immenso dolore…- Le si spezzò la  voce al ricordo della trasformazione: la potevo capire benissimo. Nonostante fosse passato del tempo, ricordavo precisamente quanto fosse doloroso.

Carlisle, come per alleviare la tensione, rise lievemente.

-Suvvia, non mi chiamare ‘’Dottor Cullen’’, mi fa sentire vecchio.- Io sorrisi alla sua risposta, era evidente che cercava solo di alleviare un po’ l’ambiente.

-D’accordo, Carlisle.- Sorrise anche lei, timidamente. Era riuscito nel suo intento: momentaneamente l’aveva distratta dai ricordi dolorosi.

-Ma cosa… Cosa ci faccio io qui?Cosa mi è successo? Io mi ero…- Non riuscì a completare la frase oralmente, ma nei suoi pensieri leggevo chiaramente il continuo: suicidata.

Questo mi incuriosì. Esaminai quindi la sua mente –cosa che solitamente non facevo- per conoscere la sua storia. Mi colpì molto; quanto dolore, quante sofferenze aveva provato Esme.

I miei pensieri furono interrotti  dalla voce di Carlisle:

-Ti ho portato io qui.- Sentii che era agitato: la tonalità di voce parlava chiaro.

La giovane donna –o vampira, credo sia più appropriato- aveva aperto bocca per proferir parola, ma una ciocca di capelli le ricadde sul volto e fece per aggiustarsela, ma la sua mano si fermò a mezz’aria. Aveva notato la sua mano, bianca come il gesso.

Ci rivolse un’occhiata sorpresa, poi sospirò.

-Cosa sono diventata?- Domandò semplicemente.

 

 

 Ragazzi sono di fretta! Ringraziamenti quando torno! Scusatemi, davvero.

Vi ringrazio immensamente tutti! Se ci sono errori segnalate, correggo dopo.

Scusate la fretta.

  
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