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Autore: maiscia    04/12/2013    1 recensioni
Io sono una stella.-
-E' esatto ed è per questo che io sono qui,il tuo calore mi ha attirato a te ed è così piacevole sentirlo.- parlava con voce gentile cercando di potersi avvicinare di più alla sua preda.
-Sei un viaggiatore giusto? Avrai visitato tantissimi luoghi.-
-Sì, è vero inoltre non mi fermo mai nello stesso posto o almeno dopo che mi sono nutrito.
- Dev'essere così bello potersi muovere in libertà senza stare nello stesso luogo.
-Oh, altroché. La sopravvivenza è un bisogno che sento di continuo e migliaia come te ne sono coinvolte.
-Non capisco.-
- Non c'è nulla da capire.- e l'afferrò per stritolarla tra le mani.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’alba era vicina. La luce del giorno imminente punteggiava di un rosso arancio le teste delle guardie appisolate.-Sveglia, cialtroni!- Una guardia buttò loro in faccia della neve gelida.-Brutto stronzo! Questa me la paghi!-Esclamarono all’unisono i due afferrandolo per le braccia e scaraventandolo in un cumulo di neve.-Te la sei cercata!- ridacchiarono entrambi dandosi pacche sulle spalle.- Cos’è questo chiasso? Sull’attenti!- ordino il sostituto del Comandante delle Guardie. Come tanti piccoli soldatini le Guardie si ricomposero ottenendo una riga perfetta. - Bene! Siate sempre fieri! Non voglio che combiniate casini, sono stato chiaro?!- gracchiò il vecchio stringendo così tanto le sue esili dita sul fucile da far diventare le nocche bianche.- Ecco il vecchio corvo starnazzare come una gallina …. – bisbigliò una guardia divertito dagli atteggiamenti altezzosi  del comandate. –E non voglio insulti da parte vostra  di nessun tipo. Sono stato chiaro?! ….. Bene, sono contento comunque che abbiate svolto un ottimo servizio questa notte alla Città; come ben sapete è di fondamentale importanza proteggerla dagli attacchi del Nord ….. – Perché dobbiamo ascoltare i suoi lunghi sermoni? Allontaniamoci, dai!- disse una Guardia invitando un suo compagno a fare una cavalcata in santa pace. I due stando all’ultima riga trovarono facilmente una via di fuga. - L’hai ben detto! Tanto quel vecchio non si accorgerà di niente …  - e partirono a galoppo raggiungendo un punto tanto lontano quanto tranquillo per poter conversare.  I gruppi delle guardie che sorvegliavano l’intero perimetro della muraglia erano quattro come del resto lo erano le mura. Un gruppo per ogni muro di 5oo Guardie. Il che comprendeva un numero di 2000 uomini a cavallo al servizio del regno. Una difesa pressoché impossibile da penetrare o raggirare. Uno dei due sbadigliò. L’altro lo imitò.-Che nottataccia!- si lamentò il primo stiracchiandosi.-A chi lo dici. Non ce la facevo più. Pensa che appena chiudevo  gli occhi mi ritrovavo con la faccia nella neve. - Ah! Se ci fosse stato almeno il nostro comandante … con lui non avrei chiuso occhio nemmeno volendo.- Il suo sguardo sembra fatto di ghiaccio …. Non assomiglia per niente a suo fratello … -osservò l’altro prendendo dalla giacca una bottiglietta di vetro contenente acquavite. Ne bevve un sorso, lo offrì poi al compagno. Qualche minuto dopo ridevano e chiacchieravano ubriachi, rimanendo a stento sui cavalli. Nel frattempo un uomo in lontananza camminava a grandi falcate nella neve non preoccupandosi né di avere un cavallo né di aver lasciato per l’intera notte il suo posto di Guardia. –Ehi …. Ma chi è quel tizio …. Non lo conosco …. – biascicò singhiozzando in continuazione.-E’ … un nuovo … arrivato …. Ma non ci ho mai parlato ….- rispose l’altro scendendo goffamente dal cavallo.-Andrò a fargli un salutino … - Ah, ah, ah! Sta attento, potrebbe essere pericoloso!- lo prese in giro l’uomo, annebbiato com’era dall’alcool. L’altro rise fragorosamente.- Non c’è niente che possa farmi paura …. – E avanzò a gran passi, barcollando. Si sarebbe dovuto ricredere, dopo quell’incontro.
-Mancano 5 Guardie all’appello!- gracchiò il vecchio comandante interrompendo bruscamente il breve riposo dei soldati che, stanchi e assonnati all’estremo, si stavano concedendo un pasto frugale. – Smirnov, Ivanov, Zuznetsov, Sokolov, Lebedev, vi voglio qui a rapporto, subito!- Passarono alcuni minuti poi un quarto d’ora e infine mezz’ora. Gli altri soldati nonostante fossero stanchi dovettero cercare ma non riuscirono a trovarli.-Capitano se non ricordo male ho visto Smirnov e Ivanov allontanarsi verso quel piccolo boschetto laggiù. – Anch’io li ho visti,-confermò un’altra Guardia emettendo un enorme sbadiglio- avevano detto di aver visto, quasi al sorgere del sole, un lampo accecante dirigersi proprio lì .. -Sciocchezze!- sentenziò il vecchio scuotendo la testa.- Ehi,tu! Falli tornare nel gruppo se non vogliono essere licenziati!- Sissignore!- esclamò un soldato montando a cavallo e galoppando fino a destinazione. – E Zuznetsov, Sokolov e Lebedev? Dov’è il resto? Razza di scellerati! Non voglio soldati indisciplinati che fanno ciò che a loro pare!Sono stato chiaro?!- Si comandante …. – sospirarono all’unisono i soldati.
-Non c’è niente che possa farmi paura … - ribadì Lebedev singhiozzando e barcollando accorciando le distanze dalla persona d’interesse. Questa ad occhi bassi procedeva a grandi passi sulla neve senza turbarsi del freddo e di folate di vento che man mano aumentavano d’intensità-“ Cosa … ? Sento freddo … “- pensò Lebedev  sfregandosi le braccia per potersi scaldare. L’effetto dell’ acquavite andava diminuendo con avanzare del gelo, tanto da fargli notare una figura molto più alta di lui avvicinarsi anch’essa barcollando, affannando e coperto da un ombra all’altezza degli occhi.- Ti chiami Zuznetsov, giusto? Perché non sei con il tuo gruppo …. (singhiozzo) …. Il comandante non vuole (singhiozzo) problemi …. – lo chiamò per  nome l’uomo ormai a due passi dall’altro.- Questo dovrebbe dirlo noi a lui … (singhiozzo) … - ribatté Sokolov raggiungendo il compagno.-Ehi, che sei venuto a fare, resta a fare di guardia … - E chi sono io un soldato?- E risero entrambi. Zuznetsov tuttavia rimase in silenzio, non era affatto interessato a questi discorsi, non poteva fare a meno di ondeggiare al vento dalla stanchezza .  Il suo stomaco rumoreggiò.–“Non è il momento di pensare al cibo devo proseguire …  che fatica … “- Ehi, tutto bene amico, sembri affaticato, dove sei stato tutto sto tempo?- chiese preoccupato Lebedev dandogli una pacca sulla spalla. Ringhiando sommessamente levò la mano con riluttanza, avrebbe voluto tanto staccargliela a morsi … -Non sei in gran forma …. Bevi un po’ , ti sentirai meglio.- disse Sokolov  tirando dalla tasca l’acquavite. Con un cenno di diniego alla testa l’altro rifiutò: doveva andare avanti … Ma gli bloccò la strada Lebedev ancora assalito dall’ubriachezza. –Non mi piaci per nulla …. Non ci hai risposto neanche una volta, ma chi sei non ti ho mai visto … -Anche tu mi piaci sai … eh … - si fece sfuggire Zuznetsov questa volta attirandolo a sé. - Hai un buon profumo …. – Ma che diavolo … levati dalle …. – lo insultò sprezzante l’altro ma accorgendosene troppo tardi non vide la sua mano essere afferrata dal mostro. Non vide le sue zanne affondare nel palmo della mano e staccare un morso. Non vide il sangue sgorgare dalla ferita poiché la bestia non permise che ne cadesse neanche un solo goccio. Non poté  urlare quantomeno scappare perché era già su di lui feroce ed euforico di aver trovato una nuova preda. Non ebbe motivo di spaventarsi né di sorprendersi perché nel momento in cui si accorse di tutte queste cose era già morto. –Che spreco di forze … non mi basterà di certo un tipo come lui … - si lamentò l’ Odio leccandosi le labbra con un sorriso di trionfo. Quando poi alzò lo sguardo Sokolov stava inutilmente scappando, inciampando ripetutamente nella neve. - Eh, eh, eh … non vale la pena di stancarsi per nulla …. – commentò l’Odio sorprendendolo davanti con un ghigno disgustoso. – Non … muoverti … o … ti … sparo … -balbettò l’uomo tremante puntandogli il fucile contro. – Non ne vale la pena .- ripeté il mostro accarezzando con la punta delle dita il freddo e pungente metallo. Lo stritolò in meno di un secondo.-Le armi non possono nulla contro me. Cosa hai intenzione d fare ora?- L’uomo rispose alla domanda tentando ancora di scappare e di trovare una via d’uscita. Fulminandolo con lo sguardo lo fermò e non staccandogli gli occhi di dosso gli propose un accordo.- Se mi accompagni al tuo gruppo io ti darò salva la vita. Ci stai, Sokolov?- Va all’inferno, demonio! Non permetterò … a uno come te di …. Uccidere ancora … -Scoppiò in una fragorosa risata ma ricomponendosi gli strinse il collo fino a soffocarlo.- Non ho detto che mi avresti accompagnato volentieri. Vogliamo andare? Io … ho tanta fame …. –
-“Troppo pesanti … “- borbottò tra sé e sé Arthur trascinando faticosamente i corpi di due soldati svenuti, all’ombra di un albero di pino. Li aveva colpiti alla nuca di sorpresa e grazie al cielo russavano fragorosamente a causa dell’alcool. – Diamine … spero che dormano a lungo … pensò preoccupato rigirandosi distrattamente il fucile tra le mani. Subito dopo portò il dito sul grilletto mettendosi in posizione di attacco, appena sentì un lieve fruscio provenire dagli alberi. Vi si avvicinò con cautela pronto a colpire. Da un cespuglio sbucò un piccolo ermellino: falso allarme ma non doveva per nessun motivo abbassare la guardia; sapeva che il mostro non si sarebbe attardato a raggiungerli e ad aggredirli di sorpresa. All’arrivo di quel momento sarebbe stato pronto e lo avrebbe ucciso. Emise un altro gemito di dolore.-Dannazione, resisti stupido cuore …. – Supplicò Dio affinché non cedesse proprio ora così da proteggere il suo più prezioso tesoro.-Devo proteggerla … perché …. Lei mi ha salvato la vita. - Quando lui era stato colpito alla testa e dall’attacco di cuore e aveva sentito la sua coscienza abbandonarlo pensò di aver messo la parola “fine” , per lui e soprattutto per lei. Ma anche in situazioni come questa, estreme, Zella era riuscita a non farsi vincere dall’Odio, a reagire sebbene fosse molto debole e a non abbandonarlo lì, al suo destino per poter scappare; gli aveva dimostrato tanta forza, coraggio quanta gentilezza e generosità nei suoi confronti, virtù che lui aveva perso da tempo assieme al suo passato che aveva tentato di seppellire mille volte ma che tornava sempre a tormentarlo durante la notte senza dargli mai tregua. Questa volta l’avrebbe affrontato così da proseguire il suo viaggio di ritorno dall’ Inferno. Tra le sue mani aveva riposto tutto se stesso, le sue azioni, le sue decisioni: qualunque cosa Zella avrebbe fatto, Arthur avrebbe deciso di seguirla anche a costo di esserle un’ombra. Nel silenzio avrebbe custodito tutte queste cose, nell’ombra le avrebbe meditate e trasformate in azioni. Non smettendo di scrutare le fessure tra gli alberi, marciava tutto il perimetro del boschetto, vigile e di tanto in tanto lanciava occhiate fugaci a un incavo dietro a un albero dove dapprima aveva riposto la piccola Zella: allo spuntare dei primi raggi del sole,infatti, quando furono arrivati nei pressi della flora, Zella aveva ormai perso tutte le sue energie ed era scivolata tra le braccia di Arthur stanca e affaticata, più pallida di quanto già non fosse. L’uomo nonostante la chiamasse e la scuotesse non poté svegliarla; era caduta in un sonno profondo dal quale cercava disperata di risalirvi senza i risultati sperati. Allora Arthur non sapendo cos’altro fare, nascose la bambina in un piccolo incavo trovato per caso avvolgendola come meglio poté in un’altra coperta e spargendo su di lei poca neve e fogliame quanto bastasse per nasconderla. Non aveva altra scelta e anche se si stava pentendo del suo impaziente gesto di metterla al sicuro, il piano non permetteva altrimenti. Incerto mise una mano in tasca e vi frugò finché le dita non incontrarono un qualcosa di piccolo e freddo; lo afferrò con fare sempre più incerto e dubbioso. Non avrebbero corso in quel modo maggiori rischi? Era la stessa domanda che aveva rivolto ad Andrè dopo che aveva avuto modo di spiegargli con un tono decisamente pacato il segreto per poter accedere di nascosto nella Città.-Sai, dal momento in cui mi avevi mostrato il tuo volto all’inizio non volevo credere che fossi davvero tu …. E avevo paura …. – confessò l’amico dando un piccolo morso alla sua fetta imburrata.- … che tu ancora fuori di senno come lo eri stato dieci anni fa commettessi qualche follia …. – Su questo non ti sbagli,-lo corresse Arthur sussurrandogli debolmente,- non penso che tornare nella mia vecchia casa sia un azione ragionevole … - Non farlo!E’ troppo rischioso …  le Guardie ti scoveranno e ti fucileranno all’istante … -Non mi riconosceranno, è passato tanto di quel tempo … -Non dire cretinate!- esclamò ma accorgendosi di aver alzato la voce sminuì il tutto con accenno di tosse.- Ti sembra che io voglia scherzare …. Non lo faccio mica per me … -sbottò Arthur incrociando le braccia spazientito.- Dovevi dirmi solo questo?-aggiunse sbuffando.- Ma ti sembro il tipo … -ironizzò Andrè frugando nelle tasche alla ricerca di qualcosa. –Ecco a te. - disse con un breve sorriso porgendogli una piccola chiave.-Faresti meglio a mettertela subito in tasca ,sai, sono pochi coloro che la possiedono.- A chi l’hai fregata?- domandò scioccato infilandosela in fretta in una tasca del pantalone. – A nessuno, diciamo che è mi è stata concessa da un “amico”- Tu e le tue strambe amicizie … - commentò l’altro.-Bando alle ciance, arriviamo al sodo: è da qualche paio d’anni che il regno del Nord disturba un po’ troppo le nostre zone con il passaggio del suo esercito manesco alla ricerca di una richiesta di rappacificazione e unione nei nostri confronti. –Pensano che lo zar vorrebbe … - Non “vorrebbe” ma “deve”; con il ristabilirsi del potere economico e commerciale all’interno del regno del Nord, il re si è montato un po’ troppo la testa e ha tentato di spingersi oltre le sue possibilità: lo zar teme che se dovesse accettare la sua richiesta di unificazione ne uscirebbe sconfitto pena la cacciata fuori dal suo stesso regno.-Ma è ovvio che non voglia … -Ma il suo esercito sembra non voglia arrendersi tanto facilmente: nonostante il rifiuto dello zar pare che quel vecchio strampalato non abbia ancora intenzione di ceder piede alle sue idee. Perciò è stato istituito e costruito il “Muro”. –Che intendi con muro?- Intendo delle vere e gigantesche mura che circondano l’intera Città.-Cosa? Ma … allora …. – Più di un migliaio di Guardie sorvegliano ormai da due anni giorno e notte il nostro regno; niente passa dalla porta principale se non viene prima controllato ed esaminato. Ti sarà impossibile entrare … se non per una sola eccezione, ed è quella che ti ho consegnato proprio adesso tra le mani.-Fece una piccola pausa in cui riprese fiato.- Il passaggio non è stato distrutto ed è tutt’oggi in funzione. Te ne ricordi Arthur? Il nostro piccolo segreto tra amici, quello per cui abbiamo rischiato l’espulsione dal regno.- Arthur rimase sbigottito.- Non correremo in quel modo maggiori rischi?-Perché ora utilizzi il “noi”?-Te l’ho detto: non è per me che sto facendo questo.- Ah, giusto, è per quella bella bambina che ora ci sta osservando impaziente di sapere che complottiamo alle sue spalle … -Chiudiamola qui e  grazie per il tuo aiuto.- quel grazie fu detto biascicato.- Quando vuoi. Mi auguro di trovarti già lì al mio ritorno. Ci conto sai, vecchio amico.-
-Finalmente vi ho trovato! Dove vi eravate cacciati? Quello strampalato del comandante è su tutte le furie e mi ha mandato a cercarvi! Sokolov …. Ehi, ma dov’è Lebedev?- chiese la Guardia scrutando intorno alla ricerca del compagno.- Sokolov non aveva parole o piuttosto non riusciva ad articolare la frase che faceva muovere le sue labbra in una specie di borbottio continuo -E’ morto, mangiato vivo. -Era terrorizzato e frastornato ancora per la morte dell’amico Lebedev ; perciò continuava a fissare l’altro con occhi sbarrati senza veramente guardarlo. –Ma che diamine hai, mi rispondi?!- Ci raggiungerà a momenti.- La voce del mostro che arrivò da dietro le spalle fece sussultare Sokolov il quale cominciò a tremare spasmodicamente.- Fa freddo … tanto freddo!- si giustificò evitando il compagno e andando avanti.- E tu chi saresti?Non ti ho mai visto nel nostro gruppo né da qualche altra parte.- chiese la Guardia trovandosi di fronte a Zuznetsov. – Sono nuovo da queste parti …. Ti chiedo di scusarmi a nome di Sokolov e Lebedev: ho insistito così tanto per una bevuta a tre che li ho trascinarti fin qui.- Oh, capisco … ma non sono io colui a cui devi chiedere scusa, vallo a dire al comandante piuttosto; per questa vostra scappatella non la passerete tanto liscia.- rispose l’altro mettendosi al suo passo.- Non ce ne sarà bisogno … sono certo che capirà … - cominciò che dire meditando su quello che avrebbe dovuto compiere in seguito.- E allora?- disse dopo un po’ la Guardia. –Cosa?- Che te ne pare del tuo nuovo incarico?Insomma è dura stare in mezzo alla neve, combattere nemici, razionare sul cibo ma almeno di danaro ce ne sganciano eccome.- Sarà ma .. non sono qui per il danaro … -Ah, si? Beh, vedo che hai già fatto conoscenza con quelle due testacce dure.  Non ti conviene assecondarli nelle loro richieste.-Niente affatto … sono così docili … soprattutto Lebedev … è una persona squisita. – Ehi, Sokolov porca miseria! Non mi vomitare proprio davanti! Ho appena finito di mangiare. - lo rimproverò la Guardia disgustato vedendo l’amico piegarsi in avanti con una smorfia stomacata.-Anche io se è per questo … ma credo di aver bisogno di un dessert per completare eh, eh, eh ….- commentò il mostro aprendo la bocca in un ampio sorriso. 
  
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